Conte: Per vincere non bisogna vendere i big. Abete: Ranking? Effetto Calciopoli.

News, 16 aprile 2013.

Conte/Sky: Se vogliamo costruire qualcosa di importante bisogna tenere i grandi calciatori. Conte in conferenza stampa: Adesso è il periodo delle superpotenze, con budgets di 450 milioni, e noi dobbiamo inseguire, perché non dimentichiamo che la Juve è stata demolita; occorreranno tempo, pazienza, umiltà e tanto lavoro. I numeri di Lazio-Juventus. Abete: Il ranking si basa su attività di 4-5 società, nel caso dell'Italia è contato molto anche Calciopoli che ha tolto la Juventus per tanti anni. Sugli arbitri secco botta e risposta tra Beretta e Nicchi. Il colosso petrolifero russo Rosfnet entra nella Saras.

Conte/Sky: Per vincere non vanno venduti grandi giocatori - Intervenuto nel post partita ai microfoni Sky Conte, pur come al solito non volendo addentrarsi nel tema calciomercato per rispetto verso chi sta ancora lottando con lui per lo scudetto, una cosa l'ha chiarita: i grandi giocatori che sono alla Juve (è il caso oggi di Vidal, da tempo al centro di mire di grandi club, Bayern in testa; potrebbe esserlo presto di Pogba, che i grandi club, come il Real, hanno già messo sui loro taccuini), alla Juve devono restare: "Il Bayern ha già dimostrato di essere molto molto forte, poi se li rinforziamo per noi sarebbe dura avvicinarcisi... Se vogliamo costruire qualcosa di importante bisogna tenere i grandi calciatori, poi a privarmi di questi calciatori farei molta molta fatica". E in ogni caso: "Parlare di mercato non è bello né rispettoso per questo gruppo di ragazzi che si stanno preparando a fare qualcosa di straordinario, a rivincere, che non è mai facile. Ho grandissimo affetto per questi ragazzi perché mi hanno seguito sin dal primo giorno e sin dall'esordio in serie A mi hanno permesso di vincere lo scudetto, di mettere in bacheca la Supercoppa e di poter quest'anno bissare lo scudetto. Quindi me li tengo stretti".
Ha anche ribadito che l'uscita dalla Champions, se non ha certo fatto piacere, non ha causato contraccolpi sul piano psicologico: "Nessuno è andato in depressione perché abbiamo fatto una cosa straordinaria a ritornare tra le prime otto d'Europa. A pensare, ribadisco, che solo diciotto mesi fa non facevamo nemmeno l'Europa League, ora stiamo rivincendo, siamo in testa alla classifica dall'inizio della scorsa stagione e con numeri straordinari. Se si va in depressione per essere usciti con il Bayern allora non capisco niente di calcio, così come la società, i ragazzi e i tifosi. E invece mi sa che i tifosi sono quelli che capiscono più di tutti". E ha puntualizzato: "Prima di oggi si parlava di giocatori in debito d'ossigeno, specie nei centrocampisti. Allora io per ripicca oggi li ho schierati tutti e quattro, e non mi sembravano in debito di ossigeno. In coppa abbiamo affrontato una squadra molto forte, poi chi ha visto la partita capisce le situazioni. Quella con il Bayern è stata un'opportunità per capire dove siamo sulla quale lavoreremo. Siamo orgogliosi di quanto fatto, e lo abbiamo fatto in pochissimo tempo, è un miracolo sotto tutti i punti di vista e il merito è dei ragazzi e della società che mi ha permesso di lavorare nel miglior modo possibile. Poi i calciatori sono ragazzi straordinari, sempre a disposizione. Un allenatore può aver le sue idee ma soprattutto deve avere i ragazzi che siano disponibili a metterle in atto. Da questo punto di vista sono contento perché sono ragazzi straordinari".

Conte in conferenza stampa: Lasciar fuori Pogba sarebbe stato un delitto - In conferenza stampa Conte, dopo aver precisato che si tratta di tre punti importanti ("sono tre punti importanti, tre punti che ci fanno aumentare il distacco sia dal Napoli che dal Milan, fanno capire che stiamo facendo veramente qualcosa di straordinario, da un anno a questa parte. Numeri importanti"), ma ancora non si è vinto nulla ("Sono contento, però non abbiamo ancora niente in mano, mancano sette punti per la matematica"), rispondendo ad una punzecchiatura sul confronto tra la sua Juve e quella di Lippi, ha rimesso il dito sulla piaga della distanza tra il nostro calcio e quello dei top club europei: "Io ho avuto il piacere, la fortuna e forse anche un po' la bravura di far parte di quella squadra, e noi alla prima partecipazione in Champions vincemmo. Però la diretta antagonista si chiamava Ajax, che puntava esclusivamente sul vivaio e sul settore giovanile, adesso l'Ajax non l'ho vista negli ottavi, nei quarti. Adesso è il periodo delle super potenze, strutturate e con budgets di 450 milioni e tu sei costretto ad inseguire, perché non dimentichiamo che la Juventus è stata demolita. L'unica cosa di cui sono sicuro è che ci vorrà del tempo e bisognerà avere pazienza. Perché nella nostra situazione sono anche tutti quanti gli altri. Adesso si è ripresa e quindi ci vorrà del tempo (non solo per la Juventus, ma per tutto il calcio italiano, nella nostra situazione stanno tutti, quanti bisognerà essere molto umili e capire che bisogna lavorare, lavorare e lavorare, crescere in casa quello o che non puoi comprare fuori, sapendo che gli altri, invece, arrivano, mettono i soldi e ti comprano i giocatori".
Sul modulo 'nuovo' adottato contro la Lazio ha spiegato: "Ribadisco che per noi non cambia assolutamente niente, cambiava solo che Marchisio nella fase offensiva diventava attaccante e nella fase di non possesso ci dava una grossa mano. Magari succede a volte che le due punte non diano una mano così importante come quella che può dare Marchisio, che è un centrocampista. Questa soluzione mi ha portato ad utilizzare un giocatore che in questo momento, sinceramente, non far giocare è un delitto, che è Pogba. Io penso che un allenatore debba cercare in tutti i modi, con tutte le proprie forze di far giocare i migliori e inventarsi qualcosa. Noi non abbiamo inventato niente perché Marchisio è un giocatore moderno, un giocatore che può fare quello che ha fatto stasera. Lo ha fatto in maniera importante e sono dispiaciuto che non abbia fatto gol, anche se poteva farlo. Sicuramente però hanno fatto molto bene sia Marchisio che Vucinic, hanno dato anche qualità, palleggio, profondità, palleggio, ci hanno dato tanto. Quindi sono molto contento, è una soluzione sicuramente che è nelle nostre corde, ma che non ci siamo inventati dall'oggi al domani. Marchisio vede i movimenti che fanno gli attaccanti e lui nelle sue corde ha questi tipi di movimenti".

I numeri di Lazio-Juventus - Anche le statistiche del match parlano di una superiorità dei bianconeri. La Juve ha prevalso nel possesso palla (55% contro il 45% della Lazio). I bianconeri hanno tirato in porta 14 volte di cui sei nello specchio, gli avversari 18 volte, ma solo 3 nello specchio. Sono state 665 le palle giocate dalla Juve, contro le 528 della Lazio.
A favore della Juve anche: i passaggi riusciti (72,2% contro il 67,7% della Lazio); la percentuale di protezione dell'area (50,5% contro il 46% della Lazio); la percentuale di attacco alla porta (54,1% contro il 49,5% della Lazio); la pericolosità (71,2% contro il 39,7% della Lazio).
A livello individuale guida la classifica delle palle recuperate Peluso (24), seguito da Barzagli e Bonucci (21). Nei passaggi riusciti vince il solito Pirlo (69), seguito da Vidal (60) e Asamoah (54).

Abete: Il ranking? Colpa di Calciopoli - Stavolta Abete ci ha sorpreso: il tema che stava affrontando ai microfoni di Radio Anch'io lo Sport era quello trito e ritrito di questi tempi, il solito che, da alcuni anni a questa parte, tiene banco quando le nostre squadre lasciano le coppe europee e l'Uefa pubblica un ranking che sempre più impietosamente fotografa il nostro calcio: "Siamo al quarto posto dietro a Inghilterra, Spagna e Germania e questa è una situazione oggettiva, certificata dai risultati e dalle strutture inerenti il gioco. Certo non esiste una relazione certa fra i risultati sportivi e tutti i fattori extracalcistiche. La situazione del calcio italiano si inserisce nella situazione generale del Paese dove molte aziende hanno ricadute ben peggiori a quelle che vediamo nel calcio. Detto questo, finora abbiamo retto sul fronte dei diritti televisivi, ma dobbiamo migliorare sul pianto delle infrastrutture. Mala gestione economica dei club? Dobbiamo essere grati agli imprenditori che investono del calcio, ma possiamo sicuramente migliorare nella gestione delle perdite. Dobbiamo cercare di lavorare nel medio periodo proprio perché si è consapevoli di non poter essere i primi come un tempo. Il ranking si basa su attività di 4-5 società, nel caso dell'Italia è contato molto anche Calciopoli che ha tolto la Juventus per tanti anni. Questi sono fattori da valutare". In effetti il calcio italiano nel 2001 fu grato a Moratti che aveva investito (sul come meglio stendere un pietoso velo) oltre 600 milioni nel calcio e 'salvò' l'Inter dalla B, nel caso dei passaporti falsi. E fu grato di nuovo a Moratti nel 2006 e seguenti, evitando di indagare sull'Inter, anzi regalandole un scudetto grondante gratitudine; non era il caso di essere grati alla Juve, evidentemente, forse perché non buttava soldi ma era amministrata virtuosamente, rappresentava una pericolosa anomalia col suo essere senza mecenati né televisioni e venne distrutta, 'tolta', dalla giustizia domestica, artefice della Calciopoli a livello sportivo.
Poi è passato a parlare di qualcuna di quelle riforme che il nuovo presidente del Coni gli ha chiesto: non della giustizia sportiva, terreno troppo scivoloso e in merito al quale non ha mai dimostrato di condividere quella situazione di allarme evidenziata da Malagò; piuttosto meglio occuparsi della riforma dei campionati: "Le riforme dei campionati dobbiamo farle, senza però creare dei totem. In Premier e nella Liga le formazioni sono 20 e questo dimostra che la soluzione non è la riduzione delle squadre nella prima serie. Dal 2014/2015 intanto abbiamo ridotto il numero dei club professionistici da 132 a 102. Ridurre ancora il numero potrebbe essere fattibile ma non è eliminando club di serie inferiori che si risolve il caso della competitività internazionale. Stessa tassazione fra i campionati europei? Purtroppo il calcio non può avere una specificità rispetto agli altri professionisti europei. Dovrebbe essere fatta una legge di respiro europeo. Per rivalutare il calcio giovanile ci sono tre opzioni che le nostre commissioni stanno valutando: fare un campionato Under21 o Under23, fare un campionato B oppure l'opzione delle multiproprietà di più club come accade con il presidente Lotito diviso fra Lazio e Salernitana. Alla base però ci deve essere la volontà di migliorare lo sfruttamento del calcio giovanile. Sul terzo extracomunitario il mio ruolo è quello di ascoltare ogni proposta e di valutarla in base a quelle che sono le necessità di calciatori e società. Non pensiamo però che questa sia la soluzione definitiva per il problema della qualità del nostro calcio".
Infine sulle parole di Moratti che ha espresso a chiare lettere la sua sfiducia nella buonafede della classe arbitrale: "La delusione collegata alla valutazione che legittimamente ha fatto dal punto di vista tecnico può portare a far sì che venga meno una logica di accettazione del fatto che gli arbitri sbagliano. Hanno sbagliato anche ieri ma non possiamo pensare di fare calcio se non ricordiamo che ha una dimensione di fallibilità che vale per tutti. Dobbiamo però migliorarci tutti e non inseguire chimere di una realtà scientifica che non esiste. Bisogna approcciare la realtà con lo spirito giusto, ieri ci sono stati errori ma anche prestazioni arbitrali eccellenti. Ci vuole un contributo diverso da parte dei giocatori, oggi è complesso gestire i rapporti sul campo tra ipotesi di simulazioni e situazioni in cui si scaldano gli animi, anche per un arbitro è difficile gestire un contesto in cui non si va sul campo nel modo giusto".

Sugli arbitri botta e risposta tra Beretta e Nicchi - Gli errori arbitrali che hanno costellato il campionato, e che in quest'ultima fase dove ogni punto può essere decisivo godono naturalmente di una sottolineatura maggiore, hanno indotto il presidente della Lega di serie A Maurizio Beretta a rivolgere un richiamo alla classe arbitrale: "Auspico siano al massimo della concentrazione e dell'attenzione, al massimo della forma possibile per assicurare a questa parte finale del campionato all'altezza". La cosa ha evidentemente indispettito Nicchi, che ha replicato seccamente: "Lui auspica, io ne sono sicuro. Maggiore attenzione? Forse si riferiva ai suoi giocatori".

I russi entrano nella Saras - Un comunicato della Saras ha annunciato ieri che il gruppo petrolifero russo Rosneft rileva dai Moratti il 13,7% della Sarad e lancerà un'opa sul 7,3% della società a 1,37 euro per azione. I fratelli Massimo e Gian Marco Moratti cederanno tutte le quote detenute personalmente, mentre la Sapa (l'accomandita della famiglia Moratti) attualmente titolare del 62,46%, al termine dell'operazione scenderà sino al 50,02%, mantenendosi comunque al di sopra, seppur di poco, dell quota di maggioranza assoluta.
Sempre ieri la Rosfnet ha siglato un accordo anche con la Pirelli, principale sponsor dell'Inter, per la vendita di pneumatici in Russia.


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