BATTIBECK! Il cuore è uno zingaro

battibeckUNA JUVE SAMBAUDA 

Caro Battitore,
ebbene sì: mi hai ferito.
Toccami tutto, ma non la mia Triade preferita, quella degli acquisti capelliani, l'Asse centrale della Juventus del Male.
Cannavaro, Emerson, Ibrahimovic: la CEI. Ma diabolica, invero.
Ora: la battutina sulla precoce senilità di Emerson Da Rosa te la perdono volentieri. Il bilioso commento sui gialli di Cannavaro, altrettanto. Ricordi, tu hai la memoria lunga, come i cartellini fossero abitudine per i vari Montero e Tudor. E da Lippi a Capello, le cose cambiarono. La strategia difensiva della falange capelliana è roba per intenditori. E tu lo sei.
Te ne intendi troppo per darmi ad intendere che credi a quella roba lì.
Figurati, lo leggo ora, che Materazzi ha denunciato gli autori della fiction "L'Ispettore Coliandro" perchè si sente dire da un personaggio che "Materazzi si è fatto espellere un'altra volta". Ebbene sì, ha ragione. Perchè nel buio medioevo moggiano, in campionato Materazzi è stato espulso una sola volta con la maglia nerazzurra.
E allora di cosa parliamo?
Quello che non ti perdono, invece, è quell'accento svagato, provocatoriamente insensibile, a Ibra.
Zlatan Ibrahimovic lo chiami, neanche fossimo all'ufficio dell'anagrafe.
Ricordo le sincere emozioni che voi, alfieri del politicamente corretto, mi faceste provare quando il comunista Lucarelli e il fascista Di Canio, bei giocatori, per carità, rinunciarono al famoso miliardo per tornare a giocare nella squadra dei sogni. Voi, liberali e progressisti, che vi toglievate il cappello davanti al calcio del cuore dei due extraparlamentari.
Battitore: Zlatan Ibrahimovic, che, te lo dico io, è democristiano come Moggi, ha rinunciato a 12 miliardi 12. E com'è, allora, che l'avete chiamato mercenario? Io mi sono commosso. Non ha forse un cuore grande il nostro Zlatan?
Sono quelle cose che mi fanno tornare ragazzino, ai tempi del liceo, quando ricorrente tornava il quesito tra noi maschietti: ma voi quanti soldi chiedereste per limonare con la bruttina della classe? Noi pagavamo in merende, si intende; Zlatan ha fatto il prezzo a 30 miliardi con la bruttina.
Ma poi, dopo un po', basta: chi non butterebbe via 12 miliardi per una bella donna? Non io, non tu.
In genere sei tu a dare consigli da buon padre, ma questa volta ascolta me: chiedi scusa a Ibra, non si merita la tua indifferenza.
E non ti autorizzo a ironizzare sulla sua incolore prestazione in Supercoppa. Un solo pronostico spenderò: sarà lui il capocannoniere della prossima Champions League, che sarà di nuovo cosa del Barcelona, caso unico da quando anche noi la chiamamo così, all'inglese.
A proposito come lo vedi il nostro girone? Io credo che il Bordeaux in terza fascia fosse il peggior cliente. E che quel Gourcuff possa essere l'erede di Diego. Mica Maradona, Diego quello forte, che gioca nella Juve.
Sì, siamo impazziti tutti. E' bello uscire pazzi di nuovo, come direbbe Ciro.
Per carità: con decoro, morigeratezza, senza proclami, sbruffonate. Ma sotto l'abito grigio, balla il piedino.
Lasciamela dire la banalità, che per come gioca Diego a spiegarlo o sei un poeta o dici una banalità.
Quella di Diego deve essere una Juve Sambauda: abbiamo aperto le danze ma ora ci vuole rigore, molto rigore.
Almeno uno a partita per stare dietro all'Inter, che comunque è niente male.
Tu che odi i dietrologi, adori Mourinho, che è un futurologo: ha già messo le mani avanti per l'ultima di campionato. E per te che non digerivi la spocchia della Triade...quanto stile nel commentare la vittoria da parte di dirigenti e proprietari della bruttina stagionata.
Sono andato lungo, ma una parolina su Lippi - io continuo a buttartela lì ma tu fai l'indiano - la voglio sprecare.
Divertente anzichèno l'intervista con Klaus Davi, in cui ha accarezzato tutto l'arco istituzionale, come se i partiti fossero squadre di calcio. Il bello è che nonostante l'impegno ecumenico, è riuscito a fare incazzare (giustamente) un ministro.
Ultimamente, nel tentativo di farle andare bene tutte, non gliene va bene una; ma al Mondiale lo vedo comunque favorito.
Noi e l'Inghilterra. A entrambe, però, manca un centravanti.
Ci si sbrighi con Amauri, altrimenti lo naturalizza Franco Baldini...


L'OSSERVATORE ROMANO E LA MIA ANIMA «FASCISTA»

Carissimo,
perché mi titilli con Franco Baldini, l’osservatore romano caro a Fabio Capello? Perché stupri la mia memoria con questo «pretino» dedito per vocazione a regalare ai fedeli plaudenti i passaporti per l’aldiqua al modico prezzo di un pateravegloria? Calcio, mistero senza fine bello, scriveva Gianni Brera. Franco Baldini è intimo di Capello che è intimo della Triade che non è intima di Baldini. Giro giro tondo, ricordi le nenie e i giochi da bambini, quando Benito Lorenzi ringhiava a Giampiero Boniperti «Giampiero, vuoi arbitrare tu?» e la Marisa replicava sarcastica, alla Mourinho, «Sì»?. Perché proprio a me dai del Franco Baldini, nel senso che lo metti addirittura alla fine dell’epistola, fra casti puntini di «sospensione» (erano trenta, per Ruperto, do you remember?). Lo sai che Fabiuccio Capello lo aveva suggerito, di soppiatto, niente meno che alla Signorina violata? Lo sai che i Papaveri sono alti alti alti e a Londra Fabiuccio e Antonio Giraudo sono spesso a cena con il dottor Baldini? O così, almeno, mormora il Tamigi, che con tutto il rispetto per i nostri Piavi ha spalle, e sponde, più larghe.
No, Carissimo, questa proprio non te la perdono. Ti ho perdonato, in ordine sparso, che Qui Quo (e molto meno) Qua abbiano sgonfiato la Juventus, costringendola a vendere Zlatan Ibrahimovic a prezzo di saldo. Ti ho perdonato tutto, ti ho perdonato troppo. Ma per Baldini la pagherai. Baldini a me? Chi sono io per meritare una citazione così dotta, così alta, così soavemente ipocrita?
Leggendo e rileggendo le tue righe, ho notato un riferimento malevolo a Ibrahimovic, dal momento che mi porterò nella tomba tanti peccati, ma non quello di aver pensato, anche per un solo aggettivo, che potesse diventare il nostro «Sfibrahimovic». Non è colpa mia, ma dei tuoi idoli, se l’Inter vincerà un altro scudetto, il quarto consecutivo sul campo, «nonostante» la partenza dello Svedesone. Vedi, io non so sfogliare la Margherita come qualche tuo compagno di merende e sono rimasto di stucco davanti a certi viaggi postumi dentro la Famiglia. Todo puede ser, come pronuncia adesso Ibrahimovic, B come Barcellona (beato lui). Sono però un ometto d’onore. E mai nella vita mi separerò da Zlatan, cinque scudetti su cinque, due dei quli mai negati, mai rifiutati, mai barattati. Nello stesso tempo, se mi sostituisci un papa con cinque cardinali- Lucio, Thiago Motta, Milito, Eto’o, Sneijder, cosa vuoi che ti dica, chi vuoi che pronostichi? «Nonostante», ça va sans dire.
Lascia perdere bruttine stagionate e milioni in libertà. Sai perché Zlatan ha tagliato la corda? Non c’entra quel galantuomo di Mino Raiola. C’entra la volontà di misurarsi e interrogarsi al netto del fiele juventino e del miele gazzettiero: sono così grande perché gli altri sono piccoli, o gli altri sono così piccoli perché io sono grande? Di qui le Ramblas. Una bella sfida, una straordinaria scommessa. Cosa vuoi: i soldi che gli dava papà Moratti glieli darà anche zio Laporta e stavolta, ripeto, i quattrini non c’entrano. Il cuore è uno zingaro e va. Il portafoglio no: spesso, resta.
Prima di salutarti, ti comunico una cosa: hai citato Lucarelli e Di Canio, sinistra e destra. Bene. Con il tempo, e con certi nostri tempi, primi o secondi a scelta, sono diventato «fascista». Non nel senso di fascio o di Mussolini, che aborro. Nel senso di fascia laterale e, possibilmente, elastica. Sarà l’arteriosclerosi galoppante ma non ne posso più di cross che sembrano righe di punteruolo sul cofano di un’auto. Sono stufo marcio di svirgolate alla Molinaro o di campanili alla Grygera, o di toccate e fughe (per dove?) alla Zebina. Ti confesso che mi ero mezzo innamorato di De Ceglie e delle sue paraboline da libro Cuore. Ho televisto le ultime: come non detto. Pura pornografia.
E allora, turati il naso: il colpo Grosso non mi fa schifo. In altri tempi, al solo pensiero di un’operazione così giurassica avrei buttato il passaporto, sicuro di ritrovarlo in via Durini. Oggi, però, devo far fronte all’incoscienza dei tanti Zeni che bazzicano il nostro bordello. Penso a Criscito, che era nostro, e penso a Grosso, che era dell’Inter. Vorrei dimettermi da questo Paese di papi e papponi. Non ci riesco. Sono ormai impermeabile e insensibile a tutto, a tutti. Sto invecchiando, sto peggiorando. Ma giuro: torna a scrivermi di Baldini e sentirai che musica. Lo ricordo da Serena Dandini, entrambi sul divano: a lui mancava l’aureola, a lei non ti dico che cosa.

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Marzo-Settembre 2009
Il giallo di Cannavaro