Pairetto oggi spiegherà le telefonate con Facchetti. Gazzetta, non così.

News, 28 dicembre 2010.

Palazzi accelera: Ricciardi spedito a Torino a sentire Pairetto sui suoi rapporti con Facchetti e altri dirigenti. Agnelli: Dopo Napoli vedremo il da farsi. La Gazzetta inciampa ancora. Marchisio: i meriti di Del Neri e Andrea Agnelli. Dzeko verso il Manchester City. Preziosi racconta il mercato del Genoa. Un problema per Cassano: il preparatore. L'Arsenal schianta il Chelsea nel posticipo del Boxing Day. Maldini potrebbe raggiungere Leonardo all'Inter.

Palazzi accelera sulla Nuova Calciopoli - Nonostante le feste natalizie, prosegue l'attività della Procura Federale capitanata da Stefano Palazzi che, contrariamente a quanto avvenuto negli ultimi quattro anni, sembra voler affrontare la nuova inchiesta con tempi più ragionevoli. Dopo aver ascoltato Paolo Bergamo, infatti, si appresta ad interrogare l'altro designatore, Pierluigi Pairetto, e per non aspettare gennaio, ha deciso di inviare a Torino, oggi martedì 28, un suo vice, l'avv. Giorgio Ricciardi, per effettuare il colloquio che ovviamente verterà sulle telefonate portate alla luce dalla difesa di Moggi nel dibattimento in corso a Napoli, molte delle quali, tra l'altro, riguardano proprio conversazioni tra Giacinto Facchetti e l'ex designatore torinese. Decine quindi le telefonate su cui Palazzi dovrà far luce ma abbiamo appreso che due, in particolare, dovrebbero essere oggetto di analisi approfondita proprio nell'incontro di oggi. La prima riguarda una conversazione tra Facchetti e Pairetto del 31 marzo 2005:



una telefonata poco "ascoltata" ma che riguarda la formazione delle griglie per il campionato di serie A, le designazioni degli arbitri e degli osservatori per le partite di Champions e soprattutto la spiegazione definitiva sul meccanismo per il quale Collina non fu messo in griglia per Roma-Juventus. La seconda telefonata invece dovrebbe essere la Pairetto-Foschi dell'8 marzo 2005:



una telefonata molto lunga dove il dirigente del Palermo, oltre a discutere di arbitri e di griglie, chiede espressamente a Pairetto di inserire il Palermo in prima griglia. Un altro dei punti chiave del colloquio dovrebbe essere la ricostruzione delle telefonate (dell'Inter e di altri interlocutori, ndr) di cui si sono trovate tracce nei brogliacci ma mancano i file audio. Un mistero nel mistero, che l'avv. Prioreschi ha "preteso" che fosse evidenziato e messo a verbale nel corso di una recente udienza a Napoli.

Andrea Agnelli: Calciopoli? Quando avremo gli esiti vedremo il da farsi - Andrea Agnelli è stato in prima serata protagonista di una breve intervista (2'37") su Rai Sport. Dopo una rapida disamina delle forze in campo in campionato ("Oggi c’è molto equilibrio, abbiamo il Milan davanti che ha fatto un ottimo campionato,  dietro di lui Lazio, Napoli, noi, la Roma e non dimentichiamoci l’Inter che ha appena vinto il titolo di campione del mondo e sicuramente saprà dire la sua"), ha precisato che la Juve deve pensare solo a vincere, i conti si faranno alla fine, come ribadirà in chiusura: "La Juve guarda se stessa, sa che ha le capacità per vincere ogni partita. Noi ci guardiamo in casa e ogni volta andiamo in campo andiamo in campo con la voglia e la volontà per vincere". Certo, ammette, l'impresa in cui si è imbarcato è indubbiamente dura, molto dura. Riguardo all'assunto di Del Neri, in base al quale nello spogliatoio sono tutti uguali, il che, secondo l'intervistatore, è in contrasto con una storia bianconera fatta di bandiere e simboli, ha le idee ben chiare: "Le stelle non sarebbero le stelle senza il gruppo, quindi quello che conta per me è il gruppo". Allora Del Piero e Buffon? "Ma Del Piero e Buffon senza il gruppo non sarebbero Del Piero e Buffon, dopodiché all’interno del gruppo emergerà sempre il singolo, ma il singolo senza il gruppo non va da nessuna parte". E pensando agli esempi luminosi che lo hanno preceduto in sella alla Juve, l'Avvocato e il Dottore, osserva orgogliosamente: "Noi dobbiamo essere consapevoli che quello che facciamo è il massimo, quindi quando uno chiede ai ragazzi in campo di dare il massimo, lo deve chiedere in società e lo devo chiedere a me stesso. In questo momento io sono il primo che cerca di dare il massimo per questa società, in questo momento ho la coscienza a posto, sono fatto così, questo è l’insegnamento che ho ricevuto in famiglia, da mio padre soprattutto e da mia madre, e mi confronto con la realtà così".
Non poteva mancare una domanda su Calciopoli, invero un po' maliziosetta: Se le cose non dovessero andare secondo le sue aspettative, come la prenderebbe? Ma l'ipotesi non ha scosso la fiducia di Andrea, né i suoi propositi: "Noi siamo fiduciosi, aspettiamo gli esiti, una volta che avremo gli esiti valuteremo le eventuali azioni". Quanto alla squadra, sarà giugno il momento di cogliere i frutti di un impegno costante, gara dopo gara: "La Juve ha una tradizione da rispettare, noi però usciamo da un’annata molto complessa e difficile, partiti da -27 punti rispetto a chi ha vinto il campionato scorso, quindi noi dobbiamo pensare di far bene partita dopo partita. A giugno tireremo le somme".

La Gazzetta non perde il vizio - Nessuna evidenza riesce a far perdere alla Gazzetta il vizio così esplicitamente dichiarato dal suo direttore Andrea Monti: “... ci sta che la realtà venga riscritta, magari in maniera un po’ farraginosa, non completamente rispondente al vero, ma l’impegno per la preservazione di figure che sono importanti per la storia del calcio e dello sport italiano deve essere serissimo da parte di chi per esempio come noi orienta l’opinione pubblica..."; e per orientarla è necessario perpetuare una serie di leggende metropolitane che, nella loro assurdità e inconsistenza, prese per buone da chi invece avrebbe dovuto verificare ogni cosa, nell'interesse della giustizia prima di tutto, hanno prodotto i guasti che tutti sappiamo. Una di queste leggende è quella delle famose schede svizzere, che viene oggi riesumata nell'intervista che il foglio rosa ha fatto a Fabio Cannavaro, in cui, dopo che l'ex bianconero aveva difeso la legittimità delle vittorie della squadra ai tempi della Triade, plaudendo alla difesa che Agnelli fa della Juve e di Moggi ("E fa bene. Perché quella squadra era la più forte sul campo"), l'intervistatore Maurizio Nicita, evidentemente poco soddisfatto di questa verità vera, pone la domanda del secolo, quella orientante, perché dà per assodata una non-verità, una favola che il processo di Napoli ha classificato come tale: "Ma Le sembra normale acquistare delle schede telefoniche per poter parlare privatamente con gli arbitri?". Infatti, non fosse bastato il fatto che l'accusa non sia riuscita a provare nulla in merito e abbia evidenziato di non aver indagato in modo scientifico, così come emerso dal controesame del maresciallo Di Laroni, a mettere la pietra tombale sulla questione è stato il perito De Falco, che smentendo l'inintercettabilità delle schede, ha praticamente fatto crollare l'impianto che su di esse si reggeva. Si dirà che la Gazzetta non sapeva, in fondo sta seguendo molto distrattamente il processo di Napoli, perché, una volta ottenuta la condanna della Juve col processo-farsa sportivo, e una volta conclusa la collaborazione del suo giornalista Maurizio Galdi alle indagini a senso unico, ha perso ogni interesse all'evolversi della vicenda. Che però conclusa non è, è riesumabile, anche sul piano sportivo. L'ha detto anche oggi il presidente Agnelli: "Una volta che avremo gli esiti valuteremo le eventuali azioni".

Marchisio: Che bravi Del Neri e Andrea Agnelli! - Claudio Marchisio, in un'intervista esclusiva a qn.quotidiano.net, ha raccontato di se stesso e della nuova Juve. Per quanto lo riguarda dice di aver fatto della duttilità di ruolo una sua caratteristica, considerandola un arricchimento, anziché uno svilimento: "Nell’ultimo periodo giocatore duttile, all’inizio volevo cercare la mia identità, ora credo che sia fondamentale dimostrare di poter essere un giocatore importante in qualsiasi ruolo l’allenatore decida di farmi giocare. Non mi accontento del compitino". Al Mondiale faceva il trequartista perché "non ero pronto a livello di testa a cambiare ruolo. Questa estate ho capito tante cose e sono maturato. Ora non mi spaventa niente. Se Del Neri me lo chiede faccio il terzino". Gli piacerebbe essere l'erede di Nedved, ma sa di essere diverso: "Lo voglio essere. Ma in campo sono diverso da lui, c’è un abisso fra noi. In quel ruolo lì, quando mi capita anche in ritiro, vedo i video di ex giocatori anche di 10 anni fa. Cerco di capire come si muovevano e i loro segreti". Anche se sogna un contratto a vita in bianconero, il problema del rinnovo non lo assilla più come pareva fosse in estate, quando in quello che definisce "un momento di sbandamento" da stress premeva per ottenerlo, nonostante quello in essere scada solo nel 2014. Ma gli artefici del buon andamento della nuova Juve sono per lui Del Neri e Andrea Agnelli. La mano di Del Neri, secondo lui, nella attuale Juve si sente "tantissimo. Si è inserito in un gruppo nuovo con dei problemi che ci portavamo dietro. In ritiro c’era qualche residuo. Lui è stato bravo a non farci ricordare l’anno scorso, dandoci tantissima fiducia. Ci ha protetto, coccolato. Ha avuto la forza di non farci cadere negli stessi errori". Approva anche la colazione e il pranzo in comune, buone pratiche introdotte dal nuovo tecnico: "Così seguono anche la nostra dieta. Anche grazie a questo lo spirito del nostro gruppo è cresciuto tanto. Credo che lo si possa raffigurare nella scena del gol di Krasic contro la Lazio. Anche noi in panchina, abbracciati, e negli ultimi tre anni, da quando sono tornato da Empoli non lo avevo mai visto". E alla domanda relativa a cosa lo colpisca di più nel presidente Andrea Agnelli risponde: "Che ama troppo la Juve. Ho avuto modo di parlargli, in sede ci siamo parlati a quattr’occhi. Lo vedo come se per lui fosse sempre il primo giorno, come per un ragazzo della Primavera che arriva in prima squadra. Ha voglia di dimostrare, lo sta facendo vedere a tutti con il suo spirito e la sua voglia". Anche lui concluderà l'intervista con la speranza che quest'anno la Juve possa vincere qualcosa, un po' il leitmotiv di tutto l'ambiente bianconero di questi tempi.

Il City piomba su Dzeko - Il Wolfsburg si è deciso a vendere Dzeko: questa la notizia che Roberto Mancini e lo sceicco Mansur aspettavano, perché lo sceicco è disposto ad investire anche 45 milioni pur di fare questo regalo alla squadra e consentirle di competere con maggiori chances di successo nei confronti dello United (battuto di recente nel derby e sopra di appena due punti in classifica). La Juventus, che sin dall'estate aveva nel mirino l'attaccante bosniaco, a gennaio non potrebbe comunque muoversi, per via della norma sugli extracomunitari. E così Dzeko, sebbene abbia più di una volta dichiarato di essere più attratto dall'Italia che dalla Premier League, prenderà probabilmente la via di Manchester.

Preziosi: Tutto o quasi sul mercato del Genoa - Enrico Preziosi, intervistato da Sky Sport24, ha di fatto ufficializzato il passaggio di Ranocchia alla corte di Moratti: "Abbiamo fatto tutti e due un’operazione intelligente e abbiamo soddisfatto i bisogni reciproci. Moratti tecnici, io economici". L'operazione costerà all'Inter 12,5 milioni per l'acquisto della seconda metà del difensore. Il presidente dei Grifoni prosegue con ulteriori dettagli, spegnendo sul nascere eventuali sogni dei suoi tifosi, precisando che questi soldi non verranno comunque usati per ulteriori rinforzi: "Ne abbiamo già investiti 7,5 come conguaglio per l’operazione che porterà Paloschi e Antonelli, i ragazzi hanno già il nullaosta per allenarsi con noi e quindi è tutto fatto". Smentisce inoltre scambi con il Napoli perché da tempo manca un’operazione tra le società, e su Criscito dice che solo davanti ad una cifra importante verrà ceduto. Su Sculli apre la porta a chi può offrire una contropartita tecnica importante ma la chiude alla Roma: "Una società con cui non abbiamo fatto affari, non per i rapporti, ma per le mancate condizioni per farli". Conclude con una frase 'sibillina': "Ora sono in Brasile, dopodiché, terminate le vacanze, vedremo se ci saranno opportunità da cogliere. Ho incontrato Galliani ieri e lo farò anche stasera a cena, ma in completa amicizia, anche se da cosa nasce cosa". Cosa può nascere si vedrà, per i Menarini, a giugno, per una cena con Moggi è nato il primo deferimento, ma Palazzi ora è impegnato sulla nuova inchiesta, probabilmente che non se ne accorgerà nemmeno.

Primo problema per Cassano al Milan - Messa dietro le spalle l'esperienza blucerchiata, conclusasi bruscamente per lo strappo con Garrone, sembrava che per Fantantonio al Milan dovessero essere tutte rose e fiori, ma il primo dispiacere è già arrivato: Cassano era convinto di potersi avvalere anche nella nuova avventura milanese del suo preparatore di fiducia, Agostino Tibaudi, che si dice sia uno dei protagonisti della rinascita psicofisica del fantasista barese; ma il Milan ha detto no: il club ha già un suo staff, agli ordini di Daniele Tognaccini, e questo deve bastare e avanzare anche per il nuovo arrivato.

Arsenal show, Chelsea crac - Il derby di Londra tra Arsenal e Chelsea, posticipo del Boxing Day, è dei Gunners, 3-1 il risultato. Grande successo degli uomini di Wenger che hanno meritato la vittoria in questa stracittadina contro i Blues, che avevano vinto gli ultimi cinque scontri diretti; successo importante proprio perché meritato, contro un Chelsea inguardabile tanto è apparso molle e rinunciatario. Dopo un primo tempo dominato dall'Arsenal con gli uomini di Ancelotti sulla difensiva, i Gunners finalmente al 44' concretizzavano la loro supremazia con Song. Ma a mettere ko i blues era l'uno-due micidiale sferrato ad inizio ripresa dal duo Fabregas e Walcott: e sul match scendeva la saracinesca. Inutile il goal della bandiera di Ivanovic. Adesso per il Chelsea è davvero crisi: e la sconfitta e il modo in cui è arrivata non potranno non pesare sul destino di Ancelotti.

Anche Maldini in nerazzurro? - Piazzato il colpo Leonardo, Massimo Moratti starebbe pensando ad un altro sgarbo ai cugini rossoneri: l'idea è quella di portare nella dirigenza della seconda squadra di Milano anche Paolo Maldini, rossonero doc, è vero, ma che si è lasciato piuttosto male con l'ambiente milanista (tifosi e lo stesso Galliani, da cui si sarebbe aspettato più riconoscenza e forse anche una proposta professionale, ndr). A muovere Moratti ci sarebbe soprattutto la considerazione e la stima per l'ex capitano del Milan. Se teniamo presente anche l'interesse del club nerazzurro per Kakà, di cui si vocifera da qualche giorno, Maldini potrebbe non essere l'ultimo capitolo della saga delle ripicche milanesi.


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