Pagellone Juve 2009 - Gli staff tecnici

ferraraDue staff tecnici (quelli capeggiati rispettivamente da Ranieri prima e Ferrara poi), due responsabili sanitari (Agricola fino al 31 maggio, Goitre dal 1 giugno) e due diversi preparatori atletici (Capanna-Scanavino con Ranieri, Neri con Ferrara): questi i risultati della “rivoluzione” iniziata a fine maggio in casa Juventus. “Rivoluzione” scatenata dai risultati insoddisfacenti, dalle tensioni nei rapporti con lo spogliatoio, da una catena di incidenti (soprattutto di natura muscolare) senza riscontri in passato e da una misteriosa quanto preoccupante lentezza nel recuperare da parte degli infortunati. Queste le motivazioni che portarono alla sostituzione dello staff legato a Ranieri (voto 4,5 a tutto lo staff, allenatore compreso), accusato di aver perso il passo nel momento più importante, con l’Inter nel mirino, quando, invece di braccare i nerazzurri, si é finiti col rivedere il film dell’anno precedente: dopo la Roma, stavolta toccava al Milan sopravanzare la Juventus, anche se non con il passo dei giallorossi (arrivati a giocarsi lo scudetto agli ultimi minuti della stagione), tanto che gli ultimi giorni del Milan di Kakà assistettero al pleonastico recupero juventino a giochi fatti, per un secondo posto che dalla scorsa stagione valeva quanto il terzo. Il licenziamento di Ranieri e l’arruolamento di Ferrara dovevano far dimenticare due anni di “braccino corto” e una carenza atletica dovuta (si disse) all’impreparazione del signor Capanna (voto 4), responsabile della parte atletica della squadra pur senza disporre di regolare patentino di categoria, aspetto, quest’ultimo, che sa di grottesco e che ci venne rivelato al momento della destituzione dall’incarico dell’ex allenatore del San Fruttuoso (una scuola genovese nella quale Capanna ha esercitato la professione per decenni). La cosa più grave della faccenda è che la Juventus era perfettamente al corrente del “curriculum” di questo “preparatore atletico non idoneo”, che per due anni è stato responsabile dei muscoli dei calciatori juventini. Roba del valore di qualche decina di migliaia di euro... Da lì la decisione di cambiare rotta e affidarsi a Massimo Neri (voto 4), cavallo di ritorno (già alla Juve ai tempi di Capello) integrato nell’organigramma societario per “poter monitorare meglio la situazione”, ma che invece di migliorare la situazione se possibile l’ha peggiorata: la Juventus delle “tabelle di allenamento personalizzate per ogni atleta” ha sempre dato l’impressione di segnare il passo sul piano fisico nei confronti di qualunque avversario, tolte rarissime eccezioni (Sampdoria, Inter). Ferrara si ritrovò anche un nuovo responsabile sanitario: il dottor Goitre (ad oggi, voto 3), chiamato ad affiancare (da febbraio) e poi a sostituire Riccardo Agricola. Il nuovo capo dello staff medico esordiva nel ruolo col piglio del professionista consumato, eredità maturata da anni di esperienza nel settore giovanile e di affiancamento alla prima squadra. A metà luglio, durante una delle prima uscite pubbliche, il dottor Goitre si lasciava andare ad una dichiarazione perentoria: “Mai più settanta infortuni”, motivando i perché di questa affermazione con una serie di innovativi test cui avrebbe sottoposto i giocatori. Sappiamo tutti com’è andata; i numeri di questa stagione sono addirittura peggiori di quelli dell’annata appena archiviata, che già appariva disastrosa, e in prospettiva i settanta infortuni potrebbero diventare un numero auspicabile, viste le statistiche aggiornate. In più, dal punto di vista sanitario, ci si è messa pure la dilettantistica gestione regolamentare del caso “puntura d’ape a Cannavaro”, esempio emblematico di quanto l’improvvisazione e il pressapochismo siano due requisiti necessari per entrare a far parte della Nuova Juventus 2006. Ultimo, ma non meno enigmatico aspetto, è quello relativo al recupero degli infortunati, problema emerso già nel 2008, ma acuìtosi in maniera addirittura clamorosa nei primi mesi della nuova stagione sportiva. Rientri ritardati “per non rischiare e consentire ai giocatori di guarire bene”, che suonano beffardi dal momento che la specialità della casa sembrano essere gli infortunati recidivi. Quanto a Ferrara (voto 4), il tentativo lodevole di inizio stagione di puntare su un modulo più spregiudicato, basato sulla qualità e il fraseggio, è franato dopo un breve intervallo di partite nelle quali la Juventus aveva illuso sulle possibilità di essere una grande squadra, almeno in fase embrionale. Da ottobre in poi, il disastro: avversari padroni del campo indipendentemente dalla caratura e un gruppo, quello juventino, timido, impacciato e in totale confusione, un gruppo privo di idee e carente anche sul piano della grinta e delle motivazioni. E l’allenatore è rimasto coinvolto nel marasma generale, non capendo più nulla tatticamente (sintomatiche le virate sul modulo: dal centrocampo a rombo, al 4-2-3-1, per rifugiarsi senza molta convinzione in un più prudente 4-4-2, senza ottenere mai risultati) e finendo con il raffreddare (eufemismo) i rapporti con alcuni giocatori, i brasiliani su tutti. Inevitabile che la stagione sia da considerare gravemente compromessa a dicembre: fuori dalla Champions League a suon di record negativi e primato in campionato distante 9 punti. Ciro paga l’inesperienza a certi livelli, probabilmente anche il sentirsi ancora giocatore non lo agevola; sicuramente la mancanza di un referente tecnico attendibile in società è stato il problema più grosso cui il napoletano ha dovuto far fronte, un compito troppo grande per uno che aveva sì partecipato alla spedizione di Germania 2006 nello staff di Marcello Lippi (per quanto possa aver imparato da quell’esperienza), ma nel ruolo (defilato) di assistente.