Media e tifo /4: La TV: Sky

tvSky per i tifosi juventini vuol dire soprattutto Caressa-Bergomi; ovvero la coppia di telecronisti dagli atteggiamenti più assurdi, se consideriamo quanto la Juventus rappresenti da anni il cliente più importante per la tv di Murdoch. Ebbene, ci risulta inspiegabile come il dinamico duo microfonato riesca a rendersi così inviso ad una fetta importante della clientela aziendale, fino a provocare proteste, petizioni, e in molti casi la disdetta del contratto di abbonamento. L’atteggiamento dei due è da sempre particolarmente astioso nei confronti della Juventus. Elogi agli avversari, critiche spesso infondate, letture tattiche bizzarre, contraddizioni a non finire, per non parlare del metro di giudizio arbitrale. Che, secondo i due urlatori, si porta sempre dietro il retaggio di Calciopoli, come la loro fede calcistica impone (uno è romanista, l’altro ovviamente nerazzurro). Comprendiamo Bergomi, reduce da anni di frustrazioni, delusioni e sconfitte cocenti sul campo, anni di incubi atroci, tutti o quasi scanditi da quelle maglie, da quei colori. A tal proposito, casca a fagiolo un aneddoto: “…li abbiamo stuzzicati, non dovevamo, ora sarà difficilissimo” è una frase che il terzino milanese pronunciò nel lontano 1996, alla vigilia di una trasferta a Torino per quella che sarebbe stata una delle tante lezioni che l’Inter rimediava in quegli anni dalla Juve (2-0, reti di Jugovic e Zidane, primo gol del francese in Italia), una partita a senso unico molto più di quanto dica il punteggio finale. Bergomi temeva quella gara come poche, sapeva che i ragazzi di Lippi avrebbero giocato con una ferocia particolare. C’era un antefatto. Coppa Italia, alcune settimane prima; Juventus-Inter 1-3, Inter praticamente in formazione tipo, Juve in versione seconde linee, per questioni di turnover. Djorkaeff segnò una doppietta e Zamorano chiuse la pratica, mentre la Juve giocò la sua gara, creando occasioni ma con scarsa fortuna nel concretizzare. Tripudio nerazzurro, tripudio giustificatissimo dato che quella sera si concretizzò la seconda vittoria dell’Inter sul campo della Juve in 32 anni. Un ottavo di finale di Coppa Italia. Vi rendete conto? Forse no, ma per capire fino in fondo la portata che quel successo rivestì nell’anima del popolo nerazzurro basta ricordare l’iniziativa curata dall’organo ufficiale della società rilevata appena un anno prima da Massimo Moratti; ovvero la realizzazione di una videocassetta celebrativa dell’evento. Di un ottavo di finale di Coppa Italia giocato contro una Juve dimezzata. Qui sta tutto il pensiero interista, non occorre altro. Ed evidentemente a Bergomi queste cose son rimaste dentro, ed è più forte di lui. In telecronaca questa antipatia esce, si vede da come sminuisce i fatti pro-Juve e al contrario enfatizza le azioni dell’avversario di turno. Così un’occasione da rete per la Juve sfumata a 4 metri dalla porta avversaria, in sede di commento si tramuta in un “pericolo scampato miracolosamente” per via di un posizionamento errato di alcuni uomini che “avrebbero potuto offrire il fianco al contropiede”. Cioè, l’assurdo. A questo punto direte: state esagerando, siete voi juventini a vedere tutto con l’occhio del tifoso poco sportivo. Può darsi, ma fate una prova; provate a registrare una partita della Juve commentata da Bergomi e Caressa, poi rivedetela attentamente senza coinvolgimenti emotivi. Soprattutto riascoltatela: scoprirete un campionario di idiozie senza pari. Si andrà dalle sanzioni disciplinare (i cartellini), dove un fallo (trascurabile) commesso da uno juventino diventa “da giallo”, mentre si trasforma in un acrobatico “non l’ha fatto apposta, non è entrato per far male”, a maglie invertite. L’andamento della partita è sempre una chicca: per B&C gli avversari della Juve possono fare sempre di più e con loro in cabina di commento i rischi per i bianconeri ci sono anche sul 3-0 a favore e a tempo scaduto. Ma la perla delle perle è il metro arbitrale sulle decisioni importanti. Esempio A: calcio di rigore o gol in fuorigioco concesso contro la Juventus, reazione di Bergomi: “Rigore, rigore… lo stende”, oppure “Ehhh ma era difficile l’incrocio, è millimetrico...” . “Giusto giusto -fa eco Caressa-, lo prende con il ginocchio e poi lo tira giù, è danno procurato, ricordiamo che la regola bla bla bla bla…”.Oppure “Nel dubbio la FIFA raccomanda di lasciar correre, certo che era difficile”. E ovviamente la replica finale del vecchio Zio nerazzurro: “Giusto Fabio, ineccepibile”. Manca solo che parli dell’invasione aliena e poi in quell’azione Caressa ci ha raccontato di tutto per convincerci della bontà della decisione presa, una convinzione prima di tutto sua e del di lui compare. Ma veniamo all’esempio contrario, e che riguarda un ipotetico calcio di rigore o gol in fuorigioco concesso a favore della Juve. La cosa origina un vero e proprio campionato del mondo di “arrampicamento sugli specchi”. Vince chi arriva in cima allo specchio per primo, e tra i due è una lotta all’ultimo sangue, e noi alla fine dell’imbarazzante e verosimile dialogo vogliamo scherzarci un pochino su: “Calcio di rigore!” urla Caressa, interviene Bergomi: ”Fabio, lo voglio rivedere! In diretta non mi era sembrato così netto…però… si…lo tocca… forse accentua, ma forse…”. Lo blocca Caressa: “E’ la gamba di richiamo, si, guarda lo tocca una volta però…ci può stare, però mmmmhhhh… mah! Non sono sicuro, ci sono dubbi”. “Non è ben chiaro Fabio! Dalla prima immagine sembrava, ma dalla seconda ho qualche dubbio”. “Ricordiamo che se tocca prima la palla e poi la gamba bisogna valutare l’entità del contatto….si, ma forse c’era fuorigioco perché il pantaloncino di Amauri è oltre la linea, mentre la testa e i piedi no? Può essere considerata parte attiva? E’ forse “fallo”? Ci sono dubbi, ci saranno polemiche” . Tutti d'accordo, comunque su una cosa, come suggerito ciclicamente dal carissimo Bergomi: “Beh… questo è ovvio, Fabio. Ma, hai visto com’è forte quest’Inter, Fabio?”.

Tanti tifosi juventini non sopportano più il trattamento che viene loro riservato dall’emittente satellitare, e se non fosse per la possibilità di vedere calcio da tutta Europa sarebbero molti di più quelli che rinuncerebbero all’abbonamento. Nei giorni delle sentenze di primo grado relative al processo Gea, Sky diede ulteriore prova di disinformazione o mala informazione, presentando la sentenza in modo colpevolista, ponendo in risalto la condanna ai Moggi e la loro “fortuna” nel vedere la pena indultata, in questo peccando di disinformazione, o peggio, malafede. Pochi riferimenti alla caduta del capo di imputazione “madre di tutte le associazioni a delinquere” e in genere un atteggiamento ostile, confermando quella che fu la tendenza in auge dal 2006, da quando la redazione della tv di Murdoch (che, in Italia, ha la sua sede principale a Cologno Monzese, orbita Mediaset) si schierò apertamente contro la Juve, con trasmissioni a cui partecipavano i soliti noti, opinionisti del calibro dei giornalisti della Gazzetta dello sport e personaggi tradizionalmente di fede avversa ai colori bianconeri. Nulla di sorprendente, se notiamo come la colonia più numerosa sia quella romanista, colonia che però, di recente, ha avuto una brutta sorpresa dall'azienda, decisa a chiudere la redazione romana dell'emittente tra lo scontento e lo sciopero dei dipendenti di quella divisione, per i quali il futuro professionale resta incerto. Detto di Caressa, aggiungiamo Massimo Tecca, quello del “Giustizia è fatta” dopo il rigore di Mutu in Fiorentina –Juventus dello scorso campionato, che si distingue per la passione smisurata verso i colori giallorossi, in particolare per il capitano “Francesco Totti”, chiamato sempre con nome e cognome, a differenza di tutti gli altri giocatori del Pianeta, nominati col solo cognome. C’è Pierluigi Pardo, uno dei più equilibrati in assoluto ma leggermente romanista; Angelo Mangiante è giallorosso doc, come Stefano Impallomeni che nella Roma ha pure giocato ed è l’inviato da Trigoria, assieme a Matteo Petrucci, Paolo Ciarravano e Paolo Assogna, mentre il misurato Riccardo Gentile parrebbe essere della stessa parrocchia. Romanista di fede indiscutibile è anche l’ex collaboratore del famigerato Mario Corsi, Riccardo Trevisani, voce della Liga. Notevole il contributo antijuve apportato da Sandro Sabatini, ex giornalista di Tuttosport, ed ex conduttore di “100% calcio”, contenitore pomeridiano del sabato in onda nell’annata 2006/07 all’interno del quale si consumavano le più becere dimostrazioni di antijuventinità applicata a Calciopoli, con ospiti variegati, da Laudisa a Ordine, e comparsate di ex calciatori, molti dei quali scelti simbolicamente tra le “vittime degli scippi perpetrati in quegli anni”. Che Sandro Sabatini, oggi una delle voci del notiziario Sky Sport 24, abbia alle spalle un periodo da addetto stampa dell’Inter non conta per nessuno? Interista è pure Fabio Tavelli, Lo sconcertante Sconcerti, fiorentino e antijuve per missione, capeggia la colonia viola, che vede schierati l’ex nazionale azzurro Antonio Di Gennaro con Alessia Tarquinio e Alessandro Bonan. Capitolo Milan. Maurizio Compagnoni, per molti tifoso della Samb, in realtà è un ultrà milanista sotto mentite spoglie: sentirlo decantare le meraviglie del “Grande Milan” o “Milan stellare”, e di riflesso commentare faziosamente le gare dei milanisti, da lui spesso definite vittime di Calciopoli fa quasi pensare di essere sul canale tematico rossonero. Alessandro Alciato segue il Milan con passione viscerale e Roberta Noè, direttamente da Milan Channel, ha passato la barricata per finire in Sky. Milanista è pure Fabio Guadagnini, direttore del tg sportivo, e come dimenticarsi di Josè Altafini e del suo vecchio e ormai noioso manuale, paladini del Milan e dei suoi brasiliani. Sempre rossoneri sono Marco Cattaneo, Marco Nosotti, Roberto Prini, Federico Buffa (basket), Stefano Nava (commentatore principe del campionato Primavera) e i “tennisti” Paolo Bertolucci e Roberto Lombardi. Laziali? Stefano De Grandis, visto esultare all’Olimpico di Roma dopo il diluvio di Perugia, insieme a Luca Marchegiani, che non fa mistero della sua profonda antijuventinità. Laziale è anche l’ex miss Italia Tania Zamparo, oggi volto del tg sportivo e fedelissimo dell’Aquila è anche Stefano Meloccaro. Gianluca Di Marzio, figlio di Gianni, è la voce del Napoli, assieme a Massimo Ugolini. Nicola Roggero tifa Toro ma è bravissimo sul calcio inglese, come Marianella, senza dubbio il migliore di tutti (Arsenal) e Foroni (Liverpool), mentre Antonio Nucera, seconda voce del campionato spagnolo, tifa Reggina. La bella e prosperosa Ilaria D’Amico (anche lei colpevolista antimoggiana della prima ora), parrebbe tifosa laziale. Di certo non tifa Juve, vista la serie di luoghi comuni sui quali l’abbiamo sentita esprimersi spesso. Ora su Sky c’è pure Gene Gnocchi, un altro dall’antijuventinità doc, col suo patetico “Gnok calcio show”, deprimente programma nel quale fa il verso alla trasmissione domenicale della D’Amico. Di juventini rimangono il commentatore Causio (un po’ soporifero), la coppia Vialli-Rossi (i più misurati e per bene, forse un po’ troppo “complimentosi” con tutti) e juventino viene definito il “Boniek di Sky”, al secolo Massimo Mauro, un ripudiato che dispensa miele ai potenti di turno (addirittura imbarazzanti le sue genuflessioni al cospetto di Galliani e Moratti) e sminuisce (spesso deride ed offende) la maglia che per anni gli ha dato fama, successo e prestigio. Forse si aspettava di venir cooptato nella dirigenza della Juve post-Triade, in qualità di grande amico di Riccardo Grande Stevens, figlio dell’avvocato dell’Avvocato; che la delusione lo abbia reso livoroso?.