Torneo riserve

ConteRifare la partita del 5 gennaio poteva essere una buona idea. Rifarla senza attaccanti all'altezza un po' meno.
La Juve se l'è giocata al meglio date le forze in campo, e ha preso goal per una disattenzione (palla persa da Pirlo) al primo tiro che ha centrato lo specchio della porta, minuto 79, quando sembrava che stesse cambiando l'inerzia della gara e con la prospettiva favorevole dell'ingresso dei due attaccanti titolari.
La differenza qualitativa tra la coppia di attaccanti titolare e le due riserve si è rivelata abissale (en passant: ancora sicuri di voler vendere Vucinic? Pare proprio di sì. E vabbè) e la centralità del loro lavoro nell'economia del nostro gioco ha fatto il resto. Giocare in maniera attendista come il 5 gennaio è premiante se davanti riesci a tenere qualche pallone e giocarlo con qualità, se invece ti ritrovi con due fantasmini in balia dei centrali avversari si fa molto più complicato. Due così vanno bene con l'Avellino, col Sassuolo, col Livorno, col Chievo. Non in casa della seconda squadra d'Italia che se la gioca alla morte. A meno che non provi a fare partita diversa, meno attendista e più propositiva, ma Conte l'ha voluta rigiocare come il 5 gennaio prescindendo dalla formazione. Poteva andare bene ugualmente e, ripeto, alla fine sembrava si stesse incanalando nel verso migliore per noi. E' andata male, nel calcio capita.
Del goal annullato non dico nulla, altrimenti inutile raccontarci che siamo diversi. Valgono le parole di De Rossi a fine partita, ma è inutile farla troppo lunga. Come dicono a Roma: stàmoce.
 
Piuttosto un'ultima considerazione sul modo di approcciare questa competizione. Dall'ultima volta che l'abbiamo vinta, quasi 20 anni fa, si è deciso che la Coppa Italia dovesse diventare per la Juve il torneo riserve senza se e senza ma. A prescindere da tutto, senza elasticità in relazione al momento, al tipo di avversario e quant'altro. Non è un'esclusiva di Conte, facevano così anche Capello, il Lippi post 95, persino Ranieri. Ce la vendono come una questione di "gruppo": la Coppa Italia spetta a prescindere alle riserve, altrimenti il gruppo si sfascia. A me sembra una gran boiata, ci sono squadre che si regolano diversamente e non mi sembra che sfascino il gruppo. Mourinho nel 2010 schierò i titolari per vincerla, senza ripercussioni sul sacro gruppo, ma esempi ce ne sono diversi. La verità è che è una scelta politica, nient'altro che una scelta. Applicarla in maniera rigida, senza un minimo di elasticità, porta a perdere la finale col Napoli e a perdere con la Roma. Schierare almeno una delle due punte titolari, ad esempio, poteva aiutare, ma la regola di Vinovo non lo consentiva. Non è una questione di rotazioni, perché altrimenti si poteva ruotare nella partita meno impegnativa di sabato contro la Lazio: è che si è deciso che la Coppa Italia spetta alle riserve senza se e senza ma, a prescindere da tutto. E' una scelta, nulla di più. Un patto che da anni viene fatto a inizio stagione nello spogliatoio e non si può toccarlo in corsa. Tutto legittimo, per carità. Prendiamone atto e teniamolo a mente ogni volta che si parlerà di "decima" o di "stella d'argento". Sic stantibus rebus, non è cosa. Per il semplice motivo che non ci si mette, scientemente, nelle condizioni migliori per vincerla. Potrebbe accadere, magari con un calendario particolarmente favorevole (tipo quello della Fiorentina quest'anno) o chissà cosa. Ma sarebbe un caso. La Coppa Italia, alias torneo riserve, è per la Juventus l'ultimo dei pensieri di una stagione. Non è un dramma, c'è di peggio, ma è così.


 

Twitter: @EpyAle