Le stoccate di Moggi

Giraudo e MoggiE' dall'estate 2006 che considero Antonio Giraudo il vero ariete in grado di scardinare i lucchetti con i quali la verità su calciopoli è stata chiusa nelle segrete stanze di questo paese senza regole..

Ho cullato la speranza che i suoi assordanti silenzi fossero dettati da due circostanze principali.
La prima, riconducibile esclusivamente al suo "rango" di appartenenza, come manager di altissimo livello abituato a coesistere con certi ambienti, con certe persone e, quindi, con il bello e il brutto che ne possono derivare in ogni momento.

Una sorta di elevazione all'ennesima potenza di quel concetto ripetuto mille volte da mio padre al suo giovane figlio, un po' sognatore o forse solo un po' pirla, giacché svaccato nel paradiso dei propri vent'anni: "la vita non è tutta polpa, prima o poi capita di addentare anche l'osso". E ci si fa male. Non a caso l'ho sempre definito un cavallo di razza, Antonio Giraudo, nel senso che dal suo punto di vista - paradossalmente per noi, ma non per lui - anche l'essere spazzati via con le buone o con le cattive, ad un certo punto della propria ascesa verso postazioni pericolose, è un' opzione plausibile, reale, da mettere costantemente in conto. E quindi, al limite, anche da accettare.

Secondariamente, ho sperato e creduto che sotto alla cenere dei suoi silenzi potesse covare il fuoco della "vendetta", detto fra virgolette ma non troppo, e che l'ora dei resoconti, per tutti i superstiti di quel maremoto solo apparente denominato dai più ipocriti "Moggiopoli", fosse sempre più vicina. Già, Moggiopoli. Leggere, per la prima volta in due anni, una presa di posizione così forte e amara da parte di Luciano Moggi nei confronti di Antonio Giraudo, ha un sapore che non saprei definire.

E' un po' come osservare Ilaria D'Amico, che a una presenza indubbiamente piacevole da contemplare per un uomo, abbina una vocina stridula e irritante quanto le unghie dello scem0 della classe strisciate sulla lavagna, riportando immediatamente il treno della fantasia sul binario morto. Le stoccate così improvvise di Moggi nei confronti di quello che fino a ieri era, nell'immaginario di tutti, non solo il suo sodale in quella Banda di Truffatori, ma anche l'unico felino a non avergli voltato le spalle fra tutti quelli catturati al Gran Safari di Guido Rossi, fanno un chiasso tremendo.

Sarò franco: se questo fulmine a ciel sereno dovesse celare il primo e auspicato - perlomeno da parte mia - piccolo passo verso un graduale riavvicinamento di Antonio Giraudo alla strada maestra crollata sotto ai suoi piedi due estati fa, non potrei che accogliere il segnale con sollievo, senza falso pudore.

Non ho mai nascosto il fatto che, non fosse altro che da un punto di vista meramente anagrafico, soltanto due terzi di quello che è stato il miglior gruppo di dirigenti del calcio recente potrebbero realisticamente nutrire speranze, e alimentare progetti, per una ripresa di quel lavoro interrotto da altri due anni orsono, e interrotto con le cattive, molto con le cattive.

E' anche vero però, volendo essere sinceri fino in fondo nel caso questa lettura dei fatti corrispondesse alla reltà, che non è questa la via che avremmo voluto percorrere per riacciuffare la rotta della nostra passione. Una via che, dispiegandosi in questo modo, avrebbe molto in comune con quei silenzi che seguono le crisi in famiglia.

Silenzi ai quali, sistematicamente, segue l'ennesimo ritorno alla normalità, senza che nessuno abbia la voglia o il coraggio di ritornare sugli screzi e sulle incomprensioni.

Qualcuno lo definisce "quieto vivere", ma non credo sia così. E' un modo per sopravvivere, piuttosto, che i suoi segni li lascia sempre.

Resta da capire se una passione, per poter continuare ad essere davvero tale, possa accontentarsi di sopravvivere oppure no.

 


La notizia che ha ispirato questo articolo è quanto scritto da Moggi su Libero del 17 giugno e del quale riportiamo la parte relativa a Giraudo:

Il "ritiro" di Giraudo
Invece di fingersi preoccupato per il futuro, "Palazzo di vetro" abbia il coraggio di ammettere che i reggitori del sistema erano altri (che ci sono ancora) e non il sottoscritto e Giraudo. Proprio Giraudo nella sua prima memoria scrisse che nessuno aveva fatto niente di illecito. Il medesimo ha depositato qualche giorno fa una seconda memoria, prendendo spunto dal nuovo deferimento del procuratore Palazzi (nel quale lui non figura), per dire che lui si interessava di altre cose. Ponzio Pilato era un dilettante al suo cospetto. Siccome pugni in faccia ne ho presi già troppi per difendere me stesso, il dr Giraudo e la Juve, mi preme precisare che lo stesso Giraudo, in qualità di amministratore delegato si interessava, "sapeva" e "partecipava" a tutto ciò che riguardava la Società, finanche alla spartizione della carta igienica. Torni, quindi, dal suo "ritiro" e cominci, anche lui, a difendere se stesso, me e la Juventus, anche se non so da che cosa.

Luciano Moggi


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