BATTIBECK! Va' drogato!

BattibeckMONSIEUR TROIS
Caro Battitore,
goditi al volo la mia banalità sul vespaio - o meglio alveare - attorno a Fabio Cannavaro in questi giorni: immagina se al posto di Blanc ci fosse stato Moggi. E Giraudo e Chiusano per un totale di 3. Non ci avrebbe creduto nessuno alla raccomandata chiusa, neanche a nominare la Fazi. Da un lato, certo, perché Moggi, per gli antijuventini, è diabolico, mentitore e colpevole a prescindere. Tutte qualità che il nostro triplice potrà acquisire, soltanto in caso di vittorie, ma che per ora si scorda. Il fatto fondamentale, però, è che neanche gli juventini ci sarebbero mai cascati: potrà mai capitare che la Juve-che-funziona di Moggi possa perdere una raccomandata, ci saremmo chiesti. E avremmo risposto, dandoci di gomito, no. Mentre oggi, dandoci di vomito, assentiamo mesti.
Ora: figurati se io, che nel 2006 fui il primo a teorizzare il tridente Ibra-Ibra-Ibra, possa perplimermi oggi alla notizia che il nostro supereroe Goderìk si accinga a prendere il posto del Cobollòn. Uno con un MBA a Harvard, e l'NBA come modello, è sempre meglio di uno che prende acciughe per calamari, anche dovesse sommare due cariche. Parliamo della terza, però, quella prettamente sportiva, che già detiene. E' un manager sportivo: tennis, sci, ciclismo. Che si traduce: Grande Slam, Olimpiadi, Tour De France. Uno dice: eh beh ma il calcio? E uno risponde: eh beh ma un manager sportivo serio porta un plusvalore al mondo del calcio, così pieno di mediocri e incapaci ex calciatori. A patto che lo capisca il calcio. E a patto che non ci sia a disposizione un eccezionale e capace ex calciatore, come ad esempio Bettega.
Ora il Blanc d'azienda deve licenziare l'addetto alla posta e sostituirlo con un ottimo smistatore di posta. Il Blanc di calcio doveva piazzare Poulsen, ad esempio, e sostituirlo con un ottimo smistatore di palloni. Il Blanc di rappresentanza, infine, deve sapere sostituire l'acciughina mediatica con un fritto misto mondiale, di quelli con i gamberoni.
E adesso tu dimmi se uno che ha lavorato per anni al Tour De France - presente? - può rischiare lo sputtanamento della sua società per una negligenza legata ai controlli antidoping. Suvvia: non è il profilo aziendale che preoccupa, ma proprio la capacità di capire che cosa è il calcio italiano, e su quanti (tanti) tavoli si giochi la partita.
Ci sono uomini non di calcio che con il calcio hanno fatto tanta fortuna. Mi viene in mente Blatter, l'amico di Montezemolo, ricordi? Uno che amministra la FIFA con grandi slanci ideali. Me lo ricordo, Che Guevara rossocrociato, quando nel 2005 si radunava con Putin e insieme tuonavano contro l'Unione Europea, "che persegue l'imperialismo calcistico". E sì, perché poi, alle elezioni, tutti i voti contano 1. E allora giù con gli arbitri delle Seychelles, che ci saranno anche in Sudafrica. Però poi se CR7 e Messi rischiano di stare a casa...che faccio? Cambio le regole in corsa. Così la Francia, la Russia, il Portogallo, non si possono incontrare ai play-off. E spettacolare l'arbitro di Argentina-Perù che ha fischiato la fine, su un rigore clamoroso per gli andini.
E quanta oculatezza per i bilanci. Quelli delle squadre, per carità, perché quelli della FIFA invece... Fu Zen Ruffinen a raccontare come anche lì ci fosse un tocco di pragmatismo elvetico, ben rappresentato dal Gruvyere. Un po' come i conti del Toroc, ricordi? E ricordi chi era il membro di controllo del CIO? Un grande sciatore, omonimo e mentore del nostro Jean Claude. E' così, forse, che nacque una grande amicizia e una luminosa carriera?
Sto forse dicendo a Blanc di fare il Blatter? No, attenzione, gli sto solo ricordando, anche se lo sa bene, che è gente come Blatter che comanda. Questo è il calcio. Blatter e Platini dicono le stesse belle cose, e lui le ripete. Ma poi c'è tutto un mondo dietro, e chissà se lo conosce...Tu che pensi?

PER UN ATTIMO, BLANCOGGI

Carissimo,
sai cosa penso? Penso che da oggi ti chiamerò Cristoforo Colombò, con l’accento sull’ultima o: alla francese. Non ricordo uno scambio epistolare più gravido di scoperte e più ricco di rivelazioni come il nostro: e, soprattutto, come questo. Lascia che la piccola vedetta lombarda che è in me urli: terra! terra! E lascia che l’eco faccia il suo corso, come la giustizia: Blatter! Blatter! Se in sede faticano ad aprire una raccomandata, non devi spaventarti né meravigliarti: da Joseph a Luca, è più facile impostare un raccomandato. C’è sempre uno Zen Ruffinen che in diretta tutti depositiamo nel cassonetto e, in differita di anni, andiamo a riesumare e coccolare. «Come era nei voti» è il motto dello sport odierno, amico mio, da Calciopoli a Blancopoli. E no, non posso trascurare l’ape che ha punto il braccio di Fabio Cannavaro e scatenato il nuovo Nabucco se di mezzo c’è uno juventino, «Va’ drogato». Ha ragione, il capitano, di prendersela con noi infami che abbiamo riesumato la flebo mosco-parmigiana. E ha ragione, anche, di essere furibondo con la Triade (non la chiama Triade ma è lei, oh sì, è lei) per aver scoperto troppo presto il telefono e troppo tardi la posta.
Mettiti le cuffie e allacciati le cinture: vado. Bei tempi quando Lucianone telefonava a Lello (Pagnozzi) e, cazzeggiando cazzeggiando, le sostanze a restrizione d’uso venivano risucchiate dal gorgo della Gorgone (esiste?) e le pomate diventavano praterie di Nutella. Mi sto commuovendo. «Passami Lello», «aho’ non potete sempre vincere». Eppure le api esistevano anche allora. Dal fortino del Coni, non trapelava manco uno spiffero. E se qualcuno, dall’interno, osava malpensare, peste lo coglieva. Vecchio, caro, telefono. Cosa saremmo senza di te? Mica avremmo conosciuto le orazioni di Giovanni Cobolli and Gigli e la trinità di Jean-Claude Blanc, il quale ha un vizietto che al padrone piace molto: cancella ogni orma che sappia di calcio all’interno del Cda; non vuole che rimangano tracce di competenza. Marcellino poi magari s’arrabbia.
Il telefono, la posta. La posta, il telefono. Come si è arrivati all’ape di Cannavaro? La scoperta dell’uno ha ritardato, clamorosamente, la scoperta dell’altra. Quando mai la Triade scriveva? Cellulari, sim, nomi in codice e, in casi estremi, ma proprio estremi, qualche busta. L’ultima lettera aperta nella sede della Juventus risale al primo semestre del 1994: c’erano ancora Giampiero Boniperti e Giovanni Trapattoni. Ti dirò di più: ho forti sospetti che ci saremmo trovati allo stesso punto se avessimo dovuto fornire la documentazione apesca per mail: penserai mica che in sede sappiano come si fa?
C’è un però, Carissimo, ed è un però di fronte al quale ti invito, per poche righe, a deporre la corazza del pregiudizio e l’elmo del risentimento. Quando è arrivato il momento dell’interrogatorio, Cannavaro non è sceso a Roma: è salito a Torino il procuratore anti-doping, Ettore Torri. Credimi: mai come nel momento in cui ho appreso l’itinerario e il movente (in senso letterale) mi sono sentito juventino fino al midollo, juventino a petto in fuori, juventino vero, puro e duro. Juventino da marcia Roma più che, banalmente, da marcia (su) Roma. Juventino di quelli che adorano Luciano e accendono candele a Giuliano (Tavaroli: ti prego, parla, di’ chi ti aveva ordinato di inter-cettarci; su, da bravo, dillo!). Vorrai mica mettere Cannavaro assiso a Vinovo che aspetta il messo romano con quei poveri cristi di ciclisti svegliati notte tempo dal primo fruscio di siringa o obbligati a visitare l’Urbe a orari non proprio turistici?
Cannavaro immobile, il procuratore mobile. Per un attimo, ho chiuso gli occhi. Per un attimo, caro il mio Colombò, ho visto Blanc con il ringhio di Giraudo e il sigaro di Moggi. Per un attimo, non ho pensato né al telefono che squillava sempre né al postino che bussava solo due volte.
Per un attimo.
Il Battitore Libero

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