Il simpatico ingordo

elkann blancFra Jean Claude Blanc e John Elkann ci deve essere stato il fatidico colpo di fulmine scoppiato con i fuochi di quel Capodanno. La cena galeotta fu organizzata da amici comuni a Marrakech. Capitarono seduti l'uno di fianco all'altro e iniziarono a parlare di sport, di visioni e trasmutazioni, di come certe esperienze di altri sport potessero riguardare anche il mondo del calcio. Nemmeno il tempo di una stretta di mano per salutarsi che qualche mese dopo Blanc già sedeva nel CdA della Juventus. Un anno di tempo per capire dove si trovava e che cosa ci stava a fare, e poi “il botto” grazie a Calciopoli. Via i cattivi Giraudo e Moggi, dentro Monsieur Blanc de Chambéry. Che fosse sull’ingordo andante se ne sono accorti tutti subito, perché in quella Juve arrivata al dessert, di fette di torta il francese ne volle subito due, sbafandosi in un sol boccone sia il ruolo di amministratore delegato che di direttore generale.

Stiamo parlando di una persona eclettica, che nel giro di pochi anni è passata dalle Olimpiadi al Roland Garros, dal Tour de France alla Parigi-Dakar per poi approdare al calcio. Blanc si è affermato come un vero e proprio globetrotter dello sport ai massimi livelli. D’altronde, con una laurea in International Business e un Master in Business Administration ad Harvard, qualsiasi cosa avesse fatto nella vita è comprensibile che sarebbe stata fatta ad alti livelli. Ma entrare nel calcio dalla porta principale e diventare in un colpo solo amministratore delegato e direttore generale della Juventus è un po' come aver fame, ma mangiare così tanto da rischiare un'indigestione. Per una società come la Juventus già un impegnativo doppio ruolo doveva essere inusuale, ma invece, dopo tre anni e mezzo, Blanc è diventato anche presidente, accentrando deleghe, competenze, ma anche responsabilità e conseguenti rischi. Il triplo incarico è veramente qualcosa di indigesto, che fatica ancor più ad essere digerito in riferimento alle modalità del ritorno in bianconero di Roberto Bettega in un ruolo dirigenziale. C’è un “vice” di troppo nel ruolo assegnato all’ex campione bianconero, che è un po’ come un rospetto che Blanc non ha voluto ingoiare. Il ruolo che anche formalmente spetterebbe a Bettega, dati gli incarichi assegnati, sarebbe quello quello di direttore generale. D’accordo che bisogna in certi casi badare alla sostanza più che alla forma, ma non si capisce perché, in una Juventus che riunisce i tre più prestigiosi incarichi nel Blanc “uno e trino”, si possa per Bettega solo trovare un angusto spazio nell’inusuale incarico di vicedirettore generale, godendo paradossalmente della piena autonomia nell’area sportiva.
Eppure proprio a livello sportivo gli errori di Blanc, nel corso di questi tre anni e mezzo, sono stati di così particolare rilevanza da giustificare ampiamente il passaggio di deleghe e titoli a chi più preparato in tema di gestione sportiva e più specificatamente di calcio.

Blanc proprio in fatto di calcio non ne ha azzeccata una, surrogando fra l'altro le prerogative del proprio ruolo con un inquietante “comitato sportivo” bianconero, composto per lo più da gente che poco o nulla ha avuto a che fare con il calcio, con l'unico effetto di trascinare ciascun acquisto in tempistiche assurde e, per di più, di pubblico dominio. In tre anni la maggior parte degli acquisti è stata poi palesemente sbagliata: centinaia di milioni di euro gettati al vento. La prima estate l'unico acquisto fu Boumsong, detto anche "l’anticalcio" dagli addetti ai lavori; l’anno successivo Blanc e soci riuscirono a dilapidare quasi 50 milioni di euro per Tiago, Almiron, mezzo Criscito e Andrade, e si deve mettere nel conto anche Iaquinta relegato inizialmente a far riserva alla coppia Del Piero - Trezeguet. A gennaio si riparò con Sissoko e poi, nei mesi successivi, assicurandosi Amauri. Imparata la lezione? Macché! Blanc prese l’aereo per trattare direttamente Xabi Alonso (sulla base di 15-16 milioni, adesso ne vale 28...). Finalmente ci siamo? E invece no, perché Ranieri disse che Poulsen era quello giusto, che “è più forte di Sissoko”, ma che stesse facendo una cazzata ad acquistare il danese glielo diceva tutta l’opinione pubblica. Ma l’ingordo di Chambéry ha sempre fatto di testa sua, fino ad arrivare agli errori più recenti. Dopo l’esonero di Ranieri, la Juventus sulla scelta dell’allenatore non poteva permettersi di sbagliare: ed invece ecco prima la costruzione della squadra con l’acquisto di Diego a sconvolgere il piano tattico, e solo successivamente l’ingaggio di un allenatore e per di più esordiente. E che dire dell’abitudine di sborsare intere clausole rescissorie per giocatori difficilmente poi vendibili alle stesse cifre (Poulsen, Felipe Melo) e la svendita invece dei propri (Mutu, Zanetti, Marchionni) a cifre irrisorie?

Ora il fatto di mantenere le tre cariche di presidente, amministratore delegato e direttore generale sembra proprio per Jean Claude Blanc il disperato tentativo di non mollare nemmeno una delega pesante a soli due mesi di distanza dall’ultimo CdA in cui è stata riaffermata con convinzione la bontà del fatidico “progetto”. Ma se l’obiettivo principale della nuova Juventus è veramente quello di “dare ai propri sostenitori le più ampie soddisfazioni sportive (...) proseguendo una tradizione vincente che si è confermata nel corso degli oltre cento anni di gloriosa storia”, così come recita il sito bianconero sotto la voce “Obiettivi e strategie”, allora non basta assegnare un ruolo di vice per correggere i troppi errori evidenziati in tre anni e mezzo di gestione sportiva di cui Blanc è il primo responsabile.

Ci vorrebbe più umiltà e consapevolezza di certi errori e "dare a Cesare quel che è di Cesare", ovvero a Bettega il ruolo di direttore generale, tenendosi stretto il ruolo di amministratore delegato, ben sapendo che presto la presidenza toccherà finalmente a un presidente vero.

PS. Questo pezzo doveva titolarsi "L'ingordo". L'aggiornamento è dovuto alla lettura della recente intervista rilasciata da Jean Claude Blanc al quotidiano francese Le Monde. Uno dei passaggi indelebili dell'intervista sta in un'uscita "alla Cobolli" che riportiamo pari pari tradotta dal francese: "Per noi la serie B è stata un'avventura straordinaria. Quest'avventura vittoriosa ci ha restituito in una stagione il capitale di simpatia che avevamo perso. Ne siamo usciti più umani." Ebbene, se nella parte finale del pezzo si ipotizzava un ridimensionamento di Blanc con un impegno quale amministratore delegato, dopo un'uscita tanto infelice la consapevolezza è che a un manager di siffatta simpatia la collocazione più giusta sia al di fuori della Juventus. L'avventura in serie B sarà stata straordinaria per Blanc e Cobolli Gigli, ma non la pensa così la stragrande maggioranza di juventini cui il presidente Blanc ha mancato di rispetto. Il capitale di simpatia a cui fa riferimento il manager francese in italiano si traduce correttamente con la parola "ridicolo", di cui la nuova Juventus si è coperta in questi tre anni e mezzo di rinnovata gestione. Purtroppo la vera Juventus è ancora ben lontana dall'essere resuscitata. Sono invece battute come quella di Blanc che contribuiscono a scavare un solco fra la Juve morta ammazzata nel 2006 e quella nuova simpatica, soprattutto agli altri, quelli che se la ridono!

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