Abete sta con la Uefa, ma Lotito: Platini non è il Vangelo. Ultràs: è guerra..

News, 8 ottobre 2013.
 
Abete: Opportuno e doveroso riflettere, ma il quadro normativo ricalca quanto proposto dalla Uefa. Malagò sta con Abete: Ci dobbiamo uniformare. Platini ribadisce: La Uefa farà la sua parte per sradicare il razzismo e ogni forma di discriminazione. Lotito: Platini non è il Vangelo, le norme vanno adattate agli usi e costumi dell'ambiente. Il Milan ricorrerà portando a supporto l'audio ambiente della partita. Gli ultras minacciano di provocare la chiusura di tutti gli stadi.
 
Abete: La riflessione è utile, ma esiste una normativa Uefa - "E' utile, opportuna e doverosa una riflessione sulle modalità applicative,- così, margine della Giunta Coni, il presidente federale ha risposto alle domande dei cronisti sulla squalifica per una giornata dello stadio ‘Giuseppe Meazza’ di Milano in seguito ai cori di discriminazione territoriale intonati da alcuni tifosi del Milan in occasione del match di domenica sera con la Juventus - mi sembra sia un fatto fisiologico e naturale, ma il quadro normativo è delineato e non è frutto di una autonoma decisione della federazione, ma in qualche modo di un sistema di contrasto che è stato recepito a livello internazionale e viene costantemente applicato dalla Uefa. C’è uno specifico che richiede una doverosa prudenza, perché è in atto un iter disciplinare che attiene alla situazione  segnalata dal Milan. La norma italiana – ha proseguito - ricalca una normativa proposta dalla Uefa, peraltro oggetto sia del congresso  Uefa che Fifa. Siamo all'interno di un contesto internazionale che prevede una diversa modalità di contrasto nei confronti di situazioni di discriminazione. C'è una linea di indirizzo della Uefa che tende a tutelare comunque la dignità della persona umana tale che anche le decisioni assunte per Lazio-Legia Varsavia (un turno a porte chiuse in Europa League per i cori contro i polacchi, ndr) sono collegate a delle frasi che non avevano una logica discriminatoria in quanto tale. Quello che voglio far notare è che la discriminazione territoriale nel nostro codice di giustizia è presente da tantissimo tempo.  Determina attenzione il fatto che è cambiata la graduazione delle norme''. A chi parla di norme cambiate in corsa Abete risponde: “Sono state varate dal Consiglio federale, che è l'unico soggetto in grado di fare riflessioni a riguardo, ma l'indirizzo strategico è stato individuato congiuntamente da tutte le componenti''.
 
Malagò sta con Abete - In linea con quella di Abete la posizione del presidente del Coni Giovanni Malagò:  ''Non possiamo fare una discriminazione nella discriminazione; non si può fare un discorso su chi ha la pelle di un altro colore e un altro su chi viene da un'altra città o parte del Paese: sarebbe paradossale. Di conseguenza, ci si deve uniformare a precise disposizioni dell'organismo internazionale''
 
Platini non molla - Il  presidente dell'Uefa Michel Platini,  intervenuto ad un convegno sul razzismo organizzato dall'Onu a Ginevra, ha ribadito la sua determinazione a lottare contro ogni forma di razzismo: "In certe regioni d'Europa il razzismo è un vero problema, questo è certo. Ma è altrettanto sicuro che l'Uefa farà la sua parte per sradicare questo male. Non sono venuto per scusarmi personalmente o a nome del mondo del calcio - ha dichiarato, come riportato da AFP -, ma per presentare il punto di vista di uno sport che ha avuto il coraggio di prendere il toro per le corna e andare contro la tendenza al crescere di certi comportamenti discriminatori. Tali atteggiamenti sono portati avanti da piccoli gruppi organizzati, che scelgono di manifestarsi in uno stadio per godere della visibilità offerta da questo sport. Coloro che governano questo sport hanno il dovere di tutelare i giocatori contro ogni forma di discriminazione. Gli incidenti negli stadi? Sono la punta dell'iceberg di ciò che succede nella società. Il calcio ne riflette i suoi valori e, sfortunatamente, anche i pregiudizi e le paure”.
 
Lotito: Platini non è il Vangelo non è il Vangelo - Il rapporto tra l'Uefa e la Lazio in materia di cori discriminatori è già conflittuale in quanto il club biancoceleste ritiene ingiusta la squalifica dello stadio Olimpico per la prossima partita di Europa League con l'Apollon Limassol, dopo le intemperanze verificatesi nella gara col Legia Varsavia: "Con il termine razzista - ha detto ieri Lotito a Radio 24 -oggi viene inglobata una serie di comportamenti maleducati e campanilistici. Nel caso della Lazio la Uefa ha chiuso tutto lo stadio perchè alcuni spettatori della curva intonavano il coro 'polacchi puzzate di cioccolata' (in realtà i media riportano: 'Slavo, puzzi di merda", striscioni 'Uefa=Mafia' e 'Up ultras, Uefa fuck off', ndr) dopo che i polacchi hanno messo a ferro e fuoco la città: al Legia Varsavia non è successo niente, alla Lazio hanno chiuso lo stadio. E questi cori da chi sono stati rilevati? Né dalle forze dell'ordine, né dall'arbitro, né dal delegato Uefa ma dai rappresentanti di un'associazione chiamata Fare (Football against racism in Europe). Ma chi dice che le rilevazioni del Fare sono tali da giustificare la chiusura dello stadio? È la devianza di questo sistema".
E Platini sarà pure il presidente dell'Uefa, ma non è il Vangelo:  "La Figc  è una delle federazioni più importanti della Uefa dove il nostro rappresentante, Giancarlo Abete, è il vice-presidente. Bisogna che il presidente Platini capisca queste situazioni. Non è che Platini è diventato il vangelo, bisogna adattare le norme agli usi e costumi dell'ambiente".
E poi riprende l'argomentazione già usata ieri da Galliani e ritornata oggi nelle parole di vari presidenti e dirigenti che hanno commentato l'accaduto: "Con questa norma le società sono ostaggio degli ultrà, che possono far chiudere lo stadio facendo 50 cori. Se un settore di migliaia di persone assume un comportamento di un certo tipo è giusto che vada censurato. Ma 20 o 30 persone non rappresentano la tifoseria: bisogna distinguere i tifosi-delinquenti dai delinquenti-tifosi. Nelle curve, attraverso la tifoseria organizzata, si compiono atti di delinquenza. Queste gente, che passa dallo stadio alla strada, è la stessa che si trova nei cortei anti-Tav o contro la scuola e non hanno nulla a che vedere col tifo. La norma sulla discriminazione territoriale così com'è stata impostata fa solo danni, è un boomerang. Noi, come Lazio, abbiamo un rapporto di collaborazione 24 ore su 24 con le forze dell'ordine, un'azione di prevenzione nelle scuole e negli ospedali, un sacco d'iniziative come la maglia 'No Racism', ma non è che posso mettere un poliziotto al fianco di ogni spettatore per registrarlo con un microfono: 'Scusa cos'hai detto?'. Non possiamo vietare ai tifosi di proferire parola. Oggi le società non hanno i mezzi per prevenire il fenomeno".
 
Il Milan farà ricorso - Il Milan farà ricorso contro la squalifica del Meazza tentando di suffragare le sue argomentazioni, si apprende, con l'audio ambiente delle immagini televisive della gara, per dimostrare che i cori uditi e refertati dagli ispettori della Procura federale non c'erano o comunque erano stati scanditi da un numero così esiguo di persone da renderli irrilevanti. Inoltre cori dello stesso tenore, ma da parte bianconera, sarebbero stati ignorati.
 
La minaccia ultrà - E adesso a minacciare di fermare il carrozzone  provocando volontariamente la chiusura degli stadi sono gli ultras, che non accettano i paletti imposti dalla normativa vigente (e le conseguenti sanzioni in caso di violazione) e minacciano di colpire al cuore il calcio. Sembra un nonsense, ma è proprio così, almeno a giudicare dagli incommentabili comunicati emessi da gruppi organizzati degli ultras di Milan, Inter e Juventus e riportati da Capuano nel suo 'Calcinfaccia'.

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