Juventini, siete pronti all'ennesimo ripiego?

ferraraTrapattoni, Hiddink, Gentile, Zoff, Zaccheroni, Benitez, Vialli, Mancini, Juande Ramos, Wenger. E prima ancora Giampaolo, Gasperini, Conte, Spalletti, con l’ombra di Lippi da mesi incombente sulla società. Questi sono solo i più gettonati fra i papabili “mister” accostati alla Juventus in questi mesi. Ognuno di questi non potrebbe essere più diverso dall’altro, tanto per parlare di coerenza e di projettò. Voci sollevate dai giornali, voci che hanno trovato conferme negli interpellati, oppure figlie di parole in libertà pronunciate da qualcuno che ha offerto la propria disponibilità a sedersi su quella che, un tempo, era la panchina più ambita d’Italia.

Su quella panchina si è seduto Ciro Ferrara, secondo molti per porre le basi ad un futuristico projettò lippiano, quasi certamente in virtù del basso costo che l’ingaggio del napoletano prevedeva e, ancor più probabilmente, perché Ciro se n'è stato zitto e buono rispetto agli altri candidati, visto che l’unico ad aver qualcosa da perdere, nel periodo del toto-allenatore, era lui. Un atteggiamento poco serio, non da parte di Ferrara, s’intende, cui si prospettava l’occasione della vita, ma da parte di chi regge i destini della Newventus, coloro che hanno cominciato la fase peggiore della già disastrosa esperienza post 2006 licenziando in quel modo Claudio Ranieri, un tecnico di modesto livello giunto alla Juve per grazia celeste (“prenderanno uno che si accontenta”: Didier Deschamps, maggio 2007), ma delegittimato fra branzini e trenette al pesto in occasione di un mai smentito pranzo fra il Trino Blanc e il ct campione del Mondo. Ferrara ha trascorso le prime settimane post campionato 2009 in paziente attesa dell’Investitura, mentre i giornali raccoglievano informazioni e indizi su chi non accettava la panchina della Juve perché deciso a non rinunciare al suo staff, su chi non poteva liberarsi dalla propria società se non pagando fior di quattrini, su chi non se la sentiva di interrompere un lavoro ben avviato in una realtà ambiziosa seppur di secondo piano, e su chi, forse l’unico, alla Juventus sarebbe venuto a piedi ma che, dopo essere stato vanamente illuso, si è ritrovato a fare dietro front e la piazza, che l’ha ripreso malvolentieri, non gliel’ha perdonata. Quindi eccola la scelta di Ferrara, una scelta di ripiego: e non siamo noi a dirlo, sono i fatti di quei giorni a spiegarlo. Sono i “report”, le "schede" di Blanc a testimoniarlo. E la scelta ha seguito dinamiche sconosciute al bene della Juventus, che è sempre stato prioritario, più importante dei singoli e dei patti a lunga scadenza, accordi che ancora oggi appaiono vincolanti, nonostante il momento sia sportivamente drammatico. Si sussurra che Ferrara, che pure qualcosa di nuovo (e buono) ad inizio stagione aveva coraggiosamente proposto, dopo la sconfitta col Catania (ultima di una serie che avrebbe portato alla sostituzione di qualsiasi tecnico in qualsiasi club del mondo) abbia rimesso il mandato nelle mani di Blanc, il quale si sarebbe rifiutato di esonerarlo. Per quale motivo? Per via dei soliti patti? Perché la scelta di cacciare Ferrara andrebbe a sancire l’ennesimo fallimento di Blanc, e “qualcuno” più in alto (la proprietà) potrebbe alzare il mirino verso di lui? Non è dato sapere, ciò che sappiamo è che non c’è da stare per nulla sereni con questa società, Ferrara o non Ferrara. Perché, se da un mese si vive questa situazione e non se ne esce, significa che il problema Ferrara è un problema relativo: significa che chi avrebbe le credenziali per aggiustare le cose dubita dell'opportunità di immischiarsi con certa gente, vuoi per l’ingaggio (uno bravo, lo paghi), vuoi per la personalità ingombrante e decisionista che imporrebbero certi calibri, senza dimenticare le perplessità che un possibile “grande candidato” (il Benitez, il Wenger o l’Hiddink di turno) potrebbe nutrire al primo contatto con gli interlocutori juventini (Bettega a parte, ma la firma non la mette lui...). Molto meglio non farsi illusioni e sondare al ribasso, proseguire nel ridimensionamento avviato tre estati fa; e mentre i più giovani e puri sognano un allenatore da Juventus, stiamo sereni, e scommettiamo che a breve su quella panchina siederà l’ennesimo riciclato, ovviamente low cost? Il nome fatelo voi, uno vale l’altro, sarà solo l’ennesima figura presa per fare da capro espiatorio in vista del prossimo, inevitabile fallimento.