Cannavaro incontra gli ultras

cannavaroIL FATTO  

PINZOLO (TN) - E' durato poco più di mezz'ora l'incontro fra Fabio Cannavaro e i capi ultras per placare le loro contestazioni contro il capitano della nazionale. L'incontro si è svolto sabato sera in un hotel a pochi metri dall'Olimpyc Royal di Pinzolo che ospita il ritiro bianconero e si è concluso poco prima delle 23. Agli ultras pare non siano piaciute soprattutto alcune dichiarazioni del calciatore, che quest'estate ha scelto la Juventus solo dopo che il Napoli gli aveva chiuso la porta in faccia. Digerita la scelta del Real Madrid ai tempi di Calciopoli diventa difficile per questa frangia di tifosi accettare che il napoletano Fabio Cannavaro preferisse chiudere la propria prestigiosa carriera a Napoli anzichè in un'altra squadra. Ma la Juventus è la società più prestigiosa d'Italia, come ha ripetuto il capitano Alessandro Del Piero nella conferenza stampa in cui ha ufficializzato il proprio rinnovo di contratto. Quelle dichiarazioni di Cannavaro sono state inopportune e difficilmente digeribili da parte di tutti coloro che vorrebbero una Juve di juventini o quanto meno una squadra fatta di calciatori per cui la Juventus è una prima scelta. Se la contestazione finirà lo capiremo dalle prossime interviste di Cannavaro. Se ci sarà la volontà di chiarire certe dichiarazioni e se lo farà in modo efficace, le contestazioni molto probabilmente cesseranno. (dal nostro inviato)

L'OPINIONE
Inunmondoche

Ora si dirà che questo è un fatto "italiano", così italiano, so italian.
In realtà ci siamo divertiti oggi a leggere delle contestazioni dei tifosi dei Los Angeles Galaxy verso David Beckham. Beckham il mercenario. Go Home Fraud. Va' a casa, impostore. Here Before You, Here after You, Here Despite You. Qui prima di te, qui dopo di te, qui malgrado te. Insomma, sembrava di stare qui, in Italia, dove gli ultras cantano per l'onore della maglia.
Ci siamo divertiti perché non pensavamo che gli americani fossero così accaniti nel "soccer", così europei. Pensavamo che si godessero lo spettacolo e chinassero il capo alla dura legge del professionismo. E invece no, abbiamo pensato male. Sono uguali a noi.

Non proprio. Becks infatti non ha preso benissimo gli insulti da parte del pubblico e ha cercato il confronto (il termine che usano i giornalisti) con un tifoso che aveva decisamente passato la linea del buon gusto. Non voleva fare una cosa à la Cantona, ha poi detto Becks, "volevo che mi stringesse la mano".
Probabilmente il tifoso avrebbe preso la scossa, ma la sicurezza ha impedito tutto ciò.
Non solo: l'uomo è stato arrestato dalla polizia di contea per essersi recato al di fuori dell'area riservata per avvicinarsi al giocatore e insultarlo. Non siamo in Italia.

David Beckham e Fabio Cannavaro, insomma. Che in comune non hanno solo questo, le contestazioni, ma anche e soprattutto il celebre scudetto delle "pelotas" - che non sta ad indicare le palle da gioco - vinto a Madrid sotto la guida di Don Fabio Capello. Un campionato che solo un gruppo di superprofessionisti, sotto la guida di un superprofessionista, poteva vincere. A garantire infatti della feroce professionalità dei due è stato in più di un'occasione lo stesso mister friulano. E chi siamo noi per dubitare?
Tra di noi, sono in molti a preferire un professionista "mercenario" che onora il contratto con il sudore a una "bandiera" indolente. Ma potrebbe non essere questo il punto.

Nel calcio, non lo si può ignorare, c'è di più. Tutti noi ci aspettiamo che il gioco, la metafora, non si riduca a "undici miliardari in mutande che corrono dietro a un pallone", per dirla con qualunquismo da sciampista di salotto.
Certo: un biondissimo lottatore lungocrinito evoca più di un belloccio tatuato. Evoca una lotta eterna, sentimenti ancestrali. Un ombroso maghrebino evoca cose che non trovi negli occhi azzurri di un emigrante di ritorno con le tasche pienissime.
Tutto questo, a parità di milioni in tasca, per carità.
Insomma, si capisce bene: Cannavaro e Beckham non saranno ricordati come Nedved e Zidane.
E, per carità, nessun biasimo per chi li considera opportunisti e traditori.
E' giusto, ancor prima che lecito, aspettarsi di più.

Con Cannavaro o contro Cannavaro, insomma, ognuno come preferisce. Questa, però, non può essere una questione tra 30 persone, una questione che si risolve o non si risolve in un albergo.
Se Cannavaro deve qualche spiegazione, la deve in conferenza stampa ai tifosi tutti.
Perché quei tifosi con cui è andato a parlamentare non rappresentano niente di più di loro stessi. Perché il tifo juventino, quello "normale", quello delle famiglie, dei tantissimi che discutono civilmente nei forum, non si riconosce negli ultras.
"Il Giornale" racconta oggi di ulteriori episodi di prevaricazione da parte degli ultras a Pinzolo, di giocatori costretti ad andare a salutare, di magliette distribuite a mo' di calmiere per placare i bollenti spiriti. Racconta di un Chiellini che si rifiuta di fare questo. E noi lo stimiamo. Ma potrà, domani, rivendicare con orgoglio questo gesto? Non credo proprio.
Non è questo un rimprovero alla società, che pur potrebbe usare maggiore fermezza nei confronti di questi comportamenti, ma un invito alla normalità.
Si renda conto in conferenza stampa, e non in stanze private.
Soprattutto quando, come ha fatto il nostro Nick, le domande sono vere.