Cannavaro non fu, allora chi fu?

cannavaroLa solita "fuga di notizie" ha scatenato una tempesta in un bicchier d'acqua: Cannavaro positivo al doping, anzi no. Per prima cosa non c'era nessuna necessità di far sapere in giro una situazione che era in corso di accertamento o chiarimento preliminare. Come seconda cosa muoviamo alla stampa il solito appunto: servirebbe più equilibrio e resistere alla tentazione di sbattere il mostro in prima pagina ogni qualvolta c'è di mezzo la Juventus, o suoi tesserati. Chiarito il disguido in poche ore (la raccomandata del Ceft era stata ricevuta ma mai aperta dalla Juventus), rimane la forte delusione di Cannavaro "Sono dispiaciuto che una vicenda di questo genere abbia generato tanto clamore. Qualche giornale e qualche televisione ha esagerato. Questa volta la cazzata della Juve c'è stata." e il dibattito su chi abbia le maggiori colpe, visto che Cannavaro non ne ha. Dibattito che ha impegnato la nostra redazione sulla domanda:

Il caso falso-doping di Cannavaro. Da quello che ha riportato la stampa, chi ha le maggiori responsabilità?


JuveLegend - Se il mio giudizio dovesse attenersi a quello pubblicato sulla stampa per il caso Cannavaro, ebbene non avrei difficoltà a ripartire le maggiori responsabilità tra la stampa stessa e la società Juventus. La stampa che, trincerandosi dietro il diritto e il dovere di cronaca, non perde occasione per montare casi dove non ci sono e nel frattempo ne occulta altri per interesse personale o editoriale. La società Juventus, che tramite piccoli peccati veniali (quelli tanto cari al futuro ex presidente Cobolli Gigli) o distrazioni, non perde mai occasione di mostrarci la sua attuale professionalità che, in un periodo non molto lontano, veniva definita dagli addetti ai lavori nel mondo un modello di gestione. Il C.O.N.I. e le istituzioni almeno in questo caso le terrei fuori, le regole ci sono, sono ferree come richiede la materia antidoping e vanno rispettate. Va ricordato infatti come farmaci specifici, tipo quelli della categoria dei corticosteroidi, se non usati a livello curativo, possano alterare le prestazioni di un atleta e da tempo vengono inclusi nella lista dei farmaci vietati dalle norme.

Dominiobianconero - Il "Caso Cannavaro" svela perfettamente i rapporti che attualmente ci sono tra le Istituzioni dello sport e la Juventus. In particolare evidenzia una predisposizione, da parte delle prime, a cogliere qualunque occasione pur di mettere sulla graticola la Juventus e la sua dirigenza, sapendo che la stampa e i giornalisti, anche loro schierati al 90%, sono sempre ben contenti di pescare nel torbido. Restano, da parte della Juventus, una faciloneria e una superficialità degne della prima Inter Morattiana. Non si può non smistare la corrispondenza o avere i fax spenti. A mio parere il controllo antidoping potrebbe essere stato "ordinato" pur sapendo che Cannavaro sarebbe risultato positivo. Questo perché la richiesta di esenzione era stata inviata regolarmente. Non avendo ricevuto la documentazione aggiuntiva a cui faceva riferimento la raccomandata mai aperta (!), a Roma, in altri tempi, avrebbero alzato il telefono e chiesto il perché. Stavolta invece hanno fatto finta di nulla e hanno mandato il controllo, sapendo già che il giocatore era positivo. La domanda sorge spontanea: con altre squadre, ed in particolare con l'Inter, avrebbero fatto lo stesso?

Gobbodimare - La colpa è della Triade, ancora della Triade. Nei dodici anni di regno i tre avevano curato minuziosamente ogni aspetto. Maniaci della gestione, sportiva e societaria, avevano però dimenticato di curare i rapporti con la stampa, gli avversari e gli avventori del Bar Sport, capitalizzando risentimenti un po' ovunque. E se qualcuno, per un mancato accredito in sala stampa, si era accontentato di riservarci solo un po' del suo livore, abitualmente destinato a piani più alti, altrove si stavano già facendo le grandi manovre per il colpaccio, il tutto mentre Lucianone nostro si preoccupava dei centimetri in trasmissioni fondamentali quali "Il Processo del Lunedì". Ed è così che, giorno dopo giorno, il sentimento popolare aveva già raggiunto livelli di guardia a dir poco preoccupanti e i nostri eroi, invece di ribattere colpo su colpo, hanno continuato a lasciar correre. Invece di cercare di ristabilire la verità in tutti i Bar Sport d'Italia, si sono preoccupati solo di vincere, col pallone e dietro la scrivania. Quella di questi giorni non è altro che l'onda lunga di un odio disinformato che viene da lontano, un odio che ha caricato noi bianconeri e ci ha consentito di raggiungere ogni obiettivo possibile, ma, più di noi, ha caricato i nostri nemici, da Bolzano a Lampedusa. La corrispondenza smarrita e il fax spento di Corso Galileo Ferraris non mi stupiscono, neanche la vicenda Cannavaro mi stupisce e mi preparo per il prossimo "caso".

Mario Incandenza - Non ci giro molto attorno: sono contento. Sono contento che i nuovi dirigenti, tanto bravi, 3 anni fa, a giocare di sponda con i livorosi diffamatori anti-juve, provino sulla loro pelle lo stesso trattamento. Oddio, più che sulla loro pelle, su quella di Cannavaro, il quale ora rilascia in giro interviste in cui, nemmeno troppo velatamente, manifesta la propria incazzatura per le castronerie societarie sulla documentazione relativa al caso. Bene, bravi, bis. Sorridete, nuovi manager simpatici a interisti e romanisti, gli spari sopra sono per voi. E mi raccomando: se qualche magistrato in vena di sperimentazioni giuridico sportive dovesse aprire un'inchiesta sul caso, magari per frode sportiva per abuso di pungiglioni, chiamate Zaccone e patteggiate senza esitazione una puntura congrua.

Drago di Cheb - Per una volta non è la politica sportiva che mi preoccupa. La sciatteria della Montelkaniana, che non apre le raccomandate e che spegne i fax, potrebbe avere ripercussioni a livello sportivo. Cosa avranno pensato i giocatori nel vedere messo alla gogna un monumento nazionale come Cannavaro? Se la stampa così si è comportata con un'icona della Nazionale, prima che della Juve, quale livore si sarebbe abbattuto su un Melo o un Marchisio? Secondo me i giocatori hanno pensato che la Juve è una società disorganizzata; forse i più sospettosi, prima di sottoporsi a qualsiasi cura prescritta dallo staff, richiederanno il parere di un medico di loro fiducia. Insomma, se non si pone rimedio a questa figuraccia, la Juve rischia la catastrofe nello spogliatoio prima che un danno d'immagine: occorre un uomo di sport che conosca tutte le regole e le consuetudini del mondo dello sport oltre che la "psicologia dello spogliatoio".

Furino1945 - Se penso a come scriviamo i nostri articoli sul sito, al fatto che si riesce a collaborare uno con l'altro per farsi capire meglio da chi legge, all'intervento e alla supervisione di chi è esperto di aspetti legali, addirittura alla lettura finale prima dell'inserimento in rete per evitare errori di battitura, migliorare sintassi e grammatica e abbellire la forma, se penso a tutto questo a me dell'affare Cannavaro ha colpito di più la sciatteria e l'ignoranza, per non dire di peggio, di tutti i giornalisti (di tutti i giornali) che hanno trattato l'argomento col solo scopo di fare scandalo. Sono convinto che non c'é stato uno, nemmeno uno, che abbia letto la normativa (è sul sito del Coni ma c'è un po' d'inglese) per cui tutti hanno parlato a vanvera. Nessuno che si sia chiesto: ma quando è stato controllato Cannavaro? Visto che aveva fatto domanda di esenzione doveva essere controllato o poteva non esserlo? Perché il medico della nazionale dice che dal punto di vista medico la pratica di Cannavaro era a posto e invece da Roma hanno chiesto altri documenti? La Commissione per queste esenzioni ha già stabilito un protocollo per i casi urgenti oppure quello di Cannavaro era il primo? Nessuno si è chiesto niente, in compenso Corsera e Gazzetta hanno ricordato la flebo di dieci anni fa con la stessa foto, come se Fabio Monti e Ruggiero Palombo avessero proceduto di concerto, mossi non solo dalla stessa ignoranza ma anche dagli stessi pruriti. Bisogna raccomandare a Torino di aprire le raccomandate, ma bisognerebbe anche aprire il cervello di chi lavora nei giornali e metterci dentro la Carta dei Doveri del Giornalista.

Andy54 - Cannavaro ha subito un danno morale e d'immagine, per colpa della Juve, del Coni e dei media, ognuno colpevole per la sua parte. La Juve ha mostrato evidenti lacune a livello organizzativo: la raccomandata chiusa, poi il fax spento. La Stampa scrive che il 10 ottobre, quando dal Coni hanno cercato di spedire alla Juve le conclusioni di Torri, hanno trovato il fax spento. Trinità Blanc, come tocca ad ogni capo, deve spiegare queste assurdità e la scomparsa dei vecchi livelli d'efficienza. La colpa del CONI: pensavo non avessero il fax, invece, ce l'hanno. Allora perché non inviare un fax anche prima, per sollecitare l'invio dei documenti richiesti? Eugenio Capodacqua su Repubblica, ma anche tanti altri, hanno insinuato che a Cannavaro e alla Juve sia stato riservato un trattamento di favore, senza chiedersi, e chiedere, perché il Coni non avesse sollecitato la Juve, in presenza della mancata risposta. Dovrebbe essere doveroso non solo per Cannavaro ma per tutti gli atleti, prima di esporli al pubblico ludibrio. Lo stesso Cannavaro ha lamentato: "A 40 giorni di distanza dall’episodio sarebbe bastato telefonarmi per chiedermi come mai la documentazione non arrivava". I media: quando si fanno titoli come "Cannavaro dopato" si viene meno alla Carta dei doveri del giornalista, si violenta la verità con lo scopo, evidente, di alimentare il più demagogico e becero sentimen­to popolare antijuventino. Un certo giornalismo è di serie C. Lo stesso Cannavaro, con le sue dichiarazioni, assegna le colpe alle tre componenti: Juve, media e Coni.

Firewall76 - Il caso Cannavaro è, semmai ce ne fosse ancora bisogno, l’ennesima riprova di come sia abitudine da parte della stampa, e non solo, trattare in maniera atecnica e fuorviante temi che, invece, necessitano di chiarimenti e approfondimenti di natura regolamentare e legislativa. Se da un lato questo auspicabile approccio non permette né di vendere, né di alimentare il “sentimento popolare” di sandulliana memoria, dall’altro disperderebbe le ulteriori ombre e nuvole che, diversamente, si sono ammassate. Questo procedere "border line" pare si sia impadronito della società di corso Galfer, dove fra fax spenti, raccomandate smarrite e patteggiamenti assortiti, il motto “essere simpatici” impera ad ogni costo.
Mi domando: "Sarebbe costato tanto un comunicato stampa con presa di posizione ferrea e minacce di querele?". Evidentemente qualcuno crede sia necessario espiare ancora, oppure ritiene doveroso mantenere rapporti idilliaci con la stampa. Quando andremo a credito, per ora, non è dato sapere, con buona pace dei tifosi juventini veri e di chi, da sempre, ha sopportato la stortura di accuse e maldicenze varie. Non piangeremo mai abbastanza il vuoto dei fratelli Agnelli.

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