BATTIBECK! Curaro & Vaselina

battibeckIL TERZO SEGRETO DI CALCIOPOLI

Caro Battitore,
mai. Mai e poi mai rinnegherei la nostra grande amicizia. Abbiamo troppe cose e troppi amici in Comune per rinunciarci, come direbbe Moratti a proposito del nuovo stadio di Rho.
Tanti amici e, lo spero davvero, tanti nemici in comune: gli ipocriti, gli stolti, i conformisti.
Ora: secondo me quello era fallo. E, puoi contarci, non sono quel tipo di infelice postmoderno che vede falli ovunque.
Era fallo di Cruz, e si vedeva bene. Sono un tipo scafato, ma mai mi sarei aspettato, sin da subito, tanto rumore per così poco. Mai mi sarei aspettato che perdessero una così buona occasione per dimostrarsi i signori che sono, in casa Inter.
Voglio dirti due parole definitive su Mourinho. Quando è arrivato, l'Inter non aveva rivali, e allora era facile épater le bourgeois. Ci ha divertito: non solo a te, anche a me. Però, ora che l'Inter ha un nemico - che dico un nemico: un competitore - si è rifugiato velocemente nel conformismo italico più bieco, quello che un inglese ha chiamato familismo (siam sempre lì) amorale. Quello, per intenderci, che tu imputi a noi.
Sarà il capello ondulato, ma mi ricorda in tutto e per tutto Mancini: niente di meglio.
Bravo Ciro, invece. Ha dimostrato di non soffrirlo, anziché di non poterlo soffrire.
Simpatico anche Moratti che, visto con quella camicia bianca da playboy, mi ha ricordato invece George Clooney. Tu pensa al mio amico Georgie: tutti dicono che sia gay, e lui non si premura di smentire, ma con sorriso sornione, ne castiga a dozzine. Mutatis mutandis, l'onesto.
L'Inter è cambiata, battitore, io sono il primo a riconoscerlo. Mi ha sempre divertito quella battuta di Franco Rossi: ai tempi dei 3 allenatori all'anno, dei 237 acquisti, di cui 235 ceduti l'anno dopo, lui diceva che l'Inter era una squadra trotzkista, "in rivoluzione permanente". Bene, oggi l'Inter è una squadra stalinista: "Il nemico è alle porte e cospira contro di noi!" "Siamo accerchiati!" "Scovate i moggiani!".
Infatti, devo ammettere che i media li bastonano. Su Sky, la Juve la commenta Bergomi, l'Inter Mihajlovic, personcina a modo. Al 20' del primo tempo Motta ha sparacchiato una punizione sulla barriera, incocciata casualmente di testa da un avversario. L'urlo: "Rigore!".
Ti svelerò dunque il terzo segreto di Calciopoli, la profezia di colui che nel 2006 parlò con Dio, notorio amico di Moggi.
Recita: "Anche con Cobolli Gigli vi chiameranno ladri.". Dove il primo è: "Voi avete vinto rubando, i più forti erano loro. Ma desidereranno tutti i vostri giocatori (e anche le mogli, crepi l'avarizia)." e il secondo: "A voi Bergonzi e Dondarini, a loro Rosetti e De Marco. Ma sarà tutto normale.".
Ora, parlando di calcio serio: abbiamo due punti e due trasferte in più di loro. Segna. I mismatch: Maicon vale 10 di quelli che noi possiamo mettere in fascia, Diego vale 10 Sneijder. Segna. Tutto il resto, lo fa la profondità della panchina. Ferrara l'ha usata, Mourinho no. Segna. Buffon ha parato un tiro da 75 metri di Baronio, in buona sostanza un centralazzo, respingendo in angolo. Poi ha avuto un accesso di follia e ha maledetto interi alberi genealogici di centrocampisti e difensori. Poi, ancora, mi è andato di piede su una punizione sul primo palo che gli rimbalzava davanti: roba che ti va bene una volta su mille. Se mi fa perdere lo scudetto, lo mando all'Inter.
Pronostico per stasera: la vedo come contro lo Zenit l'anno scorso. Uno 0-0 in sofferenza, che solo una prodezza può cambiare.
Ci accorgeremo che Del Piero serve, eccome.

Ah, dimenticavo, se senti il tuo amico Claudio, fagli i complimenti per il risultato e la signorilità vera mostrata nei confronti della Juve. Non lo rimpiangeremo mai, ma lui sì è un gran signore.


SIAMO SCHIAPPE NEI RAPPORTI ORALI

Carissimo,
ho fatto un sogno. Lo fanno tutti, perché non potrei farne uno anch’io? Che male c’è? Ho sognato che alla malizia di Mourinho («Ho visto Lazio-Juve fino al gol di Mauri»), Giovanni Cobolli Gigli rispondesse con Rinascente sarcasmo: «Ho visto Lazio-Juve dal gol di Mauri»). Purtroppo, era solo un sogno. Abbiamo dirigenti che parlano come i sommari dei giornali, mai un guizzo, una battuta, un qualcosa che esuli dal lessico quotidiano, e aziendale. Non dico di arrivare alla mignotteria del portoghese che condiziona gli arbitri in diretta e non per telefono, e così li scheda senza distribuire schede. Bisogna però trovare una accettabile e onorevole terza via. La lingua e la saliva - lo so, lo sai, lo sanno - sono diventati strumenti cruciali del terzo millennio. Se accendi la tv, ormai trovi di tutto. Seni di prima e senni di poi; lati B e Let it be; commercianti di moviole che ne vendono i frammenti più scabrosi a prezzi di saldo; veline di nome e di fatto che leggono o si leggono giulive. Come sai, io non ho mai avuto rapporti con la Triade perché sono un ex ragazzo delle tante vie Gluck che hanno costruito l’Italia e demolito gli italiani, errore per il quale meriterei la fucilazione anche per e-mail (e subito, soprattutto).
Tu scrivi che «era fallo di Cruz, e si vedeva bene». Penso a Cannavaro-Behrami o a Cannavaro-Mudingayj. Mah. Vivo di dubbi e a volte, navigando su internet, ho persino il dubbio di esistere. Il problema non è più l’immagine. O meglio, non solo. Il problema, dalla vecchia alla nuova Triade, è il linguaggio. Mi sta bene, anche se non mi fa impazzire, il cliché di antipatico. Ma volerlo essere non basta. Bisogna saperlo essere. Cosa vuoi, Silvio smuove corazzate maggiorenni e maggiorate minorenni, beato lui. E san Massimo sarà sempre venerato come un beato laico, sia che gonfi le azioni della Saras sia che sgonfi il passaporto di Recoba. Atra storia, la Juventus. Dalle tue righe affiora una pungente nostalgia per i tempi andati, quando si entrava in campo sotto scorta e sempre sotto scorta, ma di altro genere, si usciva. Ti capisco. Giampiero Mughini vorrebbe proporre come inno sociale «In questo mondo di ladri». Grande! Non hai tutti i torti, carissimo, a rimpiangere l’epoca del passamontagna e dell’eskimo in area di rigore. Ah, il tonfo dei sassolini sulle fiancata del pullman. Ah, le pupille dilatate dei tifosi traviati e traditi Ah, le sirene delle gazzelle, delle pantere e di cosadiavoloancora.
È bastato un pronostico del commissario tecnico (Juve!) per allertare tutti i commissari d’Italia. È stato sufficiente non ricordare il precedente pronostico (Inter!) per scatenare Benito Mourinho: rumore di nemici, tintinnìo di sciabole. Lingua, saliva. Il nocciolo è lì. Pensa se dopo il gol annullato a Fabio Cannavaro da Parma, il famigerato 7 maggio del 2000, Antonio o Luciano o Roberto fossero andati in tv a dire «Signori, il corner non c’era ma il gol era gol, siamo pronti a consegnare la refurtiva e a rigiocare la partita». Prova a immaginare cosa sarebbe successo. Ti aiuto: candide fellatio a onorare il lealismo della Vecchiaccia, rosei inchini a fissare il confine tra bordello e convento, speciali radiofonici e annizeri televisivi, dibattiti, seminari, processi sdraiati e plaudenti. La Santa Triade.
E invece poco ci è mancato che la Triade si esibisse in un volgarissimo «tiè». E allora, peggio per noi. Mi vengono i lucciconi al pensiero che Luciano aveva assoldato l’Aldo e il Fabio e il Ciro (mentre la concorrenza schierava Aldo, Giovanni e Giacomo: e, a naso, qualcun altro). Terzo segreto di Calciopoli? Per carità. Restaurazione? Buona, questa. D’accordo, piano piano e uno a uno stanno tornando tutti, persino Pierluigi Pairetto, e chi non torna scrive libri (Paolo Bergamo). Non solo: il plurisqualificato Enrico Preziosi viene celebrato e portato in processione come un modello. Basta però che la Menarini pronunci Mo... e i sacri pulpiti friggono.
Devi credermi: per lo scudetto, i guai non sono i muscoli di Diego, gli alluci di Sissoko o i centimetri di Giovinco, alto come il membro di Rocco Siffredi. I guai sono la lingua e la saliva. Che gli altri sanno usare e noi no. Allargando leggermente il discorso, ti rammento per l’ultima volta qual è stato il più grande acquisto di Galliani: non Kakà, e nemmeno Pato. È stato Leonardo. Leonardo Meani. E tu stai lì a farmi le pulci per la virgola di Buffon attaccato al palo. Ma sì, attacchiamoci a Del Piero. Non serve un terzino, e nemmeno un regista. Serve un tizio che scriva i discorsi a Cobolli. E un gobbo, magari, sul quale il presidente possa leggerli.
Curaro & vaselina.
Il Battitore Libero


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