Genoa-Juve ’12: quando tutto sembrava perduto

Alzi la mano chi, dopo  Genoa-Juventus di due anni fa, anche solo per pochi istanti, non si è lasciato andare ad un sentimento di sconforto e sfiducia. La prima Juve di Antonio Conte, dopo aver condotto brillantemente in testa il girone d’andata, si ritrovava a 11 giornate dalla fine con 4 punti di distacco dal Milan capolista, dopo l’ennesimo pareggio di stagione: il numero 14 in totale.

Il pari di Marassi era il sesto nelle precedenti sette gare di campionato; molto probabilmente Buffon e compagni stavano pagando non solo lo sforzo della prima parte di stagione, ma anche un calendario rivoluzionato a causa dei rinvii delle partite di Bologna e Parma a causa dei problemi legati al maltempo che tra il gennaio e il febbraio del 2012 aveva imperversato in Italia, trovandosi così per un paio di settimane a dover giocare 3 volte in 7 giorni. Sotto l’occhio del ciclone era finito soprattutto il reparto d’attacco, visto che la Juve era stata solo in un’occasione capace di segnare più di un gol (guarda caso nell’unica vittoria casalinga contro il Catania in mezzo alla lunga fila di pareggi), impattando per ben due volte per 0-0 ( contro Parma e Siena).

La  gara coi rossoblu sembrava poter guarire l’anemia del gol bianconera, visto che la squadra di Pasquale Marino in quel momento rappresentava la peggior difesa del campionato. Era necessario però fare molta attenzione alla fase difensiva: i nostri infatti andavano in Liguria senza Barzagli e Chiellini infortunati, senza Bonucci squalificato, con Conte costretto a schierare un’inedita linea a 4 composta da Lichtsteiner-Caceres-Vidal e De Ceglie. C’era anche da tener conto che il Genoa poteva fare affidamento su due uomini d’area come Gilardino e Palacio  e sul fatto che Conte, fin lì il vero trascinatore della Juve rinata dalle ceneri della gestione Del Neri, era costretto a guardare il match in tribuna a causa dell’espulsione rimediata a Bologna.

Nonostante il periodo non fosse dei migliori, e nonostante le difficoltà sopra riscontrate, la prova offerta dalla squadra fu senza dubbio una delle migliori dell’intera stagione 2011-’12: tante le occasioni create dai nostri grazie ad una manovra avvolgente fatta di recupero palla veloce, sovrapposizioni degli esterni, ritmi alti; senza pensare troppo alla possibilità di subire gol su uno dei tanti rovesciamenti di fronte che si presentarono nel corso della partita: fu Palacio a testare per primo i riflessi di Buffon, che non si fece però sorprendere da un pallonetto dell’argentino. Quasi incuranti del pericolo, i nostri si gettarono nuovamente in avanti e andarono vicini al vantaggio grazie agli inserimenti dei centrocampisti: prima Giaccherini fu tanto bravo quanto, impreciso nella conclusione una volta solo davanti a Frey, il quale successivamente fu protagonista di due ottimi interventi su Pepe prima e su un sinistro di Marchisio poi. Fu invece Gilardino a mancare, per i genoani, un’ottima occasione, di testa, prima dell’intervallo.

Nel secondo tempo la Juve, anche a causa del vantaggio interno del Milan sul Lecce, produsse uno sforzo ancora maggiore schiacciando il Genoa con una pressione ed un’intensità elevatissime a ridosso della propria area, senza però sfondare: un po’ per l’imprecisione di Vucinic e Pepe che colpirono tre pali (due dei quali colpiti dal montenegrino), un po’ anche per sfortuna, visto che al tornante ex-Udinese venne  annullato, per un fuorigioco inesistente, il goal del possibile vantaggio. L’equilibrio non venne spezzato nemmeno dall’ingresso di Del Piero e della meteora Elia, anche se la Juve andò ancora vicina al gol con Pirlo prima e con Marchisio poi.

L’incontro finì così a reti inviolate, mentre  il Milan, che invece nella ripresa aveva raddoppiato contro  il Lecce, sembrava pronto  a quello che avrebbe potuto essere l’allungo decisivo. La bella prova di Marassi fu però il punto da cui la Juve riuscì a costruire il suo sprint vincente: già dalla settimana successiva, infatti, rifilò 5 gol alla Fiorentina al Franchi inanellando la prima di quelle 10 vittorie in 11 partite che avrebbero portato Conte e i suoi ragazzi alla conquista di uno scudetto da imbattuti.