Livorno-Juve 2005: scudetto con dedica a Umberto Agnelli

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Se nel 2002 lo scudetto era arrivato a Udine nel rocambolesco modo che tutti conosciamo, e nel 2003, per uno strano scherzo del destino, sotto una fitta pioggia contro il Perugia, nel 2005 il ventottesimo tricolore arrivò senza nemmeno dover scendere in campo. Alla vigilia della 37sima giornata del campionato 2004/05, da giocare il 22 maggio, erano cinque i punti che separavano la squadra di Capello dalla sua più diretta inseguitrice, il Milan che, in virtù del pareggio casalingo col Palermo nell’anticipo al venerdì, portò a quattro i suoi punti di distacco dalla vetta, con una sola altra gara da giocare.
Non è questo però il motivo principale per cui lo scudetto numero ventotto (poi revocato in seguito a Farsopoli) va ricordato: era soprattutto il primo conquistato dopo la morte del Dottore Umberto Agnelli, giunta poco meno di un anno prima, esattamente il 27 maggio 2004. Quel titolo sembrava essere la giusta conclusione di un percorso iniziato proprio in quei giorni di fine maggio 2004 che precedettero la scomparsa del Dottore: la dirigenza bianconera era infatti ancora alle prese con la nomina del tecnico che avrebbe dovuto sostituire Marcello Lippi, promesso sposo della Figc nel ruolo di CT della Nazionale. Mentre sulla stampa riecheggiavano i rumors di Deschamps e Prandelli, Giraudo e Moggi, su soffiata del giornalista Tosatti che indicò loro la possibilità d'ingaggiare Capello pronto a liberarsi dal contratto che lo legava alla Roma, riuscirono a reclutare il tecnico di Pieris anche e soprattutto col benestare di Umberto Agnelli al quale la malattia che lo costringeva da settimane nella sua residenza della Mandria non impediva comunque di continuare a pensare al futuro di quella squadra che forse più di tutti aveva amato. Proprio in quella sera del 27 maggio, ad accordo ormai raggiunto, i due dirigenti avrebbero voluto chiamarlo e comunicargli una così bella notizia per cercare di alleviargli le sofferenze; fu però il cellulare di Giraudo a squillare, con una voce dall’altra parte a comunicargli la morte di colui che  lo aveva portato alla guida della Juventus. Nulla sarebbe stato più come prima anche perché, come si è visto successivamente, i nemici esterni e interni della Juve non persero tempo per cercare di metterle i bastoni tra le ruote, già a partire da quella stagione 2004/2005.
L’incontro col Livorno assumeva dunque i caratteri di una partita dal copione già scritto, quello della festa, non solo per i bianconeri neo Campioni d’Italia, ma anche per gli amaranto, pronti a festeggiare nell’ultima partita casalinga della stagione una salvezza meritatissima e l’addio al calcio del loro capitano Igor Protti. Da ambo le parti scese in campo chi, nella stagione che andava terminando, aveva trovato poco spazio;  così Capello decise di mandare in campo, oltre a Nedved e Trezeguet rimasti spesso a guardare a causa di qualche infortunio di troppo, Pessotto, Appiah, Kapo; fu proprio quest’ultimo a mandare in gol Nedved al 10’, a segno con un bel diagonale vincente. I ritmi furono piuttosto blandi, tipici della partita di fine stagione, ma la gara risultò ugualmente piacevole, con i livornesi che non ci stavano a perdere e con Protti  provarono in più di un’occasione a pareggiare: al 19’ l'attaccante sfiorò l’incrocio dei pali, poi al 34’ si fece ribattere una conclusione da Cannavaro e infine al 40’ colpì la traversa solo davanti a Buffon. Il gol sarebbe però arrivato dopo due minuti dall’inizio del primo tempo con lo stesso Protti, abile a sfruttare un cross dalla sinistra di Giallombardo e ad anticipare di testa Cannavaro. Ancora un cross di Giallombardo al 60’ avrebbe messo Lucarelli, bravo ad anticipare Zambrotta in spaccata, nelle condizioni di battere Chimenti, entrato al posto di Buffon. A quel punto la Juve, fin lì apparsa appagata dalla conquista dello scudetto, non ci stava ad uscire sconfitta dal campo e dopo appena sei minuti trovò il pari con Trezeguet.
La partita finì così sul 2-2, con tutti felici e contenti: la Juve che usciva imbattuta nel giorno della festa scudetto, il Livorno che faceva la sua bella figura contro i Campioni d’Italia, Protti che salutava con un gol.
Moggi, Giraudo e Bettega, per ringraziare pubblicamente il Dottore Umberto, quel giorno interruppero anche il silenzio stampa iniziato in seguito alla messa in onda su Rai2 del video della flebo a Cannavaro, avvertita come un tentativo di destabilizzare l’ambiente nella volata scudetto col Milan, senza contare che il giocatore, all’epoca dei fatti, militasse nel Parma. “E’ stato un anno difficile per noi” dichiarò Giraudo “con la scomparsa del Dottor Umberto Agnelli è venuto a mancare il punto di riferimento di questi ultimi anni: colui che ha messo in piedi questa squadra di dirigenti, la persona con cui si è sempre pianificato il futuro. Anche l'allenatore e tutto lo staff tecnico di quest’anno lo abbiamo scelto insieme a lui. E’ una vittoria che vogliamo assolutamente dedicare a lui in questo momento perché è la persona che se lo merita più di tutti”. “Tutti noi abbiamo sentito molto questo traguardo per il Dottor Umberto” furono invece le parole di Bettega che rispondeva a tono anche a chi gli chiedeva se quei dirigenti, oltre che vincenti, non potessero magari provare ad apparire anche più simpatici, come auspicato da Lapo qualche settimana prima. “Noi non possiamo rinunciare a cercare di vincere per sembrare più simpatici”. Loro no, non lo avrebbero mai fatto, ma quelli venuti dopo, purtroppo, non solo ci avrebbero provato, ma ci sarebbero anche riusciti.