Il futuro della Juventus......

struzzoE’ di qualche giorno fa la notizia che Buffon ha rinnovato il contratto fino al 2013.

Sarebbe interessante sapere quali argomenti hanno usato per convincere il nostro portiere dapprima a restare firmando fino al 2012 e successivamente a prolungare di un altro anno l’accordo.

Tale osservazione si rende indispensabile per esaminare il fenomeno calcio lasciando da parte l’occhio sognante e spensierato del tifoso.

E’ infatti chiaro che la gestione ad alti livelli di una squadra di calcio non puo’ prescindere dal pianificare le strategie di breve, medio e lungo termine soprattutto sulla previsione futura di ricavi e costi.

Tutto sta a decidere quale futuro si vuole dare alla squadra, alla societa’ e agli azionisti.

Per colmare il gap tecnico attualmente presente tra la Juventus e le piu’ grandi squadre d’Europa non si puo’ certamente perseguire una politica che prima dell’eccellenza sportiva preveda il pareggio di bilancio.

Questo per una motivazione molto semplice. L’allestimento di una squadra competitiva, in ogni reparto e con gli adeguati ricambi, che possa sostenere una continuita’ di risultati anche in presenza di squalifiche ed infortuni e’ molto onerosa e i ricavi quasi sempre non sono sufficienti, creando in molti casi dei pericolosi squilibri di cassa.

Nel caso delle squadre italiane e della Juve in particolare c’e’ poi un ulteriore handicap, che e’ causato dalla eccessiva dipendenza di questi ricavi dal fattore diritti TV. In questa ottica avere 200/250 milioni di ricavi, pur in presenza di un numero rilevante all’interno del sistema calcio, non significa avere la certezza di poter disporre di una squadra da podio e soprattutto non si ha la possibilita’, una volta costruita ipoteticamente questa squadra, di mantenerla competitiva al vertice con 2/3 innesti di altissima qualità ogni anno, che potrebbero essere effettuati solo con investimenti cadenzati periodicamente.

Le distorsioni di questo sistema hanno portato a situazioni paradossali, con alcune squadre che sistematicamente bruciano cassa spendendo fino al 50% in piu rispetto ai ricavi, salvo poi ricorrere ad ardimentose politiche di bilancio per quadrare i conti della baracca, posticipando nel tempo, ma non risolvendo, il problema di fondo e cioe’ tirare fuori i soldi veri.

Una volta stabilito quindi che non si vuole avere una Juventus che nei prossimi anni si debba rassegnare a giocare per la supremazia cittadina coi cugini granata, e’ importante adottare fin da subito le soluzioni che possano consentire la definitiva risoluzione del problema della coperta corta dei ricavi e dei costi.

La ricetta, cosi’ come aveva abilmente pianificato Antonio Giraudo, predecessore del tiepido Blanc, passa attraverso due fattori fondamentali: in primis la diversificazione delle fonti di ricavi e quindi l’aumento del fatturato fino a portarlo a raggiungere una massa critica tale da rendere “ininfluente” una gestione della prima squadra in perdita all’interno del complessivo giro d’affari della societa’.

Diversificare le fonti di ricavi significa innanzitutto ridurre drasticamente la dipendenza strategica dai diritti radiotelevisivi (e dai giochi di potere federali che ne determinano la ripartizione) e aumentare, proporzionalmente con l’aumento del fatturato complessivo, i ricavi da merchandising, stadio, sfruttamento del marchio, sponsor, e in ultima analisi quelli rivenienti dalle attivita’ diversificate e collaterali allo sfruttamento del marchio stesso, come potrebbero essere le iniziative nel settore alberghiero, immobiliare, dell’entertainment e in quelle puramente commerciali.

Siamo in presenza ovviamente di un piano strategico di larghissimo respiro che dovrebbe essere sostenuto da adeguati investimenti; nel caso della Juventus occorrerebbe un aumento di capitale da almeno 300/400 milioni di euro tali da consentire nel giro di qualche anno di raggiungere un fatturato complessivo di circa un miliardo di euro e una capacita’ costante nel tempo di generare cassa a sostegno degli investimenti sportivi.

Un qualcosa di simile a quello che attualmente si osserva alla Ferrari, dove gli investimenti che ogni anno si effettuano nella gestione sportiva, vengono ampiamente recuperati dalla vendita dei modelli stradali e dalla accresciuta “vendibilità” del marchio agli sponsor.

La Triade, prima di Farsopoli, aveva gettato le basi per l’adozione definitiva del modello Ferrari. E la Juventus che era in cantiere era certamente una monoposto in grado di continuare a primeggiare. I tentennamenti di Cobolli Gigli e Blanc invece sono preoccupanti.

La nuova dirigenza deve definitivamente mettere da parte il fioretto minimalista degli Almiron e dei Tiago e impugnare la sciabola dei Cristiano Ronaldo e dei Mascherano. Per fare cio’ e’ necessario il sostegno finanziario dell’azionista di riferimento che deve definitivamente decidere quale futuro scegliere per i nostri colori.

Cari Elkann, la Juventus e’ una cosa seria. Se non ve la sentite di portarla sul tetto del mondo e’ giusto che lo faccia qualcun altro.