Buffon: Per la Champions darei 3 o 4 anni di carriera. Conte: Razzismo? Chiudere le curve.

News, 24 agosto 2013.
 
 
Per la trasferta di Genova Conte convoca 24 giocatori: out Marchisio e Pepe. Buffon: Per vincere la Champions darei 3-4 anni di carriera. Conte: Per lavorare sul calciomercato abbiamo ancora a disposizione una decina di giorni e si cercherà di fare. Conte: La mentalità vincente la si acquista e la si ottiene vincendo. Conte: Cori razzisti? Si chiudano le curve, una, due tre, quattro, cinque volte, finché basterà a farli smettere. Abete: Bisogna vincere il razzismo. Il Cagliari non torna ad Is Arenas: firmata la convenzione per il Sant'Elia.

I convocati di Conte - Sono 24 i bianconeri presenti nella lista diramata da Antonio Conte al termine della seduta di rifinitura. Questo l'elenco: Buffon, Chiellini, Caceres, Ogbonna, Pogba, Vucinic, Tevez, De Ceglie, Giovinco, Peluso, Llorente, Barzagli, Marrone, Bonucci, Padoin, Pirlo, Asamoah, Vidal, Lichtsteiner, Quagliarella, Storari, Matri, Isla, Rubinho.
Manca ovviamente l'infortunato Marchisio. E manca anche Pepe, che giocherà con la formazione Primavera per cominciare a ritrovare il ritmo e il clima della gara.
 
Buffon: 3 o 4 anni di carriera in cambio della Champions - Se l'obiettivo è il terzo titolo consecutivo, il sogno di tutti i bianconeri è Champions; è in primis è il sogno del capitano di questa banda di affamati, Gigi Buffon, il quale, in un'intervista al Tg 1, fisserebbe anche il prezzo personale da pagare per alzare l'ambita Coppa dalle Grandi Orecchie: "Considerando che penso di avere ancora 5-6-7 anni di carriera, ne darei volentieri 3 o 4 per vincere questo trofeo, e non è poco".
Ma naturalmente è consapevole dell'estrema difficoltà dell'impresa che un campione come lui sinora ha potuto solo lambire, ma non afferrare: "La Coppa dei Campioni non si vince così, facilmente o giocandola sottobanco. Non è mai semplice. In finale sono già arrivato, l'ho persa e non è bello. Arrivarci per vincerla è già un altro discorso... A me arrivarci soltanto non interessa". Nel frattempo ovviamente si punta allo scudetto, il piatto forte della stagione, quello che comunque "non stanca mai".
Sui cori razzisti è sintetico e tranciante: "Sono qualcosa di disumano, antiquato e insulso. Siamo nel 2013, sarebbe ora di farla finita, visto che sono anche stancanti".
 
Conte: Calciomercato? Rimangono ancora 10-12 giorni - Naturalmente nella conferenza stampa pre-Sampdoria di Antonio Conte uno dei temi che non poteva mancare era quello dello stato delle cose in tema di calciomercato; è chiuso così o arriverà qualcuno dei nomi che rimbalzano quotidianamente sui media. Ma Conte non si è certo sbottonato in proposito: "Su quello che ci siamo detti nelle sedi opportune, assieme ai dirigenti e al presidente, sono cose comunque riservate, che rimangono riservate. Se siamo a buon punto o distanti da quel punto, sono sempre cose che rimarranno tra me, la società e il presidente. Quindi penso che questi siano discorso che non devono essere resi pubblici, l'importante è che siano chiari a noi. Penso che fino ad oggi siamo stati molto bravi ad essere chiari e precisi. Ci sono ancora 10-12 giorni di mercato dove si lavorerà, si cercherà di fare quello che poi alla fine ci siamo detti nelle segrete stanze".
In ogni caso, dice, anche se, ancora una volta, altre squadre hanno speso più della Juve, i bianconeri sono dati per favoriti e dovranno essere bravi a far comunque parlare il campo, come è successo nel suo primo anno alla Juve, quando i favoriti erano altri, ma a vincere furono lui e suoi ragazzi: "La Juventus non si può sottrarre al ruolo di favorita, l'avevamo anche l'anno scorso perché avevamo lo Scudetto sulla maglia. L'anno scorso siamo partiti con i favori del pronostico e siamo stati bravi poi a dimostrare sul campo di essere i più forti. Quest'anno è giusto che partiamo con i favori del pronostico, perché veniamo da due scudetti consecutivi, quindi è giusto tenerci questo appellativo di favorita. Però dico anche che la favorita poi non sempre vince: vince chi dimostra in campo di essere la più forte. Noi due anni fa, al mio primo anno alla Juventus, non eravamo certamente favoriti: ci era stato criticato il mercato, ci era stato bocciato tutto, venivamo da due settimi posti, ma poi in campo abbiamo dimostrato che nonostante le favorite fossero altre, diverse squadre, alla fine ha vinto la Juventus. Noi dovremo essere bravi quest'anno, visto che come l'anno scorso ci indicano come la favorita, a dimostrare anche sul campo di essere i più forti, perché alla fine quello che conta è il campo, quello che si dimostra con i fatti, non con le chiacchiere, con i pronostici o con le griglie di partenza. Sono discorsi molto facili da fare. Capisco anche che bisogna farli, perché bisogna dare qualcosa da leggere. Ma io penso che quest'anno sarà molto dura, molto difficile, avremo diverse concorrenti che si sono attrezzate in maniera imponente, spendendo anche quest'anno molto di più rispetto alla Juventus. Perché non dimentichiamo che, questo è il mio terzo anno, per tre anni consecutivi diverse squadre hanno speso sempre di più rispetto alla Juventus. E anche quest'anno ci troveremo con tante squadre che spenderanno più della Juventus, eppure dicono che il distacco è aumentato. Quel giorno che avremo a disposizione un budget importante, che succederà? Darete alla Juventus direttamente la Coppa Intercontinentale? E' una domanda che mi faccio. Altre squadre hanno speso molto di più rispetto alla Juventus e il distacco è aumentato: di solito uno spende per rinforzarsi, se si spende di più bisogna rinforzarsi per diminuire il distacco, invece, voi  mi dite che il distacco è aumentato. Qualcuno poi alla fine mi spiegherà questa equazione, perché ho difficoltà a capirla".
Ma è comunque tranquillo, né comprende le tante discussioni sorte sulla necessità che la Juve cambi modulo, abbandonando il 3-5-2: "Io inizio a pensare che la concorrenza, gli avversari, compresi i giornalisti, abbiano voglia voglia di farci cambiare modulo perché sennò questi continuano a vincere. Inizio a pensare questo. E' come l'equazione di prima che non mi torna: gli altri spendono e le distanze si allungano. Allora dico: noi giochiamo, vinciamo e voi dite, 'perché non cambi?'. Sono delle domande a cui io non riesco ad avere delle risposte. Io mi sforzo, mi sforzo, ma mi chiedo per quale motivo se gli avversari comprano di più le distanze tra noi e loro aumentano, ma per quale motivo io devo cambiare modo di giocare se sto vincendo? Io onestamente non me la sono ancora data una risposta. Quando la troverò, giuro che ve la do questa risposta".
 
Conte: Chi vince vuol rivincere - La prima grande prova stagionale di una Juve data in scadenti condizioni di forma ha messo in evidenza una cosa: questo gruppo, che ha già vinto molto, non è affatto appagato, voleva incassare il primo trofeo stagionale e c'è riuscito. Conte non era preoccupato delle condizioni fisiche dei suoi e, d'altro canto, era certo della loro persistente fame. Due aspetti che ha rimarcato in conferenza stampa: "Io penso che in questo periodo sarei molto preoccupato se la squadra stesse bene fisicamente, perché significherebbe comunque che non si è lavorato tanto, e si è pensato a partire forte in campionato e in Supercoppa. Questa è una fase della stagione in cui tutte quante le squadre da un punto di vista fisico non possono stare al 100% ed è inevitabile che nella partita di Supercoppa sia pesato il fatto di schierare dieci undicesimi della formazione dell'anno scorso, quindi con un'organizzazione, con conoscenze tattiche già abbastanza radicate nella squadra. Questo sicuramente può aver dato una mano, unita poi alla voglia e alla determinazione da parte dei calciatori che nel primo trofeo stagionale hanno avuto la voglia di metterlo in bacheca, di portarlo a casa e così è stato".
Una determinazione e una voglia di vincere figlie delle vittorie precedenti, per la serie 'vincere aiuta a vincere': "Ma io penso che quando mi si chiede come si fa ad avere la mentalità vincente - ha spiegato il mister - la mentalità vincente la si acquista e la si ottiene vincendo, perché vincendo ti volti indietro e vedi il percorso, il tragitto che hai fatto per arrivare alla vittoria. Quando vinci provi sicuramente delle sensazioni, una gioia che ti riempie tutto e ti ripaga di tantissimi sacrifici. Io dico che chi vince, vorrebbe sempre riprovare questa gioia, al di là dei traguardi storici e non storici. Ecco perché da parte mia e da parte dei miei calciatori, ci dovrà essere sempre questa voglia di riprovare quelle sensazioni che abbiamo provato domenica vincendo la Supercoppa, a maggio vincendo lo scudetto, ad agosto scorso vincendo la Supercoppa e a maggio scorso vincendo lo scudetto. Teniamo fisso in mente, cosa abbiamo provato quando abbiamo coronato il percorso, fatto dei sacrifici  vincendo, allora questo ci darà la spinta a rivoler provare queste grandissime sensazioni, queste grandissime gioie, che conosce solamente chi ha vinto, gli altri non le conoscono".
Ma rivincere il campionato sarà più difficile che prendersi la Supercoppa, perché sarà una corsa a tappe lunga e sfiancante, nella quale nessuna partita avrà mai un esito scontato: "La Supercoppa è stato bello vincerla, perché in due anni, su sette trofei a disposizione, la Juventus ne ha vinti quattro: ha vinto due Scudetto, due Supercoppe, ha perso una finale di Coppa Italia, è uscita l'anno scorso in semifinale di Coppa Italia con la Lazio ed è uscita ai quarti di finale di Champions con il Bayern Monaco. Numeri secondo me mostruosi, considerato che a inizio progetto, quest'anno forse, bisognava partire  e cercare di provare ad insidiare e vincere lo Scudetto. Detto questo, inizia una lunga tappa, sappiamo che sarà molto molto difficile, sarebbe storico per noi finire l'annata calcistica vincendo lo Scudetto, però sinceramente so che sarà molto difficile, molto molto difficile. Me lo dice anche la mia esperienza da calciatore. Bisognerà essere molto bravi tutti, iniziando dalla società, continuando con i calciatori, lo staff, l'allenatore, i tifosi, riuscendo ad essere sempre molto molto uniti, non dare niente per scontato, perché di scontato non c'è niente, soprattutto in un campionato difficile come quello italiano, dove c'è un'esasperazione tattica molto accentuata".
 
Conte. Razzismo? Si chiudano le curve, quante volte sarà necessario -  Sugli episodi di razzismo (et similia) che, giornata dopo giornata, si ripetono negli stadi e che sinora hanno prodotto soprattutto parole e pochi fatti, il pensiero di Conte è pragnmatico: "Io penso che, al di là del discorso del razzismo, qualsiasi episodio violento, qualsiasi atto di grave intolleranza da parte del tifoso... secondo me è tutto il movimento che si deve ribellare. Come? Iniziando a non dare spazio a chi fa questi atti, a quei pochi imbecilli che magari prendono ed espongono in curva striscioni offensivi nei confronti  della memoria di persone che adesso non ci sono più, offendendo la storia e le persone. Sarebbe anche il caso che per primi, voi, a livello di comunicazione, sia a livello di scritto che televisivo, non deste importanza, non faceste vedere questi atti indegni, vili e violenti. Facendo così, date solamente importanza a queste persone che sono anche orgogliose di essere riprese dalla televisione e che si parli di loro. Tutto il movimento si deve ribellare. Ci sono cori razzisti? Bene, si chiude la curva, di qualsiasi squadra. Non si parla in televisione, si chiude la curva: la si chiude la prima volta, la seconda, la terza e alla quarta penso che ci penseranno 5-6 volte prima di fischiare, di fare cori razzisti. E non parlo di curva della Lazio, della Juventus, dell'Inter... di tutte le curve. Secondo me c'è poca educazione. Si parla tanto però nessuno fa niente, perché alla fine nessuno vuole cambiare niente, questa è la verità".
 
Il solito Abete sul razzismo - Sul tema del razzismo, e in particolare su alcune dichiarazioni del sindaco di Verona (stasera si gioca Verona-Milan) che ha invitato Mario Balotelli ad essere meno provocatorio, ha parlato anche Giancarlo Abete. Alla sua solita maniera, senza dire nulla: "Se ci mettiamo a fare il processo alle intenzioni finiamo con l'allontanarci dal problema senza affrontarlo. Premesso che a livello comportamentale, e il mio è un discorso generale, tutti possiamo sempre migliorare, nessuno escluso, se si vogliono risolvere certe situazioni bisogna fare tutti il massimo per evitare che queste continuino ad accadere, non possiamo utilizzare certe situazioni collegate al razzismo motivandole attraverso altre logiche. È un messaggio che non bisogna far passare. Piuttosto dobbiamo tutti adoperarci perché determinate manifestazioni ed esternazioni razziste non siano più presenti negli stadi. Riflettere a monte è consentito ma questo non aiuta ad affrontare il problema che invece è e resta il nostro obiettivo, la nostra sfida".  
 
Respinto il ricorso della Lazio: la Nord resta chiusa - Lazio-Udinese di domani sera all'Olimpico si giocherà con la curva Nord chiusa al pubblico per cori razzisti. La Corte di Giustizia Federale ha infatti respinto il ricorso della Lazio che chiedeva la sospensione o l'annullamento del provvedimento preso dal giudice sportivo dopo i cori razzisti ad alcuni giocatori della Juve in Supercoppa.
 
Il Cagliari non tornerà ad Is Arenas: firmata la convenzione per il Sant'Elia - Ad eccezion fatta delle prime gare, quelle del primo mese della stagione, che si giocheranno al 'Nereo Rocco' di trieste, il Cagliari tornerà poi a casa, e la sua casa sarà il Sant'Elia; pare scongiurato dunque un nuovo tormentone Is Arenas col suo valzer di autorizzazioni va-e-vieni. E' stata infatti firmata la convenzione tra il Cagliari Calcio e il Comune di Cagliari per l'utilizzo del Sant'Elia, dopo gli indispensabili lavori di ristrutturazione, parte dei quali toccheranno al Comune (tribuna centrale e spogliatoi), altri al club (tribune amovibili). Alla fine, una volta ottenute tutte le prescritte autorizzazioni, si arriverà ad una capienza di 16.000 spettatori.

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