Moggi: Anche la Gazzetta ora ammette che Calciopoli ha cambiato poco o nulla

MoggiAncora un Luciano Moggi pungente nell'articolo apparso oggi sulle pagine di Libero, con una sventagliata di pareri a tutto campo. Inizia affermando che non deve essere stato facile per la Gazzetta fare il titolo dell'intervista a Narducci: "nel calcio è cambiato poco o nulla", perchè il pm ha espresso un concetto in antitesi con il teorema portato avanti dal quotidiano sportivo milanese, secondo il quale dopo Calciopoli tutto sarebbe cambiato in meglio. Moggi affila l'ironia quando nota che all'articolo è stata data una collocazione "di piede" e non il risalto che avrebbe meritato. Afferma che probabilmente la Gazzetta non si aspettava quelle dichiarazioni come non s'aspettava l'altro concetto che il pm ha espresso sulla giustizia sportiva che, ha puntualizzato il magistrato, "non deve far parte degli stessi organismi sui quali deve giudicare". Moggi prosegue:
"Potrei dire che sono concetti che ho avuto modo di esprimere anch'io, ma non è questo il punto e non è questo che voglio rimarcare. Mi sorprende, invece, che sia toccato nientemeno che a Matarrese controbattere che il calcio oggi è cambiato e che per questo il pm poteva chiedere informazioni a lui, oppure ad Abete. Forse si sarà trattato di un lapsus freudiano, perché proprio Matarrese per i tanti episodi che gli appartengono non può certo definirsi "il nuovo che avanza": è in carica da una vita e di "nuovo" ha solo il miracoloso recupero degli ultimi due anni. Che il calcio non volesse cambiare l'aveva capito all'indomani del suo distacco dal ruolo di commissario anche Guido Rossi. A quanto pare l'unico che non se n'è accorto, o non se n'è voluto accorgere, è proprio Matarrese. Il motivo, in definitiva, è chiaramente comprensibile: Antonio cerca di rimanere abbarbicato alla sua poltrona, peraltro molto "sfiduciata" in questi ultimi tempi. Ma ancora più importante mi sembra l'altra opinione espressa dal pm Narducci sulla giustizia sportiva e sulla necessità di una sua effettiva autonomia e indipendenza "evitando che faccia parte degli stessi organismi sui quali deve giudicare". Una verità elementare che, però, non piace e non può piacere ai (veri) reggitori del calcio interessati a che niente cambi, o cambi in senso gattopardesco... Anche in questo caso la replica di Matarrese mi è parsa debole e mal posta. A suo dire la proposta del pm di arrivare a giudici sportivi nominati per concorso e nell'ambito di una struttura del tutto esterna alla Federcalcio e alla Lega "offenderebbe le persone per bene che stanno nel calcio, compresi i magistrati di una giustizia sportiva che non ha mai avuto tanta indipendenza come oggi". A me sembra una rappresentazione di chi proprio non vuol vedere ciò che pure è sotto gli occhi di tutti. Non esiste niente come il calcio dove controllori e controllati siano espressione di una stessa "autorità", con la inevitabile connessione di interessi comuni o comunque convergenti. E' lo scenario che spiega certe clamorose revisioni di sentenze, fino a sfiorare in qualche caso l'azzeramento, dove viene insabbiato lo scandalo dei passaporti per non far torto a un club potente e con il vento in poppa, e dove ancora si può verificare un "caso Lorbek" dove la più alta autorità dello sport tenta di orientare la decisione dei giudici, come messo agli atti davanti al pm di Bologna Gestri dall'ex presidente della camera di conciliazione e arbitrato Ronzani (e nulla succede!). Si tratta dello stesso scenario dove vengono valutate come ininfluenti le frequentazioni di un ex principe dei fischietti, allo scopo di renderne immacolato il percorso che si era gravemente imbrattato e aprirgli le porte all'alto incarico che sappiamo. E' lo stesso scenario dove, praticamente, avviene una totale "richiamata" di tutti coloro che occupavano ruoli e posti nella giustizia sportiva come se nulla fosse accaduto e come se tutta l'impalcatura fosse esente da colpe di qualsiasi genere. Orbene, alle dichiarazioni del Pm Narducci che ha acceso le luci dei riflettori sul problema, indicando anche la strada maestra per risolverlo (servirebbero giudici sportivi di carriera del tutto avulsi e indipendenti dalle autorità del calcio), Matarrese riesce a ribattere solo che "forse al pm è sfuggita di mano la situazione", che "è andato fuori strada" (addirittura!) e che "denigrare non è il modo migliore per dare una mano", replica che la Gazzetta giudica "dura", ma la cui valutazione, che io giudico assai diversamente, lascio aperta ai lettori. Il problema di fondo è sempre lo stesso. Se si dice la verità, se si indicano le soluzioni necessarie e forti, che non privilegino nessuno, queste cose al Palazzo non piacciono, anche quando le dice un Pm".

Moggi passa poi ad analizzare la "volubilità generale" nel valutare la Nazionale e Donadoni in particolare: si è passati dal recitare il de profundis per Donadoni all'esaltazione, il solito salire sul carro dei vincitori che ha visto protagonisti tutti i media:
"E' un po' il gioco delle parti, ma non quando si esagera. Ed è quello che è avvenuto con Donadoni. Non è solo il fatto del "fosso" già pronto e appunto del de profundis . L'eventualità di una sconfitta in Scozia non la si poteva escludere sebbene fosse importante il modo di proporre il problema e il margine di rischio. Qui, però, voglio riferirmi a chi fin dall'inizio ha preso a bersaglio il Ct senza dargli neanche il tempo di sedersi al suo posto. Persino Matarrese ha espresso in più occasioni la sua insoddisfazione nei confronti del mister, mostrando di sopportarlo a malapena. E' stato allora che mi son chiesto quale grave peccato avesse compiuto Donadoni a parte la nomina piovuta dall'alto e il senso di "occasionale" che l'in vestitura aveva comportato. Nessuno a sottolineare le difficoltà oggettive piovute sul bergamasco; difficoltà che avrebbero messo in ginocchio chiunque, ma che con Donadoni sono state puntualmente ingigantite. Il novello Ct ha mostrato un carattere di ferro, fermo nelle sue convinzioni e nelle sue scelte, apparentemente imperturbabile quando in qualche occasione le critiche si sono fatte anche più accese. E' allora che mi son detto che il Donadoni ct poteva essere persino migliore del Donadoni calciatore. E se Buffon, per dirne di uno solo, gli ha rivolto elogi e compiacimento per le qualità e il modo di interpretare il suo ruolo, significa che quell'obiettivo è stato pienamente raggiunto. Proprio su quello si costruiscono i successi. Nella sfida di Glasgow ho seguito il Ct con attenzione per vedere se colui che si era imposto un totale autocontrollo sarebbe riuscito fino in fondo a mantenere calma e freddezza. Vi è riuscito perfettamente fino a quando Panucci ha schiacciato in rete il pallone del 2-1. Allora anche l'uomo di granito ha alzato le braccia in un segnale di grande esultanza. E' stata l'unica concessione al suo temperamento. E a quel punto sono scomparsi tutti gli oppositori, anche coloro che avevano preannunciato lo scenario successivo, dando a Lippi (era lui il nominato) quello che a mio parere l'ottimo Marcello non pensava. Avanti così Donadoni, comincia una nuova corsa, anche più importante. Stavolta però parti alla pari. E non è poco."