BATTIBECK! Eveline e papi

battibeckZITTI NOI CHE VENIAMO DA CALCIOPOLI!
Caro Battitore,
il guardalinee Papi, scrive il Giornale, è il commercialista di Pierluigi Collina. Niente di contrario al regolamento, sostengono le istituzioni, e juventinamente ne prendiamo atto: giusto, niente di contrario al regolamento. Permettiamoci soltanto di consigliare una piccola revisione del regolamento: non mi sembra pregiudizievole di alcunché che Collina si scelga un commercialista tra le centinaia di migliaia che non sono associati AIA.
Qual è il problema, tu dici? Niente di così grave, per carità: a fare gli juventini, mi pare che il problemino riguardi tutti gli altri guardalinee che non fanno i commercialisti di Collina, che potrebbero sentirsi, come dire, impropriamente scavalcati. Ma poco male: Papi è commercialista di altri 18 direttori di gara, scrive il Giornale, che sicuramente se ne faranno una ragione.
Scrive ItaliaOggi che Papi è talmente vicino a Collina, da esserne quasi il coinquilino. Gli studi dello sbandieratore e le sedi delle società del designatore albergano infatti nello stesso palazzo, insieme, toh chi si rivede, alle società di Paolo Bergamo. Per carità: sai mai chi sono i tuoi vicini di casa, sempre disponibili a prestarti il sale, e poi magari sono Olindo e Rosa Bazzi. Che, però, non sono i miei commercialisti.
Dico questo per fare lo juventino.
A fare il gazzettaro invece (do you remember "la combriccola romana"? Per la Gazzetta questa dovrebbe essere "la cupola pratese"!), dovrei immaginare che le sbandierate di Papi siano diretta emanazione del pensiero di Collina. E così, quando vedo Papi sbandierare il fuorigioco (che non c'era) di Iaquinta a Genova, dovrei pensare: eh beh sì, son centimetri...ma non è che questo nel dubbio eccetera eccetera?
Ma mica si può pensare una cosa del genere.
Ho bisogno di te, ora, tu che sei addentro al turbinare delle notizie. Mormora il Po che alla fine di quella partita un dirigente juventino (chi?) si sia lamentato con Papi, e che questi, secondo un giornalista di Tuttosport (chi? Camillo Forte a 7Gold), abbia risposto con sprezzo: "Zitti voi che venite da Calciopoli!". Senza conferme, io, che vengo da Calciopoli, me ne sto zitto. Ma se tu mi saprai dare conferme, allora dobbiamo iniziare un discorsetto.
Dici che se tutti i miei amici sono cornuti (e non lo dubito), e scopro di esserlo anch'io, sarei proprio un pirla a brindare a champagne.
Ora: io conosco le tue origini scandinave e il tuo netto rifiuto per ogni forma di machismo, ma ti vorrei proprio vedere se in quel del Bar Sport - che anche tu, seppur con la molletta al naso, frequenti - i tuoi amici cornuti levassero grida di scherno e sorrisini di disprezzo, ogni qual volta tu entri a berti il tuo bianco. Perché sei cornuto. Al posto delle olive, gli snoccioleresti nomi e cognomi degli amanti delle di lor signore, io credo.
Ad ogni modo noi, che veniamo da Calciopoli, faremmo davvero meglio a stare zitti e a tapparci le orecchie.
Ieri sera abbiamo giocato da cani. Cani sciolti, per la precisione.
Ho avuto la fortuna di vedere Chelsea-Liverpool nel pomeriggio e devo dire che i primi venti minuti di Palermo-Juve, quelli in cui noi tenevamo la palla, mi sono sembrati figli di un altro sport, sicuramente non agonistico. Da lì in poi loro hanno visto l'agone, mentre noi sembravamo dei cavedani, perdona la metafora lacustre. Siccome io credo che il 6 non se lo meriti nessuno - nemmeno Buffon: sul secondo goal nell'area piccola non dovrebbe volare una mosca - è logico chiamare in causa Ciro, di cui tanto ho parlato bene precedentemente.
Mi ha ricordato la mia cuginetta Luigia: io, da piccola peste, la sfottevo per la sua obesità e lei mi rispondeva: "Tanto a me non me ne frega niente!". In lacrime, ovviamente. Ecco, sono costretto a cambiare idea: nonostante l'ostentata tranquillità, Mourinho lo soffre eccome.
Ma non facciamo gli interisti: non si vive di grandi esaltazioni e profonde depressioni, ma di un'accettabile misura. Ranieri è oggi l'allenatore con la migliore media punti del campionato. Ritroviamo quindi subito la misura: Ciro è bravo, ma la politica delle "acciughe" per proteggerlo è perdente. Ci vogliono, che te lo dico a fare, gli squali. Ciro è bravo, ma non deve mai dirselo: Diego, in una partita del genere, si toglie solo con un foro di proiettile nel femore. Chi vuoi che te la metta in pari una partita del genere?
Su, forza Juve.

AH, QUESTI PAPI LUCIANI
Carissimo,
ogni volta che sento la parola «Papi», mi eccito. Mi perdonerà, il buon Benedetto XVI, se non penso a lui e nemmeno a Zibì Wojtyla. Penso al nostro presidente del Consiglio, al via vai di Palazzo Grazioli, alle Noemi e alle escort che tanto ho deprecato, moralista e bigotto che non sono altro (voce dal fondo: guarda che per le escort siamo finiti in B. E chi se ne frega). Penso al nome Patrizia che, come nelle favole, unisce Lapo e Silvio, lo stretto superfluo all’utilizzatore finale. Ti ringrazio, dunque, di avermi parlato di Papi. Il commercialista di Pierluigi Collina. Dal 2001, per la cronaca; da quando, cioè, il mio idolo non era ancora designatore, ma fa lo stesso. E hai pure omesso che Papi non figura tra gli sbandieratori «internazionali», dettaglio che torna a onore (e onere?) di Collina. Per la cronaca, e per la storia, Papi è stato anche commercialista di Paolo Bergamo (designatore).
Il problema di Genova e dello «Zitti voi che venite da Calciopoli!» ha raggiunto anche la mia sacrestia dove, come sai, ammasso oggetti di culto: la maglia di De Santis, il certificato medico di Trefoloni, il precontatto di Moggi firmato da Moratti. La risposta ringhiata alle nostre legittime proteste dopo l’annullamento di un gol valido di Vincenzone Iaquinta è volgare, antisportiva e, se confermata, passibile di sospensione e/o radiazione. Non solo perché abbiamo già dato. Ma anche per evitare che il signor Papi possa dare «di nuovo». Ahimè, Carissimo. Manca un’intercettazione, manca una prova, o almeno una provetta, come avrebbe chiosato il dottor Agricola. E poi...
E poi do not forget che Papi era l’assistente di Chievo-Juventus 0-1, 13 marzo 2005, il campionato degli scandali. L’arbitro, quando si dice il destino, era niente meno che Gianscusa Paparesta. La tua memoria, che quando vuole sa essere obiettiva, non può non ricordare il tiro di Pellissier che colpì la traversa, rimbalzò dentro e rotolò fuori. Dentro di almeno venti centimetri, documentò la moviola, in puro stile Rocco Siffredi. Alla fine della partita, mormora l’Adige, un dirigente del Chievo si sarebbe lamentato con Papi e questi, secondo un giornalista de L’Arena di Verona, avrebbe risposto con sprezzo: «Zitti voi che farneticate di Calciopoli!». Ah, questi Papi che se li insegui ti fuggono, e se li fuggi ti inseguono. Confessa che la storiella di Verona l’avevi sepolta in giardino, come si usa fra rancorosi di serie A. Birichino!
I commercialisti si alzano e si abbassano, come la bandiere e le banderuole. I designatori vanno e vengono. In agguato ci sarà sempre un «pare che». È l’Italia, amico mio, paese dei Cachi e dei Papi. Quanto poi al nostro amatissimo Ciro Spal, cosa vuoi mai. Capita a tutti di non vederla mai per una sera: chiedi a Silvio cosa ha dovuto inventarsi, per vederla, qualche volta. E, soprattutto, a chi ha dovuto rivolgersi. Abbiamo cinque punti in più di un anno fa e siamo a meno due dall’Inter invece che a meno sette. Certo, siamo allo «sfascio laterale» (i terzini), ma questo lo sapevano tutti, dall’amministratore delegato al direttore generale, da Blanc a Blanc, e così è stato arruolato Grosso. I conti tornano, in attesa che tornino i Conti (o i Marcelli o i Papi Luciani).
Via quella lacrimuccia che affiora dal mouse. Non ti voglio più leggere con lo stile tristanzuolo del bilioso remissivo. Ti faceva schifo Stankovic e l’hanno lasciato all’Inter. Ti faceva schifo Ranieri e ti hanno preso Ciro. Giovanni Cobolli Gigli puzzava di Rinascente e, in cambio, avrai veline ed Eveline. Carissimo, non hai vinto: hai stravinto.
Salutami Felipe Melo, e forzetta Juve, sempre.
Il Battitore Libero


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