Una Roma alla pari? Anche no.

Delle stucchevoli e pretestuose discussioni sulla moviola di Juventus-Roma ne faccio volentieri a meno, nella intima e assoluta certezza che quando la Roma se la gioca contro la Juventus gli esiti contemplati lungo le sponde del Tevere sono sempre i soliti due: o vince, o gliela rubano.

Mi interessa invece dire la mia riguardo un altro aspetto della partita di domenica scorsa. E' opinione diffusa tanto tra chi ha valutato gli episodi arbitrali con la sciarpa giallorossa attorno al collo, tanto tra coloro che hanno avuto una visione più "laica", che Juve-Roma abbia raccontato una nuova verità: la Roma ha giocato alla pari della Juventus se non addirittura meglio, avrebbe meritato (secondo taluni) la vittoria e ha dato dimostrazione di essere quanto meno alla pari dei Campioni d'Italia, annullando il tanto famigerato "gap".

Dissento totalmente da questa lettura della partita, e anzi rilancio: secondo me la Roma se l'era giocata molto meglio l'anno scorso, nella sfida del 5 gennaio, almeno finché c'è stata una partita ossia fino all'espulsione di De Rossi. Merito forse anche dell'atteggiamento di quella Juve, che giocò in maniera molto più guardinga aspettando gli avversari nella propria metà campo per non concedere spazi alle loro ripartenze, sta di fatto che il goal di Vidal arrivò come un fulmine a ciel sereno e sia prima che dopo la Roma ebbe importanti occasioni non sfruttate da Lijaic e Pjanic, oltre a un tiro insidiosissimo di Dodò respinto in corner da Buffon. Questa volta, invece, l'atteggiamento della squadra di Allegri è stato più aggressivo, con pressing portato molto alto che ha spesso stroncato sul nascere le velleità di manovra giallorosse. Fino al primo rigore (quindi oltre metà tempo) la Roma non aveva mai creato pericoli mentre la Juve era stata molto pericolosa due volte con Marchisio e con un'incursione di Tevez respinta in scivolata da Keita. Ricapitolando, il primo vero tiro in porta della Roma è stato... il rigore di Totti, dopo una mezz'ora di possesso palla sterilissimo alla ricerca di spazi sempre negati dai bianconeri, mentre la Juve aveva saputo pungere con maggiore incisività. Solo nell'ultimo quarto d'ora del primo tempo l'inerzia della pericolosità pendeva dalla parte giallorossa con i due lampi nel finale: il goal di Iturbe grazie alla percussione di Gervinho che viene per la prima volta innescato in velocità e induce abilmente all'errore Caceres e l'occasione sempre dell'ivoriano, che però si materializza in seguito all'infortunio del difensore uruguagio quando era in netto vantaggio sulla palla. Insomma, per i primi 45 minuti la presunta supremazia romanista si è tradotta nelle uniche due situazioni (una delle quali non proprio il massimo della sportività) nelle quali è riuscita a innescare il suo sprinter ivoriano.

Il secondo tempo, anche se giocato su ritmi meno intensi ha però riprodotto uno svolgimento abbastanza simile: giro palla romanista che non portava ad alcuna situazione di pericolo vero tranne una, la grossa occasione di Pjanic creata sempre dal solito Gervinho. Altre due-tre volte la Roma è riuscita a innescare la sua corsa frenetica nella ripresa, ma senza che ciò portasse a situazioni di vero pericolo. In sostanza, la partita "alla pari" o addirittura "di dominio" della Roma si è risolta nella ricerca speranzosa e  per lunghi tratti vana della giocata risolutiva dell'ivoriano. Un po' poco, direi. Viceversa, il secondo tempo della Juve è stato un continuo crescendo e ogni volta che ha puntato l'area avversaria ha dato una sensazione di pericolosità che non ha trovato riscontri dalla parte avversa. Prima dell'occasione fallita da Pjanic c'era stato il taglio profondo di Pogba pescato splendidamente da Marchisio che si incartava al momento della conclusione, solo davanti a Skorupski, poi un Manolas in grande serata si immolava fermando Lichtsteiner lanciato da Tevez e arrivato a due passi dal portiere polacco. L'ultimo quarto d'ora è stato poi a senso unico, con la Juve che ci ha provato più volte con la traversa di Morata, un tiro da fuori di Bonucci (preludio al goal) deviato in angolo dal portiere, una percussione di Tevez servito da Vidal che tirava due volte e dalla quale scaturiva l'angolo che ha poi portato alla prodezza di Bonucci. Nemmeno nel finale, col risultato da recuperare, la Roma riusciva a rendersi pericolosa con la Juve che teneva agilmente il pallone lontanissimo dalla propria area.

I dati statistici parlano di 20 conclusioni della Juve contro 8 della Roma, di un possesso palla complessivo a favore dei giallorossi (56 a 44) ma sterile, perché poi il dato della supremazia territoriale, ossia il possesso palla praticato nella metà campo avversaria, premia ancora la squadra di Allegri.

Questa è la partita che ho visto io domenica, e la sensazione che avevo avuto di una Juve che aveva fatto decisamente meglio mi è stata poi confermata rivedendola "a mente fredda", come direbbe Garcia. Non sono un esperto di "gap" e non mi accodo alla vulgata comune che lo vuole praticamente annullato, ma non ho visto una Roma che se la sia giocata meglio di quanto non avesse fatto l'anno scorso, risultato a parte. Certo ha dimostrato di possedere le qualità per contendere anche quest'anno lo scudetto alla Juventus ma la partita, al netto delle inutili chiacchiere arbitrali, ha a mio avviso identificato chiaramente chi, tra le due squadre, è al momento la migliore.