Baldassarre: il decreto sui diritti TV è a forte rischio di incostituzionalità

Fonte: Marco Liguori per LiberoMercato

Il presidente emerito della Corte Costituzionale, in un'intervista a LiberoMercato

«Il decreto legislativo che ha stabilito la riforma della contrattazione collettiva sui diritti televisivi del calcio è a rischio di incostituzionalità». Lo afferma oggi il professore Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte Costituzionale e docente ordinario di diritto costituzionale alla Luiss, in un'intervista pubblicata stamani sul quotidiano Liberomercato.
Secondo Baldassarre il dlgs non solo violerebbe l'articolo 41 della Costituzione, secondo cui "l'iniziativa economica privata è libera", ma «lede i principi del libero mercato e della concorrenza dell'Unione europea». Questo perché le società di calcio «hanno ottenuto lo scopo di lucro con la legge del 1996», prosegue Baldassarre.
La normativa in questione è la "legge Veltroni", emanata dall'allora vicepresidente del Consiglio, Walter Veltroni, del primo governo Prodi, sostenuto dall'Ulivo con l'appoggio esterno di Rifondazione comunista. Essa fu emanata su richieste insistenti di Milan e Juventus addirittura con decreto legge il 20 settembre 1996 e poi convertito in legge il 18 novembre successivo.
Stando al quotidiano diretto da Oscar Giannino, Baldassarre ha messo per iscritto questa sua conclusione alcuni mesi fa, in un parere professionale rilasciato per conto della Juventus.
Il decreto, e in parte anche la legge delega, presenterebbero un importante vizio di fondo.
«Il provvedimento parte dal principio opposto a quello della nostra Costituzione - spiega Baldassarre - e dei trattati dell'Unione europea: tutto è soggetto a regolazione pubblica. Lo Stato interviene sulla libertà di concorrenza tra le società di calcio e indebolisce le società più forti economicamente della serie A, a vantaggio dei piccoli club».
Con questo scenario, cosa potrebbe accadere al tormentato mondo del calcio, già sotto tiro per l'ultima domenica di violenze dove è morto un tifoso della Lazio? «Tutto e nulla», risponde Baldassarri: «dipenderà dalle iniziative che decideranno di assumere i singoli club». Ossia se conviene o no a tutti l'accordo stipulato e che sarebbe stato imposto dalla legge.
Altrimenti, aggiunge il professore, «alcune società, in modo particolare l'Inter, il Milan e la Juventus potrebbero adire il giudice ordinario per far rilevare l'eventuale incostituzionalità, decisa dalla Corte Costituzionale.
Oppure potrebbero rivolgersi alla Corte di Giustizia dell'Unione europea». Anche le società di serie B, che hanno votato tutte contro la delibera di ripartizione che andrà in vigore dal 2010, potrebbero intraprendere lo stesso iter giudiziario, poiché anch'esse hanno lo scopo di lucro. Se ciò accadesse, avrebbe un effetto devastante all'interno della Lega Calcio: ma quando fu concesso per legge lo scopo di lucro, non si pensava minimamente a queste terrificanti conseguenze.

Nota della Redazione: Quindi, dall'articolo si evince che la Juventus ha chiesto l'illustre parere del Professor Baldassarre che avrà espresso tesi identiche a quelle affermate in questo articolo. La Juve successivamente firma ugualmente l'accordo in lega. Per quali buoni motivi, visto che per la Juventus è previsto un introito inferiore di almeno 20 milioni di euro? Cosa ha indotto la Juventus a rinunciare a questa entrata per una legge che, oltretutto, è a rischio incostituzionalità? Altro mistero sul quale, invece, sarebbe giusto avere una spiegazione che dia trasparenza alla decisione. Direte che anche altre grandi hanno firmato quell'accordo: vero, ma nessuna di loro perde tanto quanto la Juve. Per le altre grandi la perdita è contenuta. L'ipotesi migliore è che abbiano firmato riservandosi una decisione diversa differita nel tempo.