Mercadiario/1

MarottaFinito il campionato, inizia il momento peggiore dal mio punto di visto di appassionato di calcio. Per alcuni la fiera dei sogni, per me la fiera del nulla, delle cazzate ancora più in libertà del solito. I giornali ci ammalieranno con nomi mirabolanti, quando la realtà racconta invece una storia tutta diversa. Il calcio italiano è periferia d’Europa, non ha soldi da spendere né altri benefits da garantire (non so: istituzioni efficienti, ambiente educato, stadi sicuri, informazione seria e indipendente). Ma il circo dei sogni non si cura di questi dettagli e la giostra dell’inganno girerà ancora nello stesso verso di sempre.
Il mercato della Juventus seguirà il medesimo canovaccio degli ultimi tre anni. Marotta ha già parlato, rispolverando credo la stessa intervista del 2010, o del 2011, o del 2012. Parla a ruota libera Marotta, è la pacchia dei giornalisti. Loro chiedono e lui risponde, spiattella nomi, cifre, ipotesi, prospettive. Ragiona di calciomercato come me al bar in pausa pranzo, senza filtro. Aggiungeremo qualità, sfrutteremo le opportunità, seguiamo certi profili, doti tecniche ma soprattutto morali, questo è difficile, quell’altro è più semplice. Terribile e sconfortante. Non tollero più il suo tono di voce, il suo faccione bonario, la sua retorica da curato di campagna. Perché li associo ai Dzeko, agli Agüero, ai Van Persie, a tre anni di presunti colpi sbandierati e puntualmente falliti. Ai Beppe Bozzo e ai Tullio Tinti, interlocutori privilegiati. Alle solite botteghe italiane da arricchire a peso d’oro che già si staranno sfregando le mani, Udinese su tutte. Non tollero che un’altra sessione di mercato sia gestita da lui, perché so come sono finite quelle precedenti. Non capisco perché dovrei credere che quest’anno arriveranno quei colpi in attacco promessi ogni volta in passato e mai mantenuti, perché mi dovrei fidare di chi risponde alle domande in maniera assertiva invece che negare tutto come dovrebbe fare un bravo operatore di mercato. Leggo nomi che verranno depennati nel giro di qualche settimana, poi ne seguiranno altri che avranno la medesima sorte, poi si inizierà a parlare del “tesoretto”. Altra parola che mi fa venire il voltastomaco. Giocatori che venderemo a destra e a sinistra, soldi sicuri in arrivo che poi invece diventeranno prestiti, o svendite o giocatori messi fuori rosa perché invendibili. Nel frattempo avremo speso quei pochi soldi disponibili in acquisti di complemento, perché bisogna “rinforzare la rosa”, e nell’ultimo mese andremo alla disperata ricerca di elemosina sotto forma di esuberi altrui da raccattare in prestito con diritto di riscatto. E a Conte, se nel frattempo non si sarà rotto le scatole e avrà salutato la compagnia, verrà chiesto l’ennesimo miracolo: vincere ancora coi Matri, coi Quagliarella, con i Giovinco, con gli Isla e gli Asamoah. E con il Bendtner di turno arrivato dopo chissà quali peripezie nei dintorni del 31 agosto.

Sì, non ho fiducia. I grandi attaccanti sarebbero potuti arrivare in questi tre anni nei quali sono stati investiti complessivamente 200 milioni in nuovi acquisti, e non sono mai arrivati. Nulla mi porta a immaginare che arrivino adesso, con la prospettiva di ulteriori ristrettezze economiche, con una proprietà che ha chiesto “risultati finanziari dopo quelli sportivi”, ma soprattutto con le mani sul timone operativo di Corso Galileo Ferraris che sono rimaste le stesse. Un po’ ci avevo sperato nei giorni scorsi, speravo in un cambio di rotta, in un ridimensionamento del ruolo di Marotta che invece non c’è stato. Ci sono state invece due interviste a Sky, quella di Agnelli lunedì e quella di Marotta ieri. Due interviste rivelatrici. In una settimana tutti i tasselli sono tornati ai loro posti e il puzzle che ne è venuto fuori lo conoscevo già. La giostra ricomincia a girare, i nomi sono altisonanti come il copione iniziale impone. Per quelli di secondo, terzo e quarto piano c’è tempo.

P.S.: All'obiezione che recita la filastrocca “Pirlo-Barzagli-Vidal-Pogba” la risposta è sempre la stessa: non basta. O meglio: non basta più. Senza campioni negli ultimi trenta metri i miracoli di Conte finiranno presto.


Twitter: @EpyAle