La Biennale di Cobolli

Cobolli GigliSono passati due anni. Due anni da quel pomeriggio di un giorno da cani in cui fummo costretti a dare fondo alle risorse di Google per capire chi fosse.
Giovanni Cobolli Gigli. Professione manager. Specializzazione liquidazioni. Un lungo curriculum al servizio delle società del gruppo. Un oscuro colonnello che spesso si occupava di portare la truppa al macello.

Dopo due anni lo conosciamo meglio. Memorabile, ad esempio, fu il siparietto che inscenò con un azionista storico della Juventus alla prima Assemblea da Presidente. L’azionista gli chiese se fosse discendente di quel Cobolli Gigli che fu ministro fascista nel Ventennio suscitando la sua reazione stizzita.
Non abbiamo mai capito per quale motivo rizzò il pelo in maniera così perentoria. Ma fu divertente.

Il nostro uomo scoprì ben presto che fare il Presidente della Juventus significava stare 24 ore su 24 al centro delle attenzioni non solo di tifosi ed azionisti ma soprattutto dei giornalisti e dei media.
Mettetevi nei suoi panni. Quando era alla Rinascente oppure alla rivista Benissimo Neonato, Cobolli Gigli aveva collezionato una intervista (forse) in vent’anni.

Quando ha capito che alla Juventus ne avrebbe potuta fare praticamente una al giorno cominciò a regalarci le sue famose pillole di saggezza, intervallate, più o meno regolarmente, da chilometriche interviste a 720 gradi (360° per Cobolli e 360° per Gigli), diffuse attraverso i più diffusi quotidiani sportivi, il Corriere dello Sport del suo “consigliere” Vocalelli, la Gazzetta dello Sport per accontentare i suoi padroni e Moratti ed infine Tuttosport, quello più popolare presso i tifosi bianconeri.

Ed è proprio a Tuttosport che, in occasione del secondo anniversario della sua elezione al soglio di Corso Galileo Ferraris, il nostro ha rilasciato un'interessante intervista che ci offre lo spunto per qualche succosa considerazione.
Riportiamo qui di seguito le sue parole, e successivamente, nei periodi in colore blu, il nostro commento.

BUON compleanno presidente, compie due anni alla guida della Juventus. Stappa una bottiglia buona?
«Personalmente non festeggio, anche se mi fa piacere ricordare. Sono stati due anni intensi e, alla fine, posso dirmi soddisfatto. Siamo usciti da una crisi durante la quale si è anche temuto per la sopravvivenza della società. In quel momento, per salvare la squadra, abbiamo cercato di agire e reagire con corretta determinazione. Poi, per fortuna, ci siamo potuti dedicare allo sport in senso stretto e abbiamo ottenuto qualche buon risultato... Sono stati due anni intensi, ma proficui, durante i quali l'amministratore delegato Blanc, affiancato dal Cda, ha svolto un compito fondamentale».
Cobolli fa bene a non festeggiare, non ne vediamo i motivi. Piuttosto in futuro potrebbe evitare la solita palla della società a rischio sopravvivenza e la boutade della C. E’ una circostanza che sappiamo benissimo non sarebbe mai potuta accadere. In caso di fallimento, sulla base del Lodo Petrucci, con il solo titolo sportivo avremmo potuto iscriverci in serie B. Per cui il Presidente si diverte a drammatizzare per aumentare i suoi presunti meriti agli occhi dei tifosi sprovveduti. Che sono quelli che non leggono il nostro sito, ovviamente! Ci interroghiamo poi sul “compito fondamentale” svolto da Blanc. Finora mi sembra abbia fatto più chiacchiere che fatti. Nessun nuovo contratto di sponsorizzazione attivato, siamo stati costretti a mettere, per la prima volta nella storia, un marchio del Gruppo Fiat sulle maglie.
Un triste primato per il mago dei bilanci e del marketing.


I due anni di mandato cadono a pochi giorni dalla chiusura definitiva di calciopoli. Per rimarginare la ferita quanto o cosa ci vorrà? E' una questione di tempo o di eventi?
«Non penso che basti uno scudetto o una coppa a cancellare questa ferita. Io la considero ancora aperta. E a chi ha vissuto questi momenti resterà sempre la cicatrice. Solo le generazioni più giovani, potranno averne un ricordo più sfumato. E chi, anche in futuro, dirigerà questa società dovrà sempre tenere conto di quello che è successo ».
Questa risposta apparentemente sembra dettata dal buon senso e fondamentalmente ci troviamo d’accordo con lui. Resta però il dubbio sull’interpretazione dell’ultima frase che riteniamo possa avere un significato diverso da quello che intendiamo noi. A buon intenditor poche parole.

La storia non si scrive mai in diretta. La versione di calciopoli che verrebbe stampata oggi sui libri di storia sarebbe quella giusta o verrà un momento in cui verranno rivisti fatti e responsabilità?
«E' prematuro parlarne. Solo quando si arriverà al punto finale, anche dal punto di vista della Giustizia ordinaria, si potrà provare un'analisi critica e valutare se le conclusioni sono state tutte corrette. Bisogna aspettare e guardare avanti».
Questa risposta è la figlia di quella data qualche mese fa, in cui il Presidente parlava di “rischio che a Napoli tutta la questione si riducesse ad una serie di paccati veniali”, suscitando un vespaio di polemiche sulla differenza tra rischio ed opportunità. Si percepisce quindi la maggior abitudine di Cobolli a colloquiare con i giornalisti sportivi, dando il giusto peso alle parole emesse. Per quanto riguarda il guardare avanti non vorremmo che si arrivasse a dimenticare il passato recente. La storia insegna che le follie sono periodiche nell’animo umano e lo stesso Olocausto, sebbene rimane un paragone molto forte, è periodicamente ricordato dal mondo intero proprio per evitare che cada nel dimenticatoio una immane tragedia. Restiamo del parere, quindi, che il giusto vaccino sia il RICORDARE sempre quello che è successo. Anche se a qualcuno non fa né comodo né piacere. Ci faccia l’abitudine. Ne parleremo ancora per parecchi decenni.

E' stata mai anche solo ipotizzata una strategia per farsi restituire i due scudetti tolti dalla giustizia sportiva alla Juventus?
«Nella testa dei manager c'è sempre stato un atteggiamento molto pragmatico e quelle ipotesi fanno parte del mondo dei sogni, non della realtà. Ma al di là di questo, rimane inconfutabile il fatto che quei due successi fanno parte del dna e della storia di questa squadra e di questa società. Io non ho mai sentito un giocatore sollevare il minimo dubbio sulla correttezza di quelle due stagioni. E questo è importante. Ma correre dietro ai sogni rischia di distogliere energie dalla realtà».
Giovanni Cobolli Gigli è tutto in questa risposta. Cinque righe per definire un uomo.
Quando gli spiegheranno che non basta essere solo un manager per guidare la Juventus sarà già ex Presidente. Dire che il recupero dei due scudetti appartiene al mondo dei sogni è l’implicita ammissione che, anche se da Napoli dovessero arrivare buone notizie, la società non farà nulla per farseli restituire.
Dalle nostre parti significa solo una cosa: che eri d’accordo a farteli fregare.


Ma se avesse una bacchetta magica bianconera si riprenderebbe quei due campionati o una Coppacampioni a scelta fra quelle perse?
«Se avessi una bacchetta magica proverei a vincere la prossima, di Champions League. E non mi guarderei troppo indietro».
Una dolce ossessione la sua per la coppa dalle grandi orecchie...
«Ora vi dico una cosa da tifoso e non da presidente, ma io punto fortissimo alla finale di Roma dell'anno prossimo e spero fortemente di poterla giocare e vincere. Poi, e qui torno presidente, non vorrei caricare di troppe responsabilità Ranieri e il suo gruppo. Però quella città, quella finale, quella coppa... Diciamo che sarebbe una gustosa ricompensa per quello che il popolo juventino ha subito negli ultimi tempi».
Abbiamo raggruppato queste due risposte perchè meritano una analisi integrata. Innanzitutto è di grande realismo la prima. Lui stesso è cosciente che ci vuole Harry Potter per vincere la Champions il prossimo anno. Successivamente si trasforma in tifoso e dice di sperare nella finale di Roma. C’è tutto Cobolli, e tutto Gigli, in questo suo trasformismo. Anche perchè ben presto ci ricorda che al comando della truppa c’è Ranieri, uno che ha litigato con la vittoria fin dal primo giorno da allenatore. Questo complesso della Champions League viene spesso citato dal Presidente. E’ chiaro, ai più attenti, il tentativo di portare il confronto con la dirigenza precedente su un terreno dove la Triade ha avuto poche soddisfazioni, pur raggiungendo varie finali e stabilendo record su record dal punto di vista statistico. Lui sa che se c’è un punto in cui la Triade può essere accusata è il numero di Champions vinte. E pateticamente vira sempre su quel discorso. La morale eè sempre la stessa. L’importante e partecipare. Vincere è un miracolo.
Per quanto riguarda la ricompensa per quello che abbiamo subito..... noi avremmo altri sogni!


Un'altra frattura, figlia di calciopoli, è quella fra i tifosi di Juventus e Inter. Si ricomporrà mai?
«Forse le prossime generazioni... Ma attenzione, non voglio demonizzare questa rivalità, anche perché ben prima di calciopoli, io da tifoso ho sempre avuto l'orticaria davanti ai colori nerazzurri. L'importante è che non degeneri. La scorsa stagione abbiamo affrontato l'Inter quattro volte e non ci sono mai stati incidenti. Questo è fondamentale. I tifosi devono avere il diritto di pensarla come vogliono se tutto avviene nei limiti della civiltà».
L’orticaria di Cobolli ha degli strani effetti collaterali. Lo costringe a regalare giocatori all’Inter per alleviarne i fastidi. Inoltre si ha giovamento quando si applaude Moratti mentre alza coppe di scudetti mai vinti. Ma la cura vera, quella definitiva, è comprarsi un paio di giocatori tra quelli che “hanno vinto senza rubare”. Stankovic e Burdisso andrebbero bene.


Lei ha mai suggerito una mossa di mercato?
«Mai... Ogni tanto ci sono riunioni nelle quali si parla anche di campagna acquisti e allora si può esprimere un parere, ma sono molto attento a non invadere terreni non miei. Di mercato si occupano Secco e Blanc, con i consigli di Ranieri».
Ci farebbe molto piacere assistere alle riunioni in cui si parla di mercato. Ci piacerebbe ascoltare il parere di tutti quelli che intervengono. Il tono del discorso. Cobolli, Blanc, Secco, Castagnini, Montali.
Ce ne fosse uno che capisse di calcio. Probabilmente nei peggiori Bar di Caracas la somma delle competenze degli avventori, in senso calcistico, è superiore.

E di fronte a certe decisioni arbitrali è stato difficile controllare l'animo tifoso e non dare... suggerimenti?
«Difficile sì, ma anche giusto. Abbiamo scelto di scrivere quella lettera, forse stupendo tutti, ed è stata una buona scelta alla fine. Non rimpiango affatto di averla scritta».
Effettivamente, dopo la lettera non ci sono più stati episodi strani. Si è mai chiesto il perché?
(sorride, ndr) «Non rimpiango affatto di averla scritta...».
Ma se dovesse riaccadere, ne avete pronta un'altra?
«No, quella rimarrà l'unica... Magari troveremo un altro modo, cercheremo di stupire! (ride, ndr)».
Nel nuovo calcio pulito, e “mondato da Moggi”, siamo stati molto sorpresi che il Presidente Cobolli abbia ritenuto necessario scrivere una lettera per stigmatizzare il comportamento degli arbitri verso la Juventus. Lui dice che lo ha fatto per tutelare il lavoro suo e dei suoi collaboratori. Per tutelare gli azionisti ed il loro investimento.
E’ vero, ha stupito tutti scrivendo una lettera. Poteva telefonargli. Come facevano tutti.
In fondo Moggi rompeva le balle al mondo arbitrale proprio per evitare che accadessero episodi come quelli che hanno costretto Cobolli Gigli a scrivere quella lettera. In pratica per tutelare gli stessi obiettivi.
Vedremo se il prossimo anno non sarà necessario qualche altro mezzo di comunicazione.
Riteniamo che, fin da oggi, il Presidente debba cominciare a pensarci.


Cosa non si deve dimenticare di questi due anni?
«Bisogna ringraziare Didier Deschamps e il suo staff per aver accettato l'incarico in un momento incredibilmente difficile, senza sapere dove e come avrebbe guidato la squadra e trovandosi, alla fine, in B con trenta punti di penalizzazione. L'entusiasmo e la capacità di reagire che hanno messo sono stati decisivi. E poi direi che una fase importante è stata la vicenda di Pessotto».
Come e quanto ha inciso?
«Alla fine, e solo alla fine, in modo positivo. Quando accadde l’incidente non ero ancora presidente, ma lo sarei diventato di lì a tre giorni. Così ho radunato la società nella sala coppe per parlare a tutti. Feci un discorso perché nessuno si abbattesse e per stimolare la capacità di reazione. Alla fine mi piace pensare che la risalita di Pessotto possa corrispondere a quella di tutta la società. Rivederlo in panchina, ritrovarlo attivo e innamorato della vita è un grandissimo successo. Lui la sua Champions l’ha vinta, ora tocca a noi. E poi ci sarebbero altre tre cose da dire su questi due anni...».
Prego.
«Il momento più brutto è stata la morte di Alessio e Riccardo a Vinovo. Ero lì, in quella notte di dicembre quando hanno estratto i corpi da quella maledetta pozza e io paragonerei questa tragedia all'Heysel per come ha colpito nel cuore della società. Questo nessuno deve mai dimenticarlo. Poi vorrei elogiare i giocatori: sono stati bravissimi. Hanno avuto un comportamento esemplare e molti meriti di questo ottimo cammino sportivo vanno a loro. E poi i tifosi, loro sono stati meravigliosi e fondamentali. Non ci hanno mai fatto mancare il loro supporto e il loro amore, anzi ce lo hanno fatto sentire ancora di più. Loro che erano abituati ad abbracciarci per gli scudetti, sono venuti a festeggiare la squadra al ritorno da Crotone. E il fatto che le dimostrazioni d’affetto più grandi siano arrivate dai tifosi più giovani è un segnale bellissimo per questa squadra».
La cronaca dei fatti salienti di questi due anni, come prevedevamo, tocca molte vicende delicate per le quali noi dello JU29RO team riteniamo doveroso mantenere un rispettoso silenzio. Ci riferiamo, ovviamente, alle vicende Pessotto e alla scomparsa dei due ragazzi a Vinovo. Situazioni che per la loro drammaticità ci hanno profondamente segnato. Più facile da cogliere e commentare è l’atteggiamento dei tifosi. In questo caso Cobolli Gigli tenta di far passare un concetto di cui noi non abbiamo riscontri se non in poche frange isolate. E cioè il tifoso contento e fiducioso che va a festeggiare dopo la trasferta di Crotone. Caro Cobolli, ne hai dette tante, ma questa le batte tutte. Inoltre si sofferma sull’affetto dimostrato dai più giovani. Chissà come mai i più grandicelli, che si suppone abbiano una maggiore capacità di analisi, sono stati invece i più rancorosi... Stucchevole poi l’ennesimo riferimento alla Champions con riferimento alla vicenda Pessotto. Conferma quanto detto precedentemente. E vedrete che il “sogno” Champions lo ritroveremo più avanti.

Parliamo di futuro. Cosa vorrebbe commentare e ricordare nell’intervista del 29 giugno 2009?
«Sono ripetitivo e dico ancora la Coppa. Il mio mandato, per altro, scade l'anno prossimo. Mi piacerebbe completarlo con un buon percorso in Europa. Che poi è un po' l'ossessione di ogni juventino, per noi quella competizione resta stregata».
E allora che Juventus sta nascendo per l'assalto alla Champions?
«Coerente con il progetto inaugurato due anni fa: giovane e italiana. Ai giovani ci crediamo moltissimo e il rientro di Giovinco, Marchisio e De Ceglie lo dimostra. Loro tre si innesteranno su una base formata dai campioni storici che rinforzeremo con un paio di acquisti. Dobbiamo lavorare su quello che abbiamo costruito quest’anno. I risultati hanno dimostrato che l'asse della squadra c'è».
Come previsto ritorna ossessivo il tema Champions! E ritornano le contraddizioni. Credono ai giovani ma oltre a non averne inserito nemmeno uno lo scorso anno, hanno preso molti mestieranti a parametro zero oppure peggio ancora pagati profumatamente e rotti. Andrade, costato oltre 10 mln di euro, è un ultra trentenne e a quel prezzo sarebbe potuto venire uno più giovane e più sano. La Juventus parte ancora sull'ossatura della vecchia squadra della Triade. Che però ha un anno in più sulle spalle e nelle gambe.

Dall'Europeo che segnali juventini ha avuto?
«Ho visto un grande Buffon. Ma lui merita un discorso a parte... Ecco, a me ricorda Fiorello per la capacità di mettermi di buon umore. Quando sono un pò malmostoso di solito accendo la radio e Fiorello riesce a farmi sorridere, perché ha una solarità e un modo di vedere sempre il lato positivo delle cose che rivedo in Gigi. Una grande qualità».
Poi c'è Chiellini, che ha fermato Villa e Torres...
«E' un bel segnale per la Champions League, no? Se poi si considera che ho visto bene anche Grygera su Cristiano Ronaldo... Gli juventini si sono difesi bene in chiave europea».
Il Presidente in questo scorcio di intervista dimentica che Chiellini lo voleva vendere al Manchester City, per fare cassa, lo scorso anno. Sarebbe stato l’ennesimo errore! Per fortuna sono stati ingordi e per pochi spiccioli non hanno mollato l’osso. Grygera su Cristiano Ronaldo? Lui lo ha visto benissimo.
E’ un po' come chiedere al macellaio se la carne che ha nel bancone è fresca ... La cosa preoccupante è che ci ritiene meritevoli di certe dichiarazioni. Grazie della stima, Presidente.


Lippi va in nazionale, niente futuro alla Juve per ora.
«Non credo che Lippi tornerà mai alla Juventus, né come allenatore, né con altri ruoli. Resta l'affetto, un legame fortissimo, la storia, ma le strade si sono divise».
Altra bella notizia. Speriamo ovviamente che il Presidente possa avere torto.
Guardando indietro, siamo fiduciosi.


Chiellini può diventare il capitano del futuro?
« E' un'ipotesi concreta: ha il carattere, il carisma e quell'animo gladiatorio che servono a un capitano. Ma ora ha solo 23 anni, quindi ha tutto il tempo per maturare » .
Del Piero farà il presidente?
« Non voglio essere frainteso come in passato, perché - come tutti sanno - vorrei che Alex giocasse ancora parecchi anni. Ma penso che abbia le qualità per diventare dirigente e poi presidente della Juventus. Un po' come fece Boniperti »
E Buffon come lo vede: dirigente, procuratore o allenatore?
« Di certo non il procuratore, difficilmente il dirigente, potrebbe fare l'allenatore con il carattere che ha. Ma la verità è che lo vedo ancora per un bel po' di tempo fra i pali della Juventus » .
Le domande sui giocatori della rosa attuale sono ovviamente improntate al buonismo e al miele d’acacia.
Evitiamo di analizzarle perchè chiaramente banali e scontate.


C'è un allenatore del passato che le ricorda Ranieri?
« Direi Trapattoni... Ma è un risposta d'istinto, non saprei spiegare bene il perché. Forse per il carisma e l'intelligenza » .
Paragonare Trapattoni a Ranieri è come paragonare Cabrini a Gresko. Per carità.
L’intervista volge alla fine ma la voglia di lasciare una brutta impressione è irrefrenabile
.


L’intervista continua con uno stucchevole gioco della torre in cui l’intervistatore chiede a Cobolli di scegliere tra grandi campioni della Juve nello stesso ruolo. Vi evitiamo il supplizio e chiudiamo la disamina lanciando a tutti i tifosi un messaggio di speranza.

C’è un settore in cui riteniamo che il nostro Presidente Cobolli Gigli possa lavorare secondo le sue attitudini professionali. E’ quello dei diritti TV.
In questi giorni lo stiamo vedendo molto battagliero su quel fronte. Ha capito che con il cambio di governo ci sono i margini per la revisione di quella legge voluta dalla coppia Melandri-Gentiloni e si sta battendo come un leone sull’argomento.

Ha detto che difenderà con tutti i mezzi e in tutte le sedi possibili gli interessi economici della Juventus.

A qualcuno di voi scappa da ridere. Non dovreste farlo. Stavolta parla sul serio.