Tre partite in una

tifosiPer i media, è il Derby d’Italia. Difficile comprenderne il motivo, soprattutto pensando che l’Inter è arrivata a giocarsi il titolo con la Juventus in sole quattro occasioni negli ultimi cinquant’anni.
Per la Juventus era una partita da tre punti, come col Milan o col Chievo, come il derby, come tutte le altre. Una partita dove si guardavano gli avversari dall’alto in basso.
Per la Juventus di questi anni è diventata una partita nella quale gli avversari li guardi dal basso, una speranza di recupero in classifica, una possibilità di riscatto, un’ultima occasione per cercare di salvare l’onore, o di avere qualcosa da ricordare.
Comunque, seppur ormai inutile per il campionato, è diventata LA PARTITA, almeno nell’immaginario di buona parte della tifoseria Juventina… soprattutto avendo addosso le ferite di calciopoli, ben sapendo chi è stato ingiustamente punito e chi ne ha immeritatamente beneficiato.

Ecco perché abbiamo deciso di chiedere a tre persone diverse, che erano allo stadio, di raccontarci come abbiano vissuto quell’evento, da dentro.
Tre tifosi che hanno visto la partita in curva, tifando, cantando, senza violenza e senza razzismo.
Tre modi differenti di vivere quella giornata, accomunati da un grande amore per i nostri colori. Ognuno col suo modo di intendere il tifo, il sostegno alla squadra, lo stadio, la giornata stessa.
Diverse Juventinità, diverse angolazioni: una più di testa, una più di cuore, una più di pancia.

La prima tifosa, Alex27juve, esponente romana del Team, più che un vero e proprio resoconto della giornata, ci offre una riflessione critica sullo stato di salute della Juve e sulla retorica interista.

Il secondo, Ghepa, tifoso milanese vicino ad uno dei gruppi storici del tifo organizzato bianconero, ci racconta l’origine del suo amore per la Juve, e passa dai ricordi alla cronaca accorata delle emozioni vissute in curva nel corso della partita.

Al terzo tifoso, un amico torinese dei forum bianconeri che preferisce non firmarsi, abbiamo chiesto di raccontare le sensazioni provocate dalla giornata (pre-partita, partita, post-partita) a qualcuno che da anni, allo stadio, gioisce e combatte per la Juve.

Ringraziamo i tre amici, che hanno accettato di raccontarci qui, ognuno a modo suo, la propria Juve-Inter.

 

THE SPECIAL ChiacchierONE, di Alex27juve 

Ci risiamo!
Siamo di nuovi caduti nella trappola dialettica del messia del calcio venuto dal Portogallo!

Lui prende in giro gli avversari dicendo “È bello vedere che la Juve sia così felice essendo rimasta staccata di dieci punti ” e tutti a pensare che è vergogna esultare al gol di Grygera.
Lui a dire “ho tolto Balotelli perché pressato dagli avversari”, e tutti a commuoversi per il povero Super Mario beccato da avversari e tifosi.
Lui si schiera a fianco di Zenga, Prandelli e Del Neri nella ormai famosa conferenza stampa, e tutti ad acclamarlo come il vate che salverà il calcio italiano dalle ruberie bianconere (un novello Guido Rossi?).
Eh sì, il nostro Special ha colpito ancora, certo che se da calciatore fosse stato abile nel dribbling con il pallone come in quelli verbali a quest’ora staremmo parlando del precursore lusitano del grande Ronaldo (Cristiano non di certo il “fenomeno” di sponda nerazzurra) ed invece……

Ed invece siamo qui a tirare le somme dell’ennesima stagione fallimentare del calcio italiano del post farsopoli: zero gioco, zero nuovi talenti, zero tituli europei!
Sembra incredibile che, solo qualche anno fa, fossimo noi italiani a dettar legge nel calcio, ma tant’è: si è preferito distruggere le squadre che avevano dominato in Europa negli ultimi anni in nome di una non meglio precisata giustizia sportiva.
Via Moggi il ds scopritore di talenti, via Giraudo il manager dei bilanci in regola, via Capello l’allenatore che ha vinto tutto e ovunque, via la Juventus dei 6 nazionali... e benvenuta Internazionale, forse così chiamata per l’idiosincrasia nei confronti dei giocatori italiani, benvenuto Moratti il magnate dei bidoni (e non solo di oro nero) e benvenuto Mourinho il profeta del bel calcio!
Certo che se il metro di misura della bravura fosse la faccia tosta allora Mourinho sarebbe davvero il Number One!

Una premessa, per me la vera Juve è e deve essere una squadra vincente che impone sul campo il proprio gioco con forza e determinazione: è la grinta di Vialli, le punizioni di Del Piero, le geometrie di Deschamps e i colpi di genio di Zidane, tanto per fare solo alcuni dei nomi che hanno vestito questa gloriosa maglia negli ultimi anni; non di certo gli abbracci ed i festeggiamenti per un pareggio arrivato a tempo scaduto contro una squadra che fino a 3 anni fa veniva a Torino con il pallottoliere. Vorrei però raccontare agli assenti, a chi ha visto la partita solo attraverso la tv, lo stato d’animo in quel momento del popolo bianconero presente allo stadio.

Nel DNA del vero tifoso bianconero c’è il cromosoma Juventus che è sinonimo di voglia di vincere sempre ma non con ogni mezzo, come qualcuno vorrebbe far credere, ma perché si è dimostrato di essere i migliori sul campo, parola orami in disuso nel nostro calcio.
Un popolo deluso, ferito, arrabbiato ma che non molla e non mollerà facilmente, che sa che prima o poi quest’incubo iniziato nell’estate del 2006 finirà e allora sarà pronto a riprendersi le proprie rivincite e i propri titoli ingiustamente revocati.
Ieri una minima parte di questo popolo (non per mancanza d’affetto ma per necessità!) si è ritrovata sugli spalti dell’Olimpico di Torino e ha assistito al match tra due squadre, una dai colori bianconeri tanto amati, ma solo lontana parente della corazzata che fu, l’altra più nota per le evoluzioni verbali dei suoi tesserati (allenatori vari, giocatori e dirigenti) che per le roboanti vittorie.

Bene, non bastasse il non gioco di Ranieri, la forma fisica precaria di alcuni giocatori e l’avvio sul viale del tramonto dei campioni più acclamati, a mettere a dura prova il già lungamente provato cuore bianconero, è arrivato pure il gol del vantaggio di Balotelli, uno dei giocatori meno corretti di questo campionato a detta dei suoi avversari (Legrottaglie docet).
In quel momento lo stadio è caduto in un silenzio assordante e i tifosi interisti, a cui non sarà sembrato vero di vincere a Torino (visto che è capitato ben 10 volte in 100 anni di storia), hanno preso fiato e intonato il coro tornerete in serie B!
Un vero falso storico per il tifoso bianconero!!! La Juve non è mai andata in B! La Juve è stata retrocessa per manifesta superiorità, dopo un campionato dominato e vinto con 91 punti!

Ma evidentemente non era abbastanza: ola ad ogni passaggio riuscito della propria squadra!
A sbeffeggiare chi, grazie ad una giustizia sommaria, gli ha dovuto cedere uno scudetto e un paio di giocatori!

Allora, sebbene qualcuno alla vigilia avesse ventilato l’ipotesi di una sconfitta curativa, perché forse una volta toccato il fondo dirigenza e società finalmente lavoreranno per risalire ai livelli che ci competono, la voglia di ricordare ai nostri avversari, mai leali con le parole negli anni dei nostri trionfi, è prevalsa e al gol di Grygera tutti hanno esultato con urla anche se di rabbia.
Da casa forse tutto questo è parso eccessivo (avendo confuso probabilmente lo sfogo con grida di gioia) e non li biasimo, ma vedere gli interisti ammutoliti per l’ennesima volta, oggi come in passato, non ha prezzo! Il coro "non vincete mai" è e sarà sempre attuale qui a Torino! Tanto per ricordare loro chi siamo stati e chi torneremo ad essere.
Quello che mi stupisce invece è il sarcasmo, quel "è bello vedere il popolo juventino così felice", del famigerato SPECIAL, a cui evidentemente la memoria fa difetto!
Il 20/12/08 intervistato da Mediaset nel dopopartita di Siena-Inter, che gli onesti hanno vinto nel finale grazie ad un gol di Maicon in palese fuorigioco, all’osservazione di Pistocchi “non ho mai visto un allenatore andare ad abbracciare un proprio giocatore sotto la curva”, rispondeva "capita quando arriva un gol che non ti aspetti, un gol che non meriti. Questo è il calcio, questa è l’emotività!" (e questo è il video).

Sinceramente la Juventus o, come la chiamo io, la Rinascentus (ovvero il surrogato contenente tracce bianconere) ha meritato di pareggiare questo mediocre big match di questo mediocre campionato. Lo ha fatto in inferiorità numerica, senza infamia e senza lode, ma mettendo in campo quel po’ di fiato che le rimane... allora ben vengano le grida liberatorie al gol del pareggio, anche se ottenuto contro una capolista che è lontana anni luce da quelle a cui il calcio italiano ci aveva abituato.

Alla fine della partita il pubblico è sfollato: non ci sono state manifestazioni di giubilo tra i tifosi, come non c’è stato il consueto saluto sotto la curva dei giocatori; siamo tutti troppo realisti e pragmatici per non capire cosa eravamo e cosa siamo. Infastidisce pertanto quel commento sarcastico di chi, solo qualche mese prima, è andato ad abbracciare sotto la curva un proprio giocatore dopo una vittoria, ben consapevole del modo con cui l’aveva ottenuta.

Non si preoccupi lo SPECIAL ChiacchierONE, stiano tranquilli i tifosi juventini, non ci stiamo l’INTERizzando! La reazione del pubblico al pareggio di Grygera è e deve essere solo un breve e fugace momento, conseguente a ciò che capita quando arriva un gol che non ti aspetti, all’emotività che circonda il calcio!
Nonostante il ciclone Farsopoli, il cromosoma Juventus, con buona pace di dirigenza e proprietà, è ancora vivo dentro ognuno di noi e ogni tanto torna a bussare e a farsi sentire, ricordandoci i fasti passati. Pertanto, dopo il fischio finale di Farina, la contestazione a Ranieri, alle scelte di mercato, alla rinuncia a lottare in campo sportivo e legale continua...

Un ultimo pensiero ai cori rivolti all’indirizzo di Balotelli.
Se è vero che gli insulti razzisti sono squallidi e che, in quanto tali, vanno condannati sempre e comunque, è altrettanto vero che, se di tutti i giocatori di colore scesi in campo è stato l’unico ad essere sbeffeggiato, un motivo ci sarà.
Probabilmente, la tifoseria bianconera non gli ha ancora perdonato la gomitata a Legrottaglie nella scorsa Coppa Italia che gli permise in maniera, davvero poco elegante, di liberarsi dell’avversario che lo marcava. Ancor meno i tifosi hanno digerito, non solo le mancate scuse nei confronti del difensore che rimaneva a terra in attesa di essere soccorso (i segni sul suo volto furono visibili per giorni), ma il ripetersi di altri interventi altrettanto discutibili nel corso della medesima gara (qui il video). A suo favore poi non depongono le continue intemperanze, dall’invito di Mutu a tener bassi i gomiti durante i salti, al tuffo in area in Inter-Roma con conseguente rigore, per finire alle provocazioni di ieri sera e alla sua fama di essere un privilegiato dagli arbitri (ieri Farina ha sorvolato su un plateale vaffa).

Non male come curriculum per un ragazzo di soli 18 anni!
Se il pubblico nerazzurro ha trovato il lui il nuovo idolo, quello juventino ha di certo individuato il degno erede di Materazzi, ed è in quest’ottica che si spiegano i fischi indirizzati, non al colore della sua pelle, ma bensì al giocatore e al suo comportamento poco sportivo in campo.
C’è poi da annotare che alle provocazioni il ragazzo ha risposto “Sono più italiano io che tutta la curva della Juventus", probabilmente riferendosi al coro "voi non siete italiani".
Credo che qualsiasi appassionato di calcio sappia a cosa si riferissero in quel momento i tifosi bianconeri: non di certo a Balotelli, non di certo alle origini dei suoi avi, ma all’anemia di giocatori italiani di cui soffre ormai da anni la squadra milanese.
Che sia in realtà questo sfottò ad aver infastidito l’onesto Massimo Moratti?

 

Juve-Inter per Ghepa 

E finalmente siamo arrivati al grande giorno.
La partita che, fino a qualche settimana fa, tutti quanti aspettavamo. Quella che doveva essere la grande sfida scudetto, la grande vendetta su coloro che, col gioco sporco e le menzogne (e grazie anche e soprattutto alla dirigenza NEW STYLE), hanno rovinato quello che fino a qualche tempo fa, era il grande impero bianconero.

Ma partiamo dall'inizio.
Nato e cresciuto in una famiglia di purosangue bianconeri, da subito non potevo che essere un prediletto, un prescelto, uno dei quattordici milioni di fratelli predestinati a portare avanti l'onore e l'orgoglio juventino.
Di uno come me, nato e cresciuto a Milano, è facile chiedersi come mai non sia mai stato attratto, neppure per un attimo, dai colori di una squadra della città natale.
In quegli anni, Il Milan in particolar modo, ma anche l'Inter del Trap, insieme alla Sampdoria di Vialli e Mancini, la facevano da padrone, quindi sarebbe stato facile per una ragazzino finire sulla cattiva strada. Ma il grande DNA bianconero è riuscito a neutralizzare l'insidia.
Neppure le ripetute "scampagnate" domenicali allo stadio Meazza, con l'allora socio di mio padre (interista sfegatato), riuscirono a intaccare la corazza bianconera, che era come una seconda pelle.
E' da lì che nasce il mio odio per quei colori.
Ricordo che, a quei tempi, mio padre non poteva permettersi di portarmi ogni volta a Torino per vedere la Juventus e quindi, vuoi per i biglietti difficilmente reperibili (non c'era ancora la comodità di Internet), vuoi per le spese insostenibili del viaggio, vuoi per la comodità di avere conoscenze nell'ambito nerazzurro, mi ritrovavo spesso a S.Siro a vedere l'Inter.
Ogni volta che li vedevo entrare in campo speravo sempre che perdessero, anche col Catanzaro.

JUVE-INTER, il derby d'Italia, quella che tutti definiscono la partita tra le due regine dello stivale. Anche se, come si sa, i nerazzurri non sono mai stati dei veri antagonisti in Italia e in Europa della Juventus.
L'Inter, la squadra che per anni è stata (e tornerà ad essere, prima o poi) lo zimbello d'Italia, adesso è la protagonista incontrastata di un triennale di scudetti e regali: da quello in tribunale a quello di cartone, a questo che, per colpe anche e soprattutto dei limiti della nostra società e dell'allenatore bianconero, sta per essere indossato un'altra volta dai perdenti d'Italia.

Nella mia memoria di tifoso abbonato (il prossimo anno sarà la mia prima stella) l'Inter è protagonista di diversi episodi, positivi e negativi.
Dalla vittoria dello scorso anno con goal in fuorigioco di Camoranesi (giustizia divina) al rigore di Ronaldo, dal 5 Maggio 2002 all'annata in cui tutte le grandi si presentarono al Delle Alpi per regalarci momenti di tristezza. E ancora, dal pareggio recuperato in extremis dai nerazzurri con carica su Buffon, stranamente non vista da Collina, all'ultima sconfitta a San Siro nel girone d'andata.
E, così come gli scontri diretti, anche il calciomercato suscita in noi bianconeri parecchi ricordi non sempre positivi.
Dall'arrivo di Cannavaro (scappato poi nell'era Farsopoli), che andò a ricomporre una delle coppie difensive più forti d'italia come Cannavaro-Thuram, alla cessione di Zlatan Ibrahimovic, uno degli ultimi Campioni che il grande Direttore Luciano Moggi era riuscito a far approdare sotto la Mole.

Ma dal 2006, l'anno della morte di 109 anni di gloriosa storia, questa partita non è più solo un BIG MATCH tra due grandi squadre del campionato italiano di calcio, non più è solo una partita... E' LA PARTITA. Ogni volta che Inter e Juventus si incrociano, è impossibile per un tifoso bianconero non fermare l'orologio e ritornare indietro nel tempo.
25 luglio 2006: Farsopoli regala a tutti i tifosi antijuventini la più grande soddisfazione della loro vita. Lei, la VECCHIA SIGNORA, viene distrutta e violentata, davanti agli occhi compiacenti della nuova proprietà e dirigenza juventina.
La Juventus viene retrocessa in serie B e con una penalizzazione di 17 punti.
E quel giorno, io, insieme a molti fratelli bianconeri, vengo colto da un moto di onore e orgoglio per quei colori come mai credo di aver avuto.

Ma torniamo al presente.
Già dal raduno prepartita, è subito evidente come questa non sia la solita partita, anche se la classifica non la rende elettrizzante come in passato. Appena arrivati all'interno dello stadio, però, tutto cambia.
L'emozione è sempre la stessa, ma la tensione per questa sfida la si sente lontano un miglio.
Intanto il settore ospiti inizia piano piano a riempirsi, così come la curva NORD e le altri parti dello stadio.
Iniziano i primi cori di "benvenuto" da parte dei supporters bianconeri, subito ricambiati da quelli nerazzurri che intanto prendono posto nel loro settore.
Mentre siamo in attesa dell'ingresso dei giocatori, i minuti passano e la tensione continua ad aumentare. Qua e là, si sentono commenti di ragazzi sulle ultime prestazioni dei giocatori e della squadra in generale.
E' palese che la situazione non piace a nessuno. La Juventus è, storicamente, una squadra vincente… noi, i tifosi, non riusciamo a sopportare questa situazione di inferiorità, né la mancanza del coraggio per cercare di fare quello che è nel nostro DNA, ciò che da sempre ci contraddistingue: ESSERE DEI VINCENTI.
Ad un certo punto, iniziano anche alcuni cori pro ANTONIO CONTE e, di conseguenza, altri contro l'attuale mister bianconero, testimonianza che l'attuale allenatore non ha soddisfatto gli umori dei tifosi.
Entrano i giocatori, le persone si alzano dai loro seggiolini, comincia una nuova storia, una nuova emozione da ricordare o da cancellare dai propri pensieri, inizia una nuova grande sfida contro i nemici di sempre... inizia JUVENTUS-INTER.
Le coreografie scendono dagli spalti, le bandiere sventolano, gli altoparlanti iniziano ad intonare la canzone che tutti quanti i tifosi bianconeri conoscono e che sentono nel loro cuore: JUVE, STORIA DI UN GRANDE AMORE...

La partita ha inizio, l'entusiasmo e la voglia di mantenere alto l'orgoglio dei nostri colori ci sono, e continuiamo a ricordarlo ai ragazzi che adesso stanno lottando per cercare di rispettare le loro promesse… mantenere alto almeno l'onore della JUVENTUS.
Siamo alla fine del primo tempo, iniziamo a tirare le somme dei primi 45 minuti. Non è stato un primo tempo esaltante.
Loro hanno rischiato di andare in vantaggio con Balotelli, ma Tiago è stato in grado di riparare alle tante lacune avute in questi due anni in bianconero.
Poulsen come al solito ha confermato di essere un giocatore mediocre, così come le persone che l'hanno voluto sotto la Mole.
Marchionni ha avuto una grande opportunità, sprecata per mancanza di self control.

Inizia il secondo tempo, ma la partita non si sblocca. I cori continuano ad incitare i ragazzi ed a fischiare gli avversari, per cercare di distrarli, di deconcentrarli, per quel che si può.
Ma ad un certo punto succede quello che nessun tifoso bianconero avrebbe voluto vedere.
L'ennesimo contropiede avversario, grazie anche alla solita difesa colabrodo, regala il vantaggio ai nerazzurri.
La sensazione che nemmeno l'onore possa essere salvato inizia a diventare sempre più reale.
Il mister come al solito non riesce a leggere la partita, e ci ritroviamo per più di 15 minuti in balìa della melina nerazzurra. I sostenitori ospiti, dall'alto del loro vantaggio, iniziano anche a prenderci in giro con gli "olè" stile corrida.
All'improvviso, dopo alcuni preziosi fraseggi tra Balotelli ed Ibrahimovic, arriva quello che a molti sembra il colpo di grazia: espulsione di Tiago per un'entrata oltre i limiti su Balotelli.
Siamo arrivati al 90', il tabellone indica 5 minuti di recupero, lo stadio inizia a svuotarsi, ma noi no. Crediamo in questa rimonta, anche se ormai sembra improbabile e cerchiamo, con tutte le nostre forze, di aiutare i nostri giocatori a portare avanti l'orgoglio bianconero.
Manca poco alla fine, la speranza è ridotta al lumicino. Giovinco, entrato negli ultimi 10 minuti (grazie mister...), è da qualche minuto leader del nostro gioco, cerca di creare gli spazi giusti per gestire al meglio gli ultimi minuti di speranza.
Calcio d'angolo, forse l'ultimo della partita. Giovinco si incarica della battuta, la difesa dell'Inter si addormenta, e Grygera ringrazia insaccando il goal del pareggio.

Lo stadio è in festa, anche se tutti sappiamo che questo risultato né muoverà la classifica, né tantomeno c'illuderà di essere tornati grandi.
Un pareggio contro l'Inter potrà far piacere a chi è soddisfatto del secondo posto imposto dalla dirigenza e dall'allenatore (che continua a dichiarare di che non siamo noi i protagonisti per la corsa allo scudetto), ma ai veri tifosi, quelli che vorrebbero sempre vedere la nostra Juventus primeggiare in Italia in Europa, no.
Abbiamo evitato la disfatta, ma sicuramente non abbiamo mantenuto alti l'onore e la storia dei nostri colori.
Usciamo dallo stadio, con un po’ d'amaro in bocca, consapevoli del fatto che, con una campagna acquisti più dignitosa ed alla portata di un grande club come la Juventus, avremmo potuto fare veramente molto di più.
Ma ormai per quest'anno è finita: ci riproveremo la prossima stagione… proprietà e dirigenza permettendo.

 

Juve-Inter per un gobbo di Torino  


La giornata inizia alle 8,30.
Mi alzo per andare a lavorare, ma ho già un nodo allo stomaco: oggi c'è Juve-inter e come ogni mattina di ogni partita sono carico.
La giornata comunque scorre veloce, il lavoro mi aiuta a non pensare troppo a questa sera, anche se lo stomaco è sempre più annodato: non c'è niente da fare, quando gioca la Juve il mio corpo reagisce così, quasi come se sapesse che la sera bisogna andare allo stadio...
Arrivo a casa, tra poco prendo la sciarpa "inter ti odio" e mi incammino al bar, dove i miei amici di ventura mi aspettano... ormai è prassi farsi l'aperitivo un po' alcolico e stuzzicare qualcosa prima di dare sfogo allo stadio. Arrivo, i miei amici sono lì, ma li vedo un po' bloccati, non felici come sempre, mi preoccupo e gli dico "Ehi, siete mica diventati intertristi???".
Giù risate del barista, che è Juventino come noi, gli altri sorridono ma li vedo preoccupati... vabbé, beviamoci su e partiamo in direzione stadio.
Durante il viaggio, tutti zitti, la tensione comincia a salire... parcheggiamo e ci incamminiamo verso lo stadio; durante il tragitto incomincia a salire l'adrenalina, incominciamo a cantare contro l'inter, quasi a voler scaldare la voce. Man mano che ci avviciniamo allo stadio, cominciamo a sentire i primi cori... stiamo arrivando!!! superiamo il tornello, saliamo le scale... siamo arrivati. Lo stadio è già pieno, gli avversari sono lì, a sinistra, incominciamo a insultarli con gesti: i miei amici si sono caricati a dovere, le sensazioni sono buone...
Incomincia la partita, le 2 curve cantano, lo stadio è pieno come non mai, la gente canta... la Juve parte bene, ci guardiamo in faccia con gli altri, possiamo farcela!!! I cori partono, incessanti, noi partecipiamo come i nostri vicini, con cui abbiamo ormai fatto amicizia, e come tutta la curva.
La partita scorre veloce, fine primo tempo... ci sediamo, abbiamo dato parecchio nel primo tempo, bisogna ricaricare le forze per il secondo...
Si riparte, la Juve è meno tonica, ma sembra reggere gli attacchi... primo cambio: esce Molinaro, entra De Ceglie, sinceramente non ho il tempo di pensare al cambio, che l'inter passa in vantaggio. GELO... lo stadio ammutolisce, gli "onesti" esultano.
Qualcuno prova a far partire un coro, solo pochi lo seguono... molti, attoniti, non sanno più cosa fare... anch'io mi blocco, sguardo fisso verso il campo. Ranieri prova a rimediare, inserendo Giovinco e Trezeguet, ma sembra che la partita debba finire così... la Juve preme, ormai sta per finire, calcio d'angolo... GOALLL!!! I miei amici saltano a destra e sinistra... intorno a me, gente che esulta, si abbraccia... io rimango fermo come un cretino, quasi incredulo.
Ma sono sicuro che la rabbia per un pareggio mi abbia bloccato dall'esultare: io volevo quella vittoria... la gente rincomincia a cantare, io stringo la mano ai miei amici, faccio mezzo sorriso. Finisce la partita, ultimo gestaccio agli ospiti, un applauso a Chiellini che viene a salutare... poi via, verso la macchina che mi riporterà a casa.