Marchette francesi per il professor Blanc

blancSingolare servizio di "Le Monde", quotidiano parigino un tempo caro a Charles De Gaulle, che il 24 dicembre, nel bel mezzo del momento più basso nella già deludente storia della Nuova Juventus 2006 corre in soccorso del "presidenteamministratoredelegatodirettoregenerale" bianconero. Un concentrato di banalità, a noi purtroppo ben note, farcito dalla solita dose di spocchia tipicamente francese; anche se l'impressione più nitida che si ricava dal pezzo che andremo ad analizzare è che Monsieur Blanc stia cercando di prepararsi il terreno per un probabile/ eventuale/ possibile ritorno in patria. Una specie di "piano B" (di cui il manager di Chambéry è un vero esperto) nel caso in cui la terra torinese sotto i piedi di Monsieur B. (aridaje...) cominciasse a sgretolarsi. Volesse il cielo! A suffragare questo sospetto è l'accorata arringa difensiva di un giornale francese come "Le Monde", quando sarebbe stato molto più logico, da parte del teorico del "less is more" (slogan che vale soprattutto per i trofei...), rafforzare la propria posizione attraverso una bella intervista alla "Stampa" o alla "Gazzetta dello Sport". Invece "La Stampa", come vedremo, viene addirittura citata come esempio di giornale critico nei confronti di cotanto manager.
Siete pronti? Allacciate le cinture, partiamo!

Una domenica con una sconfitta in più, un nuovo lunedì di polemica. Jean-Claude Blanc, presidente, amministratore delegato e direttore generale della Juventus di Torino, sarà il primo francese a portare sfortuna dopo che tanti altri (Michel Platini, Zinedine Zidane, Didier Deschamps, David Trezeguet) le hanno portato vittorie? Da quando ha preso le leve del comando, in ottobre, della squadra preferita dagli italiani, che conta più di 14 milioni di tifosi nel mondo, niente funziona più. La squadra più titolata del calcio italiano accumula sconfitte (5 nelle 6 ultime partite). Gli statistici se la godono. L’eliminazione con il punteggio di 4-1 nella Champions League ad opera del Bayern? Roba mai vista. La sconfitta di domenica 20 dicembre contro il Catania (ultima nel campionato italiano)? Bisogna risalire al 1967 per trovare una vittoria dei siciliani a Torino.

A parte che l'ultimo successo catanese a Torino risaliva al 1963 (e non al 1967), "Le Monde" esordisce con una serie di considerazioni ineccepibili. Monsieur B. è l'uomo dei record: da quando c'è lui al timone la Juve ha frantumato record negativi in sequenza, in campo nazionale e internazionale, come opportunamente ricordato dal quotidiano parigino. Gli statistici se la godranno pure, i tifosi juventini assicurano di godere molto meno. Monsieur B., detto anche "il triade", "uno e trino", "trinità", detiene un ulteriore record personale: non era mai capitato alla Juventus e nemmeno nel panorama dell'intero calcio italiano che tutto il potere confluisse in un solo individuo, cui manca solo di nominarsi allenatore e schierarsi in campo. E se si può ipotizzare che i francesi abbiano citato la tripla carica con un moto d'orgoglio giustificabile dal fatto di avere un loro connazionale a capo di uno dei club più nobili del calcio mondiale, orgoglio rafforzato dai numeri citati a proposito della "squadra preferita dagli italiani con i suoi 14 milioni di tifosi" (numero che "Le Monde" erroneamente definisce come rappresentativo a livello planetario, mentre in realtà si tratta della cifra riferita ai soli tifosi italiani), si può però sollevare un legittimo dubbio sulla fiducia che lo stesso autore dell'articolo nutre sulle possibilità di riuscita dell'impresa di Blanc. Detto da chi appartiene ad un popolo che ha vissuto la grandeur napoleonica sulla teoria del "è preferibile un generale fortunato ad uno bravo", già accostare il termine sfortuna a Blanc potrebbe bastare per intuire il pensiero di chi ha scritto il pezzo. Se poi la riflessione porta a pensare che Monsieur B. sarebbe il primo francese influente ad incidere in maniera negativa nella storia della Juventus, da sempre legata, nei suoi momenti migliori, a qualche campione transalpino, beh... il quadro si completa. E comunque si parla sempre di calciatori francesi, e non responsabili di unici e assoluti della società. Il tutto ammettendo che Monsieur B., malgrado la presunta sfortuna, sia almeno bravo; per quanto ci riguarda, siamo assolutamente certi che Blanc sia più fortunato che bravo.
Andiamo avanti, è meglio...

Cappotto blu mare ai bordi del campo d’allenamento dei bianconeri, mascelle serrate e sguardo lontano, Jean-Claude Blanc, 46 anni, tenta di far fronte. La stampa, inizialmente ben disposta nei riguardi del Francese, non lo risparmia più. Lunedì 21 dicembre, ‘Il Giornale’ ironizzava sul presidente tennista. Due settimane prima, sul quotidiano torinese ‘La Stampa" (anch’esso proprietà di Exor, la holding di controllo della famiglia Agnelli, azionista della Fiat e della Juve), Roberto Beccantini scriveva: “Blanc non viene dal calcio, viene dallo sport. Non è la stessa cosa. Il calcio vivo e selvaggio, che si respira "dentro"...".
Non ho molti amici giornalisti in Italia, replica il presidente. Bisogna passar sopra alle critiche e accettare i colpi quando piovono". E’ proprio per questo che è lì in quel mattino freddino di dicembre. Mostrare ai suoi detrattori che non teme il confronto con i giocatori. Certo, ne conviene, il calcio è una passione recente. Anche se, nato a Chambéry, ha tifato per i verdi di Saint-Etienne e maledetto i pali quadrati di Glasgow, in riferimento alla finale della Coppa dei Campioni del 1976.
Certamente il suo portamento da manager, snello e ben tenuto, il suo MBA in management ad Harvard lo distinguono dai suoi pari del Calcio: i Silvio Berlusconi o i Massimo Moratti a Milano, i Diego della Valle a Firenze, la cui fortuna non ha paragoni se non nei debiti che essi si permettono nella gestione del loro club. Jean-Claude Blanc è troppo francese, troppo rigoroso, troppo civile, per questo mondo di bruti e di sperperatori?


Ritratto romantico quello di Monsieur B., ritratto di un uomo elegante dal portamento "snello e ben tenuto", un manager duro e convinto, un condottiero deciso, credibile e autoritario che in Italia non abbiamo mai visto se non per la feroce determinazione mostrata nel mantenere le proprie poltrone a scapito di pretendenti o collaboratori defenestrati in questi anni (il Bettega consulente, i Tardelli, Montali e Cobolli membri del CDA). Se i francesi ritengono Blanc più avvenente di Berlusconi, Della Valle e Moratti, sinceramente non è affar nostro; piuttosto, un argomento sul quale ci preme discutere è l'assioma secondo il quale un francese è "rigoroso e civile", mente l'italiano fa rima con "bruto e sperperatore". Magari avranno pure ragione, ma gli scandali e i personaggi chiacchierati li hanno avuti pure loro, i cugini d'Oltralpe, non ultimo, per chi si professa civile e rigoroso, il caso Henry. Quanto ai presidenti italiani "bruti" e "sperperatori", sappia "Le Monde" che dal suo insediamento avvenuto tre estati fa Monsieur B. ha dilapidato circa 150 milioni di euro in soli cartellini, ingaggi esclusi, ricavandone risultati fallimentari, e quel che è peggio è che i signori presidenti chiamati in causa poco sopra, pur tra gli innumerevoli difetti, hanno sicuramente più competenza e passione dell'uomo di Chambéry. Il paradosso di Monsieur B. è la lamentela per le critiche della stampa, persino de "La Stampa", il giornale di Casa Agnelli, dalle colonne del quale un giurato del Pallone d'Oro qual è Roberto Beccantini, ben conosciuto e referenziato in Francia, si permette di scrivere ciò che ormai è sulla bocca di tutti: Blanc è un uomo di sport e non di calcio. E in Italia la differenza è enorme. Sacrosanto. Ma poi, tutte queste critiche Blanc da chi le avrà mai ricevute? I giornali italiani, sportivi e non, sono pieni da tre anni di elogi all'operazione simpatia, di complimenti rivolti al Nuovo Corso juventino che gli avversari (mica scemi) si augurano duri il più a lungo possibile. Semmai è la pazienza degli juventini ad essere terminata, e se qualche giornalista per una volta esce dal coro è perché non se ne può proprio fare a meno, vista la situazione della Juventus attuale, in termini di risultati la più grave di sempre, persino peggiore della Juve montezemoliana del Novanta. E come reagisce Monsieur B.? Non accetta le critiche. Dov'era il consigliere d'amministrazione Monsieur B. ai tempi della Triade, quando quella società vincente veniva accerchiata fra illazioni, ingiurie e attacchi sistematici senza ricevere protezione dalla proprietà (anzi...)? Dov'era Monsieur B. quando l'offensiva mediatica scatenatasi in modo feroce dopo la morte di Umberto Agnelli generò il clima poi sfociato in Farsopoli? Probabilmente in vacanza, o in silente attesa di realizzare "le projettò" tramato dal suo mentore, sicuro di avere a che fare con l'uomo giusto, un "formidabile amministratore", come si evince dal passo successivo.

“Blanc è un formidabile amministratore – risponde Roberto Perrone - romanziere e specialista di calcio per il quotidiano ‘Il Corriere della Sera’- Con lui il club è tornato in attivo. Ma ha creduto di poter anche gestire un gruppo di giocatori. In questo campo occorrono uomini capaci di farsi rispettare nello spogliatoio, soprattutto quando le cose vanno male”.
“Noi stiamo per farcela – si arrabbia Jean-Claude Blanc – io non invertirò la rotta, continuo sulla strada tracciata. Questo è il ritornello, sempre attuale, dei giornalisti che non apprezzano quello che noi tentiamo di fare . Noi saremo il primo club italiano a diventare proprietario del proprio stadio e ad essere redditizio. Staremo a vedere se gli altri ci riescono. E quello che dà più fastidio è che sia un francese che ci riesca”.

Le dichiarazioni di Perrone non corrispondono alla realtà: la Juve della Triade era pronta per salutare la concorrenza interna, sul campo e fuori e lasciare le rivali nazionali, pesantemente indebitate, a distanze siderali. Dodici anni di gestione di Giraudo avevano portato il club in una situazione di florida stabilità economica e di invidiata appetibilità commerciale, doppia condizione che con Blanc si è vista col binocolo, persa fra le parole in libertà che Monsieur B. e i suoi sodali hanno dispensato in questi anni. Il "formidabile amministratore" dovrebbe ricordare di quando usufruì (lui e non altri) di un aumento di capitale da 105 milioni e di un main sponsor trovato (sempre, da tre anni a questa parte) in casa. Il "formidabile amministratore" dovrebbe ricordarsi che il grosso della burocrazia relativa al progetto stadio se lo dovette "smazzare" la precedente gestione e che, a proposito della realizzazione del nuovo Delle Alpi, che Monsieur Blanc si faccia bello sbandierando ai quattro venti la storiella secondo la quale un francese che riesce nell'operazione stadio suscita il fastidio negli italiani, non fa che aumentare la giustezza delle nostre convinzioni. Secondo voi sono parole da manager maturo e professionale? Riflettete, e poi traete voi, cari lettori, le opportune conclusioni: per il momento continuate pure a leggere.

Ma perché si è imbarcato in questa galera piemontese, lui che fino ad allora aveva preferito far fruttare avvenimenti sportivi piuttosto che affrontare l’incertezza del calcio? Torniamo indietro: 31dicembre 2004, da qualche parte in un riad di Marrakech, Jean-Claude Blanc si ritrova a fianco di John Elkann, il nipote dell’avvocato Gianni Agnelli, scelto per prendere le leve di comando dell’impero. “Abbiamo parlato di sport e dei valori dello sport – ricorda - Ci siamo lasciati senza scambiarci i numeri di telefono. Tre mesi dopo, mi imbatto in lui per caso al Café de Flore a Parigi”. Questa volta, l’erede non lo lascerà ripartire così. “Mi ha proposto di entrare nel consiglio di amministrazione della Juve. Come rifiutare?”

Una sola considerazione: Elkann e Monsieur B. si sono conosciuti il 31 dicembre 2004 e si sono rivisti tre mesi dopo. Amore a prima vista o capriccio causato dai tradizionali bagordi di Capodanno? Bel mistero. Certo che il criterio di scelta usato da John Elkann per assicurarsi Monsieur B. lascia parecchio a desiderare. E a tal proposito, è meglio procedere.

John Elkann non vuole, come suo nonno, mettere mano al portafoglio per sanare le casse del club quando le cose vanno male. Ha preso informazioni su Jean-Claude Blanc da Jean-Claude Killy. Il tre volte medagliato olimpico ha caldeggiato Jean-Claude Blanc come direttore del marketing dei giochi olimpici invernali di Albertville. Lo ha poi portato alla direzione dell’organizzazione Amaury Sport (Parigi-Dakar e Tour de France). Nel 2000 Jean-Claude Blanc sbarca come direttore generale alla Federazione francese di tennis, dove fa brillare la sua reputazione di uomo rigoroso. John Elkann giustifica la sua scelta: “Era il momento di cambiare. Volevamo creare una rottura col passato”.

Anche gli juventini vorrebbero rompere, ma non con il passato, bensì gradirebbero spezzare le catene nelle quali sono rimasti invischiati al momento in cui John Elkann ha affidato la creatura che suo nonno voleva sana (ma vincente) ad un esperto di organizzazione di eventi eccezionali senza concorrenza quali le Olimpiadi, il più grande torneo tennistico su terra battuta al Mondo, la più grande corsa ciclistica al Mondo e il raid automobilistico più popolare del Pianeta. Eventi dove gli sponsor ti vengono a cercare e dove i competitors non esistono. Nel calcio c'è competizione, fattore che Monsieur B. ignorava. In Italia, poi...

Questo passato ha un nome: Luciano Moggi, direttore generale della Juventus, conosce tutto del calcio e dei suoi trucchi. Troppo, senza dubbio. Nella primavera 2006, scoppia lo scandalo di Calciopoli. Moggi è accusato di avere, assieme ad altri, corrotto arbitri e truccato partite. Il club viene privato dei suoi titoli di campione d’Italia 2005 e 2006 e retrocesso in serie B (la seconda divisione italiana) per la stagione 2006-2007.

Questo signore (l'autore dell'articolo, ndr) non ha ancora letto le sentenze della giustizia sportiva, dalle quali si evince che "corruzioni di arbitri" non ce ne sono, né tantomeno esiste ombra di partita "truccata". Prima di scrivere certe cose, i cari cugini francesi farebbero bene a documentarsi. Ma non ci meravigliamo, visto il livello del giornalismo italiota mica possiamo sperare di trovare chissà cosa oltre confine.
E ora, la perla del triennio, ribadita a forza in un momento particolarmente indicato...

Questa caduta e la redenzione che ne è seguita sono diventate un asse di comunicazione: “Le storie più belle dello sport sono i ritorni come quello di Mohamed Alì contro George Foreman nel 1974 a Kinshasa – spiega Jean-Claude Blanc - Per noi la serie B è stata una straordinaria avventura. Tutti i weekend, le squadre che noi incontravamo giocavano la loro partita della vita. Questa avventura vittoriosa ci ha restituito in una stagione il capitale di simpatia che avevamo perso. Ne siamo usciti con più umanità”.

Asse di comunicazione? Ci vorrebbe un asse di legno, ma magari lo useremmo noi e per farne altro! Come si può leggere di un'avventura straordinaria e vittoriosa parlando della serie B? Per quanto ci riguarda, preferiamo evitare di commentare, perché il personaggio merita un minuto di silenzio, un minuto di commemorazione per la morte dello spirito juventino.
Almeno fin quando sul ponte di comando ci sarà questo signore. Scolpite per bene nella vostra mente queste poche righe rilasciate da Monsieur "B. come serie B" e, da juventini, non dimenticatele mai. Dite ai vostri figli, che vanno a scuola e vengono presi in giro dai compagni di classe tifosi di qualsiasi altra squadra, che prima o poi tutto questo incubo finirà, e che certi personaggi torneranno da dove sono venuti.

Jean-Claude Blanc vuole fare della pecora bianconera del calcio italiano l’avanguardia di una prossima rivoluzione culturale. Lui non grida all’ingiustizia tutte le domeniche per un fallo non fischiato; lui invita con una lettera i tifosi razzisti della società ad un maggior autocontrollo. Sogna terzi tempi fraterni fra le squadre a fine gara.

Lui è simpatico, lui si dà all'espiazione. Porge l'altra guancia. Poi se gli avversari insultano o prendono a pesci in faccia società, squadra e tifosi, pazienza. Lui sogna i terzi tempi fraterni. Appunto, sogna.

Alcuni scherniscono le sue maniere da boy-scout. Il presidente accetta, persuaso che il futuro gli darà ragione. “ Al centro di allenamento – racconta – lo spogliatoio dei giovani è separato da quello dei professionisti da 20 metri di corridoio. E’ per noi un modo di mostrare che si può passare dall’uno all’altro. Ma noi abbiamo aggiunto i servizi di psicologi e pedagoghi per preparare i bambini all’idea che questo sogno non è per tutti”.

Gli unici che hanno finora attraversato in modo convincente i famosi "20 metri" sono stati i vari Marchisio, Giovinco, De Ceglie, ecc. Tutti prodotti lascito della precedente gestione, che ha riempito la serie A di talenti e talentini. Qui si parla di giovani campioni fatti in casa, ma al momento si vedono solo i residui della gestione Ceravolo. E poi il nulla.

I bei progetti del presidente Blanc sembrano molto fumosi e lontani ai tifosi che, le sere delle sconfitte, rimpiangono la bella epoca di Gianni Agnelli e Luciano Moggi quando il club razziava senza troppo badare ai mezzi. Lunedì 21 dicembre il presidente si è deciso a dar loro delle garanzie, abbandonando un po’ del suo potere e dei suoi bei principi. Roberto Bettega, un tempo giocatore della Juventus, un tempo vicepresidente all’epoca di Calciopoli ma pulito, è stato chiamato come rinforzo. Il ritorno del calcio vivo e selvaggio.

Il calcio vivo e selvaggio? No, il calcio vero, uguale a tutte le latitudini, dove è importante tutelare e tutelarsi e capire di pallone, e non solo. Quanto alla rinuncia di potere che avrebbe determinato il ritorno di Roberto Bettega, possiamo solo sperarlo ma non ne saremmo così convinti, anche se monitoreremo attentamente la situazione per evitare che l'indesiderato (proprio da Blanc) Bettega venga utilizzato come parafulmine. Le rispettive cariche parlano chiaro, Bettega resterà comunque subordinato a questo francese dal profilo imbarazzante e dalla cadenza di un Clouseau meno divertente. La speranza più grande che possiamo coltivare è che qualcuno, leggendo questo articolo celebrativo di "Le Monde", abbocchi e ci strappi un così grande manager. Anche se l'ipotesi appare francamente utopica, se qualcuno volesse fare un regalo ai tifosi juventini per questo 2010 alle porte, sappia che in cima alla lista dei desideri c'è questo: vedere l'uomo di Chambéry il più lontano possibile dalla Juventus.

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