Juve, il discount preferito della Fiorentina

Cristiano ZanettiLa Juve della rinascita, la Juve che fa miracoli sul mercato, la Juve che azzera il gap con l’Inter, la Juve che non ha paura di nessuno e nemmeno si sente inferiore a nessuno.
La Juve osannata dai tifosi entusiasti, la Juve incensata dai media, la Juve che secondo alcuni di questi media “cancella Calciopoli”, la Juve che “siamo fortissimi”, la Juve dai conti economici strabilianti (in merito ai quali nessuno pero' ricorda i meriti di Giraudo, il cui straordinario lavoro si fa ancora sentire sui bilanci post Farsopoli), la Juve che gonfia il petto e chiede “dove sono finiti gli scettici?”.
Ecco, questa è la Juve che ci hanno sbattuto in faccia quotidianamente in questi mesi.
La Juve che ha preso Diego corteggiandolo per due anni (a meno di 10 milioni in più il Real Madrid ha comprato Benzema; altro ruolo, ma altro giocatore) e ancora non l’abbiamo visto in campo, nella migliore tradizione di questi signori, avvezzi agli Andrade, ai Knezevic, ecc.
La Juve che ha preso in prestito un giovanotto uruguagio dalla squadra dei sogni, ma questo giovanotto in quella squadra ha vissuto una stagione da incubo.
La Juve che ha ripreso un ex tra i più amari, un ex che, per quel che possono valere i test di luglio e agosto, fino ad oggi ha espresso un rendimento preoccupante.
La Juve che ha preso Felipe Melo sborsando 25 milioni cash senza batter ciglio, per un giocatore che l’anno scorso l’Almeria (non il Barça, il Madrid, ma nemmeno l’Atletico o il Villarreal che tanto ci ha impressionato e ridicolizzato) cedette per 8 milioni e rotti alla Fiorentina.
Già, la Fiorentina.
Sembra quasi che le amicizie tra i veri burattinai di casa “Tod’s” e Casa Agnelli facciano sì che sull’asse Firenze-Torino si compiano affari che vanno a tutto vantaggio dei viola.
Son finiti i tempi in cui Cuccureddu e Gentile, onusti di gloria e di battaglie, chiudevano la carriera andando a stipulare ricchi contratti col conte Pontello, lo stesso che fu costretto a barricarsi in casa, qualche anno più tardi, per sfuggire alle bombe carta di chi gli voleva dimostrare cosa significava cedere Roberto Baggio all’odiata nemica torinese.
E nemmeno sono più i tempi di Torricelli e Di Livio, i quali, terminato il loro ciclo bianconero, e iniziato il dolce declino, si trasferirono a Firenze diventando beniamini della tifoseria.
Un colpo agli affetti, certo, ma i tempi belli della carriera di due tra gli eroi di quella prima Juve lippiana erano passati, e le soluzioni erano già pronte in casa.
Miccoli, Maresca e Chiellini vennero dirottati nel capoluogo toscano nei primi anni Duemila, con i primi due pronti a versar quotidianamente rancore sulla Juventus rea di averli scaricati, salvo rimanerci di pietra al momento di scoprire la ridicola cifra che i viola presentarono alle buste allorché ci fu da risolvere le loro comproprietà, con il risultato che tornarono sul groppone della Signora.
Fortuna che il direttore generale di allora, Luciano Moggi, riuscì a piazzare questi presunti fenomeni all’estero, tenendosi ben stretto Giorgione Chiellini, l’unico che gli interessava veramente. Col senno di poi possiamo constatare quanto il Direttore abbia avuto ragione una volta di più.
Poi arrivò Calciopoli, e da quel periodo la Juventus cominciò a genuflettersi dinanzi alle richieste viola perché, mentre la prima sentenza condannava sia Juve che Fiorentina, passò sotto traccia il "regalo" di Mutu ai gigliati per 8 miseri milioni, segno che a Torino iniziavano a smobilitare (Mutu fu la prima mossa dell’operazione smantellamento), mentre a Firenze nessuno pensava minimamente all’eventualità di una serie B.
E infine i capolavori di quest’estate: Juve che va in pressing su D’Agostino per mesi, ma improvvisamente Secco chiude una trattativa lampo per Felipe Melo ad una cifra complessiva (25 milioni) che è record per questa gestione, la stessa gestione che lo scorso anno non trovò 18 milioni per Xabi Alonso, ma ne gettò poco meno di 10 per Poulsen, il danese estromesso dai giochi ma restio ad andarsene, nonostante le proposte ricevute e le dichiarazioni dei dirigenti che lo hanno più volte spinto verso i saluti.
Le ultime proposte per il danese, in ordine di tempo, sembravano provenire, indovinate un po’, da Firenze.
Ma nisba, Corvino è mica fesso da sobbarcarsi un simile ingaggio e un facsimile di calciatore!
E allora la genialata: alla Fiorentina viene l’idea Cristiano Zanetti, anni 32, muscolatura fragile per definizione, ma una carriera juventina triennale con guai fisici consistenti solo nell’ultima stagione, quando l’ex insegnante di educazione fisica senza patentino che curava i muscoli dei bianconeri contribuì alla cifra record di oltre 60 infortuni muscolari, molti dei quali recidivi.
E da Torino che fanno?
Accettano di buon grado che Corvino vada a fare la spesa da loro, com’è ormai consuetudine negli ultimi anni.
In quattro e quattr’otto (quattro, un numero caro all’avvocato Zaccone, quello dei misteriosi “quattro illeciti”) da Corso Galileo Ferraris provvedono ad impacchettare il giocatore, vista la fretta dei viola che devono presentare le liste per i preliminari di Champions League.
Zanetti sarebbe l’uomo giusto per i viola, perché oltretutto cresciuto nel vivaio gigliato e, di conseguenza, essenziale per il rispetto delle normative UEFA in termini di iscrizione.
Con queste premesse, l’affare Zanetti prende corpo in poche ore e si conclude di domenica, nella settimana che porta a Ferragosto, quando la dirigenza più vacanziera che la storia della Juventus abbia mai avuto si accontenta frettolosamente di 2 milioni di euro all'incirca: forse per continuare serenamente a sonnecchiare sotto l’ombrellone?
Se le cose stanno così è un peccato, perché a Corvino quasi quasi riusciva il capolavoro assoluto, visto che il D.S. viola voleva il giocatore a titolo gratuito (in considerazione del fatto che Zanetti si svincolava a giugno 2010). Non si capisce perché quando si trattano i giocatori juventini in scadenza questi non valgano nulla, come accadde un mese fa tra le stesse parti, al tempo della trattativa per Melo, allorché Marchionni venne valutato meno di 5 milioni, mentre la valutazione del brasiliano rimase rigidamente immutata sui 25.
Ancora più sconvolgente appare la cosa se si ritorna alla scorsa estate, quando per Poulsen i geniali amministratori di Corso Galileo Ferraris ottennero uno sconto di 250.000 euro su una richiesta di 10 milioni da parte del club andaluso, per un giocatore nella stessa situazione contrattuale in cui si trova oggi Zanetti.
Ridicolo!
A proposito di Zanetti: non possiamo non far notare quanto lui e Marchionni siano arrivi a parametro zero, di fatto due “mini mini mini” plusvalenze, che faranno bene (o almeno dovrebbero) ai conti di Blanc e soci.
E qui il fatto curioso (veramente una volta si diceva: “e qui casca l’asino”...) e singolare che accomuna entrambi i giocatori risiede nel fatto che rappresentano l’ultimo lascito della Triade, cui una volta di più i signori di Corso Galileo Ferraris dovrebbero stendere il tappeto rosso, sciacquandosi la bocca ogni volta in cui dovessero menzionare un componente di quello straordinario gruppo dirigenziale.
Una domanda, per i signori Blanc, Secco e Cobolli, ci viene spontanea : a quando una bella plusvalenza con uno (a scelta, s'intende) tra i vari Tiago, Poulsen, Almiròn, Salihamidzic, Grygera?
Quanto all’aspetto tecnico, la Juve ha mostrato di non capirci molto.
E direte: dove sta la novità?
Alla luce dell’infortunio di Sissoko, che metterà il maliano fuori causa almeno fino a metà ottobre (si spera), gli unici in grado di giostrare come vertici bassi in un rombo erano Felipe Melo (anche se il meglio di sé lo offre con una seconda “diga” a fianco) e, più di tutti, Cristiano Zanetti.
Ora, venendo meno l’ex interista, posto che Marchisio, Tiago e l’improponibile Poulsen, per il quale si parla di reintegro in rosa (se così fosse, complimenti alla società per la coerenza e l’autorità; d’ora in poi tutti in squadra capiranno che la linea “andare allo scontro con la società” è vincente), sono tutti inadeguati per il ruolo (ruolo nel quale, in una situazione d’emergenza, sarebbe stato utile addirittura Pavel Nedved), ci sovviene una sola e semplice domanda: siamo proprio sicuri che la Juventus si sia realmente rafforzata?