Terza stella a destra...

blanc...questo è il cammino, e poi dritto fino al mattino, poi la strada la trovi da te, porta all'isola che non c'è.
Forse questo ti sembrerà un po' strano, ma la ragione ti ha un po' preso la mano. Ed ora sei quasi convinto che non può esistere un'isola che non c'è.
E a pensarci, che pazzia, è una favola, è solo fantasia e chi è saggio, chi è maturo lo sa: non può esistere nella realtà! Son d'accordo con voi, non esiste una terra dove non ci son santi né eroi e se non ci son ladri, e se non c'è mai la guerra, forse è proprio l'isola che non c'è... che non c'è.

L’isola non c’è e ahimè credo che continuerà a non esserci ancora per molto tempo. E ancor più finché l’Ultimo dei Mohicani (alias JCBlanc) resterà seduto sulla massima poltrona di Corso Galileo Ferrari's.

Non voglio entrare nella querelle tra il presidente con la ‘p’ minuscola e Inter Channel sul numero delle stelle, vere o presunte, e sul numero degli scudetti che ognuno, un po’ come i gol nelle partite di calcio balilla all’oratorio, conta a suo favore. Un vecchio amico di mio padre in un dialetto pedemontano che non saprei riprodurre sosteneva che a carte i punti “conta più segnarli che farli”. Ecco siamo a questo punto anche nella computa dei tricolori.

Ma bisogna essere molto chiari. Gli scudetti della Juventus sono e restano 27. E lo sono proprio per colpa di colui che dichiara alla Gazzetta dello Sport (quel giornale rosa che se potesse di scudetti ce ne assegnerebbe 17, o 7 o forse -7) che in caso di vittoria del tricolore quest’anno la Juventus si apporrà sulla maglia la terza stella. Innanzitutto conoscendo l’affidabilità delle dichiarazioni del francesino volante (sì, perché si spera che presto voli per altri lidi, così come hanno fatto i suoi fidi compagni di merende Tardelli, Sensibile, Ranieri, Montali e Camogli Gigli) è probabile che si tratti di una boutade; e anche nel caso, a mio modesto avviso improbabile, di una vittoria di un tricolore sotto la sua gestione, la stella, se mai la apporrà, immagino sarà dietro il colletto della maglia, o la farà cucire nell’elastico interno dei pantaloncini. Insomma in posizione assolutamente non visibile e difficilmente sul petto in alto a destra.
Ma il vero problema è un altro: la Juventus ha 27 scudetti, e non certo per colpa dei suoi tifosi, o della sua ex-dirigenza, ma semplicemente perché un manipolo di valorosi e impavidi paladini della giustizia decise nell’estate del 2006 di accettare, se non addirittura assecondare, le angherie di una giustizia sommaria deponendo le armi e con esse i due scudetti che portavano in dote. Blanc era presente a quel consiglio di Amministrazione che decise di ritirare il ricorso al TAR e di quella Juventus ne era anche Amministratore Delegato e Direttore Generale. I soliti ben informati raccontano che in realtà lui appartenesse alla frangia favorevole al ricorso al TAR ma, se anche così fosse, non ha messo sul piatto nulla (ad esempio le sue dimissioni) che potesse indirizzare la decisione in tal senso.

Non mi esprimerò invece sul numero di stelle e di relativi titoli in carico alla seconda squadra di Milano. Oltretutto non sarei la persona più indicata a farlo, essendo convinto che la Beneamata sia ferma a 12 titoli (o 13 con l’asterisco che dir si voglia).
Sì, 12, perché i 4 scudetti figli di Calciopoli non fanno testo. Sono come le bolle di sapone fatte dalla mamma con un impreciso cocktail di shampoo, bagnoschiuma e detersivo per i piatti, quando finiscono quelle comprate: non sono mai come l’originale. Chiunque sia stato bambino lo sa bene, per quanti sforzi si faccia le bolle non ci sono, solo tanta schiuma e qualche spruzzo di detersivo bianco qua e là. Alla fine anche la madre più rigida e parsimoniosa si arrende sempre e ricompra una confezione di bolle di sapone originali. Prima o poi anche in Via Durini forse scopriranno la differenza tra gli scudetti fatti in casa e quelli autentici, il divertimento è tutt’un altro. Quell’alchimia è magica, difficilmente replicabile a tavolino.
Invece il 13esimo, quello dei record, quello di Trapattoni per intenderci, non può essere di certo discusso, è stato vinto lealmente sul campo ci mancherebbe: ma personalmente anche su quello credo che un piccolo asterisco andrebbe apposto, una specie di postilla scritta in corsivetto piccolo piccolo, come nei bugiardini di certi medicinali: perché è troppo facile vincere gli scudetti con l’allenatore della Juve.

Ma ora JCB ha finalmente quello che ha sempre voluto: una bicicletta tutta sua su cui pedalare (e visto il suo passato da organizzatore de la Grande Boucle c’è da giurarci non desiderava altro).
La sua investitura, che lo fa diventare il primo AD DG président della storia bianconera, se da molti è stata letta come una promozione, io la vedo più che altro come una specie di ultimatum o di ultima spiaggia.

E lì, su una spiaggia, è dove molti di noi si augurano possa finire prematuramente la sua avventura a capo della Juventus. Prima che la terza stella la possano indossare gli altri, vincendo una ventina di titoli consecutivi.
In fondo il progetto quinquennale di JCB è arrivato al suo quarto anno e potrebbe realizzare un insolito record: 5 scudetti in 4 anni per l’Inter di Milano. Ma forse avevamo capito male noi, il progetto era proprio quello.