Pagellone Juve 2009 - La difesa

buffonGigi Buffon (voto 6,5) ha attraversato una fase di lento recupero all’inizio dell’anno, fase nella quale non si è particolarmente distinto per chissà quali miracoli. Miracoli richiesti e provvidenzialmente elargiti nella seconda parte della stagione quando, nonostante un menisco malconcio da subito, ha salvato più volte la propria porta nascondendo fin troppo i limiti della squadra, riappropriandosi dello scettro di numero uno che frettolosamente Julio Cesar e certa stampa avevano già provveduto a cucire sulla maglia nerazzurra numero 12.
Non giudicabile Alex Manninger, come di fatto non lo è Jonathan Zebina, cui la tentazione di assegnare un bel 4 è forte, anche se non gioca mai, ed è difficile giudicarlo per il suo rendimento in campo. Il francese, ormai più gallerista che calciatore, sembra diventato il nuovo Godot, se non fosse per quelle poche apparizioni da croce e delizia nelle quali alterna buone cose a clamorose amnesie.
Soppiantato il modesto ma non scandaloso Grygera (voto al suo anno: 5,5), Martin Caceres (voto 6) si è presentato con le credenziali di centrale difensivo, riserva di scorta del Barcellona (uno che il campo non lo vedeva se non in caso di cataclismi) e ha iniziato con un gol alla Lazio che salvava una prestazione difensiva di tipo amatoriale. Nel tempo, l’uruguagio ha trovato la sua collocazione sulla fascia destra limando progressivamente (non del tutto, però) le rudezze e le ingenuità difensive e, sfruttando la predisposizione ad attaccare, è risultato spesso e volentieri la più credibile (sic!) soluzione di gioco. Anche questo è un segno dei (grami) tempi.
Per un Caceres almeno decente, dobbiamo registrare un Legrottaglie (voto 5 di stima) tornato per tutto il 2009 ai livelli (bassi) che lo avevano relegato ai margini del calcio che conta almeno un lustro fa. Lodevole l’impegno cristiano se non altro perché in un Mondo di urlatori una voce tenue e riflessiva va anche bene, indipendentemente dalla condivisione o meno del Nicola-pensiero: ma certe affermazioni profetiche e la spiccata propensione al vaticinio sportivo (mischiando il sacro al profano) non solo appaiono fuori luogo, ma, l’esperienza insegna, portano soprattutto una sfiga tremenda. Ricordiamo le “profezie” della scorsa stagione: “I tifosi stiano tranquilli: a fine anno sicuramente qualcosa vinceremo” e quella ancora più audace di tre settimane fa, all’indomani della partita contro il Bayern: “A maggio vinceremo lo scudetto e l’Europa League”. Come no, caro Nicola. Forse leggermente demoralizzato dalle manovre dirigenziali che gli hanno affiancato Cannavaro (voto 5 a Fabio per l’illusoria partenza e per la prematura rivelazione della triste realtà: una serie di scricchiolii sinistri mostrati in quella che una volta era la sua specialità: l’uno contro uno), San Nicola da Mottola si è ormai adeguato al solito tran tran che interpreta alla perfezione nei momenti “caldi”: ovvero, se c’è da rischiare una figuraccia, preferisce girare al largo per non rischiare di rimanere colpevolizzato in caso di svarione.
Meno male che questa difesa può almeno vantare Chiellini (voto 6,5), il quale ha ripreso quel percorso di crescita che sembrava aver interrotto dopo gli Europei austro-svizzeri e che aveva mantenuto per tutta la durata della scorsa stagione. L’inizio di campionato di colui il quale sembrerebbe destinato a diventare il futuro capitano della Juventus (sempre che il profumo dei soldi non alletti prima di tutti la società...) è stato tosto, voglioso, condito da prestazioni convincenti e gol importanti, ma soprattutto da una presenza fisica e caratteriale che lo pongono sulla buona strada per diventare un giocatore di livello superiore.
A sinistra, quasi dimenticato lo sfortunato Molinaro (non giudicabile), cui il 2009 ha presto riservato preoccupazioni extra calcistiche di non poco conto (fortunatamente rivelatesi infondate), si è seguita ancora la strada tracciata da Lippi, che ha dato parere positivo al ritorno di Grosso (voto 5,5) dal Lione. Il pescarese è il solito giocatore: bravo, a volte decisivo in fase offensiva, assolutamente in difficoltà in copertura, per non parlare delle sue estreme, manifeste difficoltà nell’affrontare un duello con un avversario fisicamente appena all’altezza.
Con il giovane Ariaudo (n.g.) pronto per il fin troppo ritardato prestito a Cagliari, con Mellberg ormai in Grecia (e dove sia Knezevic manco ci interessa saperlo), dobbiamo solo aggiungere un paio di attenuanti a questo povero reparto difensivo: la serie di infortuni che ha falcidiato a turno tutti i componenti della rosa e la scarsa protezione garantita dal reparto mediano, fattori che hanno portato questa difesa (un tempo il vero vanto della Juventus anni Settanta-Ottanta) a ridursi alla stregua di uno sgangherato colabrodo.
Pensare che tre quarti della difesa che a giugno sarà chiamata a difendere il titolo mondiale conquistato a Berlino è, allo stato attuale, la nona retroguardia del campionato (21 gol subìti, come Cagliari e Udinese, un gol in meno di quelli subìti da Parma e Roma) fa rabbrividire i tifosi bianconeri, prima ancora di quelli della Nazionale. A meno che, se proprio vogliamo pensar male, questa stagione in bianconero per molti reduci del mondiale tedesco cooptati alla Juventus, non sia una specie di rodaggio. Allora sì che ci girerebbero le scatole.