Il parafulmine

cobolli"Non ci fermeremo fino a quando giustizia sarà fatta nell'interesse dei nostri straordinari tifosi, dei nostri azionisti, della società e naturalmente del campionato di calcio. Ricorreremo subito alla Camera arbitrale del Coni e, nel caso questi non ci dessero soddisfazione andremo al Tar e alla Corte di Giustizia europea". Parole degne di un Braveheart bianconero quelle del nuovo presidente Giovanni Cobolli Gigli che nell'estate 2006 arringa 14 milioni di tifosi impotenti davanti a farsopoli. A sentir lui bastarono gli amichevoli consigli di Vocalelli, direttore de Il Corriere dello Sport, per fargli cambiare idea. Dall'eroico Braveheart interpretato da Mel Gibson all'Alberto Sordi, presidente del Borgorosso Football Club, il passo è breve. Niente TAR e svendita a prezzi di saldo del parco giocatori bianconero. Ibra? "A me non infastidirebbe cedere Ibrahimovic a nessuno - argomenta Cobolli - mi infastidirebbe venderlo a un prezzo sbagliato, perché la Juve deve saper fare i suoi interessi". E infatti, manco a dirlo, Ibrahimovic viene svenduto a meno di 25 milioni di euro, più o meno un quarto della valutazione di cui si vocifera in questi giorni. Come se non bastasse a fare l'affare è Moratti che nel pacchetto si piglia pure Vieira spendendo la metà rispetto al costo pagato dalla Juventus per acquistarlo dall'Arsenal solo l'anno prima. Il paradosso beffardo è che Cobolli Gigli ringrazia Moratti al termine di queste operazioni di mercato.

Perché la Juventus non è ricorsa al TAR? "Non siamo andati al TAR perché non vogliamo creare altri problemi al calcio italiano" spiega Cobolli Gigli nell'autunno 2006. Juve in B e prima partita a Rimini. Alla fine del primo tempo il neo presidente manifesta tutto il suo entusiasmo per il primo ed unico acquisto estivo: Boumsong. Se le è sempre chiamate Cobolli come in quella occasione. Ritornano in campo le squadre e "Boum Boum" buca la palla clamorosamente agevolando il gol del pareggio per la squadra di casa. Ma la retrocessione per il neo presidente non dev'essere molto amara se è vero che si lascia andare a dichiarazioni tipo: "Queste giornate in serie B sono un sogno" e poi "La serie B ci sta insegnando tante cose, stiamo facendo un bagno di umiltà". Alla riconquista delle serie A tutto soddisfatto sentenzia "Abbiamo ritrovato la nostra dimensione ed espiato i nostri peccati, senza sapere peraltro quali fossero..."

Si torna in A, l'Inter vince e la Juventus vive il suo primo campionato da matricola. Per Cobolli un obiettivo è raggiunto: "ora siamo una squadra simpatica e l'Inter è improvvisamente antipatica". Sembra che alla nuova Juventus lo scudetto da inseguire sia quello della simpatia. I valori? "Ci dobbiamo rifare ai valori di Facchetti" per Cobolli. Vincono gli innominabili? "Lo scudetto all'Inter li ripaga per il torto del rigore su Ronaldo". Ma la sintesi del miglior Cobolli pensiero è un compendio di massime: "La Juve era stanca di vincere e per questo si era alienata le simpatie. Perdere, ogni tanto, fa bene purché lo si faccia col sorriso sulle labbra. Noi così diventiamo simpatici".

Piace a tutti Cobolli Gigli, soprattutto agli altri. Moratti lo definisce "simpatico" e lui ricambia prendendolo sottobraccio per la foto di copertina di un numero del giornale rosa. Simpatico o ruffiano? Viene in mente la battuta dell'Avvocato quando Pellegrini acquistò negli anni '90 la società nerazzurra: "il nostro cuoco è diventato presidente dell'Inter." La situazione rispetto ad allora si è completamente capovolta tanto che più che sembrare la nuova Juventus con Cobolli alla presidenza sembriamo la nuova Inter. Verso i nerazzurri fair play assoluto fino a disconoscere il 5 maggio tanto caro ai tifosi bianconeri. "Per me il 5 maggio è solo quello di Manzoni" bacchetta il presidente.

E' tenero anche Matarrese con Cobolli Gigli, tanto che nelle pagelle di fine anno ai presidenti spiega come Cobolli abbia imparato il mestiere rispetto a quando era entrato. "Ora è preparato!" sentenzia Matarrese. Bel modo per farci realizzare che un apprendista era stato messo a capo della società di calcio più titolata d'Italia. Quale il motivo di una scelta tanto tafazziana da parte della proprietà se non quella di farci bastonare inopinatamente ma da buoni cristiani, porgendo sempre l'altra guancia? Diciamolo che avere un semplice parafulmini come presidente della Juventus è umiliante e sgradevole per chi nella storia ha avuto una grande tradizione di presidenti. Tutta gente abituata a non chinare mai la testa ma a farla chinare agli altri.

Il 30 giugno scade il contratto di questa brava persona che comunque fino a prova contraria è Cobolli Gigli, diciamogli pure "grazie" per averci messo la faccia, per aver preso pedate, schiaffi, sberleffi e tanti vaffa un po' da tutti. Ma adesso è ora di cambiare marcia, è ora di un presidente autorevole che si possa muovere in piena autonomia e che non rinneghi nemmeno una pagina della storia bianconera. Nel prossimo triennio saremmo chiamati a riappropriarci con forza di quello che ci è stato sottratto dalle sentenze di improvvisati tribunali sportivi, da gogne mediatiche governate spesso da giornalisti accecati dal proprio tifo sportivo quando non dal desiderio di ossequiare il padrone o il potente di turno. Il tempo per i presidenti parafulmini è scaduto, non c'è più tempo per le foglie di fico, per tanta mediocrità e dilettantismo visti in questo triennio. Ognuno deve prendersi le proprie responsabilità, spiegando un perché credibile per certe scelte autolesioniste fatte nell'estate di calciopoli. Guardare avanti con fierezza al futuro è doveroso, ma il pulpito in grado di indicare la strada è quello di chi può guardarsi indietro senza paura di reclamare ciò che gli spetta. Voltare veramente pagina oggi significherebbe poter finalmente riavere una presidenza autorevole e forte, in grado di poter rappresentare con dignità ma anche orgoglio TUTTI i 111 anni di storia bianconera.