Vedove di Mancini o aspiranti ju29ri?

Franco RossiLeggevo Franco Rossi ai tempi del Giorno, dove nel '95, in corrispondenza dell’arrivo di Moratti all’Inter, diventò direttore responsabile della redazione sportiva.
Vado a memoria.
Ricordo che, nel febbraio 1995, mentre la Juve della Triade appena sbarcata a Torino si apprestava a festeggiare il primo di una lunga serie di strepitosi trionfi, lui celebrava con enfasi il ritorno della dinastia Moratti al timone dei nerazzurri, prefigurando il ritorno dei fasti dei mitici anni ’60.
Da allora, indimenticabili, anno dopo anno, ad ogni inizio di stagione, i suoi editoriali, per altro scritti bene, col suo stile perentorio e privo di fronzoli, hanno suonato sempre la stessa musica: quest’anno l’Inter è la squadra più forte, Moratti ha fatto una campagna acquisti degna dei tempi d’oro, gli avversari, che tra l’altro giocano male, non hanno scampo.
Anno dopo anno, stagione dopo stagione, sconfitta dopo sconfitta, la sua fiducia sembrava inscalfibile. Le previsioni dell’anno precedente era come se non fossero mai state scritte, tanto l’anno entrante sarebbe stato quello buono. Il Massimo era l’uomo del destino.
Inizialmente, soprattutto per la sua abitudine a sminuire la Juve, quando non a svilirla, leggevo con fastidio e m’incazzavo. Ma poi, man mano che la Triade inanellava trofei su trofei, mentre la bacheca di Massimo accumulava polvere, la cosa si rivelava semplicemente divertente.
Dopo gli anni del Giorno l’ho seguito poco, se non imbattendomi talvolta in lui sulle tv locali, dove come opinionista l’ho ritrovato così come l’avevo lasciato sui giornali: efficace, diretto, anche estroso, nelle sue sparate. Un punto di riferimento. Per gli interisti, intendo. Quasi tutti gli interisti che conosco amano Franco Rossi (l’amavano?), o comunque lo seguono, sia in TV che, chi può, sul web, dove i suoi articoli vengono letti e compendiati con attenzione da forumisti e blogger nerazzurri. Da 15 anni a questa parte lui ha scritto per loro, un punto di riferimento per il popolo nerazzurro.
Per questo il pezzo uscito su tuttomercatoweb lo scorso 23 agosto ("Zitto, l'amico ti ascolta") è quanto di più sbalordivo potesse capitarmi sotto gli occhi.
Francorossi che dà a Moratti del “volgare”; Frankred che mette in dubbio la regolarità dell’unico trofeo vinto dal Massimo nell’era pre-Farsopoli; Franquinho che rileva il fatto che il “potere telefonico” si sia ritorto sempre a favore del presidente nerazzurro; Francrouge che rinfaccia al petroliere l’assunzione di Lippi dopo che aveva subordinato la sua bravura a inghippi arbitrali; e molto altro.
Una crisi isterica, sembrerebbe, e proprio adesso che l’era così a lungo e così vanamente vaticinata sembrava essere iniziata.
Nel furore rossiano, viene citata una partita di Coppa Uefa dall'arbitraggio sospetto, quella che l’Inter vinse nel ’98 e che io, ai tempi, intento com’ero a trepidare per una Champions che perdemmo in finale, guarda un po', per un errore arbitrale, manco mi ero filato: Lione -Inter 1-3 (andata 2-1), di cui potete ammirare qui sotto le azioni principali:

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Vista ora, in effetti, fa impressione: due rigori non dati, clamoroso in particolare il secondo; ma anche il goal di Moriero in fuorigioco di tipo 6 metri non scherza. Ma non era stata la stagione dei torti arbitrali ai danni degli onesti, quella?
Ecco, a proposito di onestà: cos’è ora 'sta storia di valigette ricolme di soldi a cui allude maligno Francone nostro? Strabiliante, nevvero, quel che può spingere a dire un cuore infranto.
Sorvoliamo quando affronta la questione del “potere telefonico”, che tanto chi legge questo sito è aggiornato. Sì, anche per quanto riguarda la vicenda Mancini, di cui parlammo qui per tempo. E poi Simoni, Lippi, Zaccheroni, strani viaggi in Svizzera per “tacitare” Capello per Calciopoli.
Le solite malelingue ipotizzeranno che il pezzo di Rossi sia solo uno sfogo dovuto a dissidi con l'attuale dirigenza nerazzurra. Insinueranno che l’uomo del destino, ingrato, abbia deciso di negargli il saluto, magari interdendogli l'accesso alla nuova Inter di Special One.
A me piace parlare di conversione. Perché no? Perché non riconoscere a un uomo intelligente il merito di sapersi liberare del fardello di sostenere una causa sbagliata?
Vedova di Mancini? Macché, non infieriamo.
Caro Franco, per me, anche se solo per un giorno, sei stato un grande. In fondo erano 13 anni che aspettavo di leggere questo articolo.
E del tuo outing, ne sono certo, un dì gli dei del calcio ti renderanno merito.


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