Gente come noi: Newcastle United Supporters Trust

tifosiL'Assemblea degli azionisti è stata l'occasione per noi, tifosi di Ju29ro e piccoli azionisti, per lanciare un'iniziativa moderata, di buon senso, realista, ma dal grande significato: la partecipazione dei tifosi juventini alla gestione della loro squadra tramite la presenza all'interno del consiglio degli azionisti della Juventus. Un'iniziativa senza paragoni e precedenti apprezzabili all'interno del mondo del calcio italiano. Un'iniziativa che, come ci aspettavamo, sui grandi media, nonostante la novità, e nonostante la nutrita presenza di giornalisti a Vinovo, non è stata riportata.
Nel lanciare questa proposta, abbiamo deciso anche di conoscere e di misurarci sul nostro sito con realtà simili alle nostre, e di informare i nostri lettori a riguardo, per sapere cosa succede altrove, e se il nostro progetto sia effettivamente possibile.
Abbiamo deciso di sentire un certo tipo di tifosi. Tifosi che, come noi, hanno a cuore la propria squadra. Tifosi che considerano la propria squadra un bene intangibile, e non un asset sacrificabile agli interessi dei gruppi imprenditoriali che la possiedono. Tifosi che vogliono far sentire la loro voce, che sono pronti ad impegnarsi, anche economicamente, per sostenere la propria squadra, la grande passione. Per imparare da loro, per condividere, per creare un vero movimento dal basso che restituisca la voce a chi del calcio è la base economica e la società civile. Tifosi civili, appunto, mossi solamente dall'amore e il rispetto per la storia del proprio club, e non da frustrazioni da sfogare o potere da esercitare una volta ogni due settimane.

La prima iniziativa che ci ha emozionato è stata quella dei tifosi del Newcastle. Dopo un anno difficilissimo, si sono trovati in serie B, a lottare contro una proprietà ottusa e incapace, minimamente consapevole della storia del club, e hanno deciso infine di lanciare una campagna per l'acquisto del club da parte dei tifosi, attraverso il loro Trust, il
NUST.
Abbiamo parlato con il loro rappresentante, Steve Hastie, che ci ha spiegato per filo e per segno il senso della loro iniziativa e la filosofia del Trust.

- Steve, in Italia non c'è molta familiarità con alcuni aspetti delle organizzazioni di tifosi in Inghilterra. Puoi spiegarci cos'è un Supporters Trust e, più in particolare, di cosa si occupa il NUST.
Un Supporters Trust è un'organizzazione legalmente costituita, democratica, progressista, no-profit, che rispetta le regole e i principi di governo determinati da
Supporters Direct, organizzazione fondata nel 2000 dal governo britannico per fornire assistenza e guida per i tifosi di calcio che volessero organizzarsi per acquisire collettivamente una quota del loro club, senza alcun interesse speculativo.
Il ruolo dei Trust è quello di garantire un maggior livello di responsabilità nella gestione e di portare i principi della rappresentatività democratica all'interno dei club sportivi e delle istituzioni che li governano. Supporters Direct ha guidato il vecchio Newcastle United Supporters Club nella conversione all'attuale Newcastle United Supporters Trust e continua a lavorare con noi, mentre cresciamo ed evolviamo.

I tifosi della Juventus potrebbero essere molto interessati a sapere che Supporters Direct ha ora stabilito relazioni proficue in Europa. Nel 2006, la Uefa ha deciso di finanziare una ricerca sulla fattibilità di una versione europea di Supporters Direct, che possa aiutare, consigliando e supportando i tifosi di tutta Europa che desiderino partecipare direttamente nella proprietà, gestione e management del proprio club.
Lo studio è stato lanciato sullo sfondo di un report del Parlamento Europeo e della European Sports Review sul futuro del calcio professionistico in Europa. La ricerca spiegava che i gruppi di tifosi che desideravano partecipare direttamente alla gestione del proprio club erano numerosi in tutta Europa e avevano bisogno di supporto e guida. Nel suo discorso introduttivo, lo studio si promette di "aiutare a diffondere un network europeo per la proprietà collettiva dei club, lavorando con i tifosi di tutta Europa che vogliano aiuto e consiglio su come partecipare alla gestione del proprio club, con lo scopo di legare i club alle loro comunità e promuovere il buon governo e la sostenibilità economica di essi." (per conoscere l'iniziativa europea di Supporters Direct:
http://www.supporters-direct.org/page.asp?p=4595 , ndr )

Per quanto ci riguarda, il NUST ha 3 obiettivi di fondo:

1) Rafforzare le relazioni e il dialogo tra Newcastle United e i suoi tifosi;

2) Indurre il Newcastle United a tenere nella giusta considerazione gli interessi dei suoi tifosi e della comunità che rappresenta, nelle sue decisioni, e a onorare il contributo della comunità verso il club;

3) In ultimo, promuovere la piena, responsabile, democratica e costruttiva partecipazione dei tifosi nella gestione e nella direzione del Newcastle United, incluso il principio di rappresentanza dei tifosi nel comitato esecutivo del club:

- Che tipo di persone fanno parte dell'associazione: giovani, famiglie...?

Ogni fascia d'età è rappresentata all'interno del NUST: da 8 a 80, davvero. E' aperto a uomini, donne, bambini senza alcun pregiudizio e, credici o meno, l'età media nel comitato esecutivo è intorno ai 40.
Il Newcstle United Supporters Trust è formato da migliaia di questi specialissimi tifosi, riflette l'unicità del nostro spirito e la nostra visione in base alla quale, insieme, possiamo raggiungere grandi obiettivi e fare grandi cose per il nostro club. Non siamo un fan club. I Supporters Club tradizionalmente rappresentano la società verso i tifosi, la grande differenza è che noi rappresentiamo i tifosi verso la società.
Come tifoso hai la tua voce, ma come membro del Trust puoi farla sentire forte quella voce, veramente. La voce di tanti tifosi appassionati che hanno l'obiettivo di rafforzare la relazione tra loro e il club. Questa voce fa sì che la proprietà debba tenere nella giusta considerazione l'interesse dei tifosi e della comunità, che in passato ha contribuito direttamente a sostenere il club.

- Qual è la vostra visione degli hooligans e in genere del tifo violento?

La nostra visione è che non c'è spazio nel calcio per gli hooligans. Il tifo violento è un cancro che porta solo problemi a una squadra di calcio, a una città, a una regione e, su scala internazionale, a una Nazione. Il calcio è divertimento, è condividere quel divertimento con i tuoi amici e la tua famiglia, in un ambiente sicuro. E' così per i giovani e per i vecchi, è l'amore per un gioco bellissimo. C'è la rivalità, la cavalleria, c'è l'onore ma anche e soprattutto il rispetto. "Respect for the game", giocato come si deve, nel modo giusto. Per tutto questo, gli hooligans non possono avere cittadinanza nel calcio.

- Parliamo della vostra campagna "Yes We Can" e del lancio della vostra offerta per l'acquisto del club. Come pensate di potercela fare? Spiegaci nel dettaglio.
La campagna "Yes We Can" è stata lanciata dal Trust in risposta al fallimento dell'attuale proprietario del Newcastle (Mike Ashley, ndr) nella ricerca di un acquirente per il club. Nessun ricco imprenditore si è fatto avanti per acquistare la squadra, così abbiamo considerato la situazione e deciso che l'unica situazione sensata era mettere insieme i tifosi per un'iniziativa colettiva. Uno dei nostri obiettivi di lungo periodo era la rappresentanza dei tifosi a livello di comitato esecutivo e quello che è successo ha presentato una grande opportunità per noi, era la migliore tempistica possibile per muovere verso il nostro obiettivo e cercare di ottenere la rappresentanza all'interno del board. La prossima settimana renderemo pubblici i dettagli della nostra iniziativa e inviteremo la comunità imprenditoriale e d'affari di Newcastle ad unirsi a noi per portare a compimento una proposta interessante, innovativa ed unica e che, nella nostra speranza, porterà finalmente a un'inversione di tendenza per il nostro amato Newcastle United dentro e fuori dal campo.
Si è molto parlato dell'uso delle provvigioni sulle nostre pensioni per generare il capitale di investimento, ma questa è soltanto una sfaccettatura della nostra proposta e ne costituirà solo una piccola parte.

- Riguardo a questo, "The Guardian" ha parlato di "affare rischioso". La loro domanda è: se i tifosi ce la faranno a comprare una quota del club con le pensioni, come faranno poi a sostenere il progetto nel lungo periodo?
C'è anche un rischio connesso con le situazioni presenti e passate, quello di ritrovarsi con un proprietario che non vuole investire nel club nella giusta maniera, che non vuole dialogare con i tifosi, che ammette apertamente di non sapere nulla della gestione di un club sportivo, che, come dimostrato nella causa che l'ha visto protagonista contro Keegan, si rivela inaffidabile.
Sì, utilizzare le pensioni, può essere considerato un rischio, da molti. Per altri, rappresenta invece un'opportunità di investimento molto utile.
L'unica cosa importante è che lo schema di investimento per comprare il club abbia il sostegno e il supporto dei tifosi e dia loro una reale opportunità di esserne proprietari. Il nostro modello non è legato solamente alle pensioni e, come ti ho detto prima, molto presto annunceremo il nostro piano per intero, nei dettagli.
Quello che posso dirti ora è che si tratterà di un modello di business in ottica di calcio sostenibile, che cercherà il sostegno dell'imprenditoria e delle istituzioni politiche di tutto il nord-est dell'Inghilterra. Il nostro piano si può definire tanto "Fans dentro" quanto "Ashley fuori". Sarà flessibile, pluralista e cercherà di coinvolgere molti soggetti, per attrarre capitali che permettano di sostenere le ambizioni del Newcastle United ai più alti livelli. La priorità è naturalmente ritornare in Premier League, quindi costruire un impianto solido dal punto di vista finanziario, che abbia come cuore la relazione tra la comunità e il club.

- Il Newcastle Utd è passato attraverso diverse vicissitudini nella scorsa stagione terminata con la retrocessione. Spiegaci un po' cos'è successo e se secondo te è paradigmatico per considerare la questione della rappresentanza dei tifosi.
Tutto è iniziato dall'ingaggio di Dennis Wise come direttore sportivo e il susseguente scontro di vedute tra lui e il nostro allenatore Kevin Keegan sul mercato. Alla fine Keegan ha dato le dimissioni, sostenendo che le interferenze erano intollerabili e i dirigenti non gli permettevano di svolgere il suo lavoro, imponendogli anzi giocatori che non voleva. Il club ha subito minacciato Keegan con un'azione legale per inadempienza contrattuale. Tieni conto che Keegan è un vero idolo da noi; un grande ex giocatore tornato da allenatore tra il 1991 e il 1997 per guidare una squadra che in Inghilterra era famosa come "The Entertainers", che giocava un calcio offensivo, brillante e appagante. I tifosi hanno quindi subito protestato nei confronti di Wise, del proprietario Mike Ashley e del nuovo direttore generale Derek Llambias.
Nel settembre 2008, Ashley, in risposta alle proteste dei tifosi, annuncia che venderà la squadra. Nel frattempo, invece che un allenatore con un vero contratto, in panchina va Joe Kinnear, con un contratto di 6 settimane, fintanto che il club non sarà ceduto. Nel dicembre 2008, quando era ormai chiaro che non c'era nessuna offerta di acquisto, Ashley ha fatto marcia indietro: il club è stato tolto dal mercato, Kinnear è rimasto in panchina, mentre i risultati della squadra erano preoccupanti. Nel febbraio 2009 Kinnear ha dovuto farsi operare per seri problemi di cuore, quindi è stato nominato nel frattempo coach Chris Hughton, in attesa del ritorno di Kinnear. In Aprile, quando era ormai chiaro che avremmo dovuto lottare duramente per non retrocedere, Ashley ha chiamato un altro ex idolo in panchina: Alan Shearer. Con il supporto incondizionato dei tifosi, Shearer ha provato a galvanizzare la squadra, ma non ce l'ha fatta: con la sconfitta per 1-0 contro l'Aston Villa all'ultima di campionato, siamo retrocessi.
Dopo aver detto che era al 110% per mantenere Shearer come allenatore, Ashley non gli ha rinnovato il contratto e ha messo, di nuovo, il club in vendita. Come se non bastasse, è entrato in causa con Keegan. Non solo: non è riuscito nemmeno nell'impresa di nominare un allenatore per questa stagione, lasciando Houghton con un contratto a tempo brevissimo, per firmare con lui un contratto a lungo termine solo a metà ottobre.
Sempre in ottobre Keegan ha vinto la causa che lo opponeva al club, e ha avuto diritto a un risarcimento di 2 milioni di sterline. La Corte ha riconosciuto che il club ha disatteso il contratto con l'allenatore, ingaggiando, contro la sua volontà, l'uruguayano Ignacio Gonzalez. Questa è una peculiarità del calcio inglese rispetto a quello europeo: qui è l'allenatore che ha piena responsabilità sulla materia sportiva per intero, e quindi anche sull'ingaggio dei giocatori, limitato, ovviamente, dal budget imposto dalla società. Wise ha imposto a Keegan questo Gonzalez, sostenendo "interessi commerciali" del club. A Keegan è stato detto di guardare le performances del giocatore su YouTube. Gli "interessi commerciali" del club si sono rilevati essere un "favore" a due influenti agenti sudamericani le cui relazioni sarebbero state importanti in futuro per il club. Il prestito è costato 1 milione di sterline per lo stipendio, e il giocatore ha giocato in tutto 35 minuti, per infortuni vari.
Dall'addio di Keegan, il club ha speso 4 milioni di sterline per il mercato, incassandone 25, e non ha portato a termine la gran parte dei rinnovi di contratto. La squadra oggi è logora e tenuta insieme solo da giocatori in prestito o provenienti dalle giovanili.
Se qualcuno volesse scrivere un libro su come non gestire una squadra di calcio, il Newcastle di Ashley si presterebbe benissimo come paradigma.

- Mike Ashley ha annunciato negli ultimi giorni che il club non è più in vendita però. Come farete a raggiungere il vostro scopo? Le cose si fanno più difficili?

Non ci facciamo prendere in giro dalla retorica: l'unica ragione per cui afferma che il club non è in vendita è perchè nessuno lo vuole comprare al prezzo da lui stabilito...Non ancora!

- Pensi che il vostro governo faccia abbastanza per restituire il calcio ai tifosi?

Personalmente non credo sia necessario che i governi entrino in questo genere di cose, la responsabilità è delle autorità del calcio: la FA, la Premier League, la Football League. Anche l'UEFA ha grosse responsabilità.

- La UEFA fa abbastanza?

Penso che UEFA e FIFA potrebbero fare molto di più, ascoltando e parlando con i tifosi, invece che solamente con i politici e le federazioni. Non c'è molto rispetto per quella che è la società civile del calcio, la base popolare, quasi fosse un pregiudizio intellettuale dei burocrati. Detto questo, penso si possa dire lo stesso delle federazioni nazionali, incluso la FA e la FIGC.

- Noi siamo grandi sostenitori delle proposte di Platini per il fair-play finanziario. Qual è la vostra posizione? E' l'unica maniera per salvare il calcio o nelle proposizioni del presidente UEFA c'è, secondo voi, un pregiudizio antiinglese?
Platini ha sicuramente buone ragioni e penso che anche tra le altre istituzioni del calcio sia ormai chiaro che questi livelli di indebitamento così alto non possono che essere dannosi nel lungo periodo per tutto il calcio. Il Manchester United ad esempio è passato dall'essere uno dei club più ricchi del pianeta a dover pagare interessi annui che si presumono essere di 80 milioni di sterline alle banche.
Quello che viene chiamato pregiudizio antiinglese è legato alla definizione che certa stampa britannica ha delle idee di Platini, ma io credo sia piuttosto un genere di critica protezionistica, che mira a proteggere quello che è stato raggiunto dal calcio inglese dalle interferenze dell'UEFA. Il successo della Premier League a livello mondiale, con partite trasmesse in 200 paesi, e ricchissimi contratti televisivi, è secondo alcuni giornalisti il punto dolente di Platini che vorrebbe promuovere e ottenere gli stessi risultati per il calcio europeo in generale.
Dopo la retrocessione, anche noi abbiamo potuto apprezzare le enormi differenze tra la Premier League e il resto del calcio inglese. Il gap finanziario è enorme, un baratro. Il Newcastle United ha perso 50 milioni di sterline in introiti mancati derivanti dai diritti tv e, quando certe perdite non vengono assolutamente preventivate, è di una difficoltà enorme riuscire a riprendersi e operare con successo. Per una squadra come la nostra, diventa un imperativo categorico riuscire a tornare in Premier al primo tentativo.
Sono d'accordo con Platini su molte cose comunque: i trasferimenti dei minori, le squadre giovanili, le politiche di riduzione del debito. Dove sono in disaccordo è sul gonfiarsi spropositato delle competizioni europee, che sfrutta i tifosi attraverso partite di qualificazione senza significato in CL e Europa League. Ho visto parecchie di queste partite e il livello del calcio giocato in quel periodo è veramente scarso. Credo possa essere più produttivo e significativo dividere i primi turni in base a eurozone, così che possano capitare partite interessanti.

- St James' Park, il vostro stadio. Avete lanciato una petizione contro un nuovo nome commerciale per lo stadio. E' così importante?

Più di 120 anni di tradizione non possono essere spazzati via dall'idea stramba di un individuo. St James Park è per tutti noi il cuore pulsante della città e della regione. E' la cattedrale di 50.000 Geordies che la frequentano religiosamente. Mike Ashley non si è minimamente consultato con i tifosi, non ha reputato importante la nostra opinione: così facendo dimostra di non capire minimamente cosa vuol dire essere un tifoso del Newcastle. (E' notizia degli ultimi giorni che Mike Ashley avrebbe concluso l'affare per la cessione dei naming rights, con lo stadio che si andrebbe a chiamare sportsdirect.com @St James’ Park, ndr)

- Come preferite descrivervi: fieri tradizionalisti contro gli aspetti commerciali del calcio o progressisti consapevoli del ruolo del business nell'industria del pallone?
Siamo tifosi che amano la loro squadra, in questo senso puoi chiamarci tradizionalisti. Ma comprendiamo benissimo la necessità per un cambiamento in chiave sostenibile del calcio, dove ci sia dialogo e incontro su certi temi, ma anche dove le opportunità di business e le capacità manageriali giochino un ruolo integrale a una gestione di successo della nostra squadra. Comprendiamo soprattutto il benefit derivante da un dialogo sensato e costruttivo tra tifosi e proprietà; ciò che purtroppo non è mai successo con l'attuale proprietario.

Infine, vorrei augurare alla Juventus e ai suoi tifosi le migliori cose per il resto della stagione. Le nostre squadre hanno molto in comune, non ultimo le famose strisce bianconere e una tifoseria con la stessa grande passione.