4, 3, 2, 1.....?

QuagliarellaNo, non siamo a Cape Canaveral. Il conto alla rovescia che vi proponiamo quest'oggi non ha nulla a che fare con la Nasa. Riguarda, invece, l'anomalo rinsecchimento posto in essere da Antonio Conte al suo parco attaccanti. Arrivato a Torino con la fama di integralista del 4-2-4, è passato dopo pochi mesi al bellissimo 4-3-3, poi al più sicuro e funzionale 3-5-2, per finire al sempre più difensivo 3-5-1-1. Il sarcasmo di qualcuno profetizza che per l'ormai imminente finale di stagione il mister bianconero potrebbe far scendere in campo la sua squadra senza attaccanti!
In fondo la Spagna ha vinto l'ultimo europeo con il 4-6-0.
Sì, vabbè.
Cosa ha spinto Conte a impoverire, col tempo, il numero di attaccanti in campo per rimpolpare gli altri reparti? Pur mancando ancora 5 giornate alla fine della stagione, proviamo a raffrontare le realizzazioni dell'anno passato con quelle di questo ancora in corso:

Classifica marcatori bianconeri del campionato 2011/2012: totale reti segnate 68
Matri 10
Vucinic 9
Marchisio 9
Vidal 7
Pepe 6
Quagliarella 4
Del Piero 3
Pirlo 3
Bonucci 2
Lichtsteiner 2
Borriello 2
Chiellini 2
Caceres 1
Estigarribia 1
Krasic 1
De Ceglie 1
Giaccherini 1
Padoin 1
Marrone 1
Barzagli 1
1 Autorete.
Considerando Pepe un attaccante (ha giocato principalmente nel tridente), possiamo suddividere le reti in questo modo: 34 reti da parte degli attaccanti (50% esatto del totale), 25 dei centrocampisti (37% circa), 8 dei difensori (12% circa).

Classifica marcatori bianconeri del campionato 2012/2013 alla 33esima giornata:
Vucinic 9
Quagliarella 8
Vidal 8
Giovinco 7
Matri 7
Pirlo 5
Marchisio 5
Pogba 5
Lichtsteiner 4
Asamoah 2
Giaccherini 2
Chiellini 1
Caceres 1

Di queste 64 realizzazioni, considerando, quest'anno, Lichtsteiner, un centrocampista, al pari di Asamoah, 31 vengono dall'attacco (siamo di nuovo intorno al 50%, 48,43% per la precisione), 31 dal centrocampo (scommetto che la percentuale la conoscete già!) e solo 2 dalla difesa (per un misero 3% del totale).
Il risultato più sorprendente, secondo me, non è tanto il numero dei gol segnati dai singoli reparti, perché le stagioni non sono molto paragonabili visto i differenti moduli usati nell'arco dei due anni. La sorpresa maggiore, invece, viene dal numero di calciatori andato a rete. 20 l'anno scorso (anche se gli ultimi due solo nella passerella finale con l'Atalanta, Marrone e Barzagli su rigore), solo 13 quest'anno (aspettiamo le ultime giornate per fare un confronto definitivo, in fondo Borriello stesso segnò le sue uniche due reti alla 33esima e alla 35sima). Nonostante tutte queste eccezioni, non possiamo esimerci dal notare un forte calo nel numero di giocatori andato a rete, rispetto all'anno scorso.
Questo dato viene maggiormente amplificato dal fatto che gli impegni si sono molto intensificati, vivaddio, a causa della partecipazione alla Champions League.
Un'altra considerazione da fare è che, nonostante il minor impiego a partita di attaccanti propriamente detti, la Juventus di Antonio Conte non ha perso il suo potenziale offensivo, anzi, a meno di un'improvvisa carestia realizzativa, quest'anno verrà superato il record di gol dell'anno passato. Sono mancati, tuttavia, i gol degli attaccanti di riserva. L'anno scorso Del Piero, Borriello e Quagliarella contribuirono abbondantemente alla causa (9 reti in tutto) e con gol decisivi, basti pensare alla rete del "capitano" contro la Lazio (2-1 su punizione) e a quella di Borriello nel mitico "pareggio" di Cesena (0-1 allo scadere). Quest'anno, invece, i comprimari Bendtner e Anelka hanno messo assieme, in mezza stagione ciascuno, poche presenze e nessuna rete.
Quali spunti potrebbero trarre, da queste considerazioni, Marotta, Paratici, Nedved e Conte in funzione delle scelte da compiere in chiave mercato?
Una prima considerazione è che il pur buono parco giocatori ha bisogno di essere migliorato nelle cosiddette seconde linee. Con tutto il rispetto per i vari Bendtner, Giaccherini, Padoin, De Ceglie, con l'incognita Isla e l'azzardo Anelka, Antonio Conte si è visto costretto a sovraccaricare di minuti e presenze i titolari, alcuni dei quali con un'alta percentuale di indispensabilità nell'economia del gioco della Juventus di quest'anno. Non a caso i due momenti peggiori della stagione (gennaio/febbraio, sconfitte con Samp e Roma, pareggi contro Parma e Genoa ed aprile con l'eliminazione senza scusanti dalla Champions) coincidono con le assenze o le prestazioni meno brillanti di elementi come Pirlo, Vucinic, Vidal e Marchisio. Passi per l'ininfluente e fisiologica débâcle invernale, ma il visibilissimo calo di forma nel momento topico della stagione non può non essere collegato all'intensivo sfruttamento delle forze degli stessi, pochi elementi per la maggior parte della stagione.
A mio modesto modo di vedere, un allenatore intelligente come Conte non può che fare tesoro dell'esperienza di quest'anno, molto simile, per risultati ottenuti, alla Juventus di Capello. Strapotere in campionato ed eliminazione ai quarti di finale di Champions League per oggettiva mancanza di energie da parte degli undici/tredici titolari spremuti nell'arco dell'intera stagione. Con una maggiore personalità e una buona dose di coraggio (oltre all'imponderabile e non preventivabile assortimento di fortuna), non era forse il caso di lasciare qualche punto in campionato, vista la superiorità emersa alla fine di questa competizione, per preservare le forze ai vari Vucinic, Pirlo, Vidal e compagnia cantante?
So di essere nell'antipatico e supponente ambito del "senno di poi", ma non è mia intenzione processare il nostro allenatore, senza il quale non staremmo certo per festeggiare il secondo scudetto consecutivo ormai alle porte. Tuttavia una sana autocritica è necessaria e salutare, per evitare di commettere in futuro gli stessi errori, se così vogliamo chiamarli, di quest'anno. E' una questione di ambizione e obiettivi, perché se vogliamo accettare come condizione di partenza l'impossibilità di poter effettivamente lottare per la conquista del massimo trofeo continentale, allora chiudiamo subito questo filone d'indagine e accontentiamoci, per l'anno prossimo, di rafforzare minimamente e con poco esborso pecuniario la rosa attuale. Continuiamo pure ad anteporre, per prestigio e spirito di rivalsa una Inter-Juventus ad un quarto di finale di Champions, ma non lamentiamoci, poi, se rimediamo magre figure contro le superpotenze tedesche e spagnole che hanno cannibalizzato le semifinali di Champions League. Dovremmo accontentarci di questo provincialismo europeo in cui gli anni di gestione post-Calciopoli hanno relegato il calcio italiano? E' stata affossata la principale società italiana; è stato fissato un tetto esiguo all'acquisto di calciatori extra-comunitari; c'è chi ha preferito il proprio orticello di casa ad una visione sistemica dell'intero movimento pallonaro; c'è chi ancora aspetta una legge apposita dallo Stato che consenta ad improbabili mecenati di speculare sulla costruzione di uno stadio. Questi e molti altri motivi hanno portato il calcio italiano a rimanere ai margini del "tavolo" europeo mentre i commensali più importanti si spartivano il grosso delle "vivande". La Juve di Andrea Agnelli sembra voglia rifiutare questo ruolo da attrice non protagonista, ma per farlo deve lei per prima spogliarsi di quel bisogno, per certi versi essenziale e primario date le modalità con cui le era stata tolta la leadership italiana, di schiacciare gli avversari in Serie A sotto caterve di punti.
E allora, torniamo al nostro conto alla rovescia iniziale. Possiamo dire che non ha importanza con quanti attaccanti vorrà scendere in campo Conte l'anno prossimo. Dovesse davvero arrivare, oltre a Llorente, anche Ibrahimovic, volesse il cielo (o Marotta), forse sarà il caso di portare a Vinovo qualche elemento importante anche a centrocampo per permettere una migliore rotazione all'allenatore senza per questo perdere in qualità ed intensità di gioco.
Meglio avere un Vidal che mugugna in panchina che un Padoin (Simone perdonami!) contento già di per sé di occuparla.


Twitter: @GiuSette7