Che cos'è la Ciudad Oculta (e chi è El Jugador Del Pueblo)

Quarto goal in sei partite con la maglia della Juventus per Carlos Tevez. Un'altra curva del suo repertorio ha regalato il momentaneo pareggio contro l'Hellas ai bianconeri, poi vittoriosi grazie alla prima rete stagionale di Fernando Llorente. Un goal, quello di Carlitos, di pregevole fattura, fotografia di una prestazione rabbiosa e intensa da parte dell'attaccante argentino, che ha alternato numeri di alta scuola a furiose rincorse in pressing. La breve esultanza che ne è seguita - eravamo pur sempre soltanto in parità - è stata, come d'abitudine, un omaggio verso uno dei quartieri più poveri della sua città natale, Buenos Aires, per quello che sembra un vero e proprio obbligo morale  da parte di colui che è conosciuto nel suo paese natale come il "jugador del pueblo". Questa volta, la maglietta mostrata da Tevez in occasione del goal, recava la scritta "Ciudad Oculta". E allora, se Carlitos vuole che se ne parli, noi lo facciamo volentieri.


Ciudad Oculta è il soprannome dato dagli abitanti della capitale argentina a una delle sue villas miseria, per la precisione la Villa 15, una delle baraccopoli più estese e degradate della metropoli sudamericana. Con 20.000 abitanti stimati, tra cui molti immigrati boliviani e paraguaiani, la Ciudad Oculta è una vera città nella città, originatasi negli anni '40, durante il veloce sviluppo industriale della capitale e la conseguente migrazione di molti contadini dalle campagne alla metropoli. Oggi è uno dei suoi luoghi più poveri e pericolosi, un territorio controllato dalle gang dedite allo spaccio di droga, le cui abitazioni mancano spesso dei servizi più basilari, come acqua, luce e gas.


Il motivo del soprannome pare sia da attribuirsi alla scellerata decisione dell'allora sindaco Cacciatore, nominato dal governo militare di Videla, di costruire un muro davanti al quartiere, in modo da impedirne la vista dal resto della città, nascondendo così la sua incredibile miseria a turisti e giornalisti in arrivo per i Mondiali di Calcio del 1978. Secondo altri, il mito della città nascosta nascerebbe precedentemente, quando il suo nucleo originario venne costruito illegalmente dietro a una grande fabbrica abbandonata, che ne occultava la visibilità dalle strade limitrofe. Il suo edificio simbolo è un altro monolite, l'Elefante Bianco, quello che doveva diventare nei piani di Perón uno dei più grandi ospedali del Sud America, poi abbandonato senza essere terminato e oggi occupato da un centinaio di famiglie che ne hanno fatto la propria precaria abitazione.


L'attaccamento di Carlos Tevez per i luoghi più poveri della metropoli argentina è una costante della sua vita. Originario del quartiere De Los Andes, meglio noto come Fuerte Apache, Tevez non ha mai rinnegato le sue origini povere, dicendosi orgoglioso di essere 100% villero (abitante delle villas) e rivendicando che "in nessun altro posto al mondo c'è tanta umanità come in una villa".
"Se non fosse stato per il calcio", ha spiegato, "ora sarei finito come tanti ragazzi del mio quartiere. Sarei morto o in carcere, o là fuori in strada a drogarmi." Per questa ragione, Tevez è un personaggio trasversale nell'ambiente calcistico argentino, amato dalle tifoserie di diverse squadre. La sua passione per la cultura delle villas trova sfogo anche nella musica: Carlitos è parte di una delle più popolari band di cumbia - sound tipico delle villas, che mischia la musica tradizionale di diverse parti del Sudamerica con suoni più moderni - dell'intero paese, i Piola Vago.