Ho fatto un lungo sogno

Moggi e GiraudoQuesta notte ho fatto un lungo sogno.
Ho sognato che ero sugli spalti del “Franchi” e la Juve aveva vinto a Siena 3-0 con reti di Trezeguet, Vieira e Mutu e si stava avvicinando al ventinovesimo scudetto.
Ho sognato che tornavo a casa ed alcuni giornalisti, soprattutto uno con gli occhiali, Mentana, parlavano d’intercettazioni clamorose che avrebbero coinvolto un grande dirigente del mondo del calcio.
Ho sognato che il giorno seguente, in una trasmissione chiamata Matrix, alcuni giornalisti, tra cui uno della Rosea particolarmente accanito, accusavano questo importante dirigente di telefonare ad arbitri ed assistenti per favorire la sua squadra. Il dirigente era il mio amico Luciano Moggi e la squadra era la mia Juventus.
“Strano”, ragionavo nel sogno, “ho assistito personalmente, molto spesso, a telefonate tra dirigenti calcistici e tesserati AIA, e posso accertare e giurare sui miei figli che tutti telefonavano, non solo il mio amico Luciano”
Ho sognato che uno dei due fratellini americani, quello più alto, diceva: “Siamo vicini alla squadra ma non alla dirigenza”.
Ho sognato che vincevamo a Bari lo scudetto numero 29, mentre stavamo piangendo, in attesa di una triste storia che ci avrebbe coinvolto.
Ho sognato il mio amico Luciano che assisteva alla partita di Bari rinchiuso in uno sgabuzzino, insieme a Foti e Giraudo, come uno dei peggiori lebbrosi della storia.
Ho sognato che qualcuno chiedeva la retrocessione in B per la mia squadra del cuore e che il mio amico Luciano Moggi veniva accusato di essere il capo di una “associazione a delinquere”.
Ho sognato che ci venivano presentati i quattro nuovi dirigenti juventini: il Signor Cobolli, Il Signor Gigli, il Signor Blanc e il Signor Secco. Mi chiedevo nel sogno: “Chi Secco? Quello che andava a prenotare gli alberghi per la squadra?”
Speravo di svegliarmi ma il sogno continuava, imperterrito, senza pietà.
Ho sognato che uno strano avvocato del Foro di Torino chiedeva per Juve la retrocessione in B con penalizzazione.
Ho sognato che veniva immediatamente accontentato: Juve in B con -17 punti. Ma la cosa più grave è che le venivano tolti gli ultimi due scudetti, uno vinto con 91 punti, record di tutti i tempi.
Ho sognato che un signore dal nome banale, Rossi, decideva di regalare il nostro scudetto alla sua squadra del cuore: l’Inter. “Sono il Presidente della Federazione e decido secondo le regole”, affermava.
Ho sognato che gli scrivevo immediatamente una bella letterina di “complimenti”, dove gli chiedevo dove fossero finite le telefonate del “suo bel Facchetti”, che io avevo ascoltato personalmente. Chiaramente nessuna risposta.
Ho sognato che il mio amico Luciano si beccava cinque anni di squalifica, in attesa della radiazione.
Ho sognato che il Presidente Moratti mostrava a tutto il mondo, orgoglioso, lo scudetto di cartone, scucito dalle nostre maglie da un bel nugolo di mattacchioni.
Ho sognato che andavo a Monticiano a trovare il mio amico Luciano, trovandolo distrutto, seduto su una poltrona. Cercavo di tirarlo su di morale con qualche “cavolata”. Ci riuscivo sempre, stavolta no. Aveva un sussulto solo quando gli confidavo che anche il “bel Facchetti” telefonava ai miei amici del settore arbitrale. Glielo giuravo sui miei figli.
Ho sognato che ripartivo da Monticiano, in tarda notte, convinto che il Direttore avrebbe reagito.
Ho sognato che la Juve faceva ricorso al Tar: “meno male”, pensavo nel sogno, “almeno il campionato non ripartirà ed avremo giustizia”.
Ho sognato che un dirigente juventino, non ricordo se Cobolli o Gigli, annunciava il ritiro del ricorso, perché era stato convinto da un giornalista del Corriere dello Sport, tale Vocalelli, felice per l’ingresso in Champions della sua Roma.
Ho sognato che andavamo a giocare a Rimini la prima di campionato di Serie B con un polsino tricolore al polso.
Ho sognato che mi arrivavano, quel giorno, sul telefono, decine di sms di tifosi interisti, che preferisco dimenticare.
Ho sognato che la Juve pareggiava a stento e che la domenica successiva avremmo lasciato il polsino a casa, perché un dirigente juventino, non ricordo se Cobolli o Gigli, era stato minacciato dalla Federazione Inter Gioco Calcio.
Ho sognato che iniziavano anni di dolore calcistico insopportabili, mentre i Cartonati collezionavano "vittorie" su tutti i campi, grazie ai nostri giocatori Ibra e Vieira e alla mancanza di concorrenza.
Speravo di svegliarmi: niente da fare. La notte era ancora lunga.
Ecco la parte più atroce del sogno. Ho sognato che il mio nome veniva sbattuto su tutti i giornali per delle intercettazioni con il mio amico Luciano, nelle quali parlavamo, come sempre, “del più e del meno”. Mi ricordavo, nel sogno, che non facevo parte del mondo del calcio. Incredibile!
Ho sognato che iniziava il Processo di Napoli a Luciano ed ai miei amici dell’AIA, accusati di “associazione a delinquere”.
Ho sognato che il Giudice, una donna, capiva subito che si trattava di una ridicola farsa, destinata comunque a costare al nostro governo un mucchio di soldi.
Ho sognato che i due PM cercavano di ricusarla: inutilmente.
Ho sognato che i cartonati continuavano a "vincere", ed il suo Presidente continuava a ricordare Calciopoli, “quel rigore di Ronaldo” ed “una certa banda di malfattori”.
Speravo nel sogno che Luciano avesse il televisore spento.
Ho sognato che, come d’incanto, spuntavano finalmente anche le telefonate del “bel Facchetti”. Nel sogno arrivavo a commuovermi: avevo ragione!
Ho sognato che i quattro dirigenti juventini facevano le valigie e se ne andavano: “era l’ora!”, pensavo nel sogno.
Ho sognato che arrivava un nuovo dirigente juventino, un vero Agnelli, che di nome faceva Andrea e che non voleva essere preso per i fondelli da nessuno. Era incazzato perché avevano osato mettere in dubbio tutto quello che suo padre Umberto aveva vinto, sul campo.
Ho sognato che partivano ricorsi di tutti i tipi, in ogni direzione, il giovane non scherzava.
Ho sognato che i cartonati si salvavano grazie ad una prescrizione, e ne andavano pure fieri.
Ho sognato che veniva radiato il Direttore, grazie ad una nuova norma calcistica inventata ad arte.
Ho sognato che il Processo di Napoli proseguiva senza però i PM titolari, che erano passati ad altri mestieri. Tutto quanto era sempre più ridicolo, in aula mancavano solo il Grande Totò, Lino Banfi e quattro pizze Capricciose per completare l’opera.
Nel sogno per la prima volta ridevo, sperando però di svegliarmi prima possibile.
Ho sognato che i cartonati erano rientrati nel loro “habitat naturale”, nella seconda colonna della classifica, licenziando allenatori come le Patatine Pai, uno che tirava l’altro. “Adesso vi riconosco”, pensavo nel sogno.
Ho sognato che arrivava il giorno della sentenza di Luciano e che veniva condannato: Associazione a delinquere!
Meno male che il giudice donna sembrava dalla parte nostra!
“La farsa deve continuare”, pensavo tristemente.
Ho sognato che Andrea e Conte stavano riportando la Juve sul tetto d’Italia, ed ero sorpreso, perché purtroppo noi juventini non eravamo più abituati alla gloria, ma solo alla polvere e alla bile.
Improvvisamente un urlo mi sveglia. Sono sudato fradicio, con il terrore negli occhi.
E’ mio figlio di sette anni; è nato l’anno precedente dell’inizio del mio sogno, 2006: “Ma quanto è cresciuto?”, mi chiedo, e, soprattutto, “Ma quanto ho dormito?”
Sta urlando di gioia e mi grida: “Babbo, siamo campioni d’Italia!!”.
Guardo immediatamente la tv e vedo Antonio Conte che abbraccia giocatori che non conosco con la maglia bianconera. “Ma dove sono Ibra, Trezeguet, Thuram..?”, chiedo a mio figlio.
“Non lo so babbo. Questi sono i nostri campioni: Vucinic, Vidal, Pirlo, Barzagli…”
Lo abbraccio di slancio, arrivando a commuovermi, mentre lo schermo è tappezzato di tricolori e gente festante che grida “30!!!”.
Sono felice, immensamente felice, e nello stesso tempo incredibilmente ansioso di riaddormentarmi e ricominciare il mio lunghissimo sogno, perché ancora non è terminato.
Sono proprio curioso di vedere come finirà.