I tifosi cambierebbero l'allenatore

ranieriRanieri è un allenatore blindato. Lo è, a detta dei dirigenti, per un altro anno, quello previsto dal contratto. Il suo coinvolgimento nelle scelte di mercato future, come le sue perplessità su Diego, dimostrerebbero che la società è contenta di Ranieri. Dipendesse dai tifosi il suo cammino bianconero terminerebbe, comunque, il prossimo giugno. Questa è la sensazione maturata frequentando i forum sul web, confermata dai risultati del nostro sondaggio.

Alla domanda "Chi vorresti come allenatore della Juve per il prossimo anno?" i nostri lettori hanno così votato e scelto:

Conte - 30.3%
Benitez - 27.4%
Gasperini - 21.9%
Prandelli - 8.1%
Ranieri - 7.1%
Spalletti - 5.2%

Sin dal suo arrivo sulla panchina della Juventus, Claudio Ranieri ha suscitato nei tifosi Juventini sensazioni e reazioni contrastanti; una percentuale esigua, come traspare pure dall’esito del nostro sondaggio (7.1%) sta con lui e lo difende, ritiene, anzitutto, che paghi colpe non solo sue, visto che la squadra non è qualitativamente all’altezza dei traguardi che i tifosi sognano e visto anche l’incredibile numero di infortuni; nessuno però, nemmeno facendo il giro turistico tra i vari forum, riesce a trovare un vero pregio di Ranieri, se non quella piccola percentuale che lo ammira perché educato, ignara del fatto che per vincere una partita di calcio occorre fare gol e non recitare a memoria il manuale di Monsignor Della Casa: ma questa è un’altra storia.

E’ vero che la squadra non è all’altezza, consentono i critici dell’allenatore: in effetti la critica al mister presuppone a priori un pollice verso per la dirigenza che l’ha scelto, perché questa voleva un individuo di basso profilo, uno yesman in grado di adattarsi perfettamente agli obiettivi della proprietà, che ha come imperativo categorico l’assioma di De Meo: Juventus perdente = Fiat vincente sul mercato. E’ però altrettanto vero che le baggianate compiute sul mercato, almeno quelle degli ultimi due anni, portano il suo marchio indelebile: valga per tutti l’arrivo di Poulsen, strapagato, definito dal tecnico romano "molto meglio e più forte di Sissokò" (e meno male che il roccioso maliano non si è fatto smontare psicologicamente), quando le priorità erano ben altre; e ha accerchiato i pochi campioni rimasti (cui poi, in definitiva, chiede di risolvere le partite) con una pletora di modesti comprimari.
E gli infortuni. Già, gli infortuni: ma vogliamo proprio pensare non vi sia responsabilità dello staff di preparatori atletici che lo stesso Ranieri si è portato dietro?
Ciò detto, le critiche principali si attestano su due versanti: quello tecnico-tattico, il gioco insomma, e quello mediatico, di importanza non trascurabile per una tifoseria che, con la simpatica compiacenza della sua dirigenza, vede costantemente la squadra del cuore massacrata da individui che del giornalista avranno nome e stipendio, ma non certo tempra e competenza, qualità indispensabili, ma che sembrano appartenere ad un’altra generazione.
Sul piano del gioco, i critici sostengono che in realtà non c’è, proprio così, manca il protagonista principale; perso nei meandri della sua ossessione per 4-4-2, il mister targato New Holland non riesce a prevedere uno sviluppo di gioco qualsiasi; parte spesso con uno schieramento sbagliato, inadatto cioè all’avversario che gli sta di fronte, e non appare in grado di apportare con tempestività gli opportuni correttivi; e così si vive sulle invenzioni dei campioni lasciati in eredità dal fulgido passato.

Sul piano mediatico poi, molti tifosi hanno messo seriamente a rischio il loro nuovo e costoso apparecchio TV, bombardandolo con tutti gli oggetti a disposizione, quando, al termine di una gara malamente pareggiata o persa, lo vedono apparire, con un sorriso a 32 denti, sereno, e rilassato, a dichiarare che non si può sempre vincere, il pareggio è sempre meglio della sconfitta, abbiamo fatto un passo avanti e altre amenità di questo genere; per chi nel tempo ha vinto tutto, accettare questo atteggiamento perdente è inconcepibile; e mai un abbozzo di carattere: qualunque cosa sia accaduta appalesa un atteggiamento buonista e remissivo, improntato al "volemose bene".

Stante tale situazione di insoddisfazione, la stragrande maggioranza dei tifosi juventini, una maggioranza bulgara, oltre il 90%, chiede di cambiare, di dare alla Juve un allenatore che le infonda quello spirito e quel gioco che Ranieri non saprà mai dare.

Sono tre i tecnici che si dividono i favori del popolo Juventino, con percentuali molto simili: due italiani emergenti, Gasperini e Conte, e l’esperto spagnolo Rafa Benitez.
Per i primi due, oltre alla bravura riconosciuta, sul piatto della bilancia pesa la loro manifesta juventinità: Giampiero Gasperini ha allenato per anni le giovanili della Juventus, prima di passare al Crotone dove, pur con un organico tutt’altro che eccelso, ha ben figurato; ora è al Genoa, squadra cui ha saputo dare un gioco credibile e riconoscibile che le permette spesso di battere o comunque mettere in serissima difficoltà squadre obiettivamente più forti; le sue squadre si distinguono per un’organizzazione tattica raffinata, che fa rendere al meglio anche un mix di campioni (che ben sa riconoscere) e giocatori più ‘operai’, regalando sprazzi di spettacolo puro; gli si riconosce logica nei cambi, competenza e tendenza all’innovazione; sa far crescere i giovani, perché molto con loro ha lavorato; e ha carattere, che diamine; pur essendo fondamentalmente pacato, modesto ed educato, non certo spocchioso alla Mourinho, è pur tuttavia pieno dignità e misuratamente orgoglioso del suo lavoro e dei suoi ragazzi: basta con il gentleman che non si altera mai e parla sempre bene dell’avversario.

Certo, il livello Juve potrebbe essere un’incognita rispetto alle esperienze, ma è una scommessa oculata e affascinante.

La scommessa delle scommesse sarebbe Antonio Conte, il mitico capitano di tante battaglie, Juventino DOC che più non si può, fiero, intelligente e coraggioso. E’ decisamente molto amato e questo fa passare in secondo piano il fatto che possa risultare un po’ acerbo a livello di grande squadra; però il suo carisma e quello che è stato in campo danno ai tifosi una fiducia totale in lui; conoscere l’ambiente ed incarnarne la mentalità può essere una condizione importante per favorire il successo di un allenatore. Bisogna dire che sinora, dove è stato, cioè ad Arezzo ed attualmente a Bari, ha fatto bene con organici risicati e carenti sul piano qualitativo; il suo Bari oggi ha un gioco che ha una sua logica e che il tecnico guida e corregge continuamente dalla panchina (infatti finisce sempre senza voce); è senz’altro un motivatore di razza e rappresenta un po’ la mentalità juve fatta persona, l’esatto opposto di Ranieri: non avrebbe probabilmente vita facile con dirigenza e proprietà che vogliono una squadra simpatica, ma solo la sua mentalità vincente ed il suo forte carattere sembrano rappresentare il giusto contraltare ai perdenti nati che sono attualmente al timone della società.

Rafa Benitez rappresenta invece per un quarto della tifoseria il sogno, forse impossibile, perché le sue pretese economiche non sarebbero certo basse. Per lui parla il suo palmarès. Viene ritenuto il massimo possibile, la sicurezza quanto a competenza, carattere e abitudine ai grandi palcoscenici: anche se talora i tecnici stranieri risultano poco compatibili con il campionato italiano, lui pare in grado di ambientarsi bene ovunque. Certo con lui la dirigenza non potrebbe allestire la solita squadretta perché Benitez, potendo scegliere tra grandi squadre, pretenderebbe garanzie tecniche ed un mercato non al risparmio; ed il fantomatico progetto di Monsieur Blanc, il suo comitato tecnico e tutte le bagatelle di questo genere avrebbero vita effimera.

Con percentuali inferiori, simili a quelle di Ranieri, vengono poi Prandelli e Spalletti: al primo viene riconosciuta senz’altro una notevole competenza ma risultati alterni. Appare, inoltre, troppo legato a Firenze sul piano affettivo e non brilla per carisma.

A Spalletti viene riconosciuta la capacità di fare buone cose, a livello di risultati e di gioco di squadra senza far spendere molto alla società; però in realtà ha vinto poco; sa gestire discretamente le pressioni dell’ambiente, visto e considerato che opera a Roma, difficile banco di prova sotto questo punto di vista. Però in realtà convince poco.

Certo, tutto ciò può riguardare solo il futuro, cioè la prossima stagione, perché quasi tutti concordano che ormai quest’anno va così; se ci andrà bene, ci qualificheremo per la prossima Champions. Occorrerà poi una campagna acquisti degna del nome Juventus ed una scelta oculata della guida tecnica: ma la vorranno i simpatici dirigenti New Holland, vista l’attuale criticità Fiat sul mercato auto?