Chimica Juve

andreaNo, no, non s’allarmi dottor Guariniello, continui a sognare Napoli, che è una bellissima città (come si dice… “vedi Napoli e poi muori”, ) e anche Lei, Zeman, tranquillo, continui a far crescere il pulcino Immobile: le farmacie non c’entrano (e poi adesso il calcio è biologicamente pulito); qui è in gioco un’altra chimica, che potremmo definire societaria: perché si parla sì di studiare le strutture degli elementi costitutivi e le loro interazioni reciproche, ma l’oggetto non è la materia bensì una gloriosa società come la Juve.

Calciopoli aveva fatto precipitare una società tradizionalmente caratterizzata da legami forti, uno splendido cristallo, in una massa informe e instabile, perché i legami che ne tenevano unite le parti erano divenuti debolissimi: o forse più che di chimica si trattava di un’alchimia alla rovescia, che trasformava l’oro che aveva trovato in metalli assai poco nobili; e quando il tutto si è disciolto nel nulla, gli atomi si sono dispersi un po’ qua e un po’ là, e a distanza di tempo stanno ancora fornendo l’indecoroso spettacolo di fantasmi che si beccano rimpallandosi le colpe di scelte di mercato, e non solo purtroppo, deleterie; così deleterie che hanno finito abbattere i loro autori.

E poco c’è mancato distruggessero la Juve, che invece, pur faticosamente, sotto la guida del suo giovane presidente, si avvia a ridiventare cristallo: al cui interno le parti sono unite da legami forti, perché tutti tendono verso un’unica mission, rifare grande e bella la Juve.

Legami forti dentro la squadra, con i giocatori che sul campo si aiutano, legati da quella motivazione che il conducador Conte, l’antico capitano, ha saputo infondere loro; niente camarille di spogliatoio o clan, uno per tutti, tutti per uno. E i risultati cominciano a vedersi. Ma il conducador non è lasciato a se stesso: è legato a filo doppio al suo staff di preparatori, che lo aiutano a conciliare la sua filosofia di duro lavoro con il benessere dei muscoli dei suoi, allo scopo di preservarne l’integrità senza diminuirne l’intensità nell’applicazione; ma è saldamente legato anche allo staff dirigenziale, tramite le figure di Nedved, Marotta e Paratici che cercano di conciliare le istanze del campo con le linee-guida espresse dal CdA a livello di compatibilità economica. E la dirigenza poi si muove sul fronte Farsopoli lavorando gomito a gomito con lo staff dei legali del club, che si occupano anche del presente-futuro lavorando sul fronte dei contratti dei calciatori. Ma la Juve sono anche i tifosi: che sono ugualmente attenti da una parte al campo, che dopo anni di delusioni ricomincia a dare qualche soddisfazione, con l’allenatore per cui in fondo loro per primi avevano fatto il tifo; la loro risposta è la bolgia in uno stadio sempre sold out; dall’altra agli aspetti societari, cui in passato non avevano forse riservato la stessa attenzione: ma Farsopoli li ha scottati ed ora stanno con antenne ben dritte a spiare ogni mossa della dirigenza; quei due scudetti rapiti, quella serie B frutto di quella giustizia sommaria che adesso non piace più a nessuno, loro non li hanno certo dimenticati, non vogliono sentir parlare di tavoli della pace e appoggiano le iniziative legali della società; e i piccoli azionisti (per lo più tifosi) hanno risposto con fiducia ad un aumento di capitale tutto lacrime e sangue.

Il collante? E’ il presidente, dal cui insediamento è iniziato il rinnovamento. Cos’ha di importante Andrea, oltre a chiamarsi Agnelli? E’ uomo di calcio, cresciuto a pane e calcio, un calcio che si è sempre chiamato Juve; uno che quando può va a trovare i suoi a Vinovo e ‘vive’ le partite, invece di limitarsi a timbrare il cartellino; perché dirigenti di calcio non ci si improvvisa, pena il rischio, toccato con mano, di trasformare la chimica in alchimia.

Sembra essere qualcosa di più di una normale sinergia: qualcosa di più di un’azione coordinata di più elementi, si tratta di un corpo unico le cui parti sono interdipendenti ed ognuna abbisogna dell’altra; non sono contemplati cedimenti, potenzialmente in grado di innescare una reazione a catena. E’ la sua forza e, paradossalmente, la sua debolezza: perché ognuno dovrà fare la sua parte fino in fondo, dando quel 130% che (estremizzando, perché quel 30% in più è in realtà ciò che non si aveva la consapevolezza di avere) Conte chiede ai suoi uomini. Solo così riavremo tutta quella Juve, il suo passato, il presente che vogliamo, il futuro che la Juve e i suoi fedeli tifosi meritano.