Non ci resta che piangere

Claudio RanieriChe emozione quando accendendo il televisore si sente in sottofondo la colonna sonora della Champions League e, anche se di martedì (i non più giovanissimi erano abituati alle serate di coppa il mercoledì), un brivido corre lungo la schiena.
Il divano comincia ad assumere le sembianze di un prato post concerto, gli amici si muovono per la stanza con sciarpe e bandiere, qualcuno ha indossato la maglia bianconera (quella color oro non si veste e non si compra per motivi strettamente morali).
Tutto pronto: patatine, pop corn, birre in mano e rigorosamente in frigo per il secondo tempo; le squadre stanno scendendo in campo.
Nel guardare le partite di calcio tra scaramanzie e scelte "tecniche" ognuno si sceglie, come se fosse la donna giusta da portare all'altare, i compagni di viaggio per quei novanta minuti da vivere insieme, concependo le stesse idee, gli stessi stati d'animo, la maniera più obiettiva per guardare e commentare la partita.
Scorrono sullo schermo gli schieramenti delle squadre: il Bate Borisov opta per un modulo abbastanza prudente, difesa a 4 in linea supportata da un mediano di centrocampo con al fianco il regista; completano il centrocampo due esterni di ruolo.
Il 4-4-2 è rifinito dalla punta centrale e dalla mezzapunta che agirà sia in supporto dei centrocampisti sia accompagnando la fase offensiva.
Lo sgomento nasce nel momento in cui appare lo schieramento bianconero e il silenzio piomba freddo nella stanza al pari delle birre tenute in frigo.
Manninger in porta al posto dell'infortunato Buffon, difesa a 4 con De Ceglie sulla sinistra al posto di Molinaro, e fin qui nulla che lascia presagire quello che si continuerà a vedere.
Il solo Sissoko sulla mediana davanti alla difesa e poi il nulla, come una squadra del fantacalcio realizzata con l'unico intento di fare tanti punti, giocando contro il nulla, appunto.
In ordine sparso sono scesi in campo: Nedved, Camoranesi (i quali dovrebbero fare chissà quale ruolo), Giovinco, Del Piero e Iaquinta.
Allora ho pensato, "stai a vedere che domenica sera invece di andare tranquillamente a mangiare una pizza con la famiglia, il nostro mister, si è messo davanti alla televisione a guardare il derby?".
Certo, il Milan di domenica sera (quello per cui tifava Cobolli Gigli) era una squadra impostata al gioco offensivo: Pato, Ronaldinho, Kaka, Seedorf, ma pur sempre con una logica; Ambrosini e Gattuso che hanno corso per quattro, gli esterni difensivi sempre in supporto di quelli offensivi e soprattutto un Clarence Seedorf che ha messo a disposizione dei compagni qualità, tecnica, corsa e una fase d'incontro costante per tutti i novanti minuti.
Tant'è che si parte, fischio d'inizio.
Secondo minuto, occasionissima per i bielorussi: Kryvets buca la difesa juventina e serve nel corridoio Rodionov, che viene rimontato e fermato da un eccezionale Camoranesi.
Pericolo scampato grazie alla rimonta di Camoranesi. Camoranesi?
Si va avanti con un'incessante corsa dei giocatori del Borisov che sembrano giocare con un uomo in più (in effetti lo sono e poi capiremo il perchè).
Gol. Diciasettesimo minuto. Difesa juventina presa ancora d'infilata, Kryvets salta Manninger e deposita nella porta sguarnita.
La difesa bianconera è totalmente in balia degli uomini di Goncharenko che sbucano da tutte le parti, saltano con estrema facilità il centrocampo (quale centrocampo?) per poi presentarsi sempre nell'uno contro uno contro i difensori bianconeri, salvo poi, come nell'occasione del vantaggio, dover solamente dribblare Manninger.
Nella stanza il silenzio regna.
Passano cinque minuti. Gol. Su un traversone dalla sinistra Nedved buca di testa, dietro c'è Stasevich che può mirare il secondo palo e superare un immobile Manninger. Raddoppio bielorusso.
Se a Marassi avevamo visto una brutta Juventus, in questa prima mezz'ora a Minsk è stata una Juventus paragonabile al nulla, il niente assoluto.
Una formazione mandata in campo con la speranza che i nomi incutessero chissà cosa, una disposizione tattica inconcepibile con il solo Sissoko in mediana a difendere l'indifendibile, e la solita mancanza di gioco e idee (a differenza del Milan) che hanno fatto dei giocatori del Bate Borisov la riedizione anni '70 dei vari Jairzinho, Pelè, Rivelino e Tostão, e menomale che non c'erano loro.
La cronaca finale della partita racconta di un 2-2, con una doppietta firmata da Iaquinta su due invenzioni di Giovinco (la formica atomica lasciata in panchina contro la Sampdoria), la solita invenzione del singolo che ha riequilibrato un match giocato contro la matricola del girone.
A fine match mister Ranieri ha dichiarato: «Non mi aspettavo una partenza così da parte loro. E’ stata una mezz’ora da incubo, li avevamo studiati tutti insieme, mi aspettavo che facessero di più di quanto fatto al Bernabeu, dove erano stati frenati dall’emozione - ha proseguito il tecnico della Juventus - in casa loro sembravano 22, hanno fatto una prima mezz’ora in cui ci prendevano spesso d’infilata. Avevamo parlato con la squadra della loro capacità di verticalizzare, ma nel primo tempo non riuscivamo a centrocampo ad arginarli. Meno male che non ci siamo persi d’animo e abbiamo ripreso la gara proprio nei primi 45’. Ci abbiamo provato, ma a vincere questa volta non ci siamo riusciti».
Ascoltare queste dichiarazioni fa ancora più male che aver visto quella prima mezz'ora.
Non aspettarsi un inizio gara veemente da parte di una squadra che in questo girone non ha nulla da perdere, equivale a farsi mordere da una vipera cornuta dell'Egitto con la speranza che il veleno non sortisca i propri effetti; dichiarare di non riuscire ad arginarli a centrocampo dopo aver messo il solo Sissoko in quel ruolo, equivale ad una non ammissione al corso per allenatori di Coverciano.
Rilasciare, da parte dell'allenatore della Juventus, la dichiarazione: «...ci abbiamo provato, ma a vincere questa volta non ci siamo riusciti» equivale ad insultare l'intelligenza di ogni singolo tifoso bianconero.
Passi la dimenticanza dell'anno di fondazione della Juventus, passi il continuo cambiare obbiettivo da raggiungere a fine stagione, ma vorremmo ricordare a Mr.Tinkerman (il pasticcione) che dopo la risicata vittoria esterna a Cagliari (1-0 sofferto contro la squadra che ha infilato 5 sconfitte consecutive) si sono inanellati 3 pareggi consecutivi, 1-1 con il Catania, 0-0 con la Sampdoria e appunto ieri sera.
Il finale dell'intervista si è concluso così: «...sapevamo del successo del Real e avevamo l'occasione per allungare in classifica. Qualcuno dice che il Real dietro sbanda? Spero che capiti anche con noi».
E con questa speranza non ci resta che piangere.