Vecchia Europa, Nuova Juve

Moggi Giraudo CapelloMercoledì 5 aprile 2006, stadio Delle Alpi di Torino, Juventus-Arsenal 0-0.
E' questa l'ultima apparizione europea dei bianconeri in Champions League prima dello "scossone" denominato "calciopoli".
Era la Juventus di Giraudo e Moggi, di Fabio Capello, di Zlatan Ibrahimovic, Fabio Cannavaro, Patrick Vieirà, Gianluca Zambrotta, Lilian Thuram, Adrian Mutu.
Era la Juventus del granitico Emerson, l'uomo che segnò l'ultimo gol di quella Juventus, nel ritorno degli ottavi di finale contro il Werder Brema, consentendo il superamento del turno.
Era la Juventus del futuro, programmata per divenire un'autentica potenza nel panorama Europeo e Mondiale (in Italia il dominio era incontrastato da oltre un anno e mezzo).
Era la Juventus del comprava sempre bene e in maniera oculata, il rapporto ingaggi/fatturato (135/251 milioni di euro) continuava a non far varcare al costo del lavoro la soglia del 55% (53,8%), ma il parco giocatori-campioni continuava a crescere a dismisura.
Era la Juventus che tutti i tifosi invidiavano, chi per obbiettività, chi perchè condizionato da continue campagne votate a dover sempre trovare nelle vittorie altrui qualcosa, un motivo, per assolvere l'incapacità e la mediocrità delle altre dirigenze e/o squadre.
Era la Juventus orfana di Gianni e di Umberto Agnelli i quali, soprattutto il secondo, si erano affidati alla dirigenza più completa che una squadra di calcio avesse mai avuto a disposizione, non solo in Italia ma nel mondo.
Era la Juventus dei tifosi bianconeri, classificati tutti uguali, non c'erano quelli di "serie C" ma solo tifosi, pronti sempre e comunque a tirare fuori la passione per una squadra che in un modo o nell'altro non li avrebbe mai divisi, mai delusi.
Oggi quella Juventus non c'è più, e mai più ci sarà.
Sono rimasti i "senatori" come il capitano Del Piero, il biondo Nedved, gli altri Campioni del Mondo, come Camoranesi e Buffon, il vice Campione del Mondo Trezeguet, ma tutto il resto è stato spazzato via.
Calciopoli (o chissà chi e cosa) ha spazzato via anni di lavoro, progetti, programmazione e uomini, il tutto senza una prova, un perchè, solo ed esclusivamente grazie a congetture, supposizioni, voleri popolari.

Domani sera, in Champions League, andrà in scena il primo capitolo della nuova Juventus, quella dello "smile" ma senza Giraudo e Moggi, quella di un tecnico sempre mite e compassato ma senza il vulcanico Fabio Capello, quella dei Molinaro, Tiago, Melberg, Knezevic, Poulsen ma senza i Cannavaro, Thuram, Ibrahimovic, Vieirà, Zambrotta e Emerson.
Quella del rapporto sul costo del lavoro arrivato oramai alla soglia del 60% nonostante l'arrivo dei molti giocatori mediocri di questi ultimi due anni.
Scenderà in campo una Juventus che non mette in soggezione più nessuno.
Andrà in scena il primo capitolo della nuova Juventus europea targata Elkann ma non ci saranno gli Agnelli, Gianni e Umberto, perchè un cognome, in questo caso, vale molto più che un'insieme di vocali e consonanti.
Agnelli voleva dire tante cose ma, soprattutto, gli Agnelli andavano orgogliosi della soggezione altrui.


da vIA LiBerA