La lezione di Nicola

Nel giorno della sciagura di Gabriele Sandri e dell'ennesima dimostrazione di incapacità (?) della banda maramalda dei colliniani, gli juventini possono comunque trovare un motivo per sorridere e per cercare di mettere da parte l'amarezza e il disappunto.
C'è una persona che per anni se ne è stato in silenzio, che ha subito critiche finanche giustificate ma troppo spesso eccessive, una persona che a un certo punto della sua vita ha deciso di ripartire da se stesso.
E' Nicola Legrottaglie, l'uomo nuovo della Juventus. Amante ritrovato, forza aggiuntiva e imprevista in seno ad una rosa costruita con troppa superficialità e molta poca pianificazione. Chi scrive in passato non ha mai riservato particolari predilezioni per il difensore pugliese ma, concedeteglielo, ha ancora la capacità di emozionarsi di fronte a storie di sport genuine, vere, non da grand guignol televisivo.
Il buon Nicola l'aveva detto, anche quando gli infortuni lo tartassavano, anche quando sembrava destinato a prender casa nellle periferie del calcio che conta: "tornerò alla Juventus e riuscirò a ritagliarmi uno spazio importante".
Qualcuno rise, altri scrollarono le spalle. D'altra parte, una frase simile l'aveva azzardata, champagne in mano, persino Gigione Maifredi. Ma questa volta è stato diverso. La dea bendata ha scoperto gli occhi e ha ammiccato maliziosa al belloccio di Puglia, offrendogli un'occasione che non si può rifiutare. Il ragazzo si sta facendo, ed è un piacere vederlo in campo. Col sorriso, la concentrazione e la consapevolezza di dare sempre tutto.
Dopo la rete contro il Parma nel pomeriggio, Nicola è ospite in serata al circolo delle comari di Controcampo. E lì il ragazzo, senza meche ma con tanta classe, dà lezione di sport ai barbagianni da poltrona che, per l'ennesima volta, si trovano costretti a commentare l'ultimo scippo ai danni della Signora (7 rigori contro in 13 partite ufficiali, un gol inspiegabilmente annullato, rigori non concessi, espulsioni inventate, peggior rapporto falli/ammonizioni).
Al pagliacceto di casa Ziliani le chiacchiere filano, i rancori proliferano e le malelingue sono sempre in costante esercizio. Ma Nicola non si fa ingabbiare e mette tutti nel sacco, con l'innocenza di un bimbo, con la semplicità di chi con questo calcio da terzo mondo non ha nulla (e non vuole avere nulla) a che spartire. Gli chiedono dei torti subiti quest'oggi ma non cade nel tranello: "sono stati errori evidenti. Ci possono stare, ma non nascondo che noi calciatori della Juventus siamo un po' delusi".
Un comico (quello con la giacca a toppe e il cardigan anche ad agosto) fa l'interista e gli risponde: "sì, però voi giocatori dovete aiutare gli arbitri in campo" e il buon Legro, pacifico come un lago senza onde, lo zittisce con nonchalanche: "Ma io a Napoli ho cercato di aiutare l'arbitro (in occasione del primo penalty concesso a Lavezzi, ndr). Gli dicevo che il rigore non c'era, ma non ha voluto sentir ragione". Risate tra il pubblico.
1-0 per Nicola.
Successivamente il moviolista Dotto cerca di dare un contentino all'ospite bianconero. Scorrono le immagini del fallo di Coly su Zanetti che è costato l'espulsione al parmense e il capellone pateticamente si sbilancia: "corretta l'espulsione". Ma Nicola lo scorna: "Quel fallo forse non è nemmeno da ammonizione". Applausi.
2-0 largo, larghissimo.
Poi una domanda, dal conduttore: "Tu sei un atleta di Cristo, la fede ha svolto un ruolo importante nel tuo rilancio. Ho visto però che non ti fai il segno della croce quando entri in campo. Come mai?. E Nicolino: "Non mi piacciono questo tipo di gesti in pubblico. Certe cose preferisco tenerle per me".
3-0 in contropiede.
Infine il quesito capziosetto: "Punti a tornare in Nazionale?". Risposta semplice semplice: "Sì. Non lo nascondo. E' il mio obiettivo. L'obiettivo di ogni giocatore". Una lezione per tutti, soprattutto per qualche viziato semicampione cui la maglia azzurra torna comoda solo a qualificazione acquisita.
Set, partita, incontro.
Tutti zitti. Non ride più nessuno. Non se l'aspettavano i biliosi sapientoni uno così.
Mi si è aperto il cuore stasera. Il calcio che ha generato la farsa di Calciopoli non può che ripartire da persone come Nicola Legrottaglie. Certamente non dalle invidie, dalle insinuazioni e dalle frasette da prima media dell'opinionismo pallonaro.
Non sappiamo ancora se Nicola è sulla strada per diventare un campione, ma per il momento va bene così: grazie a lui oggi il calcio sembra davvero un po' meno brutto.