Questione di stile

Giampiero Mughini«Nei momenti difficili, c'è sempre nel mio subconscio qualcosa a cui mi appello, e questo è il motivo per cui la Juventus ha vinto anche oggi».
Parole d'amore, rivolte ad una passione, ad una relazione infinita che nel tempo è diventata storia, leggenda, ma per Gianni Agnelli questo era uno stile, lo "stile" Juventus. Ne parliamo per spiegarlo un po' ai più giovani tra i tifosi juventini.
Edoardo, padre di Gianni, assunse il comando della società nel lontano 1923, costruendo una squadra che rimarrà per sempre scritta negli almanacchi sportivi.
Quella squadra vinse cinque scudetti consecutivi, primato italiano, fornendo alla nazionale ben 9 elementi della vittoriosa spedizione al mondiale del 1934.
Gianni successe al padre, scomparso nel 1935, ricoprendo la carica di presidente del sodalizio torinese nel 1947 e, dopo una serie di riforme all'interno del club, i bianconeri, con giocatori del calibro di Carlo Parola e Giampiero Boniperti, aggiunsero altri due scudetti al loro palmarès nelle stagioni 1949/50 e 1951/52.
Nel 1956 divenne presidente Umberto Agnelli, fratello dell'Avvocato. Durante la sua carica nel club si aprì un nuovo ciclo di vittorie grazie al supporto del Trio Magico composto da Boniperti, il gallese John Charles e l'argentino di origine italiana Omar Sivori, primo calciatore militante nella massima divisione calcistica d'Italia, riconosciuto come giocatore europeo dell’anno nel 1961.
Dell'oriundo l'Avvocato disse: « È più di un fuoriclasse; per chi ama il calcio è un vizio! »
Fu nella stagione 1957/58 che la società bianconera ricevette per la prima volta la Stella d’Oro al Merito Sportivo dopo essersi aggiudicata per dieci volte il campionato nazionale.
In questo trentennio, la famiglia Agnelli costruì attorno a quei colori bianchi e neri un modo di essere, il costume per milioni di tifosi, l'opportunità di identificarsi in qualcosa di vincente da parte di tutti coloro che, dal dopo guerra in poi, vennero a cercare fortuna nel nord Italia.
Oggi questo "stile" non c'è più.
Sono rimasti i colori, la storia, che mai verrà cancellata, ma la Juventus senza gli Agnelli potrà essere tutto tranne quella magia che portava con se il fascino di chi la creò.

Ed ora parliamo un po' di un articolo scritto da Giampiero Mughini. Lo scrittore e tifoso Mughini, dalle pagine del quotidiano "Libero", ha asserito che l'attuale tecnico bianconero Claudio Ranieri di quello "stile Juve" ne ha a bizzeffe, perchè misurato, elegante e mai fuori ritmo, a differenza di quegli "energumeni" (Capello, Giraudo, Moggi, Bettega), a cui il giornalista siciliano non fa mancare la propria stima, ma che allo stesso tempo definisce privi in senso assoluto del famigerato "stile".
La penna "catanese", nell'articolo "Imputato assolto", difende a spada tratta il tecnico romano approdato in Corso Galileo Ferraris nella stagione post serie B, assolvendolo dalla povertà di risultati, che la squadra da lui diretta sta conseguendo in questo scorcio di stagione.
Indica come punto fondamentale la poca qualità dei nuovi componenti della "rosa" bianconera, una squadra costruita con il pane e formaggio, vista la poca disponibilità economica nelle casse del club.
Vorremmo fare notare a Mughini che, nella gestione da lui definita "i quattro energumeni", l'azionista di maggioranza del club non concesse mai l'aumento di capitale, "obbligando" di fatto a dover condurre una gestione con le sole entrate ed uscite del calcio mercato, a differenza dell'attuale gestione che, in due anni e qualche mese dall'insediamento, ha già ricevuto un cospicuo aumento del capitale per la campagna acquisti.
Il tifoso-opinionista fa ancora notare, trovando alibi per il tecnico, che Alessandro Del Piero, vicino ai 34 anni, non può sostenere i ritmi di una partita ogni tre giorni, così come Pavel Nedved, e aggiunge che la difesa, tolti Chiellini e Legrottaglie, è una difesa da squadra di centro classifica.
Tutto questo per far capire al lettore che le risorse in mano a Ranieri queste sono, e altro non si potrebbe fare.
"Dopo quelle partite nessuno chiedeva di "cacciare" Ranieri. Tutto il contrario". Dice Giampiero Mughini, esaltando le prime partite di campionato al cospetto di Fiorentina e Udinese: "li abbiamo fatti a fettine"; ma non vogliamo entrare in discorsi tattici, in Italia si sa, siamo tutti allenatori e ognuno le partite le interpreta come meglio crede.
Premettendo che nulla abbiamo contro il tecnico, o meglio, non diamo allo stesso tutte le responsabilità, ci viene naturale chiederci:
Chi ha programmato la stagione bianconera?
Chi ha condotto la campagna acquisti?
Chi ha voluto giocatori "medi" (così descritti da Mughini)?
Chi non si è reso conto delle lacune giustamente sottolineate dall'ex collaboratore de "Il Foglio"?
Chi ha speso l'aumento di capitale concesso dall'azionista di maggioranza per nomi come: Tiago, Almiron e Poulsen?

"Io ho sempre pensato che quello dello “stile” Juve era una gran balla".
No dottor Mughini, quello "stile" non era una balla, quello stile era sinonimo di scaltrezza, di competenza, di programmazione, di traguardi da raggiungere, di vittorie e soprattutto era uno stile che si miscelava con la passione smisurata per il "football", così come amava chiamarlo l'Avvocato.
Con "stile" diciamo che le inesattezze sono quelle che ci propinano oggi coloro che si sono insediati nelle stanze della storia, in quelle stanze che traspirano la leggenda di coppe, scudetti e trionfi, non programmando, lasciando lacune, non conducendo una campagna acquisti degna di tale nome, e di chi, come mister Ranieri, ci vuole far credere che uno come Poulsen è un campione.
E con "stile" diciamo anche a lei che quello che asserisce è lontano anni luce dalla realtà, se paragona una brava persona come Claudio Ranieri allo "stile" Juventus, perchè di vincente il tecnico romano non ha attualmente nulla e quello stile, ed è ora che lo capiscano in molti, non c'è più e mai più ci sarà.