Il dramma di Ferrara nella vittoria a Lecce

ferraraIl “giro di boa” della stagione 1997/98 vide la Juventus scendere in campo allo stadio “Via del Mare” di Lecce. Una sfida che, alla vigilia, sembrava indirizzata a senso unico, quello bianconero; la squadra di casa era infatti in piena crisi, con un punto conquistato nelle sette precedenti sfide e il penultimo posto in classifica. La Juve invece, oltre a godere di una caratura tecnica decisamente superiore, si trovava nel momento migliore della stagione: dopo la sconfitta per 1-0 a Milano contro l’Inter, la squadra di Lippi non si era abbandonata allo scoramento, non aveva tentato di giustificare la sconfitta aggrappandosi agli errori arbitrali (anche se ne avrebbe avuto ben donde), ma aveva saputo far tesoro di una prestazione superlativa, nonostante il punteggio, ripartendo dalla storta serata di San Siro con tre vittorie in altrettanti incontri che le avevano regalato il titolo di campione d’inverno, con cui si presentava in terra leccese.
Il contesto appariva praticamente perfetto, non altrettanto il campo di gioco le cui condizioni, a causa della copiosa pioggia caduta in nottata, complicavano non poco i piani di Madama, le cui trame offensive non risultarono fluide come nelle ultime apparizioni; ma fu soprattutto la malasorte a mettersi contro Del Piero e compagni: dopo circa 20 minuti, infatti, Ciro Ferrara fu costretto ad abbandonare il terreno di gioco a causa di un terribile impatto tra la sua tibia e la pianta del piede di Conticchio, centrocampista leccese. Lo scenario si mostrò subito quello dei grandi infortuni: giocatore che, da terra, tendeva il braccio al cielo e compagni di squadra con le mani sul volto, quasi a presagire la gravità della situazione. La diagnosi impietosa (“frattura tronca completa diafisatica di tibia e perone della gamba sinistra”) pose fine alla stagione di Ferrara e alla sua possibilità di essere convocato per i Mondiali di Francia ’98. Una delusione enorme per Ciro, che già era stato costretto a saltare l’Europeo del '96 per uno strappo muscolare rimediato in occasione di un’amichevole della Nazionale a Cremona contro il Belgio, pochi giorni prima dell’avvio della manifestazione continentale.
Per quel che concerne il match, già detto del campo che appariva più simile alle risaie vercellesi che alle distese locali dell’agro salentino, l’undici piemontese doveva fare i conti anche con un avversario votato al “catenaccione" stile anni ’60, che riuscì ad imbrigliare Zidane, Del Piero e Inzaghi in avanti, e ad ingaggiare duelli quasi rugbystici con i tre uomini di centrocampo (Conte, Di Livio e Deschamps ). Dopo essere rimasti impantanati tra fango e tacchetti avversari per quasi un tempo, negli ultimi tre minuti della prima frazione gli uomini di Lippi diedero due scosse improvvise alla gara; la prima al 44’ con Di Livio che, dopo aver seminato Annoni, scaraventò all’incrocio un tiro che venne respinto egregiamente da Lorieri, il quale fu poi costretto a capitolare al 47': un’azione confusa, portata avanti da Inzaghi e Del Piero a furia di corpo a corpo coi difensori del Lecce, venne risolta da Iuliano che, trovatosi smarcato sulla sinistra, infilò di precisione. La fortuna risarciva così, seppur solo parzialmente, la Juve, che riusciva a sbloccare la gara proprio con il giocatore entrato in sostituzione di Ferrara, il quale pare abbia continuato a seguire alla radiolina l’incontro, dal lettino dell’ospedale, lasciandosi andare ad un “e vai!” al gol del suo rimpiazzo. Al 13’ del secondo tempo l’espulsione di Giannini per doppia ammonizione spense quasi definitivamente il furore agonistico e le dure marcature del Lecce, tant’è che nel giro di pochi minuti i bianconeri ebbero tre occasioni: prima con una volée di sinistro d’Inzaghi miracolosamente respinta da Lorieri, poi con una staffilata di Conte che andò a stamparsi sul palo ed infine ancora con Inzaghi che, solo davanti a Lorieri, concluse malamente tra i guanti del portiere salentino. Le sostituzioni di Deschamps con Pecchia e di Zidane con Tacchinardi ebbero l’unico obiettivo di abbassare i ritmi dell’incontro, nella speranza di infliggere il colpo del ko finale in qualunque momento. Il raddoppio venne finalmente realizzato da Del Piero a due minuti dal termine quando, servito da un tocco smarcante d’Inzaghi, lasciò partire un destro fulminante che chiuse l’incontro.

La Juventus si ripresenta a Lecce, oggi come allora, da capolista (seppur in coabitazione col Milan), mentre la squadra di Cosmi occupa addirittura l'ultimo posto in classifica. Una gara da prendere con le dovute precauzioni, considerando il fatto che la trasferta pugliese rappresenta il primo impegno ufficiale dopo la pausa natalizia, alla cui ripresa si assiste spesso a qualche risultato inaspettato alla vigilia, come ad esempio il tonfo casalingo della Juve di Del Neri lo scorso anno contro il Parma. Siamo però convinti che Conte, al di là della cabala, durante il ritiro di Dubai abbia saputo lavorare bene non solo a livello fisico e tattico, ma anche sulla testa dei giocatori, al fine di evitare brutte figure e di mantenere i suoi concentrati verso un obiettivo che definire importante (aggettivo tanto caro al Mister) sembra davvero scontato.