Juve-Cesena ’81: un tennistico 6-1 ai romagnoli

Il 13 settembre del 1981, la sfida casalinga col Cesena rappresentava per Zoff e compagni la gara che avrebbe inaugurato il campionato 1981-82.  Eliminati nel girone di Coppa Italia dal Torino, i nostri cercavano un pronto riscatto in campionato anche per darsi quella carica emotiva e mentale necessaria per affrontare il Celtic, che da lì a tre giorni sarebbe venuto al Comunale per giocarsi il match d’andata dei sedicesimi di Coppa Campioni. Per i campioni d’Italia un inizio non facile, non tanto per il valore tecnico del Cesena, quanto perché  la gara coi romagnoli sembrava già una verifica importante per il futuro immediato. Senza contare che il ruolo di grande favorita, nell’anno che avrebbe potuto decretare la conquista della seconda stella, aumentava non di poco la pressione sulle spalle di una Juve chiamata a fare strada anche in coppa.
La campagna acquisti aveva visto arrivare a Torino  Massimo Bonini, che nel corso della stagione avrebbe  poco a poco preso il posto di Furino,  il ritorno di Pietro Paolo Virdis e soprattutto quello di Paolo Rossi, anche se l’attaccante toscano avrebbe dovuto guardare i compagni dalla tribuna fino ad aprile, a causa della squalifica inflittagli due anni prima per il calcio scommesse. Erano invece partite due colonne storiche della squadra degli anni precedenti: Franco Causio, destinazione Udine, e Antonello Cuccureddu, accasatosi a Firenze. Proprio la Fiorentina sembrava avere quel potenziale in grado di contendere il titolo alla Vecchia Signora con gli ulteriori acquisti di Pecci, Graziani e dei giovani Vierchowod e Massaro. Meno numerosi gli acquisti delle altre pretendenti al titolo: l’Inter si era aggiudicata Bagni, mentre la Roma aveva integrato con Nela la rosa che l’anno precedente aveva sfiorato lo scudetto. Il Napoli aveva invece deciso di puntare su Benedetti e Palanca. Il Milan neo-promosso appariva troppo distante dalle prime, così come il Torino, costretto a fare i conti con le ristrettezze economiche del tramonto dell’era Pianelli.
Di fronte ai bianconeri il Cesena di Edmondo Fabbri, capace di vincere nelle precedenti due trasferte a Torino; prima con il Vicenza e poi con l’Ascoli. Con i romagnoli, però, Fabbri fu costretto a rinunciare all’austriaco Schachner, vero fiore all’occhiello di un mercato in cui anche le piccole potevano dire la loro, grazie all’immissione di liquidità derivante dagli sponsors sulla maglia. Al netto di Rossi, Trapattoni aveva a disposizione l’intera rosa e dunque l’unico vero problema era quello dell’abbondanza: solito pacchetto arretrato con Zoff Gentile, Cabrini e Brio, davanti alla difesa Furino preferito a Bonini, all’ala Marocchino e non Fanna. Tardelli, Virdis, Brady e Bettega completavano l’undici iniziale.
Proprio Bettega, che l’anno precedente aveva realizzato solo cinque reti, sembrava essere la pronta risposta a chi diceva che alla Juve mancasse la punta in grado di andare in doppia cifra. Nemmeno un minuto era passato dal fischio d’inizio di Longhi, quando Bobby-gol portò in vantaggio la Juve schiacciando in rete di testa un cross di Cabrini. Un gran tiro da fuori di Scirea valse il raddoppio, mentre il 3-0 dopo 18 minuti venne confezionato ancora da Cabrini e Bettega, con la collaborazione del portiere Recchi che non riuscì a trattenere un tiro-cross del terzino, servendo involontariamente al numero undici bianconero il più facile degli assist. Solo al 36’ il Cesena si fece vivo dalle parti di Zoff, con una violenta conclusione da fuori area di Verza, ex di turno che solo quattro mesi prima a Napoli aveva segnato un gol importantissimo per la vittoria dello scudetto. Trovò la doppietta al 59’ Scirea, bravo quasi come un attaccante di razza a mandare in rete una palla vagante in area di rigore. Nonostante il 4-1 la Juve continuava a macinare gioco, grazie alla spinta offensiva di Cabrini, alle geometrie di Brady e ai continui inserimenti di Tardelli. Fu però il neo-entrato Fanna a trovare prima il gol del 5-1 dopo una fuga sulla fascia destra, poi toccò a Bettega, con un facile tap-in su assist di Cabrini, realizzare una tripletta per il 6-1 finale.
E mentre la Juve sommergeva di gol il Cesena, Roma e Inter impattavano per 0-0 rispettivamente contro Ascoli e Inter. Solo Torino e Fiorentina tenevano il passo vincendo per 1-0  contro Como e Genoa: il duello-scudetto coi viola era appena cominciato e si sarebbe risolto solo a quindici minuti dalla fine del campionato grazie all'ormai celebre rigore di Brady a Catanzaro.