Non parlo da juventino

giustiziaMario l'intelligente
Mario Sconcerti dice (e pensa?) cose tanto intelligenti quanto sbagliate, non che qui si pretenda di avere la verità in tasca. Intelligenti perché possiedono la speciale abilità di individuare ogni volta con precisione il nocciolo della questione; lo sbaglio, e madornale, sta nell'errore di prospettiva, una prospettiva francamente incomprensibile, ossia che in quanto successo nel 2006 ci sia stato effettivamente qualcosa di buono.
Il suo già arcinoto editoriale sulle nuove intercettazioni ha centrato, a mio modo di vedere, tre argomenti forti, cruciali, estremamente significativi: i temi giusti insomma, seppur le conclusioni poi tirate non possono che lasciare perplessi.
Il primo tema è il ruolo attivo della proprietà della Juventus nella condanna di Calciopoli. La condanna giuridica presso i Tribunali Barsportivi e la condanna storica: ci chiamano e ci chiameranno ladri perché la Juve di Elkann ha avallato, tramite la non difesa, tale accusa. Di questo già abbiamo parlato.
Il secondo punto che individua Sconcerti è il problema che queste intercettazioni pongono a livello di revisione della sentenza: la Juve è stata condannata alla B per illecito strutturale, ed è quindi questa accusa che ora deve ribaltare. Aggiungiamo noi: possedendo tutti gli strumenti per farlo. Le nuove telefonate infatti dimostrano una teoria che da noi è vecchia quattr'anni: vigeva un sistema di paranoia diffusa da parte delle squadre che trovavano nei designatori accondiscendenza e lusinghe. Tutto, ma non una Cupola. Anche di questo abbiamo scritto.
La terza questione, forse la più importante, poniamola con le sue parole: "La Juve è ancora adesso in mezzo alle conseguenze di quel trauma. Uno scudetto non assegnato poteva bastare. Ma queste sono opinioni, cioè cose che nel calcio non esistono. Nel calcio esistono solo le verità assolute di ciascun tifoso e hanno tutte il colore della propria squadra. Non esisterà mai una verità condivisa. A questo dobbiamo rassegnarci, qualunque siano o saranno le prove del processo di Napoli."
Il malinconico pensiero rivolto all'imbruttimento partigiano mi trova - io tifoso in un gruppo di tifosi - in linea generale d'accordo. E' un pensiero che affiora nelle parole di molti giornalisti dell'era pre Corno vs Crudeli, tra i quali spicca la voce di Roberto Beccantini, la cui signorilità non gli ha impedito di scrivere la postfazione del nostro libro ma che, duellando con il prefattore Mughini sulle pagine di Libero, si riferiva al revisionismo juventino come fazioso. Interrogativo di Totò: "Siamo uomini o juventini?"

Beppe il corretto
C'è poi chi come Severgnini tifoso lo è eccome, appassionato e, a suo dire, competente, anche se, con quella faccia un po' così, l'unica cosa che ti immagini abbia mai fatto su un campetto da calcio è raccogliere gli occhiali dopo che il pallone lo ha colpito da qualche parte sulla nuca. Tifoso interista, quindi ontologicamente superiore, e perciò portatore sano di giudizio sopra le parti. D'altronde, se ti è concesso pontificare ogni settimana dalle colonne del Corrierone e del suo Sette, come puoi non rappresentare l'obiettività, colui che dice le cose come stanno, con il giusto biasimo, appena appena dissimulato per deformazione politicamente corretta, per il povero juventino ignorante, irretito da un'avanguardia di ipocriti revanchisti, questi sì un po' disgustosi? Sono sempre i Severgnini che comprendono cosa vuole il ventre molle del paese, pretendendo di usare il calcio come disciplina sociologica, a proprio uso e consumo. Il cuore pulsante della Nazione? Vuoi che non lo capisca io che sono un tifoso. Il tifoso Severgnini è talmente perspicace che si inoltra in territori per lui vergini: "Fossi Mourinho, invece, vorrei che i moggiani di ritorno andassero avanti, almeno per un paio di mesi. Non c’è nulla come un’accusa ingiusta per unire un gruppo alle prese con prove difficili." Un'accusa e una condanna ingiuste infatti portarono l'Italia di Lippi e Moggi, Lippi e Moggi, e del resto erano loro a dirlo, a vincere niente meno che i Mondiali. E ancora dice che "Luciano Moggi è abile: ha capito che il calcio muove passioni profonde e sveglia il bambino partigiano che si nasconde in ogni italiano. " Eccolo. Come li capisce lui, gli italiani.

Lo juventinovero
Va a finire insomma che i faziosi siamo noi. E allora faccio come Galliani. Ve lo ricordate come, senza neanche fare una voce appena più stridula o baritonale o mettersi un paio di baffi finti, cominciava: "Ora parlo da presidente di Lega", "Ora da amministratore delegato del Milan", "Ora Sbirulino". Faccio come lui: ora non parlo da juventino. E fuor da Juve e Inter, fuor da Serie A e Serie B, fuor da ogni metafora che il calcio dovrebbe rappresentare, chiedo.
E' normale che un cittadino venga sottoposto a una vicenda giudiziaria come questa? Non è, al di là di tutto, questo il vero scandalo di Calciopoli, anche al di là del fatto che Moggi possa essere innocente o colpevole? Scandalo per una democrazia e uno stato di diritto? Tanto valeva allora che venisse intercettato direttamente dal Tiger Team di Telecom e poi sottoposto a giudizio con quel genere di prove. Perché no?
In fondo, c'erano due magistrati che indagavano su un giro di scommesse legate alla camorra, con alcuni giocatori che sembravano conoscere il risultato di alcune partite in anticipo. Viene fuori che Aronica avrebbe detto a uno di loro che il Messina vince sicuro a Venezia, perché l'arbitro (Palanca) è d'accordo. Aronica, il testimone che sarebbe decisivo per il cambio dell'inchiesta, non viene mai interrogato. L'inchiesta viene invece cambiata grazie alle dichiarazioni del presidente del Venezia Dal Cin che ammette di aver riportato sensazioni, voci di corridoio, rumors. Roba che, secondo il nostro codice, non si può nemmeno verbalizzare. Si verbalizza invece e assieme a testimonianze fatte della stessa sostanza serve per far partire un giro di intercettazioni con l'ipotesi di associazione a delinquere, con alla base un perverso rapporto tra arbitri e GEA. Aronica, che era pure della GEA, non viene, dicevamo, né interrogato né indagato. Ma mica solo lui. Auricchio ammette in aula che neanche andavano a vedere le partite del Messina. Si vira (come? perché? non si sa) verso la Juve e Luciano Moggi.
Palanca innocente. Messina-Venezia pulita. Aronica mai interrogato. Messina mai attenzionato. Juventus e Luciano Moggi.
Si scartano le intercettazioni altrui, identiche nella sostanza: si costruiscono delle informative che informano a metà e in una sola direzione.
E non mi venite a dire che il materiale probatorio contro la Juve è più imponente di quello contro l'Inter e le altre squadre. Perché i dirigenti dell'Inter e delle altre squadre non avevano i telefoni sotto controllo: Moratti poteva parlare con Facchetti in santa pace, e chissà se i loro discorsi erano più innocui di quelli innocui, e in gran parte scagionanti, tra Giraudo e Moggi. Chissà. Contro la Juve è stata condotta un'indagine con tanto di intercettazioni, pedinamenti, una squadra di carabinieri, i magnifici 12, ad occuparsi di Juve e Moggi per due anni.
All'Inter, al Milan, a tutte le altre squadre, questo trattamento non è stato riservato. Domanda: non c'è nemmeno da chiedersi se queste telefonate assomiglino, e pur le assomigliano tantissimo, a quella della "griglia" tra Bergamo e Moggi, perché quella telefonata arrivò dopo 6 mesi di intercettazioni. E prima? Le telefonate non erano uguali a quelle degli altri? E non sono forse venute buone per intercettare e prorogare prorogare prorogare? E allora perché per gli altri non erano buone?
E perché nel 2005 vengono fermate le intercettazioni? Eppure c'era ancora tanto su cui indagare: un'intera sessione di mercato in cui controllare il potere tentacolare della GEA, due spareggi per la salvezza in cui, secondo gli stessi inquirenti, il Parma è da risarcire, l'avvicendamento per i designatori Bergamo e Pairetto. Perché non seguire questi fatti? Per la Juventus l'ultima frode sportiva ancora in piedi a livello processuale risale a 11 gare dalla fine. Tante. E intanto Meani telefonava e si vantava di decidere terne, per il divertimento di Collina.
Niente: estate 2005, tutto finito, basta proroghe. E cosa fanno per un anno intero, visto che, quando escono le intercettazioni, in maggio, si grida alla fuga di notizie, all'indagine in corso? Usavano le schede svizzere, si dirà, era inutile intercettare. Certo: e perché Bergamo e Mazzini parlano in libertà di Lazio-Fiorentina, allora? E perché De Santis e Mazzini parlano in libertà di Lecce-Parma, allora? Chiedete 'ste rogatorie, state inseguendo una banda di delinquenti. Meglio che niente. Perché in fondo cosa è stato fatto in un anno di indagine, prorogata... come?

Insomma, è una questione da juventini, questa? Dobbiamo rassegnarci a non avere una verità condivisa qualsiasi cosa esca da Napoli? Certo, ha ragione Sconcerti: gli interisti continueranno a pensarla da interisti, i romanisti da romanisti, i milanisti da milanisti e avranno sempre un formidabile appiglio: la non difesa della Juve elkanniana.
Ma non è che poco poco gli juventini oltre a pensarla da juventini, sono anche i soli a pensarla da gente civile, in questo momento?

Ma meno male che (al Corriere) c'è Aldo Grasso.