Marotta: Niente follie sul mercato! Su Gerbaudo fango a volontà: suggerito persino il Daspo.

News, 18 aprile 2013.

Marotta: Bisogna coniugare l'obiettivo di vincere con il rispetto degli equilibri economici. Marotta: E' prevedibile che Conte resti molti anni alla Juventus; Vidal? La volontà è di trattenerlo; Pogba? Ha un contratto e c'è da parte sua il piacere di stare con noi. Su Gerbaudo si è rovesciata una valga di fango censorio e moralista; si invoca persino il Daspo (e perché no anche a Marchisio?). La Roma elimina l'Inter e va in finale di Coppa Italia; a San Siro la fiera degli striscioni di contestazione. L'Antitrust interviene sui diritti tv, chiedendo che siano rivisti (risultati storici e bacini d'utenza le pecche) e che a stabilirli sia chiamato un soggetto terzo; la replica di Beretta e Lotito. In estate la Juventus tornerà in tournée negli Stati Uniti.


Marotta: Non possiamo fare follie - Lunga intervista di Beppe Marotta a Darwin Pastorin su Juventus Channel. Naturalmente su un bilancio di queste due stagioni e prospettive future, soprattutto a livello di mercato. E a questo proposito ha ribadito le sue granitiche certezze, che sembrano sposarsi alla perfezione con quelle di John Elkann, vittorie sì ma anche risultati finanziari: "E' chiaro che quando i dirigenti, siano essi presidenti, amministratori delegati o direttori, mettono il cappello da tifosi, evidentemente vorrebbero acquisire i giocatori migliori al mondo. Poi quando mettono quelli di amministratori si rendono conto che la cosa più difficile è proprio quella di coniugare eccellenti risultati sportivi a un'eccellenza anche in campo di gestione economica e finanziaria. Perché all'orizzonte c'è il fair play finanziario che non è altro che un deterrente per le folli spese che sono state fatte in questi decenni e che hanno portato spesso società blasonate a scomparire dallo scenario calcistico. Quindi questo fair play porta al fatto che bisogna viaggiare sempre in un'ottica di equilibrio di bilancio e di conseguenza bisogna necessariamente adattarsi. E' chiaro che le strade che possiamo seguire sono diverse, ma l'obiettivo rimane sempre quello di vincere, perché una società calcistica come la Juventus opera in un contesto per raggiungere il massimo di quelli che sono gli obiettivi sportivi. D'altro canto c'è questo obbligo, perché obbligo è, di rispettare certi equilibri economici. Quindi è chiaro che noi non possiamo fare follie, ma la follia spesso non porta al risultato sportivo. La nostra costruzione, il nostro obiettivo, è quello di arrivare a vincere con un modello di riferimento che tenga conto anche di quell'obbligo di cui ho parlato poco fa". La figura in primo piano di questa Juventus, a livello societario, è quella del presidente Andrea Agnelli; così ne parla Marotta: "Andrea Agnelli è principalmente un tifoso della Juventus, perchè chiaramente sono 90 anni che la Famiglia è proprietaria della Juventus, quindi Andrea Agnelli non poteva che tifare Juventus. E quindi è un appassionato di calcio, di sport, ma nello stesso tempo ha avuto un'esperienza lavorativa molto giovane che l'ha portato ad occupare oggi con merito e con capacità un ruolo sicuramente importante che è quello di essere presidente di una delle società più importanti del mondo, ma direi anche di un'azienda perché l'azienda Juventus ormai supera i 200 milioni di fatturato, quindi impone che ci sia anche una grande capacità nel presidente e negli amministratori dal punto di vista imprenditoriale e non solo calcistico. Quindi, dall'alto, lui dà sicurezza. Uno dei principi che lui tiene molto in considerazione è quello dell'autonomia dei propri manager. Noi siamo una serie di manager che possiamo agire in piena autonomia, con una delega che il Consiglio di Amministrazione ci ha dato ed è stata condivisa anche dal presidente; e da questo possiamo agire sviluppando quelle che sono le nostre aspettative. Di conseguenza Agnelli è il punto di riferimento per noi, ma non è il presidente che è fuori dal contesto: la sua presenza è una presenza quasi quotidiana all'interno della società, che nasce sia dalla competenza, sia da una forte passione". E così spiega come è avvenuta la costruzione di questa Juve: "Devo dire innanzitutto che il mio arrivo è una conseguenza dell'arrivo di Andrea Agnelli, che ha dato sicuramente un'impronta molto importante al processo di analisi e di rifondazione di quello che era la Juventus, perché dalla sua aveva il fatto di portare un grande senso di appartenenza e di continuità. Poi aveva dalla sua una sua esperienza, un grande entusiasmo tipico dei giovani, accompagnato però anche da una buona preparazione di imprenditorialità e soprattutto di esperienza calcistica, avendo frequentato gli spogliatoi con il papà presidente, con lo zio presidente, quindi aveva sicuramente una sua infarinatura. Da lì, la costruzione di una società forte e quindi credo che la costruzione della squadra non sia altro che la conseguenza di avere alle spalle una società forte. Non credo esista una squadra vincente se dietro non ha una società vincente. Quindi abbiamo proceduto a creare un modello di riferimento partendo da un cambiamento che nulla aveva a che fare col biasimare quello che era stato prima, ma semplicemente fosse un ciclo già terminato, provvedendo a cambiare anche figure semplici come possono essere quelle dei magazzinieri, fino ad arrivare alla creazione di nuove figure nell'area tecnica, nell'area commerciale e amministrativa. Questo è stato il primo compito che ha dato poi l'input per una nuova ricostruzione di quello che poi è il core business di una società di calcio, cioè giocare al calcio, fare del calcio, quindi attraverso l'utilizzo di una squadra e dei calciatori. Tanto è che nell'arco di tre anni c'è stato un andare e venire di giocatori. I giocatori in entrata sono stati più di trenta. E' chiaro che quando si tratta di un numero così elevato, evidentemente, ci sono stati degli errori, ma soprattutto abbiamo cercato di costruire nel tempo un modello calcistico di riferimento, partendo inizialmente da una scelta, che è quella del leader dell'area tecnica, cioè l'allenatore. Questa è stata una ottima intuizione da parte di Andrea Agnelli, da noi supportata, che ha portato un ex calciatore, un capitano, con una juventinità molto pronunciata, e comunque un allenatore che aveva dalla sua una forte e spiccata personalità, che quindi diventava nel contempo un grande motivatore. E poi la scelta di quello che era il suo principio ispiratore dal punto di vista tattico, la composizione di una rosa che si adattava a questo".

Marotta: Conte resta e vogliamo tenere anche Vidal e Pogba - Il tema clou di ogni finale di stagione è quello degli arrivi e partenze. In questo caso per la Juve, se la questione arrivi è legata ai vincoli economici spiegati da Marotta, le partenze sono legate alle richieste da parte dei club che vogliono e possono investire su chi si è messo in particolare evidenza nell'ultima stagione. E sappiamo che in casa bianconera hanno attirato gli appetiti dei top club soprattutto Antonio Conte, Arturo Vidal e la rivelazione Paul Pogba. Conte è stato molto chiacchierato in tal senso, ma lui stesso ha manifestato la ferma di intenzione di rimanere a vincere ancora tanto con questa maglia; e Marotta ha riconfermato questa prospettiva: "Conte è un allenatore che ha fatto, sta facendo molto bene, farà molto bene nel futuro - ha detto Marotta - Io penso che sia, non dico l'inizio di un suo percorso professionale, ma quasi. Lui stesso l'ha riconosciuto, quindi direi che anche qui c'è una forte simbiosi tra l'allenatore e la società, tale da prevedere che possa rimanere con noi tantissimi anni, perché gli obiettivi da raggiungere sono ancora di grande qualità ed elevati, per cui assieme lotteremo per centrare questi obiettivi". E allora bisognerà fare il possibile per trattenere anche Vidal, un giocatore che si è dimostrato imprescindibile, soprattutto a livello internazione; anche resistendo a offerte allettanti: "Vidal è stata una valida intuizione della società, valorizzato dall'allenatore e dire anche dalle qualità che poi lo stesso giocatore ha espresso in questi due anni. Quindi è chiaro che su di lui si sono rivolte le attenzioni dei maggiori club mondiali, non lo nascondo. Ma la nostra volontà è quello di trattenerlo, perchè da sempre la Juventus non è una società venditrice, la Juventus è una società che vuole continuare a crescere in questo percorso che ha visto la partenza di un nuovo ciclo due anni or sono, per cercare di centrare obiettivi ancora più importanti. E Vidal è un elemento indispensabile". Infine Pogba, arrivato a parametro zero, commissioni a Raiola escluse; è letteralmente esploso, anche grazie a Conte che ne ha subito intuito le grandi potenzialità e lo ha aiutato nella sua crescita esponenziale; adesso gli occhi di tutta Europa sono su di lui, ma: "Pogba è legato con noi da un contratto che è stato siglato l'anno scorso - sottolinea Marotta - un contratto che... non dico che lo blindi, perché è un termine molto forte, ma che comunque ha dato la possibilità alla Juventus di inserirlo con il giusto rispetto, perché devo dire che lui ha anticipato poi la sua crescita: rappresentava un investimento per il futuro, ma in realtà si è rivelato un investimento che ha dato risultati a breve termine. Però, al di là di questo, c'è da parte del ragazzo il grande piacere di stare con noi. Noi siamo comunque una società d'elite per quanto riguarda gli obiettivi e i risultati, quindi direi che meglio della Juventus per la sua crescita non c'è".

Veleni e ipocrisia sul giovane Gerbaudo - A punire Matteo Gerbaudo del suo intemperante tripudio, dopo un'intera gara, supplementari inclusi, in cui peraltro uno stuolo di adolescenti è stato ricoperto di insulti dalla tifoseria avversaria, pare non siano sufficienti, almeno per il perbenismo anti-Juve le tre giornate di squalifica appioppategli dal giudice sportivo ("per avere, al 4' del secondo tempo supplementare, assunto un plateale atteggiamento insultante e provocatorio nei confronti dei sostenitori della squadra avversaria"). Su di lui si è riversato un malevolo fiume di moralismo falsamente perbenista. Il gesto non è stato edificante (e Pessotto ha doverosamente chiesto scusa a nome del gruppo) ma è stato stigmatizzato solo il gesto del ragazzo e non l'atteggiamento del pubblico del San Paolo che ha vessato i ragazzi di Baroni per tutta la gara; un pubblico fraternamente vicino, nei suoi sentimenti e atteggiamenti, a coloro che avevano preso a sassate il pullman della prima squadra; nessuna esecrazione per tutti costoro, tutto lo scandalizzato biasimo sul 17nne Gerbaudo. Addirittura c'è chi lo ritiene meritevole di Daspo. E non è uno qualsiasi, ma Salvatore Colonna, vicepresidente del settore giovanile della Figc: "Montervino per un comportamento simile ha rimediato un Daspo - ha detto a 'Radio Marte' - sarebbe una punizione esemplare per un giovane calciatore. La sanzione deve essere adeguata al gesto". Ma, non contentandosi del giovane Gerbaudo, ha puntato un obiettivo più alto, Marchisio: "Ho vissuto molto male il gesto di Gerbaudo al San Paolo - ha commentato - L'imitazione dei modelli negativi del calcio italiano: poche volte ho visto un gesto tanto volgare in tanti anni di calcio. Chiedo l'intervento dell'alta dirigenza della Juventus perché credo che questo astio stia invadendo tutto l'ambiente bianconero, dalla prima squadra alle giovanili: le parole di Marchisio palesano questa tesi. Potrebbero essere prese decisioni esemplari, il daspo è un'ipotesi plausibile per entrambi". E poi, perché non fare una puntatina ai piani alti? "Anche le parole di Marotta riguardo l'arbitraggio di Guida non hanno fatto altro che fomentare questa situazione". Naturalmente invece le sassate contro il bus dei bianconeri, il clima di guerriglia con cui è stata accolta la prima squadra e gli insulti sui ragazzi della 'Primavera' hanno indubbiamente contribuito a rasserenare l'ambiente.

La Roma elimina l'Inter, contestata dai tifosi - Sarà il 174° derby capitolino la finale della Coppa Italia: dopo la Lazio, anche la Roma è riuscita a qualificarsi per la finale, battendo a San Siro l'Inter per 3-2 (dopo essersi già imposta in casa per 2-1). Per l'Inter svanisce dunque anche l'ultima possibilità di vincere qualcosa in questa stagione. La deludente stagione nerazzurra (sono finiti i 'bei tempi' con l'effetto post Calciopoli....) ha irritato i tifosi che hanno esposto striscioni di protesta: "Dopo Mourinho ci sentiamo orfani di qualcuno che sappia trasmettere il senso di appartenenza a questi colori", "Fine stagione... tempo di bilanci e conclusioni: per questo quali sono le spiegazioni?" e appena sotto un altro striscione che ritraeva Fassone (ora direttore generale dell'Inter) ritratto mentre, ai tempi in cui era direttore Marketing della Juve, mostrava una maglia con la scritta 'Meglio un anno senza tituli che una vita da ridiculi'. E infine uno su Bonolis: "Con tutto il rispetto che gli possiamo portare... siamo arrivati al punto che ci deve difendere Paolo Bonolis... Fate voi...". Questo in proposito il commento di Moratti, che con la famiglia ha assistito alla gara (foto 1 e foto 2) con crescente sconcerto: "Ognuno può esprimersi come meglio crede, compresa la Curva. La realtà ti mette nella condizione di fare cose diverse".

L'Antitrust entra a gamba tesa sui diritti tv - L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha inviato a Parlamento e Governo una segnalazione in cui chiede che siano rivisti i criteri per l'assegnazione ai club dei diritti televisivi nel settore calcistico. La nota, firmata dal presidente Giovanni Pitruzzella precisa che occorre premiare maggiormente il merito sportivo, eliminando il riferimento ai risultati storici presenti nella normativa vigente, che parte dalla stagione calcistica 1946/47. Un'altra incongruenza presente nell'attuale normativa è il riferimento ai bacini d'utenza, che non è riferibile al risultato sportivo perché "il numero di spettatori cui può fare affidamento una società sfugge alla logica meritocratica". Infatti "i profitti di una società sportiva - prosegue - dipendono dalla competitività dei concorrenti: un evento sportivo ha infatti una maggiore attrattiva quando c’è equilibrio tecnico tra le squadre e quindi incertezza sul risultato. Pertanto, la remunerazione del merito sportivo agevolerebbe il conseguimento dell’equilibrio tra i partecipanti alle competizioni e stimolerebbe gli investimenti nello sport anche da parte di nuovi entranti. Nella situazione attuale, poiché la quota delle risorse viene allocata secondo criteri che premiano in buona parte la storia e la notorietà di un club, gli investimenti volti a sviluppare club minori per portarli a competere ad armi pari non trovano adeguata remunerazione in tempi ragionevoli". Infine il garante sostiene che a stabilire i criteri di ripartizione dei proventi debba essere chiamato un soggetto terzo e non la Lega che, "in quanto composta da organi in cui siedono esponenti delle singole squadre, non rappresenta infatti il soggetto nella posizione migliore per dettare le regole di ripartizione delle risorse, posto che talune società potrebbero trovarsi nella condizione di influenzare a loro vantaggio tali scelte".
Questa la reazione del presidente della Lega di serie a Maurizio Beretta: "Le decisioni della Lega sono coerenti alla legge attuale. Tutte le delibere della Lega sono state approvate con ampia maggioranza. Se guardiamo altrove non ci sono soggetti esterni alla Lega nel decidere la ripartizione dei diritti televisivi. La LegaLa delibera in vigore è stata approvata con un'ampia maggioranza, solo due erano i contrari. L'antitrust ha fatto un invito al legislatore, nel modificare il decreto esistente, non alla Lega".
Analoga quella del presidente della Lazio e consigliere federale Claudio Lotito: "Si sta creando una tempesta in un bicchier d'acqua. Si tratta solo di una segnalazione, la Lega non deve sentirsi in nessun modo lesa. In nessun paese la ripartizione dei diritti viene stabilita al di fuori degli organismi della Lega. Come in tutte le istituzioni c'è una maggioranza ed un'opposizione e dal 2008 in poi tutte le delibere sono state decise dai due terzi della maggioranza".

In estate la Juve torna in America - Dopo l'esperienza del 2011 e l'annullamento della tournée del 2012 per motivi connessi alla disputa della finale di Supercoppa a Pechino l'11 agosto, la prossima estate la Juventus tornerà negli States per partecipare alla Guinness International Champions Cup. "Un torneo di assoluto prestigio, che toccherà entrambe le coste americane e al quale parteciperanno, tra le altre, Real Madrid, Inter e Los Angeles Galaxy. Una nuova straordinaria occasione per la squadra di Conte di sostenere la preparazione estiva in strutture all’avanguardia, di vivere sfide emozionanti e di incontrare i tantissimi tifosi bianconeri degli States. In seguito saranno comunicati i dettagli sulle gare le località che le ospiteranno", recita il comunicato pubblicato sul sito ufficiale.


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