Un anno per chiudere Farsopoli

andrea John

Con la questione della terza stella, Agnelli non ha avuto il coraggio di andare allo scontro frontale con la FIGC, probabilmente perché ha ritenuto che i tempi non siano ancora maturi per la battaglia finale. Probabilmente nemmeno lui pensava di vincere così presto e non ha avuto tempo di preparare il terreno in modo adeguato.
Nel 2006, la Juventus ha deciso di non difendersi, ha battuto in ritirata e per qualche anno ha dato l’impressione di aver accettato la sconfitta definitiva, ha avuto paura nel rivendicare gli scudetti conquistati ("scudetti che abbiamo vinto, noi sappiamo quelli che abbiamo vinto... e quella è quella cosa importante"), ha scelto il ruolo da comprimaria simpatica tanto gradito ai suoi peggiori nemici, e ha spianato la strada all’asse Milano-Roma (più Milano che Roma, anche se a Roma fanno finta di non accorgersene).
Dall’agosto scorso però molto è cambiato: dopo un anno di assestamento il presidente Agnelli ha chiarito con le parole e con i fatti (ricorsi alla giustizia ordinaria) che la vicenda Farsopoli sarà chiusa solo quando gli scudetti sottratti saranno tornati a casa.
Il sottoscritto e la gran parte del popolo Juventino gli hanno creduto.
Ritengo che con la scelta di rinunciare alla tanto attesa terza stella, dal significato inequivocabile, si sia persa una grande occasione per fare chiarezza, e si possa correre il rischio di far credere alla FIGC che la Juventus sia ancora debole e non totalmente convinta di andare fino in fondo nella legittima richiesta di giustizia su Farsopoli. Ammetto che a caldo sono rimasto fortemente deluso, e per un momento mi son sentito preso in giro dal mio presidente. Dopo averci dormito su, però, ho deciso di fidarmi di Andrea Agnelli e voglio credere che la scelta di togliere tutte le stelle e ribadire che la Juve conta 30 scudetti (sia pure in un modo che non condivido) sia una scelta interlocutoria compatibile con l’obiettivo finale, e da inquadrare nell’ottica della guerra di logoramento in corso con la Federazione. Può darsi che in Corso Galfer di concerto con EXOR sia stato considerato strategicamente opportuno rimandare la definitiva resa dei conti, per dare un’ulteriore opportunità alle istituzioni sportive di rimediare agli errori compiuti nel 2006 e chiudere la guerra con una resa onorevole piuttosto che in un bagno di sangue. Come ho scritto qualche giorno fa su queste pagine, gli juventini non si affannino a valutare codici e codicilli attraverso i quali FIGC e TAR possano o meno trovare una via tecnica per fare giustizia su Farsopoli. Purtroppo, e lo dico con un’amarezza enorme, in Italia è stato dimostrato troppe volte ormai che, se c’è la volontà politica, la giustizia si adegua. Gli effetti della scelta juventina sulla maglia 2012-2013 nel breve termine si dovrebbero cominciare a vedere con l’atteggiamento della FIGC sulle dichiarazioni giurate di Tavaroli al processo Telecom e di quelle annunciate a mezzo stampa del nuovo pentito Gegic.
Se Abete e Palazzi, magari con l’aiuto di Petrucci, capissero che le motivazioni della sentenza del processo ordinario a Napoli (nessun campionato alterato) e le dichiarazioni di Tavaroli, che rendono logico e credibile l’utilizzo delle SIM da parte di Moggi per difendersi dallo spionaggio industriale, sono un’ottima occasione per recidere il cordone ombelicale con Moratti e riaprire formalmente il processo sportivo su Farsopoli allo scopo di restituire gli scudetti ai legittimi proprietari, una soluzione diplomatica forse sarebbe ancora possibile. La Juventus dal canto suo potrebbe rinunciare ai 444 milioni di risarcimento per il bene del calcio italiano, questa volta per davvero.
Se invece Palazzi volesse colpire Antonio Conte sulla base delle dichiarazioni dei coniugi Carobbio, rinforzate magari dall'annunciata confessione del pentito Gegic (“Su Novara-Siena del primo maggio 2011 c'è da raccontare”), allora significa che l’apertura della Juventus non è servita a nulla e per Agnelli lo scontro sarà inevitabile.
È infatti fondamentale ribadire al presidente Andrea Agnelli che il popolo juventino può rinunciare temporaneamente a un simbolo, e anche a mandare in bancarotta il calcio italiano, ma non è pronto a rinunciare alla giustizia su Farsopoli, né è disponibile ad accettare che la Juventus sia colpita di nuovo nel momento della sua rinascita.
Presidente, ci fidiamo delle sue parole nella conferenza stampa dell’agosto 2011, e di quelle più recenti a fianco del suo amico Antonio Conte.
Il prossimo anno, quando dovrete cambiare di nuovo il logo, togliete la scritta stile Milan e rimettete tutte le stelle al posto dove le volle suo padre. In un altro anno si può chiudere Farsopoli, tra due anni mettere tre stelle potrebbe non avere più senso.