Lo Ju29ro dell'anno

Ju29roSiamo ormai arrivati alla fine di questa lunga annata, e su tutti i media si possono trovare classifiche e previsioni di vario tipo per l'anno che sta per cominciare. Nel nostro piccolo, ci siamo confrontati all'interno della redazione alla ricerca del personaggio che abbia maggiormente meritato il premio più ambito da ogni bianconero: lo Ju29ro dell'anno!
Ecco le nostre nominations per il 2012. Chiamiamo inoltre i lettori a esprimere le loro preferenze sul nostro blog.


Antonio. Antonio chi? Antonio Conte. Ma qui Antonio: perché è l'uomo, prima del tecnico vincente, ad essere stato identificato e ad essersi riconosciuto Ju29ro. E' stato il tecnico che ha guidato la Juve verso la terza stella, dopo un campionato da imbattuta, un fatto che non era contemplato da chi pensava che gli effetti di Farsopoli avessero levato di mezzo la Vecchia Signora ancora per anni a venire. Non gli è stato perdonato e ha pagato con un assurdo e pretestuoso coinvolgimento nel calcioscommesse, con annessa squalifica. Quasi un monito: Calciopoli vive ancora.
Ma paradossalmente più che gli effetti della squalifica, che la squadra in qualche modo è riuscita a compensare proprio grazie al duro lavoro messo in cascina dal mister, e che non lo ha danneggiato professionalmente visto il totale appoggio della società, 'Antonio' ha pagato e sofferto il coinvolgimento, a livello sportivo e addirittura penale, in una brutta storia con cui non ha nulla a che spartire, e la sua faccia cupa e amareggiata dei giorni del processo e della conferenza stampa, la sua immagine infelice e rabbiosa che si percepiva dietro i vetri della piccionaia raccontavano tutta la sua incredulità e la sua delusione.
L'Antonio che noi vogliamo continuare a rivedere è quello della festa scudetto e quello smodatamente esultante al goal del vantaggio contro il Cagliari, il riflesso personale del tecnico Conte, quello che ha plasmato e guidato la Juve dei record.
Angelo Ribelle

Angelo Alessio.
Silente ma efficace, ha subito un'ingiustizia più grave, se possibile, di quella subita da Antonio Conte e l'ha scontata senza tarantelle ma facendo sentire comunque la sua voce, sottolineando la diseguaglianza, rimarcando che è stato condannato dalla giustizia sportiva senza nemmeno essere convocato e ascoltato. Decisamente insopportabile. Un comportamento che solo alla Juventus impari se già non lo possiedi dalla nascita, un comportamento che avrebbe dovuto insegnare qualcosa a qualcuno, ma quando nemmeno l'esempio serve, allora almeno va premiato. Non fosse solo per questo, Alessio ha comunque sostituito Antonio Conte nel dirigere la squadra, meno protagonista di Carrera ma sicuramente in sintonia totale con l'allenatore. E' rientrato nei ranghi ad occupare il suo ruolo come previsto e come dev'essere fatto... Almeno alla Juventus.
Mario Pirovano

Massimo Carrera (e nell'ultimo periodo Angelo Alessio). Per aver dato un contributo importante, spesso sottovalutato o poco considerato (almeno all'esterno), ai risultati straordinari ottenuti dal gruppo. E per averlo fatto nel momento più difficile e complicato della storia bianconera del nostro Mister. A loro è toccato il compito più improbo: quello di guidare la squadra in campo, senza poterle dare la propria impronta, senza poterla caratterizzare. Anzi, dovendo mantenere in partita, con la giusta carica (da tradurre in indicazioni e decisioni immediate), il rispetto delle impostazioni volute da Conte nel corso della settimana. In caso di risultati negativi, la colpa sarebbe stata imputata alla loro presunta inadeguatezza a sostituire Conte. Se arrivavano (così come in effetti sono arrivati) risultati positivi, il merito era del lavoro quotidiano svolto dal Mister. Per 22 partite (15 delle quali vinte) hanno entrambi guidato la squadra nel migliore dei modi. Riconsegnandola a Conte, dopo aver vinto la Supercoppa in estate, al primo posto in campionato e con il girone di CL vinto, eliminando il Chelsea campione in carica. Grazie ad entrambi, Ju29ri.
Nino Ori

Gigi Buffon. Da personaggio buonista e trasversale si è riconvertito a "gobbo" di primissima categoria.
Gli anni cobolliani lo vedevano spesso infortunato e ancora più spesso responsabile di qualche uscita (dialettica, non parlo del gesto tecnico) inappropriata (vedi i tanti, troppi sorrisi), da due anni a questa parte riconosco il vecchio Buffon, quello dalla concentrazione feroce e dagli stimoli nuovamente a mille.
Quello che ha recuperato il piacere di essere leader e capitano di un gruppo cui ha insegnato a vincere.
Conte ha saputo toccare i tasti giusti e la motivazione del numero 1 è tornata ad essere massima, e, fattore non trascurabile, non ha smesso di esprimere schiettamente ciò che pensa, qualcosa che il bigottismo ipocrita - di cui l'ambiente calcio è pervaso - censura.
Claudio Amigoni

Stephan Lichtsteiner.
Facciamo che la palla ce l'ha Pirlo. C'è una specie di androide, uno quadrato, che sembra costruito mediante la ripetizione di un modulo cubico in cazzonesò carbonio, uno fatto di cubi insomma, che comincia a correre come se fosse iniziata una gara di salto in lungo. E' una cosa strana, converrete. I giochi olimpici dell'assurdo. Dovete avere la fortuna di essere allo stadio per vederla. L'uomo quadrato infatti sta fuori dal televisore. E' un antidivo.
Pirlo allora lancia la palla. Sulle prime, pensi che Pirlo abbia sbagliato il lancio: l'ha buttata là dove non c'è piede che possa riceverla. Invece, dal lato destro del televisore, spunta fuori l'uomo quadrato. Tu non te l'aspettavi, ma neanche i difensori avversari. Qualche volta va a finire che la Juve segna.
Rendiamo grazie a Pirlo, ché gli vengono certe idee. Lo veneriamo. Dove si è mai visto però un terzinaccio svizzero che diventa una micidiale arma offensiva? Neanche nei cartoni animati svizzeri. Rendiamo grazie a Conte, ché gli vengono certe idee. Lo veneriamo.
Non c'è miglior simbolo della creatività del mister e della sua capacità di trasmissione psichica del pensiero juventino che la spia di accensione del robottino svizzero. Uno che ha dimostrato al mondo che chi nasce quadrato può diventare tondo. Perciò nemici: guardatevi da Vucinic, da Pirlo, da Marchisio e da Giovinco. Marcateli a uomo, spezzategli le gambe, asfissiateli con la vostra presenza. A quel punto, segnerà Lichtsteiner.
Inunmondoche

Leonardo Bonucci. Se siete rimasti fermi a un anno e mezzo fa e vi chiedete come mai ancora non l'abbiano venduto sappiate due cose: la prima è che sicuramente eravate in ottima (spesso insospettabile) compagnia, la seconda è che è tutto cambiato e quel giocatore non esiste più. Ora c'è un regista difensivo che non si distrae più (o almeno molto di rado), c'è uno dei leader della Juve di Conte, c'è infine un gobbo a 24 (o 30?) carati, idolo della curva ma anche di tanta juventinità "normale" che in lui vede uno che difende la sua Juve sul campo ma anche fuori, se magari c'è da rimettere al proprio posto qualcuno che pensa di fare troppo lo spiritoso. Ma c'è soprattutto un Uomo che ha affrontato con dignità un'accusa strampalata che avrebbe potuto chiuderne anzitempo la carriera. E ne è uscito alla grande, da gobbo e, consentitecelo, da ju29ro, senza cercare scorciatoie ma con la sua chiusura più pulita, meglio di quella su Klose in Polonia. Dopo Palazzi, dopo il primo goal in Champions, è pronto per Messi e Cristiano Ronaldo.
Alessio Epifani

Giorgio Chiellini. Probabilmente il futuro capitano di questa Juve. Non ricordo che abbia parlato a sproposito negli ultimi tempi ed il rendimento in campo è di assoluto valore, nonostante qualche amnesia. Non voglio fare distinzioni con gli altri due colleghi della difesa che sono più o meno dello stesso livello, ma la sua militanza in bianconero gli concede una corsia preferenziale; inoltre è uno degli ultimi acquisti della vecchia gestione pre-Farsopoli: avesse qualche acciacco in meno sarebbe quasi perfetto!
Blackwhitedream

Claudio Marchisio. Per il centrocampista bianconero, nato a Torino, e cresciuto nella Juventus, il 2012 è stato l'anno della definitiva consacrazione. In molti stavano perdendo la speranza di vederlo tra i migliori centrocampisti del mondo, e invece Claudio ha saputo definitivamente spiccare il volo. Molto merito è certamente di Conte, che quando giocava aveva un ruolo molto simile a quello di Marchisio oggi. Lo testimoniano gli inserimenti e la ricerca del gol, caratteristica dell'allenatore leccese quando indossava la maglia numero otto. Marchisio, a mio parere, ha fondamentali tecnici superiori a quelli di Conte, e pari qualità agonistiche. Qualcuno lo paragona a Tardelli, io dico che Marchisio è più completo, e soprattutto, è bianconero nel DNA, cosa che lo "Schizzo" toscano non è mai riuscito ad essere fino in fondo.
Salvatore Cozzolino

Zdenek Zeman.
L'italico pensiero anti-juventino ha di nuovo bisogno delle sue esternazioni complottarde per lenire l'umiliazione dell'abisso che si è creato, in termini di punti, gioco, stadio, società e capacità manageriali, tra la Juventus e tutte le altre concorrenti. Le soffuse esternazioni di Zeman sono la certificazione ISO 9001 (e seguenti) del ritorno della Vecchia Signora sul trono assoluto d'Italia. Le sue parole sono come il segno "meno" davanti a un numero elevato al quadrato: puoi denotare tutte le negatività che vuoi davanti a questa Juve, Lei ne farà uno spunto per elevarle a potenza e rendere inutile quel segno negativo, come le parole di Zeman: idealmente inutili ma juventinevere negli effetti.
Grazie Maestro!
Giuseppe Simone

Gianni Petrucci (la quinta colonna ju29ra). Credo che a leggere la mia nomination qualche collega di redazione salterà sulla sedia o sul divano... ma come, mi direte, intendi proprio quel Petrucci, il presidente del Coni uscente, quello che ha ricoperto per trentacinque anni incarichi di vertice nello sport italiano? Il campione mondiale di arrampicata sugli specchi e di attaccamento alla poltrona? Quello che anche recentemente ha ribadito che Calcipoli e la connessa querelle dello scudetto di cartone sono una vicenda chiusa...?
Sì, proprio lui: infatti proprio in quell'occasione gli è caduta per un istante la maschera e ha lasciato intravedere quello che realmente pensa; infatti la frase apparentemente oscura "non si può dare la mano alla ladra e poi guardarsi indietro" diventa chiarissima se si ricorda che chi chiede di volgere ancora lo sguardo indietro è la società Juventus che reclama giustizia e parità di trattamento, quindi la ladra nel pensiero di Petrucci va cercata altrove... e visto che le società in lite sono due.... per esclusione non può essere che l'altra.
Insomma sentire il presidente uscente del Coni che implicitamente riconosce che Calciopoli è stata un'ignobile farsa non ha prezzo, per tutto il resto c'è Mastercard!
Alberto Marchiani