Udinese-Juve ’82: l’esordio di Rossi in bianconero.

Erano giorni frenetici quelli che precedettero la trasferta di Udine del 2 maggio 1982. Da un lato la squadra, impegnata sul campo nel testa a testa finale con la Fiorentina per il successo finale, dall’altro la società impegnata nella campagna acquisti per la stagione successiva.
I regolamenti dell’epoca, infatti, imponevano di scegliere entro il 30 aprile i due giocatori stranieri da mandare in campo nel campionato 82-83 e per l’occasione Boniperti aveva fatto le cose in grande: prima aveva acquistato il polacco Boniek poi, con un vero e proprio blitz, era riuscito a portare in bianconero anche Michel Platini, decidendo così di scaricare Liam Brady, dopo due stagioni; insomma due dei maggiori campioni dell’intero panorama calcistico internazionale d’inizio anni ‘80 nella stagione successiva avrebbero vestito la maglia bianconera. L’obiettivo era quello di avviare un grande ciclo europeo, grande lacuna della storia bianconera che fin lì vantava solo una Coppa Uefa.
Se l’assalto all’Europa sarebbe partito partire dalla Uefa o dalla più prestigiosa Coppa dei campioni, molto dipendeva dall’insidiosissima gara in casa dell’Udinese. La trasferta coi friulani arrivava a tre giornate dalla fine di un campionato che gli uomini del Trap stavano combattendo punto su punto con la Fiorentina, tanto che le due squadre erano appaiate in vetta e l’ipotesi di uno spareggio si faceva sempre più probabile.
A tener banco in casa Juve, oltre agli acquisti di mercato e al finale di campionato, c’era un fatto molto importante: il ritorno di Paolo Rossi dopo la squalifica di due anni a causa del calcioscommesse. Sentimenti e pensieri contrastanti caratterizzavano lo stato d’animo di Rossi a pochi giorni dal possibile ritorno sui campi di gioco; la voglia di tornare era tanta, così come la consapevolezza di non avere la migliore condizione, visto il lungo periodo d’inattività: ”Trapattoni parlerà con me soltanto alla vigilia, al momento non so nemmeno se andrò subito in campo oppure in panchina. Mi sta bene tutto, sono un professionista, ma non parlatemi di celebrazioni. Non vedo cosa ci sia da celebrare per il fatto che uno squalificato possa tornare a giocare.” Il Trap alla fine, decise di schierare quello che sarebbe diventato l’eroe del Mondiale di Spagna sin dal primo minuto, in coppia con Virdis.
L’avvio per i nostri fu il peggiore possibile: infatti dopo 1’38’’ l’Udinese si portava in vantaggio con un gol di Miano che, con la collaborazione di Causio, fu bravo a far sbandare l’intera difesa bianconera, per l’occasione in maglia blu. Sorpresa, frastornata, la Juve seppe poi far valere non solo la sua superiorità tecnica e collettiva, ma anche caparbietà e capacità di reagire. Nonostante la notizia dell’acquisto di Platini e il suo conseguente siluramento fu Brady, da vero leader e professionista, a prendere in mano la squadra restituendo alla manovra quelle geometrie e quell’incisività necessarie per poter ribaltare il punteggio. Ben tre occasioni prima del pareggio: la prima con Tardelli al 7’, poi un destro di Virdis al 17’ e infine un tiro-cross di Brio salvato da Orazi quasi sulla linea di porta.
Poi la svolta del match in sei minuti: al 30’ fu Marocchino a trovare il pari con una bellissima azione personale, mentre al 36’ Cabrini firmò il 2-1 con un sinistro a porta lasciata vuota da un’uscita del portiere Bordin su cross di Rossi. L’Udinese abbozzava  rarissimi contropiedi, ma era costretta il più delle volte a ripiegare a causa della grande pressione esercitata dagli uomini del Trap. Il secondo tempo si trasformò in un monologo juventino: al 48’ Rossi fu bravo ad anticipare tutti di testa su punizione di Brady siglando il 3-1 e il primo gol per lui con la maglia della Juve. Il resto della ripresa fu caratterizzato da una Juve più attenta a fare “melina” che a cercare il quarto gol, con l’Udinese che andò vicina al 3-2 solo in un’occasione ancora con Miano. Quando il match sembrava destinato a concludersi sul 3-1, un paio di accelerazioni dei nostri diedero il via al 5-1 finale: prima un tiro al volo di Cabrini e poi un destro secco di Virdis al 90’.  
Il successo a Udine valse a Furino e compagni il 17simo risultato utile consecutivo e il primo posto solitario a due giornate dal termine, complice il pareggio dei viola a San Siro contro l’Inter. Ma il pareggio interno contro il Napoli alla penultima avrebbe rimandato all’ultima partita a Catanzaro i festeggiamenti per lo scudetto numero 20, quello della seconda stella.