Pagellone Juve 2009 - Il centrocampo

meloSe a proposito del reparto difensivo le note dolenti superavano abbondantemente le positività, salendo verso il centrocampo ci si avventura in una desolante tristezza, che denota più che mai pressappochismo e incompetenza. Se Cristiano Zanetti (non giudicabile la scorsa stagione) viene ceduto per recuperare spiccioli di plusvalenza quando si è provato in tutti i modi a scaricare Poulsen (voto 4,5), bisogna chiedersi quali siano i criteri con i quali si ragiona (?) in corso Galileo Ferraris. Il mediano toscano, unico in grado di interpretare la doppia fase fra tutti i centrocampisti in rosa in questo tribolato 2009, bollato come finito e irrimediabilmente abbonato all’infermeria, a Firenze ha ripreso a giocare con una certa continuità, mentre il suo sostituto (lo strapagato mediano della Seleçao di Dunga, al secolo Felipe Melo (voto 4) riassume in sé tutte le sciagurate scelte effettuate da un gruppo dirigente semplicemente non idoneo ad una società come la Juventus. Tanto concreto, scaltro e diligente è Zanetti, tanto fumoso, irritante e calcisticamente ignorante è il brasiliano, cui è toccato il percorso inverso sulla tratta Firenze-Torino. Il nazionale verdeoro è diventato il bersaglio preferito della tifoseria e non gode di ottimi rapporti con Ferrara. I trascorsi fiorentini del mediano non depongono a favore del suo carattere, quantomeno "spigoloso", ragion per cui a Corvino non parve vero di ricevere un assegno da 20,5 milioni di euro più Marchionni (voto 5.5 fino a giugno), privando la Juve di un sostituto effettivo di Camoranesi (voto 7 nella nuova stagione, 5 fino a giugno, per rendimento e soprattutto per aver avuto un ruolo determinante nella fronda anti-Ranieri).

Tragico, sportivamente parlando, il 2009 di Sissoko (ingiudicabile), presente per una manciata di partite in tutto l’anno, e che la sua mancanza sia sempre coincisa con l’approssimarsi degli appuntamenti cardine della stagione (prima di Juve-Chelsea a marzo e prima di Juve-Bayern poche settimane fa) è sicuramente una sfortunata coincidenza. Ma come allora fu sciagurata la scelta di Ranieri che rischiò Momo, pur consapevole dei problemi già in essere, a sei minuti dal termine di un derby praticamente già vinto, col risultato di perdere il giocatore per sette mesi, anche la scelta di puntare tutte le fiches della prima parte della stagione su una partita che sostanzialmente non contava (e non conterà nulla all’atto pratico a fine stagione) contro l’Inter, a tre giorni dalla sfida col Bayern può voler dire niente o tutto. Sta di fatto che due tra i migliori uomini di questa Juve, il maliano e Chiellini, protagonisti contro l’Inter, han dovuto saltare per acciacchi postumi l’impegno contro i bavaresi e il resto della fase natalizia della stagione. Con i risultati che conosciamo.

Se per Sissoko abbiamo parlato di "anno sportivamente tragico", per Tiago (voto 3) siamo alla disperazione. Due anni e mezzo in cui il centrocampista portoghese non ha realizzato lo straccio di una rete, due anni e mezzo in cui, escluso qualche timidissimo segnale lanciato nel periodo autunnale del 2008, ci si è interrogati troppe volte sul come abbia fatto un simile personaggio a vestire questa maglia, tradizionalmente indossata da guerrieri dalla personalità smisurata e non da comparse timide e impacciate. Tiago è un Blanchard che, nelle intenzioni della dirigenza capeggiata da Monsieur Blanc, avrebbe dovuto far girare il motore della Nuova Juventus; Tiago è un Oliseh senza fisico, ma al quale sono state concesse troppe occasioni perché nessuno se lo fila "neppure regalandolo".

Tiago è stato il primo segnale di un ridimensionamento costante che è stato tale dal punto di vista tecnico, mentre sul piano delle spese folli si è progressivamente esagerato arrivando a spendere 25 milioni (più i bonus) per l’altro brasiliano arrivato quest’estate: Diego Ribas da Cunha (voto 4,5), cui il mezzo voto in più rispetto al connazionale giunto a Torino in sua compagnia è giustificato da quel piede destro che qualcosa di buono l’ha dimostrato, anche se con una discontinuità che sorprende solo chi non lo conosceva. Per il resto, dall’uomo che ha di fatto pensionato Nedved (voto 8, per la carriera e per la decisione di rinunciare in estate a tradire se stesso e la Juve che fu) ci si attendeva molto di più.

Anche perché in panchina scalpita Giovinco (voto 5,5), da tutti ostracizzato per i suoi limiti fisici e dal precedente allenatore addirittura umiliato sul piano umano: ma nonostante tutto combina più lui in dieci minuti che lo strapagato sudamericano nell’arco di una partita intera. Ora, senza voler essere eretici, perché in una società a caso, ma anche no (il Barcellona ndr...), giocano due come Xavi e Iniesta, uno spazio importante se lo é ritagliato Pedro, e pure Bojan fa le sue brave apparizioni, mentre da noi uno che non supera il metro e ottanta e almeno ottanta chili di peso non ha diritto di cittadinanza? Misteri. Infine, cosa resta?

Resta De Ceglie (voto 5), che si conferma non da Juve, prova ne sia il fatto che cambiano i tecnici ma lui spazio non ne trova, anche perché non si è ancora capito quale sia il suo ruolo ideale, se mai ne esiste uno. E resta Salihamidzic (ingiudicabile), riemerso da una cronica, interminabile convalescenza proprio col Catania e subito più incisivo di tutta la batteria milionaria in campo, lui che è forse l’unico parametro zero accettabile prelevato dall’attuale gestione.

Unica nota positiva, lasciata alla fine per addolcire un poco l’amara sequenza di brutture di cui sopra, Claudio Marchisio (voto 6,5), in costante crescita sia in termini di personalità che di qualità. Il 2009 gli ha riservato i primi gol in serie A con la Juve, qualche acciacco fisico ma anche prestazioni di assoluto rilievo che gli sono valse l’esordio in Nazionale e una pressoché certa convocazione al Mondiale sudafricano. Sembra noioso e retorico ritornare a quel gol segnato all’Inter, ma nella povertà del nostro campionato (intendendo tutta la Serie A) un gesto di quel genere denota talento da Liga o da Premiership. Non é un caso che l’Inter si sia interessata a lui, almeno a parole. Conoscendo le attitudini alle cordialità mostrate dal gruppo dirigente verso i nerazzurri, saremmo tentati di sospettare che ci possa essere qualcosa di concreto.
Speriamo che Bettega riesca a far ragionare quelli che in società di calcio non capiscono nulla: cioè tutti quanti tranne lui.