Aumento di capitale Juventus: per amore, solo per amore

assembleaUltime battute per l’aumento di capitale varato dalla Juventus F.C. Oggi, 11 gennaio, è l’ultimo giorno utile infatti per negoziare e vendere i diritti d’opzione che sono stati attribuiti agli azionisti in ragione di un diritto per ogni vecchia azione posseduta. Coloro che hanno tenuto il diritto, e che hanno dato mandato alla propria banca di sottoscrivere l’aumento, compreranno 4 azioni Juventus di nuova emissione per ogni vecchia azione posseduta, al prezzo di 0,1488 Eur. Chi invece non ha intenzione di sottoscrivere si presume che abbia avuto dalla propria banca il giusto consiglio di vendere subito i diritti d'opzione, nei primi giorni dello stacco, per monetizzare il valore del diritto stesso e cioè la facoltà di partecipare all'aumento di capitale.

Per coloro che fin dall’inizio non avevano intenzione di sottoscrivere l’aumento, e che non hanno ricevuto dalla propria banca il giusto consiglio, ci sarà ben poco da recuperare. Il diritto, infatti, è una vera e propria opzione e tende a valere sempre meno, man mano che si arriva alla data di esercizio, in quanto non incorpora più il valore del tempo, cioè del periodo in cui l’azionista può pensare e decidere cosa fare. Nei trenta giorni successivi alla conclusione del Periodo di Offerta, cioè trenta giorni a partire da oggi, la Società comunicherà il numero dei diritti non esercitati e provvederà ad offrirli ulteriormente in Borsa per cinque sedute, accreditando l’eventuale ricavo (parliamo di centesimi, of course) sul conto del cliente azionista. Il quale, dopo la conclusione dell’operazione di aumento, rimarrà comunque azionista, subendo però l’effetto diluizione. La diluizione è quell’effetto che si determina quando un azionista non partecipa pro-quota all’aumento di capitale di una società. Egli rimane azionista, ma essendo in circolazione, dopo l’aumento, un numero maggiore di azioni della società stessa, la sua quota di possesso in percentuale sul totale si riduce.

Nel caso specifico della Juventus verranno emesse circa 800 milioni di nuove azioni che andranno a sommarsi alle circa 200 milioni di vecchie azioni circolanti. Come si osserva, e come avevamo ampiamente previsto, questo aumento di capitale della Juventus avrà un effetto molto diluitivo. Il risultato finale, qualora non dovesse esserci la piena risposta dei piccoli azionisti, potrebbe consentire ad Exor di aumentare la presa sulla società Juventus. In particolare Exor controlla attualmente il 60% di Juventus e ha già versato in "conto aumento di capitale", il 23 settembre 2011, il corrispettivo per pagare le azioni di nuova emissione di sua competenza. Inoltre si è dichiarata disponibile a sottoscrivere le quote che verosimilmente saranno lasciate inoptate dalla LAFICO, salendo fino al 66% nel caso di adesione completa da parte dei piccoli azionisti. In realtà non è previsto alcun Consorzio di Garanzia a tutela della completa sottoscrizione dell'aumento di capitale, per cui, in linea puramente teorica, nel caso limite in cui nessun piccolo azionista sottoscrivesse l’aumento, Exor si troverebbe a detenere circa il 90% delle azioni in circolazione.

Ma continuiamo nel nostro esercizio teorico: se nessun piccolo azionista sottoscrivesse l'aumento ed Exor decidesse di comprare ed esercitare tutti i diritti inoptati, si troverebbe a detenere circa 920 milioni di azioni, pari a circa il 92% del capitale circolante. E' questo quindi il caso limite superiore. Quello che sappiamo per certo è che alla conclusione dell'aumento Exor sarà azionista di controllo della Juventus con una quota compresa tra il 66% e il 92% circa. In realtà è improbabile che nessuno dei piccoli azionisti sottoscriva l’aumento di capitale. Certo, qualcuno non lo farà, per motivi che possono andare dalla mancanza di denaro alla mancanza di fiducia nella società. In ogni caso è presumibile che un certo numero di piccoli azionisti ancora una volta metterà mano al portafogli. Solo alla fine delle operazioni, tra qualche settimana, quindi, potremo conoscere i dettagli della nuova compagine azionaria e individuare il nuovo “peso specifico” di Exor. E capire anche indirettamente quale sarà il futuro dei piccoli azionisti.

Come ho spiegato in alcuni precedenti articoli infatti, dopo l'aumento di capitale la società potrebbe trovarsi vicinissima alla soglia che farebbe scattare quanto previsto dall'art. 108 del Testo unico della Finanza, che stabilisce che "chiunque venga a detenere una partecipazione superiore al novanta per cento del capitale rappresentato da titoli ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato, ha l'obbligo di acquistare i restanti titoli ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato da chi ne faccia richiesta se non ripristina entro novanta giorni un flottante sufficiente ad assicurare il regolare andamento delle negoziazioni". Se Exor quindi dovesse trovarsi sopra il 90% sarebbe obbligata a ripristinare il flottante oppure, in alternativa, a lanciare una Offerta Pubblica di Acquisto Residuale (OPA residuale) alla conclusione della quale il delisting sarebbe automatico. Potrebbe proporre cioè a tutti i piccoli azionisti residui di ritirare le loro azioni, dietro corrispettivo in denaro. E anche nel caso in cui ci dovessero essere "resistenze" da parte dei piccoli azionisti nella consegna dei titoli ci si potrebbe trovare nelle condizioni previste dall'art. 111 del Testo Unico della Finanza, che stabilisce che "l'offerente che venga a detenere a seguito di offerta pubblica totalitaria una partecipazione almeno pari al novantacinque per cento del capitale rappresentato da titoli in una società italiana quotata ha diritto di acquistare i titoli residui entro tre mesi dalla scadenza del termine per l'accettazione dell'offerta, se ha dichiarato nel documento d 'offerta l'intenzione di avvalersi di tale diritto." A quel punto la società non sarebbe più quotata e non sarebbe più possibile per i piccoli azionisti detenere a scopo affettivo piccoli quantitativi di azioni della società.

Cosa fare dunque? Coloro che tra i piccoli azionisti hanno ancora i diritti di opzione in portafoglio ma non hanno ancora esercitato, possono pensarci ancora per una settimana, fino al 18 gennaio. Possono decidere quindi di concedere ancora fiducia alla società e al nuovo management, oppure possono decidere di non farlo. Di sicuro nelle occasioni precedenti non è stato molto conveniente sottoscrivere. E' pur vero che il piccolo azionista della Juventus nella maggior parte dei casi non ha mai avuto velleità di guadagno, ma ha comprato le azioni semplicemente per la passione e per sentirsi padrone di un pezzetto della società.

Chi ha letto i miei articoli nel passato sa bene che per qualche tempo sono stato molto critico sul fatto che si chiedessero ancora soldi ai piccoli azionisti. Il vecchio management aveva lasciato la società con i conti fuori controllo, come abbiamo potuto vedere. Devo dire però che i primi risultati della gestione di Andrea Agnelli mi portano a pensare che la rotta sia stata invertita. E' stata infatti avviata una dolorosa quanto necessaria operazione di pulizia di bilancio, che purtroppo farà sentire i suoi effetti su più esercizi. Inoltre è stato recepito il consiglio dapprima fornito attraverso le pagine di questo sito, e successivamente reiterato dalla Consob, di non annullare le vecchie azioni circolanti, consentendo ai piccoli azionisti di rimanere, almeno nel breve, nella compagine sociale. La squadra, nonostante gli sprechi di Marotta e un monte ingaggi ancora elevato rispetto alla qualità media dei giocatori, ha cominciato a ritrovare fiducia e orgoglio. Sul fronte Calciopoli, pur con molte domande che attendono ancora risposta, Andrea Agnelli ha avviato un'incisiva opera di rivisitazione dei fatti del 2006, confermando recentemente la linea di intransigenza nei confronti delle istituzioni sportive. Sul fronte patrimoniale il completamento del Progetto Stadio ha dotato l'azienda di un formidabile asset immobiliare, nonostante la decisione, scellerata a mio avviso, di vendere le Aree Commerciali che potevano essere gestite direttamente. In definitiva, io credo che se abbiamo dato fiducia a Cobolli e a Blanc - nel 2007 con la squadra in B l'aumento di capitale fu interamente versato - a maggior ragione dobbiamo adesso darne ad Andrea Agnelli. La mia opinione è quindi che l'aumento di capitale vada sottoscritto, per chi potrà permetterselo, con la speranza che, considerando i livelli di prezzo raggiunti dal titolo, l'operazione possa rivelarsi stavolta anche un buon investimento. Dal punto di vista tecnico l'operazione è stata lungamente "a sconto" di circa il 40% sui prezzi di mercato del titolo e ancora ieri era a sconto di circa il 30%, fornendo ipotetici margini per convenienti arbitraggi. Significa quindi che, al di là delle perdite pregresse, sottoscrivere oggi ha anche una sua logica finanziaria. Ci sarà quindi un piccolo immediato guadagno per i sottoscrittori. In realtà chi tirerà fuori i soldi, anche stavolta lo farà per amore. Solo per amore.